Traduci

martedì 31 maggio 2016

Giornata mondiale di preghiera con i bambini della Siria: Bambino Gesù, donaci la pace!

La Giornata Internazionale del Bambino – ha detto il Papa – sarà in Siria l’occasione, mercoledì prossimo, per una speciale preghiera che unirà le comunità cattoliche ed ortodosse:  “Vivranno insieme una speciale preghiera per la pace che avrà come protagonisti proprio i bambini. 
I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace."
PiccoleNote,  30 maggio 2016

Per il primo giugno, nella giornata internazionale del bambino, i patriarchi e i vescovi cattolici e ortodossi della Siria hanno chiesto ai bambini del loro Paese di unirsi in preghiera perché sia concesso al loro Paese il dono della pace.
Una iniziativa promossa dalla Chiesa che soffre, che domenica papa Francesco ha invitato ad accogliere e ad accompagnare con la nostra, certo più povera, preghiera.
Bello che come “patrono” di tale momento di preghiera sia stato scelto il bambino Gesù che con una mano regge il mondo e con l’altra lo benedice (nel caso specifico la statuetta di Praga). Quel bambino Gesù che, come i bambini siriani, ha voluto farsi inerme nonostante la sua onnipotenza. E come loro ha conosciuto l’odio del mondo, tanto da dover essere riparato da Maria e Giuseppe, esule, in Egitto.
Una preghiera bambina alla quale così, di lontano, possiamo partecipare per grazia anche noi, poveri peccatori. Di fronte alla potenza del mondo, tale iniziativa palesa tutta la sua inermità. 
  Che però può dire, con le parole di papa Benedetto XVI: Signore «ti ringraziamo per la tua bontà, ma ti preghiamo anche: mostra la tua potenza».
Marmarita

1° Giugno 2016: I Patriarchi della Siria lanciano 

un appello ai nostri bambini:

" La giornata internazionale dell'infanzia è celebrata il 1° Giugno, al fine di promuovere la dignità e i diritti del fanciullo. La dignità speciale dei bambini è al centro del messaggio cristiano. Gesù ha benedetto i bambini, li ha stretti al suo cuore, e ha promesso il regno dei cieli alle persone che assomiglino loro. Il Salvatore stesso è venuto al mondo come un bambino indifeso che ha dovuto subire la povertà, la persecuzione e l'esilio.

Nel nostro paese, la Siria, i bambini sono i fratellini e le sorelline di Gesù bambino che soffre. Da più di 5 anni essi sono feriti, traumatizzati, uccisi da una guerra crudele. Molti hanno perso i loro genitori e tutto ciò che era loro caro. Tanti bambini sono nati durante la guerra e non hanno mai conosciuto la pace. Le loro lacrime e le loro sofferenze gridano verso il cielo.
Ecco perché i bambini cristiani di molte città della Siria ( Damasco, Aleppo, Homs, Tartus, Marmarita ) vogliono unirsi il 1° giugno nella preghiera in questa "giornata internazionale del bambino" e pregare insieme perchè la pace si stabilisca, finalmente. 
Noi, patriarchi cristiani di Siria, vorremmo invitarvi tutti a partecipare a questa preghiera. "

Il 1° Giugno, a mezzogiorno, per favore pregate in comunione con i bambini della Siria:
O Cristo, re dell'universo,
Ti chiediamo di benedire I bambini della Siria.
Tu che sei l'unico a poter portare la pace,
Ti supplichiamo:
Proteggi e salva i bambini di questo paese!
Esaudisci ora le nostre preghiere!
Non indugiare più a lungo a offrire la pace al nostro paese!
Guarda le lacrime dei bambini,
Asciuga quelle delle loro madri,
Fa' infine cessare le grida di dolore.
Amen


«Speriamo che questa azione non finisca finché brilli la luce della pace», affermano i vescovi siriani.  In particolare i bambini nelle scuole e nelle parrocchie del mondo intero sono invitati a partecipare ad incontri di preghiera per i loro coetanei in Siria.

lunedì 30 maggio 2016

La UE conferma le sanzioni: una misura disumana.


Come prevedibile, il 27 maggio 2016, Il Consiglio dell’Unione Europea ha prorogato le sanzioni alla Siria. Sanzioni che, come ribadito nell’Appello  degli esponenti cattolici della comunità siriana,  
..hanno contribuito a distruggere la società siriana condannandola alla fame, alle epidemie, alla miseria, favorendo l’attivismo delle milizie combattenti integraliste e terroriste che oggi colpiscono anche in Europa” (...) “Non solo:  la retorica sui profughi che scappano dalla guerra siriana appare ipocrita se nello stesso tempo si continua ad affamare, impedire le cure, negare l’acqua potabile, il lavoro, la sicurezza, la dignità a chi rimane in Siria...”

A sostegno di questo Appello, lanciato il 15 maggio 2016, si è costituito un Comitato,  che ha trovato  l’adesione del Premio Nobel per la Pace Mairead Maguire, e che ha raccolto, oltre a migliaia di firme, mozioni di parlamentari italiani.
Un appello che non ha trovato eco sui grandi media italiani oltre ai siti cattolici, e che ha evidenziato il paradosso di un’Europa che obbliga con le sanzioni il popolo siriano ad abbandonare la propria terra salvo poi piangere lacrime di coccodrillo sulle centinaia di migliaia di profughi siriani che approdano sul nostro continente.

Resta il grande sconcerto per una misura disumana rinnovata in maniera automatica, senza una riflessione adeguata, senza un dubbio riguardo a un possibile attutimento "umanitario" delle restrizioni. Senza soprattutto un dibattito alto, come richiedeva una situazione tanto drammatica.
Una decisione oscura presa, tra l’altro, senza tenere nella minima considerazione il fatto che la crisi siriana, da quando le sanzioni sono state varate, ha conosciuto sviluppi, che pur nella precarietà e nelle tragiche ambiguità, hanno portato a una cessazione delle ostilità. 
E’ sconcertante che quanti spingono, a parole, per una soluzione negoziale del conflitto, non tengano in alcun conto le sofferenze del popolo siriano, come non fosse  questo il motivo fondante di tali sforzi diplomatici,
Date le sanzioni, i siriani, tra cui tanti bambini, continueranno a morire per mancanza di medicine, a subire le conseguenze della denutrizione e degli stenti, a non poter vedere alleviate le loro sofferenze dalle organizzazioni umanitarie e dai sostenitori delle realtà caritative attive In Siria. E ciò avviene proprio quando, per tragica ironia, a Istanbul si è tenuto un vertice umanitario per dare risposta alle sofferenze del mondo...
Noi continueremo a esserci e a sostenere tutte le iniziative volte a porre fine a questa guerra feroce che da cinque anni sta divorando la Siria.  E a tentare di dar voce a quanti questa voce non l’hanno.
Il loro grido disperato, che l’Occidente non vuole ascoltare, ci conforta nel fatto di essere dalla parte giusta della storia. Quella che prima o poi giudicherà quanti, in Occidente come altrove, stanno anteponendo i loro interessi geostrategici al diritto alla vita di un intero popolo.
Ora pro Siria



 L'Arcivescovo Marayati: soffrirà il popolo, non chi comanda. E c'è chi non vuole che la guerra finisca

Agenzia Fides 28/5/2016

"La proroga di un anno delle sanzioni contro la Siria di Assad, disposta ieri dal Consiglio dell'Unione Europea (UE), rappresenta l'ennesima espressione “di una politica incomprensibile, che ci sconcerta. Perchè le sanzioni fanno male al popolo, ai civili, alla povera gente. Non certo al governo e nemmeno ai gruppi armati, che come si vede sono ben riforniti di tutte le risorse, e usano armi sempre più sofisticate”. Così l'Arcivescovo Boutros Marayati, alla guida dell'arcieparchia armena cattolica di Aleppo, commenta la decisione presa ieri dall'Unione Europea di prorogare fino al primo giugno 2017 le sanzioni imposte a una nazione dilaniata da cinque anni di conflitto. 

Nelle scorse settimane, anche l'Arcivescovo Boutros aveva sottoscritto l'appello/petizione lanciato sulla piattaforma change.org con cui numerosi Vescovi, religiosi e consacrati cattolici, appartenenti a diverse Chiese sui iuris, chiedevano all'Unione Europea di porre fine alla “iniquità delle sanzioni alla Siria” (vedi Fides 17/5/2016). 
“Sappiamo bene che nessuno ci dà retta. Così la gente continua a soffrire. Anche ieri - racconta all'Agenzia Fides mons. Marayati - è stata bombardata la nostra casa di anziani armeni. E' morta una lavoratrice che si prendeva cura di loro, e abbiamo dovuto portar via 45 anziani, che adesso vivono in una sala sotterranea della parrocchia armena ortodossa. La situazione sta peggiorando. Dai quartieri in mano ai ribelli arrivano colpi d'artiglieria lanciati con armi più devastanti, che fanno più male dei colpi di mortaio di prima. Ad Aleppo la tregua non regge. Si moltiplicano gli attacchi da una parte e dall'altra. E noi siamo sotto il fuoco dei gruppi jihadisti”. 

Vista dalla frontiera di Aleppo, anche la decisione europea conferma le intuizioni da tempo avvertite da molti Vescovi e pastori della regione: “Se la guerra continua - ripete a Fides l'Arcivescovo Boutros Marayati - vuol dire che qualcuno non vuole che la guerra finisca. In Europa cresce l'ossessione per i profughi e si sperimentano nuove politiche di respingimento. Ma si dimentica che nessuno andrebbe via dalla Siria, se non ci fosse la guerra e anche le sanzioni che contribuiscono a affamare la gente. La Siria è sempre stata un Paese che i profughi li accoglieva. Se le armi tacessero, e se le sanzioni fossero tolte, nessuno di qui penserebbe a scappare per andare a vivere sotto la neve. Ma è evidente che qualcuno non vuole che questa guerra finisca. Chiediamo la preghiera di tutti, affinchè arrivi la pace, come una grazia del Signore”.