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giovedì 21 marzo 2024

Grotte del Qalamoun. La storia di una civiltà raccontata dalle rocce.

 


Agenzia siriana SANA 03/12/2024


Traduzione di Maria Antonietta Carta




Nella regione montuosa del Qalamoun e in particolare nella città di Yabroud, a nord di Damasco, si trovano numerose grotte che conservano testimonianze di diverse epoche e che hanno svolto un ruolo importante nella storia della civiltà siriana. Habitat per gli uomini e rifugio sicuro per gli animali in altri tempi, esse sono oggi siti importanti per il grande valore culturale, ma anche attrazione turistica per il loro fascino.

Il direttore delle Antichità della provincia di Damasco, Jihad Abu Kahla, ha dichiarato al corrispondente dell’Agenzia SANA che le ricerche e gli studi effettuati dagli archeologi dimostrano che le grotte e i rifugi di Yabroud e la grotta di Qarnet Gharra a Saydnaya contenevano tutti i fattori della vita, compresi acqua e cibo.


Abu Kahla ha riferito inoltre che in epoca proto bizantina altre grotte divennero luogo di culto e rifugio per i perseguitati seguaci della nuova religione (i cristiani): la grotta di Santa Tecla a Maaloula, le grotte di Saydnaya, Ras al-Maara e le grotte di Darbol e Hina situate ai piedi del monte Hermon.

Mer'i al-Barade'i, ricercatore del patrimonio e degli affari storici e culturali di Yabroud, ha sottolineato che la maggior parte delle grotte naturali di Yabroud, nelle valli di Eskfta, Haraya, Machkouna e Qarina, con ingressi ampi e poco profonde, apparvero dopo il ritiro delle acque da quella regione, che era rimasta sommersa per più di un milione di anni.


Barbarah (1) Una leggenda siriana

Da "Fiabe Siriane" a cura di Maria Antonietta Carta, ed. Mondadori, 1997

La montagna gessosa su cui si aggrappano le case del villaggio di Maaloula (2) è spaccata da uno strettissimo canyon molto suggestivo. Chi lo percorre ha la sensazione che esso stia per richiudersi senza lasciare traccia del sentiero. A questo luogo è legata una leggenda.

Dopo la morte di Cristo, alcuni dei suoi apostoli giunsero ad Antiochia e la nuova fede cominciò a diffondersi in Siria. Intere colonie di monaci anacoreti stabilirono la loro sede nelle grotte che traforano il Qalamoun. In quel tempo, il governatore di Yabrud aveva una figlia che colpita da questa nuova dottrina si convertì e cominciò a propagarla. La famiglia, che adorava le divinità pagane (3), cercò invano di distoglierla da quelle pratiche e non riuscendoci finì per imprigionarla. La fanciulla trascorreva il tempo a pregare nella sua prigione, che aveva riempito di graffiti sacri, e non poteva più parlare con nessuno. C'era, però, un giovane che l'amava. Egli, un giorno, l'aiutò a evadere. Quando il governatore si accorse della fuga della figlia, ordinò all'esercito di inseguirla: «Bruciate la foresta e i campi di grano, se vi è nascosta morirà» disse. Era infatti estate e le alte spighe avevano offerto protezione ai due fuggiaschi. Inseguiti dal fuoco, essi si diressero verso Maaloula. Ma, all'improvviso, furono fermati da un ostacolo insormontabile. La montagna si ergeva, inaccessibile, davanti a loro! Allora, accadde il prodigio: il monte, miracolosamente, si aprì! I due giovani fuggiaschi poterono salvarsi attraverso quel varco che gli abitanti del luogo chiamano "Grano".

Ogni anno, a Maaloula si celebra una festa e per ricordare Barbàrah, la fanciulla cristiana, si cuociono grandi quantità di grano da offrire in suo onore.

Alla venerazione della santa sono legate alcune pratiche profane (tra cui cortei di giovani questuanti che accompagnano uno di loro mascherato, a personificare spesso un leone).

Esse suggeriscono un intento magico-rituale propiziatorio, e fanno pensare a un'origine precristiana del culto a Barbàrah. Tanto più che la vigilia della sua festa portava, fino a qualche decennio fa, uno strano nome: "notte della gatta", (Leila al bisseh in dialetto siriano) e in Siria sono state ritrovate iscrizioni che attestano l'antico culto a Bast, dea-gatta egizia identificata con Astarte, divinità fenicia della fertilità.

NOTE

1. Santa Barbara. 

2. In siriaco significa "ingresso". Era in origine un villaggio rupestre. Sorge nel Qalamun, propaggine orientale dell'Antilibano. Vi si trova una chiesetta del IV secolo, dedicata a San Sergio ex legionario romano martirizzato, dove (prima della devastazione delle orde jihadiste di AlNusra nel 2013) erano custodite preziose icone del XVII-XVIII secolo con figure sacre dai volti arabi. I suoi abitanti parlano ancora oggi la lingua di Cristo, l'aramaico.

3. Un cantico in onore di Barbàrah dice: «Suo padre il pagano che adorava le pietre».

mercoledì 19 luglio 2023

La Siria respinge come ipocrita il progetto di risoluzione NU “Situazione dei diritti umani in Siria” e chiede piuttosto la fine delle illegali sanzioni


Pubblichiamo questo testo relativo al tema sanzioni che ci sta particolarmente a cuore, nell'ambito degli interrogativi su ciò che si sta muovendo nell'area siriana, ad opera di soggetti avversari, che desta inquietudine sul destino del caro Paese martoriato.

Questa notte, alle 00,25 del 19 luglio, Israele ha effettuato un attacco missilistico a partire dal Golan occupato, colpendo alcune zone della capitale Damasco.

Il sito The Cradle riporta la notizia che gli USA dispiegheranno 2.500 soldati in Siria e che il Pentagono ha inviato ulteriori aerei da combattimento nel Golfo Persico; in particolare sono giunti altri sistemi HIMARS nel giacimento petrolifero occupato nel governatorato siriano di Deir Ezzor e nel nord-est della Siria.

Da fonte israeliana: si parla di intenzione americana di attuare un attacco al corridoio Tehran-Beirut.

Il governo siriano ha espresso il proprio disappunto per la visita effettuata da rappresentanti del governo francese in zone occupate dalle milizie 'ribelli' nel governatorato di Idlib, e per il documentario della BBC realizzato intervistando miliziani membri di Hayat Tahrir Al Sham (HTS) in Idlib , con lo scopo presunto di facilitare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Siria.

Il tutto nel contesto delle SANZIONI che continuano a colpire il popolo siriano impedendo la ripresa della vita economica e sociale e causando la più grande crisi umanitaria mai registrata all'inizio della guerra. Si aggiunge, con l'attuale calura, il criminale taglio dell'acqua potabile agli abitanti della provincia di Hassakè da parte dei miliziani turchi e dei separatisti...  

Lo documenta il rapporto stilato dall'Assemblea del Popolo Siriano pubblicato sul sito ufficiale SANA e tradotto da Marinella Correggia.

L'Assemblea del popolo: il rapporto del Parlamento Europeo sull'impatto delle misure coercitive sulla Siria è una deformazione della realtà e dei fatti

Damasco -Sana/ L'Assemblea del popolo siriano ha dichiarato che l'approccio del Parlamento europeo alla situazione in Siria continua purtroppo a essere lontano da una posizione neutrale e indipendente dalle posizioni di alcuni governi europei. È emerso chiaramente nel rapporto pubblicato lo scorso giugno circa l'impatto delle misure coercitive sulla situazione umanitaria in Siria.

In una sua dichiarazione in risposta al rapporto europeo, l'Assemblea del popolo ha spiegato che il suddetto rapporto contiene informazioni inesatte e distorce la realtà e i fatti in modo da giustificare le politiche di alcuni governi occidentali. Politiche che sono dannose per gli interessi del popolo siriano.  In particolare l'imposizione di misure coercitive ha effetti disastrosi su vari settori vitali in Siria, come l'istruzione, la salute, l'acqua e i trasporti. Si tratta inoltre di misure che violano il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.

L'Assemblea ha sottolineato che le cosiddette "esenzioni ed eccezioni a queste misure coercitive per scopi umanitari", a cui fa riferimento il rapporto, sono solo sulla carta e non hanno avuto alcun effetto sul campo. Anche le cosiddette eccezioni umanitarie per un periodo di sei mesi, concesse dopo il terremoto, non sono state attuate e non c'è stata alcuna possibilità di beneficiarne, nemmeno da parte delle organizzazioni umanitarie che operano in Siria nonché dei paesi che desiderano aiutare a rispondere alle ripercussioni del terremoto.

L'Assemblea ha invitato il Parlamento europeo ad adottare un nuovo approccio in linea con il diritto internazionale e con considerazioni davvero umanitarie, abbandonando finalmente l'approccio dei governi di alcuni paesi europei. Il Parlamento europeo dovrebbe fare pressione sull'Unione Europea affinché revochi immediatamente e senza condizioni politiche ogni forma di misura coercitiva imposta al popolo siriano, in particolare quelle che colpiscono direttamente il settore energetico, il finanziamento della fornitura di prodotti di base, i settori della sanità, dell'istruzione e dei trasporti, nonché i settori produttivi che offrono opportunità di lavoro alla popolazione della Siria.

L'Assemblea ha sottolineato la necessità di esercitare pressioni sull'Unione Europea affinché sostenga gli sforzi per attuare progetti di recupero e ricostruzione in Siria, data l'importanza di questi interventi per garantire la sostenibilità degli aiuti umanitari e dei soccorsi forniti ai siriani.

L'Assemblea ha ritenuto inaccettabile che il Parlamento Europeo abbia ignorato i numerosi rapporti secondo cui alcuni aiuti europei sarebbero andati a gruppi armati classificati come "terroristi" dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L'Assemblea ha affermato che se il Parlamento Europeo vuole essere obiettivo e imparziale nel suo approccio umanitario, deve adottare una posizione chiara che condanni e respinga il furto di risorse energetiche e agricole da parte delle forze di occupazione statunitensi presenti illegalmente sul territorio siriano.

Ha ricordato che il Parlamento Europeo ha la responsabilità di fare pressione sull'Unione Europea affinché smetta di manipolare la questione umanitaria utilizzandola come strumento per raggiungere gli obiettivi politici di alcuni paesi membri, sottolineando che la continuazione dell'embargo economico imposto al popolo siriano è un crimine di punizione collettiva vietato a livello internazionale, un crimine i cui responsabili vanno perseguiti e puniti.

https://sana.sy/fr/?p=302440

giovedì 8 giugno 2023

L'archeologo italiano Paolo Matthiae ha ricevuto l'Ordine al Merito siriano in riconoscimento del suo contributo negli scavi archeologici in 59 anni

 Il ministro siriano della Cultura, Lubana Mechaweh, ha affermato che Matthiae ha trascorso quasi 40 anni della sua vita a scavare nel sito archeologico di Ebla ed è rimasto capo e direttore della missione archeologica italiana a Tell Mardikh dal 1963 al 2011 quando i lavori sul sito è stato interrotto a causa della guerra in Siria.

“Ha anche fondato una missione archeologica a Tell Afes e un'altra a Tell Tuqan”, ha aggiunto, sottolineando che Matthiae ha sempre considerato la Siria la sua seconda patria e nonostante tutti gli ostacoli e le pressioni è tornato nel 2022 dopo 11 anni di assenza obbligatoria, come direttore scientifico di una nuova missione italiana. “Tra il 1963 e il 2019 ha pubblicato circa 185 articoli scientifici sulla Siria, la sua civiltà e i suoi siti archeologici, e 23 opere che sono tra i più importanti riferimenti scientifici sulle antiche civiltà siriane, in particolare sul sito archeologico di Ebla”. 

Nel suo discorso in questa occasione, Paulo Matthiae ha espresso la sua gratitudine per aver ottenuto il più alto grado di merito per Ebla, "Paese di una civiltà molto importante",  il più importante nella storia dei secoli dell'Antico Oriente e del Medio Oriente.

Ha chiarito che l'importanza di Ebla risale all'anno 23 aC “Questo è importante per tutta la storia a causa dell'emergere di una nuova lingua e cultura dopo la scoperta del palazzo di Ebla, e quindi la Siria ha rafforzato la sua posizione e prestigio per raggiungere lo stesso livello della civiltà del Nilo e della Mesopotamia”, ha concluso.

( dal sito governativo SANA, 6-05-23)

Per comprendere, almeno come accenno, l'importanza del lavoro scientifico che il prof Matthiae ha svolto, scoprendo un'antica civiltà simile alla civiltà della Valle del Nilo e parallela alla civiltà mesopotamica, riportiamo dal sito del Meeting di Rimini la parte della conferenza tenuta nel 2014 dal professore in occasione della presentazione della Mostra DAL PROFONDO DEL TEMPO: ALL’ORIGINE DELLA COMUNICAZIONE E DELLA COMUNITÀ NELL’ANTICA SIRIA

PAOLO MATTHIAE:
Una barbarie antica e nuovissima, fondata, da un lato, sulla deprecata bramosia dell’arricchimento e, dall’altro, sull’inespiabile ed infame odio dell’”Altro”, ha riportato, in modi inattesi, nei tempi più recenti all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale quei luoghi del pianeta che usualmente si definiscono, in maniera impressionistica ma del tutto a ragione, “la culla della civiltà”. Culla della civiltà è un’espressione che vuole, non soltanto, indicare quei luoghi dove la civiltà umana ha compiuto, riguardo ai tempi, i suoi primi passi, ma anche significare che già in quei primi passi, riguardo ai modi, si realizzarono progressi nella storia dell’umanità che sempre poi, nel corso millenario del suo sviluppo, caratterizzarono quelle forme di vita associata che nelle interpretazioni moderne si definiscono appunto “forme di civiltà”. I motivi per cui, ai nostri giorni, in modi inimmaginabili solo pochi anni fa, questi luoghi memorabili della storia dell’umanità sono venuti tristemente alla ribalta dell’opinione pubblica mondiale sono stati, e sono tutt’oggi, i saccheggi depredatori e le distruzioni selvagge cui questi centri antichissimi della civiltà umana sono stati soggetti soprattutto negli ultimi quindici anni, con intensificazioni vertiginose negli ultimi tempi.
Dove è, dunque, geograficamente la culla della civiltà umana? Come si configura, ecologicamente, il paesaggio della culla della civiltà? Quando quei luoghi divennero, cronologicamente, la culla della civiltà? Perché, socialmente, in quelle regioni si crearono le condizioni per la nascita della civiltà? Chi furono, storicamente, i protagonisti di quei mutamenti che resero luoghi apparentemente inospitali l’accogliente culla della civiltà? A questi quesiti, che sono i quesiti fondamentali di ogni ricerca storica – Dove? Come? Quando? Perché? Chi? – l’archeologia orientale si è impegnata da decenni a dare risposte efficaci, spesso tanto complesse quanto problematiche, elaborando imponenti masse di dati provenienti da numerosissime esplorazioni archeologiche sviluppatesi dalla metà dell’Ottocento fino ai nostri giorni in alcune delle regioni politicamente più tormentate e umanamente più straziate del nostro pianeta.
La “culla della civiltà”, quanto ai luoghi, si localizza, primariamente, nella Bassa Mesopotamia, l’odierno Iraq meridionale, e nell’Egitto e, secondariamente, nell’Alta Siria, in regioni piuttosto differenziate ecologicamente. Infatti, l’ampia regione che gli antichi chiamavano Babilonia che corrisponde approssimativamente oggi all’Iraq meridionale tra Baghdad a nord e Bassora a sud era un’ampia valle alluvionale formata dai corsi, spesso mutevoli, del Tigri e dell’Eufrate non troppo diversa dalla straordinaria valle del Nilo, che si presenta, peraltro, come una stretta fascia fertile dove corre il gran fiume che fece dire ai Greci che l’Egitto era un “dono del Nilo”. Nella Bassa Mesopotamia, tuttavia, certo oggi non molto diversamente da 5000 anni orsono tranne che nella parte più meridionale che era allora ancora sommersa dalle acque marine del Golfo, si alternano oggi terreni coltivati con orti e giardini lussureggianti, aride steppe desolate con sabbie invadenti, acquitrini paludosi ricchi di una flora e di una fauna uniche, confondendosi e mutandosi in un ambiente naturale di eccezionale suggestione. Al contrario, nella valle del Nilo il corso del fiume pressoché immutabile, tranne che nel Delta, scorre tra le sottili fasce di terreni verdeggianti fertilizzati dall’annuale regolarissima piena fluviale, bordate dagli aridissimi deserti occidentale e orientale al punto che si è detto, a ragione, che l’Egitto è l’unico luogo al mondo dove si può passeggiare con un piede che calca la terra nera e grassa di una delle regioni più fertili del pianeta e con l’altro che affonda nella terra rossa della sabbia di un deserto desolato ed ardente. In queste regioni le precipitazioni atmosferiche, estremamente ridotte, non consentono alcun tipo di agricoltura, che, invece, è resa possibile, con rendimenti anche elevati, dalla presenza delle abbondanti acque dei grandi fiumi.
L’Alta Siria, sia nelle regioni orientali tra Eufrate e Tigri, sia in quelle occidentali tra l’Eufrate e il Mediterraneo, è un’area completamente diversa: un ondulato tavolato calcareo privo di fiumi di grande portata, perché l’Eufrate vi scorre tra alte falese, ma dove le piogge nella media annuale divengono progressivamente più intense quanto più ci si avvicina alla lunga catena montuosa del Tauro che limita a nord la cosiddetta Fertile Mezzaluna consentendo addirittura le coltivazioni della triade mediterranea, grano, vite e ulivo. 

Nelle piane alluvionali del Tigri e dell’Eufrate a Oriente e nella valle del Nilo ad Occidente attraverso un lento processo evolutivo, fortemente favorito dall’eccezionale situazione ecologica particolarmente adatta ad un’agricoltura intensiva, che si colloca per tutto il IV millennio a.C. e che conobbe accelerazioni decisive negli ultimi secoli prima del 3000 a.C., nelle fasi archeologiche dette di Uruk Tardo e di Gemdet Nasr tra 3300 e 2900 a.C., da un lato per la Mesopotamia, e di Nagada IIIB-C tra 3300 e 3000 a.C., dall’altro per l’Egitto, si determinò quella che è stata definita in maniera assai efficace anche se in parte impropria la “rivoluzione urbana”. Sono questi i secoli che, con l’urbanizzazione primaria, videro l’attuarsi di un epocale rivolgimento nella storia dell’umanità: la formazione delle prime città-stato nella Mesopotamia meridionale e del primo stato territoriale nella valle del Nilo, due sviluppi di grandissimo significato e di grandissime conseguenze nella storia economica, sociale, ideologica del nostro pianeta. Le prime città e il primo stato della storia trovarono la loro forma storica in Mesopotamia e in Egitto negli anni attorno al 3000 a.C., condizionati dalla straordinariamente favorevole situazioni ecologica delle grandi valli alluvionali del Tigri ed Eufrate e del Nilo.
Le prime città della storia nella Bassa Mesopotamia, soprattutto nella regione di Nippur e di Uruk, ma forse parallelamente nella regione di Ninive nell’Alta Mesopotamia, erano caratterizzate da una concentrazione demografica prima sconosciuta, dall’esistenza di una cerchia di mura che le separava dal contado, dalla presenza di un’architettura monumentale pubblica di natura sacra e secolare, dal configurarsi di una particolare gerarchia insediamentale, dal consolidarsi di una complessa economia agraria integrata, dall’affermarsi di classi professionali di artigiani specializzati, dal costituirsi di una stabile élite dirigente che esercita il controllo amministrativo e assicura il governo, dallo sviluppo di una crescente diseguaglianza sociale conseguente ad un’incipiente formazione di classi, dall’impiego sempre più sistematico della scrittura per rispondere ad esigenze amministrative.
Questi elementi dello sviluppo culturale mostrano con evidenza quanto rivoluzionaria sia stata questa fase della storia sulle sponde dell’Eufrate e del Tigri e del Nilo. L’irreversibilità delle innovazioni, pur apparentemente fragili e soggette a crisi, si palesò ben presto attraverso tre modalità maggiori dell’espansione di questa nuova originalissima formula della vita associata. In primo luogo, l’incremento della popolazione che si trasferì all’interno del protetto e delimitato circuito delle mura urbane crebbe presto in maniera esponenziale, fino a far ritenere che tra il 50 e l’80% della popolazione attorno al 3000 a.C. vivesse nelle città. In secondo luogo, la dimensione delle città, che agli inizi era stata molto varia da una ventina di ettari delle minori fino ai poco meno di 500 ettari della gigantesca Uruk del XXX secolo a.C., due volte l’Atene di Pericle del V secolo a.C., si dilatò dovunque in maniera notevole. In terzo luogo, aumentarono sensibilmente il numero e la densità dei centri urbani, per cui le cinte turrite e gli alti santuari su terrazze che dominavano l’ambiente urbano divennero visibili da una città all’altra e mutarono radicalmente il panorama insediativo di tutta la regione con segni impressionanti imposti al territorio.
Ma un limite grave e all’apparenza insormontabile doveva sembrar incombere sulla rivoluzionaria svolta impressa allo sviluppo di quella remota umanità delle due grandi valli alluvionali mesopotamica e egiziana, che, se veramente si fosse rivelato rigidamente condizionante, avrebbe impedito una diffusione ampia del nuovo modello non solo insediamentale e territoriale ma economico, sociale e ideologico creato in Mesopotamia ed in Egitto: l’ambiente appunto della valle alluvionale.
Fu proprio il definitivo affermarsi del modello della città mesopotamica e dello stato egiziano nella prima metà del III millennio a.C., con le fiorenti città-stato dell’Età Protodinastica nei paesi di Sumer e di Akkad, da un lato, e con lo straordinario stato faraonico dell’Antico Regno egiziano dall’altro che lanciò alle donne e agli uomini di quei secoli lontanissimi una sfida epocale, che, se vinta, avrebbe segnato la diffusione universale e il trionfo durevole di quelle affascinanti modalità di vita associata. Poteva il modello urbano e statale della Mesopotamia e dell’Egitto riprodursi, sussistere ed espandersi anche in condizioni ecologiche molto diverse, dove non fossero presenti l’abbondanza delle acque di grandi fiumi e le ampie piane delle valli alluvionali ovvero quelle condizioni ecologiche erano vincolanti nel senso che senza di esse quei modelli non si sarebbero potuti non solo temporaneamente riprodurre, ma soprattutto durevolmente affermare?
E’ nella risposta positiva a questo quesito che le genti della terza regione che abbiamo citato all’inizio, l’Alta Siria, dimostrarono, nei secoli attorno alla metà del III millennio a.C., una straordinaria originalità e contribuirono in maniera decisiva, attraverso quella che noi chiamiamo oggi la fase dell’”urbanizzazione secondaria”, al definitivo affermarsi della città e dello stato in ambienti ecologicamente diversi da quelli delle valli alluvionali. L’età dell’urbanizzazione “secondaria” vide nella Siria Occidentale e nell’Alta Mesopotamia, territori oggi nei confini della Repubblica Araba Siriana, nei secoli compresi tra circa il 2700 e il 2500 a.C., mentre si consolidavano definitivamente le città sumeriche nella Bassa Mesopotamia e lo stato faraonico nell’Egitto, la crescita vertiginosa e quasi improvvisa di centri urbani formatisi al di fuori e lontano dalle valli alluvionali.
L’incanto di quel condizionamento era spezzato e si apriva una nuova prospettiva, perché le nuove città dell’area siriana nascevano e crescevano, certo in parte e per certi aspetti in funzione dei floridi grandi centri urbani dei paesi di Sumer di Akkad e del potente stato unitario dei faraoni d’Egitto, ma soprattutto traevano le ragioni del loro sviluppo da differenziate basi economico-sociali e da diversi fondamenti ideologici, le une e gli altri non determinate dal condizionamento delle situazioni ecologiche delle valli dei grandi fiumi, anche se i contatti frequenti e decisivi con quelle poderose e suggestive realtà sociali non fu certo senza influenza.
In regioni dove l’agricoltura non poteva che essere dipendente dalle precipitazioni atmosferiche, le nuove città di Siria Occidentale e Nord-Orientale si formarono e prosperarono perché ad un’agricoltura irrigua intensiva si sostituì un’agricoltura secca estensiva e perché una diversa e paradossalmente più ricca e variegata integrazione alimentare si riuscì ad istituire tra più differenziate colture agrarie, tra le quali accanto ai cereali primeggiavano l’ulivo e la vite, e più differenziate specie animali sul versante complementare della pastorizia, in cui i bovini sfruttavano i pur limitati pascoli collinari e i capro-ovini le ampie estensioni della steppa. Anche al di là del puro orizzonte alimentare, l’originalità delle nuove e nascenti formazioni urbane di Siria rispetto a quelle più antiche ed affermate di Mesopotamia, si manifestava sul piano economico più generale per lo sfruttamento delle risorse di materie prime fondamentali, assenti nel mondo alluvionale sud-mesopotamico e presenti invece nelle regioni collinari e pedemontane adiacenti ai luoghi delle città nord-siriane: il legname delle foreste e i metalli, rame e argento soprattutto, delle montagne del Tauro, dell’Amano, dell’Antilibano e del Libano.
Tra i centri urbani che emersero fuori delle valli alluvionali soprattutto nel secondo quarto del III millennio a.C., per motivi diversi, un ruolo fondamentale per l’importanza del potere politico, la complessità della struttura sociale, l’originalità dell’elaborazione ideologica ebbero certo Ebla nella Siria Occidentale e Urkish nella Siria Nord-Orientale, riportate alla luce rispettivamente dalle Missioni italiana e americana guidate, nel primo caso, da chi vi parla e nel secondo da Giorgio e Marilyn Buccellati. Riferendosi ora all’ultimo dei quesiti che ci eravamo proposti all’inizio di questa presentazione, riguardo a chi furono i protagonisti di questa “urbanizzazione secondaria”, non v’è alcun dubbio che ad Ebla protagonisti furono Semiti nord-occidentali, che parlavano un’antichissima lingua semitica molto prossima morfologicamente all’akkadico della Mesopotamia, ma da esso abbastanza differenziata lessicalmente e che ad Urkish protagonisti furono invece Hurriti orientali, il cui idioma è tuttora tra le grandi lingue di cultura dell’Oriente antico quella meno conosciuta e più misteriosa per il suo singolare isolamento linguistico.
In ambienti etnicamente differenziati, dunque, quasi negli stessi decenni in regioni separate da spazi geografici non brevi, ma in ambienti ecologicamente simili, Ebla ed Urkish hanno avuto una funzione essenziale come centri promotori della grande seconda urbanizzazione dell’Oriente antico. Le scoperte di Ebla e di Urkish, già solo per l’identificazione sul terreno di queste due città a lungo ricercate dagli archeologi durante gran parte del Novecento in contrade non molto esplorate dall’archeologia tradizionale, sono di fondamentale importanza perché, con la loro formazione e la loro fioritura dimostrarono alla consapevole attenzione dell’umanità di oltre 4500 anni orsono nell’Alta Siria e nell’Alta Mesopotamia che la sfida contro i condizionamenti della natura era stata trionfalmente vinta dalle straordinariamente duttili capacità di adattamento e di adeguamento degli uomini per l’affermazione del modello della città e dello stato in qualunque situazione ecologica.
L’efficienza economica, la solidità amministrativa, la complessità sociale, l’originalità ideologica, il prestigio politico di centri urbani come la semitica Ebla e la hurrita Urkish subito dopo i decenni centrali del III millennio a.C. furono la dimostrazione, di cui certo presero atto anche i potenti di quei tempi remoti dalle rive del Nilo alle sponde del Golfo – i faraoni dell’età delle Piramidi e i principi dei paesi di Sumer e di Akkad – che nuove civiltà urbane erano sorte lontano dai corsi dei fiumi, che erano in grado di controllare vie commerciali importanti, che potevano gestire imprese militari rischiose e soprattutto che, pur con particolarità istituzionali originali, nuove città e nuovi stati, in ambienti etnicamente fino a quegli anni trascurabili, come quello semitico occidentale e hurrita orientale, avrebbero presto arricchito uno scenario internazionale dominato fino ad allora quasi soltanto da due orgogliosi protagonisti nel mondo sumerico e nel mondo egiziano.


L’importanza storica fondamentale di scoperte archeologiche epocali, come quelle di Ebla e di Urkish, è proprio nel fornire una documentazione impressionante su un’epoca di assoluto rilievo nella storia dell’umanità: l’epoca che vide il definitivo affermarsi della città e dello stato, agli inizi della civiltà urbana, come modelli di insuperabile significato per la diffusione e il progresso della civiltà.
Se il modello della città sumerica e dello stato faraonico avesse dovuto esser vincolato da una determinata situazione ambientale, quel vincolo avrebbe, nei secoli futuri, condizionato duramente e limitato enormemente lo sviluppo della civiltà. Sarebbe certo accaduto, come in effetti accadde, che quei modelli sarebbero stati adottati in luoghi anche lontanissimi del pianeta, come la valle dell’Indo in India e la valle del Fiume Giallo in Cina, ma solo il trionfo, nell’Alta Siria, in siti come Ebla e Urkish, di quella aspra sfida contro le difficoltà frapposte dalla natura alla universalizzazione dei modelli di città e di stato, fece sì che la città divenisse, da allora per millenni ed ancora oggi, sinonimo di civiltà. Grazie

martedì 23 maggio 2023

Le sette porte di Damasco rimarranno aperte, dopo anni di guerra ingiusta, ai visitatori di tutto il mondo

 

Damasco, SANA

 Damasco, che è considerata la città abitata più antica del mondo, è stata al centro dell'attenzione degli invasori nel corso dei secoli, quindi i fattori di difesa e protezione hanno reso necessario circondarla con un muro di enormi pietre in cui le porte venivano aperte per l'entrata e l'uscita, e questo all'inizio dell'era greca.

Il ricercatore, Kamal Al Imam, ha affermato che la costruzione del muro di Damasco e delle sue porte ebbe luogo durante l'era dell'Impero Romano e rimase la stessa dopo che gli arabi musulmani entrarono in città nell'anno 14 H, 635 d.C., così che Damasco iniziò ad espandersi all'esterno delle mura per la prima volta nell'era degli Omayyadi.

In epoca romana le mura furono mantenute e apparvero sette porte in relazione ai sette pianeti conosciuti all'epoca, e i simboli di questi pianeti furono scolpiti sulle porte perché si credeva proteggessero la città.

Parti del muro furono distrutte nel 749 d.C. dagli Abbasidi e il muro iniziò a crollare. Quindi fu fortificato nel 1174 d.C. durante il regno di Nur al-Din al-Zanki e furono aperte nuove porte, tra cui Bab al-Faraj e Bab al-Nasr.
Quanto alle porte principali di Damasco, sono solo sette; Bab Touma, Bab al-Salam e Bab Al-Fradis, Bab Al-Jabiya, Bab Al-Saghir, Bab Kisan e Bab Sharqi.
Molti storici, come Ibn Asaker, Hassan Al-Badri e Muhammad Ezz Al-Din Al-Sayadi, descrivono le antiche porte di Damasco e la loro relazione con i pianeti, e che le sette porte di Damasco sono collegate ai sette pianeti.

Bab Sharqi è associata al Sole, Bab Touma è associata a Venere, il Porta della Pace ( Bab Assalam) è associata alla luna, la Porta del Paradiso è associata a Mercurio, la Porta Jabiya è associata a Marte, la Porta Piccola ( Assaghir ) è associata a Giove e la Porta di Kisan è associata a Saturno.

Le sette porte di Damasco riflettono la civiltà primitiva nella più antica città abitata del mondo, e custodiscono dietro di essa una storia damascena che simula molte civiltà che attraversarono Damasco.

Dopo anni di guerra ingiusta contro la Siria e di blocchi ingiusti e soffocanti, le porte di Damasco rimarranno aperte a tutti i visitatori.

Fedaa al-Rhayiah/ Mazen Eyon  https://www.sana.sy/en/?p=307762

martedì 10 dicembre 2019

Intervista al Presidente siriano Bashar Al-Assad, versione RAI in italiano

Damasco. La versione integrale dell'intervista - in esclusiva per RAI - al Presidente siriano Bashar Al-Assad di Monica Maggioni.

TRADUZIONE IN SPAGNOLO :

TRADUZIONE IN FRANCESE: 

domenica 6 ottobre 2019

La Cattedrale di Maria, la chiesa più antica ed emblematica di Damasco

Damasco, SANA
La Cattedrale di Maria è la chiesa più antica di Damasco; risale all'inizio del cristianesimo nel Levante ed è attualmente la sede del 'Patriarcato di Antiochia e dell'intero Oriente' per i greco-ortodossi.
Si trova nella Via Recta, nel quartiere di Bab Sharqui, nel centro del quartiere storico di Damasco. In diversi periodi storici, la chiesa ricevette attacchi ma fu sempre ricostruita e l'ultimo restauro a cui fu sottoposta fu nel 1949.
"È uno dei luoghi di culto più famosi ed emblematici del mondo ed è anche una destinazione per il turismo religioso e culturale", afferma Joseph Zeitoun, capo del dipartimento dell'archivio della cattedrale.
Aggiunge che la cattedrale copre un'area di mille metri quadrati ed è composta da cinque chiese (la chiesa della Vergine Maria, la chiesa di Santa Tecla, la chiesa di Santa Caterina, la chiesa di San Cipriano e Pustina e la chiesa di San Nicola).
"L'architettura della chiesa è bizantina e ha un'accogliente navata con due pulpiti in pietra calcarea che vengono utilizzati per recitazioni bibliche", ha spiegato Zaeitun.
Il soffitto della cattedrale è dipinto e ornato, mentre le sue pareti sono adornate con quadri e icone.
La cattedrale ha due cortili, in uno di essi sorge il campanile della chiesa.

mercoledì 25 settembre 2019

Al-Moallem: il Comitato inizierà i lavori per la revisione della Costituzione a Ginevra il 30 ottobre

In un'intervista con la televisione di stato “Al-Suriya”, al-Moallem ha spiegato che il Comitato Costituzionale è il risultato della Conferenza sul dialogo nazionale siriano tenutasi a Sochi nel gennaio 2018 e rivedrà la Costituzione del 2012. Il vice primo ministro e ministro degli Esteri e degli emigranti Walid al-Moallem ha affermato che la Siria non accetterà dettami, pressioni o interferenze esterne nei lavori del Comitato costituzionale.
"I negoziati per formare questo Comitato sono durati 18 mesi a causa delle pressioni esterne esercitate sull'Inviato Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per ostacolare la formazione del comitato", ha detto. Il capo della diplomazia siriana ha affermato che i nomi dei membri del comitato allargato e del mini-comitato sono stati concordati con l'inviato delle Nazioni Unite, nonché le norme procedurali che regolano il lavoro del dialogo tra le parti siriane sulla revisione della Costituzione.
" Il Comitato allargato è stato accreditato formalmente a gennaio 2018, sotto la guida della Russia, e comprenderà 150 membri, 50 dei quali saranno scelti dal governo, 50 dall'opposizione e 50 dalle Nazioni Unite per includere rappresentanti della società civile. Poi verrà formato un mini-comitato composto da 45 membri, 15 di ciascuna parte".
Ha comunicato che il Comitato inizierà i suoi lavori a Ginevra il 30 del prossimo mese e che l'inviato delle Nazioni Unite, Gier Pedersen, tornerà a Damasco dopo le riunioni dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per concordare tutti i dettagli.
"Alla luce dei progressi compiuti dal Mini-comitato e man mano che questi lavori procedono, il Comitato allargato può essere invitato a votare i suoi risultati", ha affermato Al-Moallem. Il Comitato allargato voterà su ciò che è stato concordato dal Mini-comitato che potrebbe inserire nuovi articoli o modificarli. D'altra parte, il ministro degli Esteri al-Moallem ha assicurato che Damasco rifiuta qualsiasi interferenza esterna nei lavori del Comitato e non accetterà imposizioni esterne o un programma per il suo lavoro, che resterà attivo fino alla fine dei suoi lavori.
Ha inoltre sottilineato che tutti i membri del Comitato devono riconoscere che la Repubblica Araba Siriana è uno stato sovrano e indipendente e che liberare il suo territorio dal terrorismo e dalla presenza esterna è un dovere nazionale.
Al-Moallem ha spiegato che i membri del Comitato designati dal governo siriano rappresentano tutte le province e appartengono a tutto lo spettro della società.
"Il ruolo delle Nazioni Unite nei lavori del Comitato è di facilitare il lavoro delle parti in conformità con l'accordo della sua composizione e non interferirebbe con i contenuti del dibattito", ha affermato. Ha anche dichiarato che è inaccettabile "parlare di Costituzioni pronte e che il Comitato stesso è quello che dibatte, discute, decide e vota su ciascuno degli articoli concordati.
Il ministro degli Esteri siriano ha ribadito che la Siria è determinata a liberare ogni centimetro del territorio nazionale dal terrorismo e dalla presenza straniera illegale e ha osservato che questo è un diritto della Siria garantito dal diritto internazionale e dalla Carta delle Nazioni Unite.
 "La Siria sta lavorando su tre percorsi (politico, militare e di riconciliazione) e si affida alle proprie capacità per ricostruire ciò che i terroristi hanno distrutto", ha concluso.
Fonte SANA  , trad. Gb.P.

lunedì 20 febbraio 2017

Daesh pompa le acque dell’Eufrate verso i villaggi a est di Aleppo per allagarli

Mentre Aleppo viene lasciata da 51 giorni completamente priva di acqua con enorme sofferenza di 2 milioni di persone (e numerosi casi di avvelenamento per acqua contaminata estratta dai pozzi di fortuna), Daesh (=ISIS) ha pompato un'enorme quantità di acque dell’Eufrate attraverso la stazione di pompaggio di Babiri verso i villaggi situati ad est di Aleppo, con seria minaccia di inondare i villaggi e creare un disastro per la popolazione, i terreni coltivati e servizi pubblici.
Il governatore di Aleppo Hussein Diab ha dichiarato il 17 febbraio all'agenzia informativa siriana SANA che le squadre del personale e i tecnici sono partiti immediatamente verso la zona inondata e sono riusciti a risolvere alcuni problemi di strozzatura nel corpo principale dell' acquedotto aprendo altri portali di scorrimento per ripristinare l'equilibrio di scorrimento dell' acqua, in coordinazione con l’esercito nazionale della regione.
Il governatore ha chiarito che i membri di Daesh hanno attivato le pompe nella stazione di Babiri immettendo una quantità che supera la capacità degli acquedotti allo scopo di creare maggiori danni per la popolazione e inondare l’area di acqua, e in tal modo anche contrastare le operazioni dell'esercito siriano in avanzata verso il territorio.

Daesh giovedi scorso aveva bloccato di nuovo completamente la corrente dell’acqua diretta verso Aleppo dalla fonte del Khafsa a 90 km a est di Aleppo, dopo neanche 24 ore dal momento in cui aveva iniziato a scorrere.

In precedenza l’ONU aveva messo in guardia dalle conseguenze della distruzione della diga dell’Eufrate presso la provincia di Raqqa che ormai è controllata da Daesh.

A sua volta, il governo siriano ha deplorato la distruzione del ponte di Maghla da parte degli aerei della Coalizione USA.

martedì 18 febbraio 2014

"Vi saluto a nome della delegazione della Repubblica Araba Siriana ..."

CI GIUNGE DA ALCUNI AMICI RELIGIOSI DI ALEPPO LA RICHIESTA DI TRADURRE IN ITALIANO E FAR CONOSCERE IL TESTO DEL DISCORSO DI APERTURA A GINEVRA2  DEL DOTT. WALID AL-MOUALLEM , MINISTRO SIRIANO DEGLI AFFARI ESTERI, CAPO DELLA DELEGAZIONE SIRIANA AI COLLOQUI.

E' molto lungo , ma ci pare importante proporlo nella sua integralità in quanto  illuminante circa la visione del Governo riguardo alla drammatica crisi, e secondo le parole stesse dei nostri amici: "è la verità e la realtà che noi viviamo in Siria".


  

Ginevra, 22/01/2014

Signore e Signori ,

Vi saluto a nome della delegazione della Repubblica araba siriana.. "Repubblica laica" che alcuni, presenti in questa sala, hanno tentato di riportare al Medioevo ... " Repubblica araba" fieramente e saldamente radicata nel suo arabismo , nonostante le azioni di alcuni arabi ritenuti fratelli. Io vi saluto nel nome della " Siria ", la cui storia è sette volte millenaria!

Non ho conosciuto mai una situazione tanto difficile come quella di oggi. Sulle mie spalle, e quelle della delegazione siriana, pesano tutte le sofferenze patite dal mio paese da tre anni, tutto il sangue dei martiri, tutte le lacrime delle vedove, tutte le speranze delle famiglie che sopportano l'assenza di un parente rapito o scomparso, tutte le grida di ogni scolaro paralizzato dalle esplosioni che prendono di mira la sua scuola, tutte le aspettative di una generazione che vede i suoi sogni futuri in frantumi, , tutto il coraggio dei padri e delle madri che hanno inviato i loro figli a difendere il paese , tutto lo sconforto delle famiglie che hanno perduto il loro focolare e si ritrovano sfollate o rifugiate.....


Sulle nostre spalle, signore e signori, pesano le speranze del popolo siriano per gli anni a venire , il diritto di ogni bambino di andare a scuola in sicurezza , il diritto di ogni donna di poter uscire di casa senza rischiare di essere rapita o violentata e assassinata , il diritto di ogni giovane di costruire il suo futuro come meglio crede , il diritto di ogni cittadino di essere in grado di tornare a casa con serenità.

Oggi noi siamo di fronte a un momento di verità. Una verità che si è provato sistematicamente a sfigurare con la disinformazione e le menzogne, fino ad arrivare agli omicidi ed al terrorismo! Una verità che veniamo a svelare, nettamente, a tutti i giudici e censori; noi, la delegazione della Repubblica araba siriana che rappresenta il suo popolo, il suo governo, le sue istituzioni, il suo Esercito, ed il suo Presidente Bachar al-Assad.

Mi dispiace, Signore e Signori, sì mi dispiace e dispiace al popolo della " Siria che resiste" che rappresentanti di paesi che hanno il sangue siriano sulle mani siano qui presenti. Paesi che hanno esportato il terrorismo e che si pongono come distributori di indulgenze , giungendo al punto di impedire a certi fedeli di andare alla Mecca, come se Dio li avesse incaricati di aprire il paradiso a certuni e di chiuderlo ad altri...
Paesi che hanno incoraggiato i terroristi, li hanno finanziati, li hanno aiutati, hanno deciso della legittimità o no degli uni e degli altri, secondo il loro beneplacito. Non si sono mai preoccupati delle loro case di vetro incrinato, ma si sono messi a lapidare i nostri forti castelli secolari ed a darci, senza alcun senso di vergogna ,  lezioni di democrazia, di sviluppo e di progresso mentre sono immersi nell'ignoranza e all'arretratezza. Paesi che accordano, rifiutano, legittimano, negano, distribuiscono doni e gratifiche a loro modo e come loro abitudine; l'abitudine di coloro il cui paese appartiene ad un re o ad un principe che dà ciò che vuole a chi vuole, e priva chi vuole come vuole!

Hanno vilipeso la Siria civilizzata, sovrana ed indipendente. Hanno intaccato l'onore e la libertà delle sue donne e figlie , mentre essi stessi annegano nel fango delle loro discriminazioni abominevoli e della loro ignoranza. 
Hanno fatto tutto questo ... Ma ora che le maschere sono cadute , la verità del loro piano si è svelata. Quello di destabilizzare la Siria e di distruggerla esportando il loro principale prodotto nazionale: il terrorismo! Coi loro petrodollari, hanno acquistato le armi, reclutato i mercenari, inondato lo spazio mediatico delle loro menzogne, per dissimulare la ferocia di ciò che fanno sotto un velo che hanno finito per chiamare " La Rivoluzione siriana voluta dal popolo siriano" !

Che cosa tutto ciò ha a che vedere con ciò che accade in Siria? Come un terrorista ceceno, afgano, saudita, turco, francese o britannico potrebbe rispondere alle aspirazioni del popolo siriano? Come? Con l'installazione di uno stato islamico che non sa nulla di Islam , ma si nutre della devianza dell'ideologia wahhabita ?
 Chi vi ha detto, e chi ha detto loro, che il popolo siriano cercherebbe di ritornare indietro migliaia di anni ?

In Siria, Signore e Signori , le donne incinte sono sventrate ed i frutti delle loro viscere sono assassinati, le donne sono violentate prima e dopo essere state uccise, secondo un rituale vergognoso ed osceno che non è è ispirato che dagli esportatori di quella ideologia!

 
In Siria, Signore e Signori, i padri sono decapitati con i coltelli davanti ai loro bambini in nome della "rivoluzione". Peggio ancora, proprio i figli di coloro che decapitano, che pretendono di rispondere così alle nostre aspirazioni di siriani, strillano e danzano.
In Siria, si divora il cuore dei siriani, così pretendendo di realizzare l'ambizione delle vittime: l'ambizione di una vita libera, prospera, tranquilla e democratica! Quale assurdità è questa? E di chi ci si prende gioco?

In nome di una pretesa " gloriosa rivoluzione siriana", si massacrano civili tra i vecchi, le donne ed i bambini . Si polverizzano le infrastrutture e le istituzioni senza stare a preoccuparsi dell'orientamento politico, ideologico o intellettuale delle proprie vittime. Si bruciano i libri e le biblioteche. Si fruga nelle tombe . Si rubano le reliquie e i tesori archeologici.
In nome della "rivoluzione" , i bambini vengono uccisi nelle loro scuole e gli studenti nelle loro università. Ci si arroga il diritto di disonorare le donna attraverso ogni tipo di " fatwa perversa " legittimando il Jihad sessuale, l'incesto o altre proibizioni. Si bombardano le moschee mentre i fedeli sono in preghiera . Si tagliano le teste e si esibiscono nelle vie. Si arrostiscono persone ancora vive, in un vero olocausto che la storia tratterrà e che molti paesi poi denunceranno, ma senza parlare mai di antisemitismo!
Sempre in nome della " rivoluzione", un padre è ridotto a farsi esplodere con moglie e figli per sfuggire agli stranieri che gli sono entrati in casa. Degli stranieri che pretendono essere venuti ad offrirgli la democrazia e liberarlo dal giogo e dall'oppressione " del regime" !?
 
Signore e Signori; voi di cui la maggior parte siete genitori, immaginate i sentimenti che spingono un padre ad uccidere la sua famiglia, con le proprie mani, per sottrarli ai mostri travestiti da esseri umani e che dicono di combattere per la libertà! È ciò che è accaduto ad Adra ... Adra dove questi stranieri hanno fatto irruzione nella città e hanno ucciso, saccheggiato, impiccato , decapitato, bruciato gente ancora viva .

Non avete sentito parlare forse di Adra, ma avete sentito parlare certamente di altre città dove hanno commesso gli stessi orrori dirigendo le loro dita accusatorie, sgocciolanti del sangue degli innocenti, verso lo Stato e l'Esercito siriano. Questa è la volta in cui la loro menzogna insensata non ha più potuto convincere, e che per questo hanno smesso di raccontare!


In ciò, questi mostri hanno eseguito quello che gli era stato ordinato di fare da parte di Stati diventati oggi la punta della lancia che smembra il corpo siriano. Stati che sono arrivati finalmente al proscenio, dopo avere messo da parte altri Stati; altri Stati hanno provato, mediante il sangue dei siriani, di imporsi come potenze regionali, acquistando coscienze e influenze, finanziando questi mostri dall'apparenza umana; mostri impregnati della detestabile ideologia wahhabita prima di essere lanciati all'assalto di tutto il territorio siriano.

Ma io sono qui in questo forum per dirvi che sapete, come me, che essi non si accontenteranno di restare in Siria, sebbene sappiamo che alcuni partecipanti a questa assemblea non vogliono né comprendere, né sentire!


Signore e signori, tutto ciò che è accaduto non sarebbe stato possibile se, approfittando della crisi, i confinanti della Siria non avessero derogato dalle relazioni di buon vicinato. Quello del Nord l'ha accoltellata alla schiena. Quelli dell'Ovest sono rimasti spettatori se hanno taciuto la verità. Quelli del Sud hanno dovuto ubbidire agli ordini perché deboli. Mentre quello dell'Est è lui stesso spossato da tutto ciò che è stato programmato contro lui da lunghi anni, per distruggerlo, prima di distruggere la Siria!

Tutto questo non sarebbe stato possibile se " il governo Erdogan" non avesse usato il territorio turco per accogliere, addestrare, armare, poi inviare i terroristi verso la Siria. E' un governo che ha rifiutato di prevedere che la magia avrebbe finito per ritorcersi contro il mago. Ma eccolo che comincia ad assaggiare il calice di amarezza, perché il terrorismo non ha religione ed è fedele solamente a se stesso. Eccolo passato da zero problemi con i vicini , a zero in politica estera , in diplomazia internazionale , in credibilità politica e in tutto , il che non gli impedisce di persistere sempre nella sua ignobile aggressione.


E questo , perché il governo Erdogan ha immaginato che il sogno storico di Al- Qutb e del suo predecessore , Mohamed Abdel Wahab , stava per essere realizzato. Da qui la sua offensiva che semina la corruzione dalla Tunisia, fino in Libia, in Egitto ed in Siria, con la ferma decisione di realizzare una chimera che esiste solamente nel suo cervello malato. Un governo che, malgrado l'insuccesso e la nullità delle sue ambizioni, persiste e sottoscrive. Altrettanti comportamenti che non possono ragionevolmente essere misurati che in termini di stupidità ... Colui che non impara le lezioni della storia perderà il presente. .. Colui che accende il fuoco a casa del suo vicino non può sperare di rimanere al sicuro !



Altri vicini hanno contribuito ad accendere il fuoco, alcuni addirittura fino ad importare i terroristi dal mondo intero. Ma ecco, è apparso uno strano paradosso, anche dei più iniqui. Ottantatre nazionalità si battono in Siria, senza che nessuno se ne lamenti, non denunci, modifichi il suo sguardo, smetta di parlare sfacciatamente di " la gloriosa rivoluzione siriana" ; mentre quando alcune decine dei giovani combattenti della Resistenza si sono unite all'esercito siriano per difendere certe zone, questo "piccolo mondo" si è trovato disorientato e ha parlato di "intervento straniero " ed esigito l'uscita di quelli che ha qualificato " truppe straniere" che sono venute a violare "la sovranità della Siria" !
Riguardo la sovranità siriana, vi assicuro che la Siria , paese libero e indipendente , farà tutto il necessario che esige la propria difesa con ogni mezzo che riterrà necessario. Questa è una decisione rigorosamente siriana, e tale resterà!

Malgrado quanto ho detto, il popolo siriano resiste. Resiste, malgrado le sanzioni destinate a farlo piegare prendendo dl mira il suo pane quotidiano ed il latte dei suoi bambini. Resiste, malgrado i saccheggi, le distruzioni ed i sabotaggi del suo cibo, delle sue fabbriche di medicinali, dei suoi ospedali, delle sue cliniche, delle sue ferrovie, delle sue linee elettriche... Perfino i suoi luoghi di culto, cristiani e musulmani, non sono stati risparmiati dalle orde terroristiche!

 
Ma hanno fallito . Ed è a partire dal momento in cui hanno constatato il loro insuccesso che gli Stati Uniti hanno brandito la loro minaccia di attaccare la Siria. Con quelli che in Occidente e tra gli arabi condividono le loro brame, hanno fabbricato di sana pianta la storia che ci accusa di avere utilizzato armi chimiche; storia che non ha convinto il loro proprio popolo, non più di quanto non ha convinto il nostro.