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lunedì 25 luglio 2016

fra Simon Herro e la staffetta della carità in Siria

i “beati martiri di Damasco”, frati francescani uccisi per la fede il 10 luglio 1860
Manca tutto, non hanno luce, gas, non possono farsi un tè caldo e cucinarsi nulla. Hanno solo un po’ di acqua e di burgul. Continuano ad assistere a uccisioni cruente, purtroppo con un accanimento verso i cristiani”.
A parlare così è fra Simon Herro, responsabile della regione san Paolo che comprende Siria e Libano. Oggi vive a Beirut, ed è incaricato di portare gli aiuti economici ai conventi francescani colpiti duramente dalla guerra. Una vera e propria “staffetta della carità” che porta aiuto a migliaia di famiglie in difficoltà.
Fra Simon, cosa state facendo oggi per aiutare la popolazione siriana?
Per come possiamo stiamo cercando di mandare avanti i nostri centri di aiuto. Solo ad Aleppo prestiamo soccorso a 18.000 famiglie, lavorando insieme alla chiesa maronita, caldea, con gli armeni, i greci e anche gli ortodossi. Siamo tutti uniti e tesi ad aiutare chiunque sia in difficoltà.
Come fa concretamente ad arrivare in Siria e consegnare aiuti?
Quando ho la possibilità, arrivo alla frontiera siriana e lì mi aspettano persone di fiducia che mi garantiscono la sicurezza del passaggio. Ma una volta in Siria, devo stare molto attento. Non posso andare nell’Oronte e ad Aleppo, è troppo pericoloso. Da un anno non abbiamo più notizie dirette dei frati che vivono lì. So che in quei conventi manca acqua, elettricità e il telefono, le uniche notizie che mi arrivano sono di alcuni amici siriani fidati che riescono in qualche modo a portare loro qualche soldo e dei viveri.

In che condizioni si trovano i cristiani in Siria?
Stanno vivendo un momento drammatico. O ti converti all’Islam, o lasci il Paese. Ho ritrovato molti di loro in Libano, perché hanno preferito lasciare la casa e tutto quello che avevano piuttosto che rinnegare la propria fede. Alla rivolta i cristiani non piacciono. Gli insorti, in particolare le frange jiadiste, sognano la nuova Siria senza di loro.
Cosa è chiesto ai frati che vivono in Siria?
Ai frati è chiesta la testimonianza fino al martirio. Se decidessero di andare via, per i cristiani sarebbe un duro colpo. Non avrebbero più un punto di riferimento. Se i frati continuano a stare lì, allora anche tutte le persone aiutate – e sono tante – continueranno a vivere con loro. Perché quando questa guerra sarà finita, allora tutti dovranno rimboccarsi le maniche per ricostruire un Paese devastato.

giovedì 21 luglio 2016

Da rileggere: Un medico siriano demolisce la propaganda dei politici e dei media

In questa intervista a « Be Curious TV » realizzata da parte di una giornalista indipendente, Nabil Antaki medico siriano, cristiano, ha raccontato la vita dei siriani. Egli ha lanciato un appello ad aprire gli occhi di fronte ad un certo tipo di informazione che determina un fraintendimento della realtà siriana e ritarda il ritorno alla pace.

16/06/2016


BeCuriousTV: « Benvenuto Nabil Antaki. La preghiamo di farci sapere cosa sta succedendo ad Aleppo e in Siria. Lei è stato brevemente in Europa. Lei è siriano, nato in Siria e residente a Aleppo. Lei è un medico presso l’ospedale St Louis ad ovest di Aleppo o, l’area sotto il « controllo del regime ». Le persone che vivono in Occidente che sono non sono consapevoli di ciò che sta accadendo in Siria potrebbero chiederlo se è peggio la violenza regime siriano o quella dei terroristi o dei « ribelli ». Questo antagonismo si riflette nel cuore dei nostri media, dove da una parte troviamo coloro che affermano che il « regime » di Bashar al Assad sta terrorizzando il suo popolo e dall’altra parte ci sono coloro che sostengono che le forze di Assad stanno difendendo la loro gente contro i « jihadisti armati  »
Dr AntakiPrima di tutto vorrei chiarezza sul più volte accennato, « regime di Assad « e su « esercito Assad » e la sua confusione che noi non apprezziamo in Syria. Infatti, si legge in tutti i media dell’aviazione di Bashar, esercito di Bashar. In realtà, è l’esercito siriano, l’esercito dello Stato della Siria e quando lei ha detto che vivo ad ovest di Aleppo, che è sotto il controllo di un « regime », no, è sotto il controllo dello stato siriano. La nostra gente non ha paura dell’esercito siriano, perché è un esercito che difende tutta la Siria contro terroristi che hanno invaso la Siria al fine di stabilire il loro stato islamico. Per questo dovremmo dire a tutti che il popolo siriano non ha paura dell’esercito siriano perché non è un esercito di un « regime », come descritto dai media, le persone sono in realtà molto grate per la presenza dell’esercito siriano. Lasciatemi che vi faccia un esempio. Pochi mesi fa l’esercito siriano ha lanciato un’offensiva per portare un po’ di sollievo ad Aleppo che è stata circondata e assediata [dai terroristi] negli ultimi 3 anni. Secondo i media occidentali, l’esercito siriano stava imponendo un assedio al popolo siriano ad Aleppo, mentre in realtà era vero il contrario, cioè l’esercito siriano stava cercando di rompere i tre anni di assedio terroristico di Aleppo. Quindi, no, le persone non hanno paura dell’esercito siriano, hanno paura dei terroristi.
BCT: Quindi, solo per essere chiari, i media occidentali non stanno inviando notizie con precisione su ciò che si vive ad Aleppo? »
NAEsattamente. i media occidentali riportano notizie solo su eventi ad Aleppo est. Dal 2012, Aleppo è stata tagliato in due. Trecentomila persone vivono nelle zone controllate dai terroristi a est, ma i restanti tre quarti degli abitanti di Aleppo, circa 1,5 milioni di persone, vive nelle aree occidentali controllate dallo Stato siriano. Così, quando sentiamo da parte dei media occidentali su quanto sta accadendo ad Aleppo si concentrano solo sulle zone orientali.
Quando noi emettiamo un grido d’aiuto per Aleppo, si trasforma in un grido solo per Aleppo est. Quando i media hanno annunciato che l’ultima pediatra di Aleppo era stato ucciso, non è vero, perché ad Aleppo ovest abbiamo circa 100 pediatri. Forse è il suo l’ultimo pediatra ucciso dall’altra parte, non ho idea, non ho informazioni, ma quello che so è che gli abitanti del settore orientale che vivono sotto il controllo dei terroristi  sono Aleppini  come noi, ma che vivono in aree invase da terroristi.
BCT: Li hanno fatti fuggire dalla zona ..?
NA: « Fin dall’inizio oltre un milione e mezzo di persone sono fuggite verso Aleppo occidentale perché avevano paura dei terroristi, ma ci sono alcune persone che avevano paura di lasciare, forse senza i mezzi per lasciare, paura di perdere ciò che avevano accumulato durante tutta la loro vita, il loro piccolo appartamento, la loro TV. Hanno pensato che se avessero lasciato che potrebbero perdere tutto, così hanno deciso di rimanere non per ragioni ideologiche ma perché materialmente che preferivano rimanere dove si trovavano.
BCT: Le ci ha appena parlato di Aleppo est che è sotto il controllo dei terroristi. La preghiamo di spiegarci la differenza tra il terrorismo ed i « ribelli ».
NAAll’inizio della guerra in Siria c’erano più gruppi tra i quali vi erano una piccola percentuale di opposizione democratica, ma la maggior parte erano gruppi terroristici intenti a stabilire uno stato islamico. Nel corso del tempo questi gruppi democratici sono stati assorbiti dai gruppi terroristici attualmente questi gruppi terroristici rappresentano oltre il 95% del centinaio di gruppi armati di opposizione presenti in Siria. Pertanto, il Free Syrian Army e l’opposizione che non sono terroristi, ma sono comunque armati non rappresentano più del 5% dei gruppi armati, il resto sono tutti terroristi. I principali gruppi terroristici sono DAESH [ISIS] e Al Nusra. Questi due gruppi sono stati aggiunti alla lista « dei terroristi » da parte degli Stati Uniti e della Russia in modo che tutti hanno il diritto di indirizzare loro attacchi aerei. Tuttavia ci sono altri gruppi che provengono da Al Nusra, un affiliato di Al Qaeda, che non sono ancora considerati terroristi. Tra questi ci sono tre gruppi principali, Jaish al Islam [Esercito dell’Islam], Ahrar al Sham e Jaish al Fatah [Esercito della Conquista]. Questi tre gruppi sono stati creati da Al Nusra per evitare di essere messi sulla lista dei terroristi, ma comunque hanno la loro origine in Al Nusra che è Al Qaeda in Siria. Così, quando questi tre gruppi saranno aggiunti  alla lista dei terroristi, che permetterà loro di essere neutralizzati, non ci resteranno che solo i gruppi armati che non fanno i terroristi con i quali siamo riusciti a negoziare e raggiungere un compromesso politico. »
BCT: «E i profughi? 12 milioni persone in cerca di rifugio.
NAMetà della popolazione siriana si è spostata. Ci sono 23 milioni di persone in Siria e 12 milioni di persone sono stati cacciate dalle loro case. 3,5 milioni sono rifugiati al di fuori della Siria nei paesi vicini come la Turchia, Libano e Giordania. Ci sono 8 milioni di sfollati interni che non hanno lasciato la Siria, ma sono stati costretti a lasciare le loro case. Questa è una situazione molto grave e queste persone hanno bisogno di assistenza tanto quanto quelli che hanno lasciato la Siria.
Le agenzie delle Nazioni Unite si concentrano solo sulle persone che vivono nei campi esterni alla Siria. Tutte queste persone non sono in fuga dalle azioni del « regime » di Assad o dall’esercito di Assad, come descritto nei media. Queste persone sono in fuga né dal governo di Assad, né dall’esercito siriano, né dalle azioni ipotetiche di uno di questi gruppi. Queste persone sono o in fuga dalle zone di combattimento o fuggono per la miseria. La maggioranza del popolo siriano ora vive al di sotto della soglia di povertà. L’80% della popolazione di Aleppo dipende dai pacchi alimentari ONG. La gente è povera. Essi hanno esaurito i loro risparmi, coloro che hanno perso il lavoro, coloro che avevano un bene, un workshop o una fabbrica, un negozio, hanno perso tutto. Le persone sono indigenti, fuggono da questa miseria o fuggono dalle zone di combattimento. Essi stanno anche valutando il futuro dei  loro figli, hanno sopportato per 2, 3, anche 4 anni, ma la guerra continua da 5 anni e vogliono assicurare ai loro figli un futuro in modo da prendere la decisione e per cercare un futuro da qualche altra parte, per iniziare una nuova vita.
BCT: Come ha vissuto il popolo siriano le sanzioni e gli embarghi economici imposti dai governi occidentali dall’inizio della guerra?
NASono disgustati da queste sanzioni perché queste sanzioni e questi embarghi non sono stati attuati contro il governo siriano, ma contro il popolo siriano, tutto il popolo siriano. Ad esempio, a me personalmente, come persona x, che vivo in Siria, non ho il diritto di condurre la più piccola operazione. Se avessi voluto inviare 1000 dollari ia miei figli, non sono in grado di farlo. Non posso né importare o esportare nulla. Questo significa la paralisi. Io sono un medico, ho voluto sostituire una parte di un pezzo di alcune attrezzature mediche. Normalmente questo avrebbe preso una settimana, ci sono voluti un anno e mezzo per entrare in possesso del pezzo perché abbiamo potuto importarlo dal Giappone. Quindi, queste sanzioni penalizzano il popolo siriano e ad un certo momento l’UE ha revocato le sanzioni, ma solo per le persone che vivono nelle zone controllate dai terroristi. Le persone che vivono nelle zone sotto il controllo dello stato siriano non potevano fare nulla. Contrariamente alle loro intenzioni, queste sanzioni  non penalizzano il « regime », ma puniscono il popolo siriano.
BCT: « Lei è un cristiano. Un cristiano del Medio Oriente. Se qualcuno dovesse mettere in discussione la sua obiettività, quale sarebbe la sua risposta?
NAIo non parlo a voi come Nabil Antaki il cristiano, io parlo come Nabil Antaki il siriano che ha visto il suo paese viene attaccato e distrutto. Non si tratta di essere cristiani o musulmani, la Siria è un mosaico etnico e religioso. Ci sono undici chiese cristiane diverse e altrettanti fedi musulmane differenti, non è perché il governo siriano protegge le minoranze che lo sosteniamo. No, il governo è laico, protegge tutti, se è una minoranza o una maggioranza, tutti sono rispettati all’interno della Siria. Si tratta di un « regime » laico. A differenza dello stato islamico che assolutamente non rispetta le minoranze. Se i cristiani sono pro-governo o pro lo stato siriano è perché fin dall’inizio hanno sostenuto uno stato laico in contrapposizione ad uno stato islamico.   L’attuale Presidente è molto popolare. Io non sono in realtà un fan del Presidente, io difendo la Siria non il presidente. Ma oggettivamente non si può negare la sua popolarità e, a mio parere, se domani, avessimo elezioni libere in base al diritto internazionale, offrendo a tutti i siriani il diritto di voto, anche quelli in diaspora, vedremmo il nostro Presidente rieletto. L’Occidente non ha capito questo fatto. Assad era popolare all’inizio della guerra contro la Siria, il suo sostegno è ancora più forte oggi, non perché difende le minoranze, che è ciò che i media vorrebbero far credere, ma perché difende tutti i siriani. I cristiani sono circa l’8% della popolazione siriana, così quando si dice Assad è popolare perché difende i cristiani ed è per questo che i cristiani sostengono Assad, è uno scherzo. Che noi siamo con lui o contro di lui, non ha alcun effetto sulla sua popolarità. Non abbiamoné gruppi armati né armi, e siamo l’8% . Assad è popolare in tutti i gruppi e settori della nostra società siriana quindi se vogliamo che questa guerra finisca, dobbiamo smettere di chiedere che Assad vada via come una delle condizioni, dobbiamo negoziare con lui, condurre elezioni libere e lavorare per  la democrazia.
BCT: Mi lasci tornare ad alcune questioni che lei ha citato. Lei parla di enorme popolarità di Assad, ma lo era anche nel 2011?
NA: La questione è questa! Quando i problemi sono cominciati, ci sono stati dimostrazioni anti-Bashar, 10.000 o 15.000 persone al massimo. Queste manifestazioni sono state trasmesse dalle televisioni e le cifre sono state enormemente esagerate fino a uno o due centinaia di migliaia. D’altra parte, massicce manifestazioni spontanee si sono  riversati per le strade a sostegno del governo di Assad, ad Aleppo, a Damasco, in tutte le grandi città. Oltre un milione di persone che sostenevano Bashar. Nessuno ha filmato queste dimostrazioni o forse sarebbe meglio dire nessuno le ha trasmesse in Occidente. Così, le manifestazioni organiche di milioni di persone sono state ignorate, mentre le poche migliaia che sono scese in strada contro Bashar sono state gonfiate a dismisura e molto esagerate. Quindi c’era un enorme quantità di pregiudizi e di parzialità da parte dei media sin dall’inizio. Assad è sempre stato popolare e questo non è cambiato. Egli è forse ancora più popolare che negli ultimi anni prima della guerra..  La vita non era  perfetta ma nessuno voleva la guerra, volevano le riforme. Anche i nemici più espliciti del governo non volevano la guerra, e certamente non questa guerra. Volevano riforme e volevano la democrazia, ma nessuno voleva uccidere la Siria per migliorare la Siria.
BCT: Abbiamo due coalizioni sul terreno in Siria, secondo lei qual è la loro efficacia? »
NA: A mio parere la coalizione internazionale occidentale non è efficace perché non è possibile stare dalla stessa parte. C’è una coalizione di Stati Uniti ed Europa con la Turchia e gli Stati del Golfo e, allo stesso tempo sappiamo che la Turchia, il Qatar e l’Arabia Saudita finanziano i jihadisti, finanza Daesh, finanza Al Nusra. Da un lato vogliono combattere contro i terroristi, dall’altro li stanno aiutando. Questo è del tutto aberrante.
Inoltre, ci sono i curdi in Siria che hanno anche preso le armi contro DAESH. Gli Stati Uniti hanno trovato i loro alleati nei curdi per la lotta contro DAESH. Tuttavia la Turchia è completamente contro l’armamento dei curdi e quindi li combatte. Quindi, abbiamo due paesi che sono alleati, gli Stati Uniti e Turchia, ma uno si è alleato con i curdi e l’altro è contro di loro, così non può mai funzionare. Ci sono troppe contraddizioni all’interno della coalizione occidentale ed è per questo che ha ottenuto nulla.
Prima dell’intervento russo, le incursioni aeree della coalizione sono stati attacchi  cosmetici.. Sono diventati efficaci solo dopo che la Russia è intervenuta.  Dal nostro punto di vista l’intervento russo è stato estremamente vantaggioso e ha il pieno sostegno del popolo siriano che contraddice con la narrativa occidentale. L’occidente accusa la Russia di colpire non solo i gruppi terroristici, ma anche i « ribelli moderati ». La Russia ha avuto molto successo nel bombardare i gruppi dello stato islamico così adesso  l’Occidente sta cercando di rallentare il loro progresso, sostenendo che non stanno prendendo di mira i gruppi terroristici e accusano la Russia di aiutare Bashar invece di attaccare DAESH. Naturalmente questo non è vero, quando l’Occidente bombarda va tutto ok, ma quando la Russia vuole bombardare, non lo fa bene.
BCT: Come pensa che i media occidentali ritraggono la realtà in Siria?
NA: I media occidentali non sono oggettivi. Sono di parte, sono contro lo stato siriano. Sono sostenitori dei terroristi-ribelli. Noi non chiediamo che siano pro o anti « regime »,  chiediamo semplicemente loro di essere obiettivi.
BCT: Cosa si sente di dire dal suo punto di vista personale? »
NA: « Tutto quello che voglio dire all’Occidente è di essere più obiettivo, educate voi stessi, non accettate la  disinformazione, fate  pressione sui vostri governi perché la Siria è un paese che vuole la sua libertà, la sua prosperità e la sua democrazia. La guerra ci ha distrutto, abbiamo avuto abbastanza, vogliamo che si fermi!
Propos recueillis par Cecilia Hamel le 23 mai 2016

lunedì 18 luglio 2016

Intraprendere per restare? : "Se non ci fossero le sanzioni ... "

I nostri lettori ricorderanno che nel periodo natalizio abbiamo sostenuto e presto concluso il Progetto "Fabbrica di cioccolato", coordinato e diretto nella cittadina di Kafroun (Valle dei Cristiani) dall'amico Johnny Ghazzy. Ecco ora gli aggiornamenti, le speranze e i desideri:


Cari amici,
salve, vi mando tanti saluti da Kafroun.

Come avevo già scritto la volta scorsa, il lavoro principale che ho fatto ultimamente è stato di riuscire a trovare una ricetta di buona qualità di cioccolato, questo significa anche dover cercare e trovare sempre la materia prima di buona qualità.
Sarebbe tutto più facile se l’attuale situazione di embargo non impedisse a noi Siriani di fare ordini anche all’estero. Purtroppo dobbiamo arrangiarci anche se le difficoltà non sono di poco conto.

Sono due i principali problemi: il primo è quello della sicurezza: la guerra in corso rende poco sicuro e difficile anche il trasporto di persone e di cose, anche se noi viviamo in una zona relativamente sicura.
Il secondo problema è di tipo economico, perché il cambio Euro-Dollaro varia spesso notevolmente e allo stesso tempo la Lira siriana continua a perdere di valore. Inutile dire che anche questo problema è legato alla guerra, ma in maggior misura alle sanzioni alle quali la Siria è sottoposta.

Le sanzioni affamano la popolazione e soffocano la nostra economia che, nonostante la nostra voglia di fare, rende difficilissimo anche trovare il credito per finanziare ogni iniziativa. Molti tra noi vorrebbero darsi fa fare in qualche modo per dare più servizi alla gente, ma mettere in piedi una piccola impresa di qualsiasi tipo è diventato proibitivo: qui non si trova quasi più nulla dei materiali o delle attrezzature necessarie per poter lavorare. Se davvero voi, in Italia e in Europa desiderate aiutarci, dovete far di tutto perché venga tolto ai Siriani questo ingiusto embargo che danneggia solo noi che viviamo nelle zone controllate dal governo, ma non viene applicato nelle zone sotto il controllo degli altri.

Nonostante queste grosse difficoltà, la qualità del cioccolato che sono riuscito a produrre è tra le migliori che si trovano in zona, e dal punto di vista del prezzo è più conveniente di altri (entra nella fascia media): ad oggi vendo un kilo di cioccolatini al prezzo di 5.75 € e il costo di produzione è di 3.80 €.
Per la vendita del prodotto, fino adesso ho fatto pubblicità nella zona di Kafroun dove mi trovo, e lo vendo ai negozi privati, dopo averlo confezionato senza mettere una marca (nome...ecc!), perché non ho ancora concluso le pratiche che mi permettano di ottenere la registrazione aziendale.
Nel 2015 sono riuscito a produrre circa 250 kg. di cioccolato pronto per essere venduto, con l’aiuto di due signore “Siham e Mariette” , e altre due saltuariamente, avendo il sostegno dalla casa salesiana che mi ha messo a posizione lo spazio sufficiente per lavorare. Il lavoro si faceva secondo la richiesta dei negozi, e fino adesso sono soltanto 2 i negozi centrali che si interessano di provvedere a tutto ciò che serve per le feste (matrimoni, battesimi, prime comunioni... ecc). Lavoravamo 6 ore al giorno, per 5 giorni a settimana.
In generale il lavoro con il cioccolato rallenta durante l’estate a causa dell’alta temperatura, e poi sempre a motivo del caldo, la mancanza di energia elettrica è molto maggiore di altri periodi, perciò lavoriamo solo su richieste da parte dei clienti.

Per il futuro, sto pensando di ingrandire la dimensione della piccola fabbrica e conseguentemente la possibilità di avere nuove fette di mercato anche in altre zone (Tartous e paesi vicini), ma questo sarà possibile, a Dio piacendo, solo dopo la fine dell’estate.
Come sapete già, ho comperato tutto il materiale e i macchinari che mi servono adesso per poter lavorare, ma passo imprescindibile è trovare un locale adeguato (piccola fabbrica) per lavorare bene, e spero di poterlo fare entro ottobre 2016.

Un affettuoso saluto. Grazie a tutti voi,

Jony 

giovedì 14 luglio 2016

Bambini di Siria: La colonia estiva e l'amore che vince



L'asilo delle Suore del Perpetuo Soccorso di Marmarita, nella Valle dei Cristiani, in questi mesi si è riempito di bambini che sono fuggiti dalle zone più flagellate dalla guerra.
Sono bambini segnati da esperienze terribili e da lutti infiniti in famiglia. 
Da qui è nato il progetto COLONIA VACANZE SERENE, per offrire nei mesi estivi opportunità di gioco e di esperienze in letizia.
Anche per i bambini siriani ci sono presenze che regalano angoli di paradiso.
Grazie: per l'amore e la normalità che è possibile donare a chi vuole restare nella sua terra.



martedì 12 luglio 2016

Testimonianze da Aleppo: «Strage di bambini mentre il mondo tace»

fra Firas Lutfi: «Un razzo è caduto in un Luna Park causando la morte di molti bambini che si divertivano durante la festa musulmana del sacrificio. L’ospedale davanti al nostro collegio non riusciva a soccorrere tempestivamente tutti i feriti e i mutilati, la maggior parte bambini. Ieri non siamo riusciti a dormire per tutta la notte. Spari e bombardamenti ininterrottamente. Una delle donne impegnate del mio convento ha perso la casa a causa di un missile che ha distrutto praticamente tutto. Abbiamo dovuto sospendere il campo estivo dei nostri ragazzi. Temiamo che questa escalation possa durare lungo tutto questo periodo. Anche il catechismo degli adulti che si tiene ogni lunedì dopo la messa delle ore 18.00 è stato sospeso fino a quando non sarà passato questo periodo di intensi bombardamenti. Insomma, tutto sembra ancora non risolto. Si parla di tregua, ma è un’idea abortita prima che sia stata concepita! Siamo comunque nelle mani del Signore. Pregate per noi affinché il Signore ci conceda la Pace, tanto attesa e sperata».
Associazione pro Terra Sancta 


 Intervista al medico di Aleppo Nabil Antaki

Sibialiria, 11 luglio 2016
Decine e decine di morti, per metà bambini. Bambini che erano ammassati, con le loro famiglie, intorno a qualche bancarella di pasticcini o di bevande per festeggiare l' Eid al-Fitr che celebra la fine del Ramaḍan. I “ribelli”, asserragliati nella zona nord di Aleppo, circondati dall’esercito siriano, sapevano benissimo che i loro colpi di mortaio avrebbero provocato una strage di inermi civili; una strage efferata – complici i media di tutto il mondo – da addebitare all’aviazione di Assad , ottenendo così dall’Occidente una qualche No Fly Zone ed evitare la resa subita dai “ribelli” a Homs. 
La vendetta dell’opposizione armata contro i civili di Aleppo non si ferma. Jabat al Nusra (al Qaeda in Siria) e l’Esercito siriano libero hanno bersagliato in particolare il quartiere assiro, rileva Al Masdar news.
A tal riguardo abbiamo intervistato, via email, Nabil Antaki, medico dei Fratelli maristi, che vive e lavora ad Aleppo. Fra i primi sulla sua pagina Facebook ha documentato (anche con foto) la strage. Qui una sintesi dell’intervista.
Perché c’è silenzio sulla carneficina di civili in questi ultimi giorni, a opera dei gruppi armati dell’opposizione? 
Lo vediamo da quattro anni: i media tacciono su quel che accade nella parte di Aleppo che è sotto il controllo dello Stato siriano, e che è la parte più importante per estensione e numero di abitanti. Non parlano delle sofferenze subite dagli abitanti di Aleppo a causa della mancanza di acqua e del bombardamento quotidiano con i mortai, che piovono sui quartieri civili con morti e feriti. Al contrario, riportano copiosamente e spesso con esagerazione quel che accade nei quartieri Est della città sotto il controllo dei gruppi terroristi come Al Nusra. Per questi media e per i loro lettori o spettatori, Aleppo sono solo i quartieri Est.
Quali sono le motivazioni che hanno indotto un certo numero di civili a rimanere nelle aree Est di Aleppo, controllate dagli islamisti?
I civili che vivono nelle zone controllate dai terroristi non sono rimasti là per simpatia con i cosiddetti ribelli. Mezzo milione di aleppini è scappato dai quartieri Est fin dai primi giorni della loro occupazione da parte dei gruppi terroristi. Sono rimasti quelli che o non hanno i mezzi per andar via, e chi teme che quel che ha messo insieme con una vita di lavoro sia saccheggiato e occupato. Ci sono poi i civili che vivono nelle città prese da Daesh (Raqqa, bab, Menbei) : a loro non è consentito andar via (ostaggi o scudi umani ?) e devono, mi hanno raccontato quelli che sono riusciti ad andar via, pagare enormi somme per partire.
I gruppi armati nella parte Est di Aleppo sono dominati da Al Nusra ? In Occidente si parla tuttora di gruppi « moderati »
Sì, i terroristi che accerchiano Aleppo, la nostra Aleppo fanno parte di Al Nusra e di gruppi affiliati (stessa ideologia, stessi atti barbari), come Ahrar Al Sham o jaish al Islam.  
Potrebbero questi gruppi islamisti accettare di essere evacuati come a Homs, dove i ribelli hanno accettato di evacuare sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale?
Le due situazioni non sono paragonabili. A Homs occupavano un’area piccola, una specie di fortino al centro della città. Ad Aleppo, non solo interi quartieri ma anche una vasta area intorno alla città la cui perdita significherebbe un’irrimediabile sconfitta militare. E questo organizzazioni come Al Nusra, Ahrar Al Sham o Jaysh Al Islam  non se lo possono permettere. Questa opposizione armata è composta al 90% da terroristi islamisti che non vogliono negoziare né prender parte a un governo di transizione. Vogliono rovesciare il governo e instaurare un regime islamico. Bombardando i civili, vogliono creare terrore. 
La rinnovata richiesta di « corridoi umanitari » non è per caso un escamotage ? 
Sì. Ogni volta che i gruppi armati o i loro alleati occidentali vogliono sabotare i negoziati, invocano i corridoi umanitari. 
Che cosa vuol dire il «governo di unità nazionale» di cui si parla?
Un governo di unità nazionale vuol dire rappresentanti del governo attuale (soprattutto il partito Baath), e rappresentanti della maggioranza silenziosa che vive in Siria, subisce la guerra, è contro i terroristi senza necessariamente essere fan del governo, e infine gli oppositori democratici, veramente democratici.
  
Il Papa nel suo messaggio ha detto che la pace è possibile… ma come? Quali sono le condizioni della pace, che il Papa non ha esplicitato?
Credo che il pontefice abbia enunciato un principio generale. Non penso che abbia informazioni non divulgate che lo inducano a parlare di una pace possibile. Penso che sia indispensabile sradicare i terroristi e tagliare i legami che hanno all’estero. I piromani devono diventare pompieri perché una soluzione politica possa vedere la luce del giorno. La Turchia deve smettere il suo sostegno ai terroristi e impedire il loro passaggio in Siria, Qatar e Arabia saudita devono cessare di elargire denaro e mezzi. I governi occidentali devono collaborare con l’esercito siriano (e l’aviazione russa) per combatterli sul campo. Una volta sbaragliati i terroristi, si potrà avviare un processo democratico. Visto che il conflitto è stato determinato dall’esterno, una soluzione politica non può essere realizzata senza la collaborazione di chi ha messo la Siria a ferro e fuoco. E occorre abolire le sanzioni che da cinque anni stanno affamando la popolazione siriana. Ma non credo a una soluzione militare a favore del governo; gli occidentali non lo permetterebbero. E non vedo per ora l’inizio di una soluzione negoziale. Con la Brexit e le elezioni statunitensi, gli occidentali sono occupati. Temo che la tragedia in Siria diventerà infinita…dura già da cinque anni.  
C’è perfino lo scenario della partition della Siria…
…sarebbe uno scenario ottimo per Israele: l’intera regione divisa in Stati confessionali ed etnici. Ma sembra poco possibile perché la Turchia non permetterebbe la creazione di uno Stato kurdo ai suoi confini meridionali, uno Stato che si unirebbe con il Kurdistan iracheno. La Siria era il paese più stabile della regione e coloro i quali ha pianificato questa guerra hanno scatenato un processo del quale nemmeno loro conoscono la fine: l’impantanarsi nel caos? La divisione? Uno Stato islamista?


Mons. Abou Khazen: il fronte è altrove, si tratta di attacchi sferrati dai ribelli verso i quartieri governativi “per spirito di vendetta”. Il vicariato ferma le attività e i campi estivi per i ragazzi; resta aperta solo la chiesa per la preghiera e le funzioni. 

AsiaNews, 12 luglio 2016

Ormai non si tratta più di una guerra, ma di un terribile “spargimento di sangue” nel contesto di una escalation di violenze “che fa davvero paura”; in città non vi è uno scontro fra due fazioni in lotta, fra due eserciti ma “si assiste solo al bombardamento di civili inermi”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, una realtà segnata da anni di guerre e violenze e da qualche tempo diventata l’epicentro del conflitto siriano.
Per tutta la giornata di ieri dal quartiere est in mano ai ribelli sono partiti missili e razzi che hanno colpito in vari punti la zona occidentale, controllata dall’esercito governativo. “Oggi è un po’ più tranquillo - aggiunge il prelato - ma è una situazione di calma apparente. Non vi sono accordi, non vi sono trattative fra le parti e vi saranno presto nuovi bombardamenti”. 
Raggiunto da AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo parla di “pesanti bombardamenti” che si sono susseguiti “per tutta la giornata di ieri”. I missili “hanno colpito anche il nostro centro pastorale” aggiunge, per fortuna “senza fare vittime, come purtroppo è avvenuto da altre parti”. Per motivi di sicurezza, sottolinea mons. Georges, il vicariato “ha sospeso tutte le attività in programma, a partire dai momenti di gioco e di svago per i ragazze”. Resta aperta, precisa il prelato, “solo la chiesa perché i fedeli possano entrare e pregare o partecipare alle funzioni. Tutto il resto, al momento, è fermo”. “Purtroppo - conclude il vicario di Aleppo - qui non siamo di fronte ad uno scontro fra due eserciti, perché il fronte è da un’altra parte. Qui si tratta di attacchi contro civili inermi per puro spirito di vendetta, con armi sempre più sofisticate”. 

lunedì 11 luglio 2016

Padre Ibrahim Alsabbagh: la guerra in Siria è per il potere in Medio Oriente

La situazione di Aleppo e della Siria nelle parole di fra ibrahim a R. Vaticana:
"Siamo proprio nel mirino del caos, perché non si trova una via d’uscita diplomatica e neanche militare."


Pesantissimo bilancio dei bombardamenti in corso sui quartieri di Aleppo nella zona governativa. Da tre giorni alNusra e altri gruppi jihadisti lanciano senza sosta missili di ogni tipo, causando morti , feriti e distruzioni immani nei quartieri siriaci.


D. – Cosa blocca la pace?
R. – La mancanza di un accordo internazionale. Come diceva il Papa, è una guerra mondiale a pezzi in Medio Oriente, è più che una guerra civile. Quindi, per arrivare a una pace bisogna arrivare a un accordo ed è quello che ci manca oggi.

D. – Che interessi si confrontano, in Siria?
R. – Prima di tutto, l’interesse economico, che è molto importante, perché ci sono questi grandissimi pozzi di petrolio e di gas. Ma oltre a questo e legato all’elemento economico c’è la posizione geografica della Siria e il passaggio del gas: è la fonte di quel passaggio del gas che è argomento di discussione tra diversi Paesi. Poi, c’è l’elemento religioso: dal mio personale punto di vista è soltanto secondario. Il primo è l’elemento economico e legato a questo c’è un altro elemento imponente, che è quello del dominio, del potere: chi dovrà controllare tutto il Medio Oriente …

D. – Qual è la situazione sul campo?
R. – Sempre secondo il mio punto di vista, la Siria si trova divisa, oggi; divisa in diverse grandi parti. C’è a ovest la forza dell’esercito regolare, ma poi anche la parte della Russia, mentre nel nordest c’è la presenza di curdi e la presenza, anche, dell’Isis. Noi ad Aleppo, con la nostra posizione siamo al centro, nell’occhio del ciclone, a una distanza di 70 km dalla frontiera turca, lunga oltre 240 km, da dove passa oggi il 55% di questi gruppi militari.

D. – La Turchia, quindi, lascia passare questi gruppi paramilitari?
R. – Non sappiamo se con intenzione o se ha la difficoltà che ha dichiarato in passato di controllare tutta questa lunga frontiera. Ma il dato di fatto è che il 95% di questi gruppi militari organizzati, armati fino ai denti passano di là ogni volta che l’esercito regolare vuole fare qualche mossa.

D. – Chi sono questi gruppi paramilitiari? Chi li arma?
R. – E’ quella la domanda fa, oggi, a tutto il mondo e insiste molto su questo elemento. Perché un “mostro” – o diversi “mostri” di decine di migliaia di persone addestrate e organizzata e armate – un mostro simile non può essere creato senza un padre e una madre. E la domanda dell’origine è proprio questa. Oggi tantissimi Paesi fanno la guerra in delega: alcuni di questi Paesi fanno la delega a questi gruppi armati.

D. – Aleppo  in che situazione è, in questo momento?
R. – La città è divisa: da una parte, nella parte est, ci sono questi gruppi militari e dall’altra parte noi, come comunità cristiane, viviamo nella parte ovest con le diverse altre comunità, sia quella sunnita sia quella sciita, sia quella dei curdi, come abbiamo vissuto una volta. E questa parte ovest è controllata dall’esercito regolare, però è praticamente circondata da questi gruppi di militari che di continuo lanciano i missili sulla popolazione: sulle chiese, sulle moschee, sugli ospedali, sulle scuole e sulle abitazioni della povera gente e sulle strade.

D. – Chi ha interesse a cancellare la Siria?
R. – Direi che ci sono tante parti che hanno interesse. Posso dire soltanto che chi ha interesse di continuare questa guerra è in numero maggiore di chi ha interesse a fare la pace. Sono stati spesi miliardi e miliardi per far avanzare questa guerra. E quelli che hanno interesse in questa guerra, sono in numero maggiore di quelli che hanno interesse a far pace.

D. – Colpisce tutto il popolo siriano, non soltanto la popolazione cristiana…
R. – Certamente. Tante volte ci sentiamo bersaglio per esempio dei colpi di missili come popolo. Qualche volta, però, sentiamo un odio mirato contro i cristiani.

sabato 9 luglio 2016

Lettera da Aleppo, a ferro e fuoco

8 luglio '16: 24 civili morti tra cui 12 bambini e più di 140 feriti, per i missili lanciati dai miliziani jihadisti sulle zone governative della città.
Lettera dei Maristi di Aleppo 

La guerra ci invade.
Si siede a tavola con noi, entra nei nostri cuori e spiriti. Si invita nel nostro quotidiano e lo trasforma…
C’è la guerra
Ci annuncia la sofferenza e la morte. Ci annuncia che bisogna odiare, distruggere ponti e relazioni…
C’è la guerra
I suoi motori funzionano a pieno regime, i suoi tamburi hanno un suono forte
Viene a trasformare le nostre notti in un lampo e il calore dei nostri giorni in una fornace…
C’è la guerra
Sporca le nostre mani…
Obbliga tanti ragazzi che erano innocenti a prendere le armi, sparare, bombardare, uccidere e sopprimere l’altro…
C’è la guerra
Si è messa alla guida di marchingegni infernali
Viaggia verso destini di morte
Non si ferma
Vomita la morte e continua a marciare blaterando.
C’è la guerra
Raduna i giovani in camionette, stretti come scatole di sardine, ammucchiati, bruciati dalla voglia di uccidere. Non arriverà loro l’eco delle lacrime delle madri, delle urla dei bambini…
Giocheranno a fare gli eroi
Alcuni festeggeranno nelle ambulanze
Altri faranno festa coricati sulle rovine della non vita.
C’è la guerra.
Viene a dirci: «Non vi lascio, vi amo tanto, ho voglia di voi. Vi invito al mio banchetto, non perdete l’appuntamento.»
Ecco l’indirizzo: Aleppo, via della Vergogna, palazzo della Miseria, piano della Sofferenza.
La guerra è il nostro quotidiano.
Noi rifiutiamo di partecipare al suo banchetto. Scegliamo la vita. Scegliamo l’altro, nella sua miseria e nella sua volontà di vivere e sopravvivere.
Per ogni bambino, ogni donna e ogni uomo, per tutti coloro che soffrono a causa di questa guerra, scegliamo di tendere la nostra mano, costruire un ponte, abbattere un muro di vergogna e di esclusione. Scegliamo di dare, di darci. Scegliamo di essere strumento del dono di Dio. Scegliamo il sentiero che porta alla vita.

Mohammed è un bambino del progetto «Voglio imparare». Dalla fine dell’anno scolastico, lavora. Come tutti i giorni mi ha appena chiamato per avere nostre notizie. 
 Mercoledì 1 giugno 2016 (giornata mondiale di preghiera per i bambini siriani), ho scritto per lui il messaggio che segue.
«Ci hai appena rinfrancati, alla fonte della pace: “Buongiorno, vorrei parlare con frère George!”. Non dimenticherò mai la tua voce. Mi chiamavi per chiedere notizie, per sapere se stavamo bene. In realtà, avrei dovuto farlo io piuttosto. Chiamarti e chiederti: «Come avete passato la notte? Siete stati in cantina? Per caso è caduto un colpo di mortaio vicino alla vostra casa? Come stanno Omar e Doha? Hanno dormito? E tu, piccolo amico di dieci anni, come stai? Hai avuto di che mangiare oggi? Sei andato a prendere l’acqua per lavarvi e pulire la casa? Quanti bidoni hai portato? E il pane, chi è andato a cercarlo? E poi come fate per il gas?
So che stai lavorando. Non mi scandalizzo per questo. So che lavorando, tu e tuo fratello, aiutate la mamma. Lavorare tanto. Più di dieci ore al giorno. Da quando è finito il progetto educativo, tu lavori…Non oso dire niente. Per provvedere ai bisogni minimi della famiglia, dovete lavorare. Il tuo sorriso rimane. Illumini la nostra vita. Vieni a dirci la felicità del mondo. Vieni a rinfrancarci alla fonte della pace.
Buongiorno Mohammad, voglio annunciarti la buona novella: oggi sei presente nella preghiera di tanti amici. Non solo tu, ma tutti i bambini della Siria. Penso a Georges, il piccolo che è stato appena battezzato, a Elias che è stato ucciso da un mortaio, a Hussein che è andato via, lontano dall’inferno di Aleppo. Penso a Israa che era tanto triste quando ha dovuto lasciare la scuola materna dei maristi. Penso ai bambini che tutti i giorni vengono a mangiare da noi, a Moufid, sua mamma mi ha appena confidato che il piccolo ha una fobia che lo paralizza, penso agli uni o agli altri bambini epilettici e a tanti altri i cui genitori vengono a chiedere aiuto…Mohammed, tu e tanti altri, siete il centro del mondo. Molte persone nel mondo stanno pregando per voi in questo momento.
E noi i Maristi, che sogniamo con te un mondo di pace e giustizia, vogliamo dirtelo: per te continueremo il cammino della solidarietà; per te costruiremo un mondo senza guerre, faremo il possibile perché la tua vita sia un canto alla pace!»
Per lui, per i suoi genitori e per tante famiglie, queste scelte si traducono nei nostri diversi progetti.
I panieri alimentari sono regolarmente distribuiti. Ogni famiglia riceve anche un paniere sanitario e 4.000 lire che coprono l’abbonamento per un mese a un generatore di elettricità. All’inizio dell’estate ogni membro delle famiglie che seguiamo ha ricevuto un paio di calzature nuove.
Il progetto «civili feriti di guerra» ha potuto salvare in quest’ultimo mese molte persone colpite dai proiettili di mortaio piovuti in abbondanza.
Malgrado le difficoltà di approvvigionamento riguardo al latte, soprattutto quello per i bambini di meno di un anno, siamo riusciti ad assicurarlo regolarmente ai destinatari del programma «goccia di latte».
Molte famiglie vengono a chiederci un sostegno per trovare una casa in affitto, quando sono obbligate a lasciare il quartiere diventato troppo rischioso.
La città ha subito diverse penurie idriche. Le nostre quattro camionette percorrono i quartieri e distribuiscono periodicamente 500 litri per ogni appartamento.
Dopo un periodo di sosta per il mese del ramadan, il progetto «Mit» lancia un nuovo programma di formazione per i mesi di luglio e agosto.



I bambini di «Voglio imparare» hanno trascorso una settimana di vacanze in colonia. Per la prima volta.
I giovani adolescenti hanno ripreso le attività nel quadro del progetto «Skill School». Una possibilità di «sognare ed essere creativi».

Il 6 giugno abbiamo inaugurato il nostro nuovo Spazio-Estate dove tutti i pomeriggi un centinaio di famiglie viene da noi, a rinfrancarsi. I bambini usano il campo da giochi che abbiamo appena risistemato, gli adulti si ritrovano per respirare un po’ d’aria fresca, prendere un caffè e soprattutto stare in un luogo sicuro.


Voglio terminare con le parole di Frère Emili, il nostro superiore generale, il quale rivolto ai ragazzi della «Skill School» ha detto: 
«Voi, ragazzi, siete chiamati ad ascoltare i vostri cuori per scoprire quale sia il vostro sogno… Avete bisogno di momenti di silenzio. Non lasciate che i signori della guerra rubino i vostri sogni!»
Aleppo,  27 giugno 2016,

Frère Georges SABE
per i Maristi blu