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martedì 13 gennaio 2015

Piccoli Kouachi crescono: gli USA addestrano altri ribelli siriani


400328-01-08
Analisi Difesa,
9 gennaio 2015

Gli Stati Uniti e alcuni alleati cominceranno l’addestramento di altri 5mila miliziani “moderati” siriani a partire da questa primavera. Lo ha confermato il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby. Washington si aspetta di dare il via al training in stretto coordinamento con Turchia, Qatar e Arabia Saudita. “Stiamo proseguendo a lavorare con Ankara per pianificare gli sforzi congiunti al fine di formare ed equipaggiare le forze moderate dell’opposizione siriana” ha sottolineato Kirby aggiungendo che anche Doha e Riad fanno parte del gruppo, in quanto dovrebbero fornire strutture ad hoc.


A questo proposito è intervenuto il ministero degli Esteri turco, il quale ha annunciato che “l’accordo definitivo sul programma é molto vicino”. Il compito di selezionare il personale da addestrare e da assegnare a formazioni fidate è stato affidato al generale Michael Nagata (nella foto a sinistra), alla guida delle forze speciali del Central Command che negli ultimi mesi ha dato il via a una serie di colloqui con i vertici dell’opposizione moderata siriana.

Un incarico delicato se si considera che la gran parte dei miliziani moderati anti-Assad addestrati e armati da occidentali e arabi sono poi confluiti nelle formazioni dello Stato Islamico (nelle cui fila combatterono anche i fratelli Kouachi responsabili della strage di pirati al Charlie Hebdo) e del fronte qaedista al-Nusra.
Gli obiettivi dell’iniziativa di Washington restano infatti confusi i nuovi combattenti addestrati dalle forze speciali statunitensi dovrebbero contribuire a combattere il Califfato e al tempo stesso le forze regolari di Damasco, che costituiscono il principale nemico dello Stato Islamico. Abu Bakr al-Baghdadi  avrebbe intanto rafforzato il suo esercito in vista della battaglia per Mosul.


Nel settore di Mosul vi sarebbero infatti dai 30 ai 50 mila miliziani dell’IS, per la maggior parte iracheni. Lo ha rivelato il parlamentare Mowafaq Rubaie della Coalizione di Stato. “Lo scorso giugno, quando la formazione ha assunto il controllo della città – ha affermato – il numero dei terroristi nella zona era tra i tremila e i cinquemila.
Oggi, invece, varia dai 30 mila ai 50 mila. La maggioranza della forza combattente, la manovalanza, è locale. Ma la leadership – ha precisato – a livello medio e alto è straniera”. Rubaie ha motivato la crescita del numero dei fondamentalisti nella città, aumentata anche recentemente, a seguito di due fattori: il primo è che i capi jihadisti sono riusciti a fare il lavaggio del cervello a molte persone nell’area, soprattutto giovani, arruolandoli nelle loro fila.


Il secondo è da collegarsi all’offensiva di terra intrapresa nel paese dalle forze di sicurezza irachene, sostenute dai consiglieri militari e dalla componente aerea della Coalizione internazionale a guida Usa.  Mosul è vista, infatti, come la “capitale” del Califfato in Iraq, allo stesso modo di come Raqqa è considerata in Siria.
Per la formazione perderla significherebbe un danno di enormi proporzioni. Non solo dal punto di vista geostrategico, ma anche e soprattutto psicologico. “Perdere” un pezzo così importante dello “Stato Islamico” minerebbe la già indebolita capacità di reclutamento dei volontari e renderebbe “vulnerabile” la stessa ideologia alla base del concetto di Califfato.

http://www.analisidifesa.it/2015/01/piccoli-kaouchi-crescono-gli-usa-addestrano-altri-ribelli-siriani/


La Chiesa armena cattolica di Santa Rita ad Aleppo , colpita il 9 gennaio 2015, due ore dopo la Messa, da Jabath Al Nusra.  Nel dicembre 2012, il ministro degli esteri francese Laurent Fabius ha detto: "non capisco perché gli Stati Uniti hanno deciso di mettere il gruppo di  Jabath al Nusra  nella lista delle organizzazioni terroristiche perché, sul terreno, fanno un buon lavoro. Il capo della coalizione siriana (esercito siriano libero) è d'accordo con questa analisi."


Armenian Catholic Cathedral in Aleppo Bombed Hours Before Mass

http://armenianweekly.com/2015/01/10/cathedral-bombed/

sabato 10 gennaio 2015

Il regalo di Natale a Qara: qualche ora di elettricità ....



Qara, venerdì 2 gennaio 2015
Natale in Siria 2014

Per la quarta volta abbiamo celebrato il Natale in guerra. Quest'anno, ci ha offerto un cesto pieno di regali. La notizia che parrebbe più banale durante il periodo natalizio è stata una fonte di gioia: il 24 dicembre c'era l'elettricità da mezzogiorno fino alle 02:30  e il giorno di Natale da mezzogiorno fino alle 08:30 del giorno di Santo Stefano. Adesso, abbiamo  interruzioni elettriche solo durante la mattinata e nelle prime ore del pomeriggio. E così abbiamo potuto festeggiare il Natale in tutta la sua gloria e la venuta di Gesù Cristo come la Luce anche nel nostro mondo.

Abouna Georges, il sacerdote bizantino di Qara è venuto per la celebrazione della "paramonia" (veglia di Natale), cioè il lungo servizio delle "ore reali", così chiamato perché a quel tempo in Costantinopoli anche l’imperatore partecipava a questa veglia. Poi è seguita la prima Eucaristia di Natale con il nostro piccolo gruppo in grande solennità.
Quando siamo arrivati nel refettorio, c’era la grande sorpresa della presenza di Madre Agnes-Mariam e suor Carmel. Madre Agnes-Mariam però aveva un forte raffreddore. Si era prima fermata all'ospedale Der Attieh, perché riusciva a malapena a respirare
 Era stata invitata a Mosca da un movimento per la pace e ha avuto un incontro proficuo tra altri con Mikhail Bogdanov, l'inviato speciale per il Medio Oriente. A Mosca, sembra, ha preso questo brutto raffreddore. Nel frattempo, un pasto è stato preparato per tutto il gruppoinclusi alcuni rifugiati . Alle 23.00 ho celebrato la messa di mezzanotte e dopo abbiamo cantato con la comunità tutte le canzoni tradizionali di Natale in diverse lingue e da diversi paesi. Erano le 01:30 quando abbiamo iniziato il banchetto. E poi è arrivato anche "Baba Noel" con tutti i tipi di regali per tutti. Durante tutto l'anno, si osserva quello di cui ognuno ha bisogno per il suo lavoro o per se stessi e con il Natale arrivano le sorprese. E poi la elettricità se ne è andata e così siamo stati avvisati che era davvero il momento di andare a dormire.

Anche la comunità del villaggio era in festa. Per la prima volta un grande albero di Natale è stato posto e decorato in segno di solidarietà dei 20.000 musulmani con il piccolo gruppo di 200 cristiani. Anche Abouna George era stato invitato a tenere un breve discorso e ha paragonato l'albero di Natale con “l’albero della vita" al momento della creazione. Un altro evento unico: sono stati distribuiti biglietti con la bandiera siriana e nella zona bianca tra le due stelle c’era la Mezzaluna Rossa con dentro una croce. Uno dei nostri volontari ha detto di non aver mai visto prima questo collegamento con la Croce. Proprio in questi giorni sono stati effettivamente portati extra aiuti che sono stati imballati in seguito qui da uomini di Qara. I cristiani sono generalmente ben visti perché avevano fin dall'inizio della guerra la visione e l'atteggiamento giusto. I cristiani non si sono uniti alle azioni dei ribelli ed hanno anche rifiutato in modo radicale le notizie occidentali con la loro propaganda di guerra.
Madre Agnes Mariam è quasi guarita in un solo giorno. Il giorno di Natale c’era una messa bizantina guidata da Abouna Georges. Per tutto il pomeriggio e la sera abbiamo parlato, discusso, dibattuto, e abbiamo guardato sul cellulare immagini e filmati da Mosca, la città con le sue belle chiese e monasteri e la sua vita pubblica dove oggi si persegue sempre di più una linea di condotta etica. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, la Russia ha iniziato un ritorno alle sue radici e alla sua fede.

Nel frattempo, siamo stati occupati con due giornalisti italiani che volevano fare una lunga intervista con Madre Agnes-Mariam e anche realizzare una relazione dettagliata sulla vita nel monastero. Avevano anche seguito la madre nelle sue conferenze in USA. Sono giornalisti e registi indipendenti, che non riuscivano a trovare nessuno interessato verso la vera storia di ciò che sta accadendo in Siria. Apparentemente la verità interessa solo a poca gente. Alla fine hanno deciso di autofinanziarsi. Fin dall’inizio, i due giovani si sono sentiti qui a casa e hanno anche filmato quasi tutto.
E poi le relazioni sulla TV siriana! Due giorni prima era già stato trasmesso un (vecchio) bellissimo documentario sul nostro monastero. Con un po' di nostalgia, abbiamo guardato le vicende di Mar Yakub prima della guerra. Poi è arrivata qui una troupe televisiva siriana che ha fatto registrazioni per mostrare come il Natale è celebrato qui nel Qalamoun liberato. A Natale abbiamo visto questo film ed interpretato come un segno di speranza, vita, luce e gioia, in mezzo a tante difficoltà e sofferenze. Oggi chiese vengono riparate o ricostruite
Anche in Maaloula, un piccolo gruppo di cristiani è tornato e ha celebrato la festa di Natale. Nelle interviste suona spesso una parola di ringraziamento all'esercito. Tanti ragazzi normali e anche semplici miliziani hanno dato la loro vita per la protezione della popolazione.


Le trasmissioni ufficiali delle celebrazioni natalizie sono notevoli. Oriente e Occidente hanno una  loro propria ricchezza, ma la liturgia bizantina è particolarmente ricca. In Occidente hanno mantenuto l'unità della fede per mezzo di una lingua, cioè il latino. Ed è proprio impressionante quando in Piazza San Pietro a Roma, con i pellegrini provenienti da tutto il mondo, si prega tutti insieme il Padre Nostro in latino. Tuttavia, l'Oriente non si è mai aggrappato a una sola lingua, ma la sua liturgia, sempre e ovunque, è celebrata nella lingua del popolo. L'unità della fede è molto più profondo di quanto sia il segno esteriore della lingua...

padre Daniel 

(traduzione A. Wilking)

giovedì 8 gennaio 2015

Non la satira, ma la verità saranno argine alla violenza

Fra Ibrahim è un frate siriano. Ha lasciato la sua terra anni fa, per seguire la sua vocazione e formarsi in Italia.
Oggi, proprio per la sua vocazione, torna nella sua terra, per lottare per la pace. Per portare speranza.




Il nostro augurio è che ognuno di noi possa raggiungere e mantenere il medesimo stupendo rapporto che fra Ibrahim ha con Dio e vivere in pienezza la propria Vocazione, qualunque essa sia ....

BUON 2015 da Piccoli Passi Possibili 


Per sostenere Fra Ibrahim nella sua missione, è possibile contattarlo qui: francescovai@hotmail.com.
Se voleste contribuire economicamente, le coordinate bancarie sono le seguenti:
- istituto bancario: Banca Carige, Agenzia 11 (Roma);
- nome beneficiario: "Delegazione di Terra Santa (Custodia di Terra Santa);
- iban: IT48A0343105018000000155180;
- causale: pro parrocchia Aleppo.

http://www.piccolipassipossibili.it/


Pietà non è condivisione. 

Che cosa ci impedirà di bestemmiare?


Cultura Cattolica, mercoledì 7 gennaio 2015

Scrivo sconvolto dall’orrore della notizia di oggi: alcuni redattori del giornale satirico «Charlie Hébdo» sono stati assassinati da un commando terrorista islamico. Avevano «offeso» l’Islam, e Maometto. Come altre volte avevano offeso la fede cattolica, pubblicando vignette blasfeme sulla Santa Trinità. Ora lo sdegno è corale, e moltissimi si rendono conto della gravità della situazione.

Affido, personalmente, alla misericordia di Dio questi uomini. Ma mi chiedo con dolore se ci rendiamo conto dove stiamo andando.
Fino a quando terremo gli occhi chiusi, accetteremo imbelli che ciò che di più prezioso ha l’uomo, la sua fede, venga irriso impunemente? O dovremo aspettare che chi non ha la nostra cura per la libertà faccia, a modo suo, giustizia? Così che non un codice di autoregolamentazione e rispetto abbiano a suggerirci il rispetto delle convinzioni altrui, ma la minaccia, la violenza e l’assassinio. Non è eroismo dissacrare le convinzioni degli uomini! Non è eroismo pubblicare vignette blasfeme! Non è eroismo deridere e pubblicare immagini che violano la coscienza profonda degli uomini!
Così qui in occidente assistiamo alla gaia derisione dei valori più sacri, vediamo distruggere la coscienza dei piccoli, ospitiamo convinti di fare esercizio di cultura chi mina la sacralità della vita e della famiglia, esibendo l’immoralità come conquista di libertà.
E poi vediamo l’orrore della brutalità scatenarsi nelle nostre città. Forse è giunto il momento di aprire gli occhi e cercare di costruire spazi di ascolto, di riguardo, di confronto con tutti.
Ho guardato sul web: quanti esprimono la loro solidarietà e il loro disappunto. «Io sono Charlie» campeggia ovunque.

No, io non riesco ad esprimermi così. Ho orrore e disgusto e disprezzo per coloro che hanno ucciso a sangue freddo questi uomini. E questo rivela la loro cultura, disumana. Ma chiedo che la libertà invocata giustamente sia nutrita da un lavoro di creazione di modalità di accoglienza di tutti.
È vero, l’islam – e lo vediamo per quanto accade sotto i nostri occhi contro i cristiani – non è religione di pace. La spada non è solo metafora di un impegno a combattere il male con le armi spirituali. La libertà religiosa e di pensiero non sono valori apprezzati, anzi.
Ma è pur vero che noi siamo in un contesto in cui l’uomo sta morendo. Il pensiero degli altri non viene più rispettato. Si cerca di manipolare – attraverso tutti i mezzi a nostra disposizione – la verità. Chissà se invece che esprimere reazioni alla violenza cieca sappiamo trovare l’antidoto reale, quell’antidoto che nel mondo l’ha portato nostro Signore! In questo mondo dell’odio e della menzogna, non saranno le nostre urla di indignazione a cambiare la realtà, ma solo una presenza libera di bene, offerta a tutti gli uomini.
Sarà la cieca violenza che ci tratterrà dalla bestemmia? La nostra cultura dalle radici cristiane ha risorse più vere per creare la «civiltà dell’amore»!

http://www.culturacattolica.it/default.asp?id=17&id_n=36679

lunedì 5 gennaio 2015

Aleppo : si manifesti, Signore, la tua salvezza!


Dal Diario di viaggio ‘NoëlpourlaSyrie’ di SOS CHRETIENS D’ORIENT
Festa dell'Epifania

Partenza da Damasco alle 06.00 per raggiungere la città di Aleppo,  a nord-ovest della Siria.

 Il percorso è studiato bene prima della partenza: è impossibile collegare le due città attraverso l’ autostrada, alcuni tratti della quale  sono controllati  da gruppi armati.
 L’ingresso nella grande città di Aleppo (3 milioni di abitanti) si fa dalla piccola strada che è l'ultimo passaggio che collega la città al resto del Siria...
 La città è tagliata in due e la magnifica cittadella segna la linea del fronte: l’est della città è nelle mani dei "ribelli" ed è assolutamente impossibile raggiungere l'ovest senza fare tutto il giro della provincia...

Siamo accolti in Aleppo dal deputato Pierre Merjaneh che ci offre il ritratto di una città sfigurata dalla guerra: dal 23 dicembre, i residenti non ricevono né acqua né elettricità, le due essendo controllate dai gruppi armati di opposizione.
 Neppure si trova più carburante, a causa  in primo luogo delle sanzioni internazionali, che hanno significativamente ridotto il rifornimento nel Paese,  e per la difficoltà di raggiungere Aleppo, preda di combattimenti costanti  tra l'esercito siriano e i gruppi dell'opposizione .

Andiamo a incontrare le suore dell'ospedale Saint Louis, che opera da qualche tempo al rallentatore: il generatore che permette di bypassare la mancanza di elettricità è troppo potente e consuma un sacco di carburante. Non può continuare a lavorare permanentemente: ci vorrebbero 1000 litri di carburante al giorno, sapendo che esso costa  ormai 155 lire siriane per litro (era 20 lire siriane prima della guerra)... E non solo è costoso, ma soprattutto troppo raro a causa delle  sanzioni contro la Siria...


 Pierre Merjaneh commenta la situazione: "parlano di sanzioni economiche, ma sono in realtà sanzioni umanitarie "... 
In un ospedale pubblico della città, tre pazienti sotto assistenza respiratoria sono di fatto morti a causa dell'impossibilità di mettere il generatore in funzione a causa della scarsità di carburante...

 Questo è ciò che spossa e inquieta le suore dell'ospedale.
 Il laboratorio dell'ospedale è stato allo stesso modo chiuso. Il materiale c'è, ma gli specialisti hanno lasciato la città.
 "L’emigrazione è catastrofica per la città di Aleppo" commenta una suora, che precisa che i cristiani che hanno lasciato la città o anche il Paese sono molto numerosi . Se i gruppi armati riuscissero permanentemente a tagliare l'ultima strada che collega al resto della Siria Aleppo, i residenti non potrebbero più fuggire...  
Tutti sono preoccupati, i cristiani forse anche più degli altri.
 Una giovane aleppina, capo delle guide,  illustra drammaticamente questa preoccupazione: "Eravamo 150 guide prima della guerra, ora non ce ne sono più di 40...Tutti gli altri sono fuggiti da questa situazione.”

 Dall’altro lato dell'ospedale, è il blocco della chirurgia che è spento: le sorelle accendono solo in caso di emergenza a causa della mancanza di energia elettrica.

 Ma la situazione è ugualmente  difficile per i loro pazienti: alcuni che venivano  dai villaggi vicini, situati a pochi chilometri da Aleppo sono ora obbligati a fare tutto il giro della provincia per raggiungere l’ ovest della città.
 "Aleppo è la nuova Berlino e il mondo intero tace...", deplora una Sorella, che racconta una storia recente : "Dei pazienti ci hanno chiamati alle 3 del mattino e normalmente ci mettono una buona ora per arrivare all'ospedale... Sono arrivati alle 16, dopo aver fatto una deviazione enorme! Vi rendete conto? "

La cappella delle suore è divenuta impossibile da illuminare...   Essa pertanto è stata trasferita al centro dell'ospedale, più piccola e di più facile accesso, consente quindi alle suore a pregare.

 Sulle pareti: un Rosario e una croce fatta da una delle sorelle con le pallottole che hanno raggiunto  l’ ospedale...

 "Pregare e sperare! Non abbiamo di meglio da fare nè da proporre ", ci dice,  prima di incoraggiare  SOS Chrétiens d’Orient a fare lo stesso per la Siria...


 Aspettando impazienti la pace, come tutti i Siriani, le suore continuano a far funzionare pazientemente e nel modo più efficace possibile l'ospedale di cui si prendono cura...

(traduzione dal francese di FMG)