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giovedì 20 marzo 2014

Nulla - della cultura siriana pre-cristiana, cristiana, islamica - è risparmiato

Le tombe dell'antica Palmyra, preda dei saccheggiatori



ASSAWRA,  Lunedi, 17 Marzo, 2014 

Il luogo più bello in Siria, l'antica  Palmyra, porta le cicatrici di recenti combattimenti, ma sono soprattutto le magnifiche tombe la preda dei saccheggiatori.
Situata a 210 km a nord est di Damasco, la "perla del deserto" , iscritta dall'UNESCO come Patrimonio Mondiale dell'Umanità, conserva la sua bellezza benchè il tempio di Baal abbia subito alcuni danni a causa di scambi di artiglieria tra esercito e ribelli.
"I gruppi armati si sono installati  nel mese di febbraio 2013 nell'immenso palmeto a sud di Palmyra e hanno occupato il sito fino a quando ne sono stati cacciati dell'esercito nel settembre dello stesso anno ", ha detto a AFP Mohammad al-Assad, 44 anni,  funzionario  del Servizio delle 
Antichità .

"A partire dai frutteti dove si annidavano, sparavano sulla città e alcuni obus hanno  danneggiato alcuni punti del tempio situato nel mezzo", aggiunge.



La parete orientale del tempio ellenistico di Baal, l'edificio più imponente della città, è segnato da diverse macchie biancastre dove la pietra è stata graffiata dalle granate. Colpi di mortaio hanno danneggiato una delle aperture e l'architrave che poggia su otto colonne con alberi scanalati.
Il muro di cinta ha sofferto in più punti. Tre pilastri del colonnato a sud del tempio sono stati smembrati, i loro capitelli corinzi giacciono a terra. Ma gli altri monumenti non sono stati colpiti dai combattimenti.


Secondo Assad, i ribelli hanno saccheggiato la casa di missioni archeologiche adiacenti al tempio, ma il peggio è stato il saccheggio delle tombe meravigliose.
A ovest della città, nella Valle delle tombe, la necropoli si estende per un chilometro. E' là dove i ricchi Palmyreni avevano costruito una serie di tombe sontuosamente decorate.
Al Museo di Palmyra, il direttore Khalil al-Hariri mostra tre stele di calcare e  parti di sarcofagi scolpiti ad alto-rilievo con personaggi e bambini. "Erano stati tagliati con una motosega. Li abbiamo recuperati due giorni fa nel seminterrato di una casa", spiega.
Come sono state saccheggiate le tombe? Non sa niente. "Ci sono circa 500 tombe, di cui solo 200 sono stati scavate dagli archeologi. È in quelle che non lo erano che i ladri hanno fatto il loro sporco lavoro", dice.
Il suo unico punto di riferimento, è il bottino trovato. "Da quando l'esercito ha ripreso il controllo della regione ho recuperato 130 pezzi, ma non sono in grado di dire a quante tombe appartenevano perchè i ladri hanno avuto cura di richiuderle".


Oltre ai sarcofagi, vi sono i busti dei morti in costume greco-romano e decorazioni murali in stile palmireno.

Nel discorso ufficiale, sono gli "uomini armati" o "terroristi" che volevano spogliare il paese "vendendo a buon mercato la nostra cultura e le nostre radici."  In realtà, e il signor Hariri lo riconosce a mezza voce, anche alcuni abitanti hanno approfittato della confusione per entrare in possesso dei pezzi, tutti ne conoscono il valore. 
"La polizia li ha trovati qui, nelle case, nei frutteti e nel resto del paese. Quindici sono stati anche scoperti all'aeroporto di Beirut, pronti a prendere il volo per l'estero ", ha detto. 




Le Nazioni Unite hanno esortato le parti in conflitto a proteggere "il ricco patrimonio culturale strappato a brandelli" da tre anni di guerra. Davanti al "saccheggio sistematico" dei siti archeologici, ha consigliato ai professionisti del 
commercio dell'arte e alle dogane "di diffidare di oggetti d'arte siriani che potrebbero essere stati rubati."

Faisal al-Sharif, capo del Comune, non ha più visto un turista dal settembre 2011, sei mesi dopo l'inizio della rivolta contro il regime di Bashar Assad.
"Ce n'erano 250.000  all' anno, poi improvvisamente più niente. Sugli 85.000 abitanti, 5000 lavoravano in alberghi, ristoranti, possedevano negozi, organizzavano gite nel deserto sotto le tende, erano impiegati come autista o guida ", lamenta quest'uomo di  57 anni.
I 16 stabilimenti della città sono tutti chiusi. Per quanto riguarda il  'Zenobia', il leggendario hotel costruito nel 1920 da un 
avventuriero francese e situato nel sito archeologico, è stato saccheggiato e a metà bruciato.

"Speriamo che la tempesta finisca e che i turisti tornino presto" , sospira.

http://www.assawra.info/spip.php?article6471

Yabrud, dove i ribelli hanno bruciato il Vangelo e cavato gli occhi alle immagini di santi 








Tempi, 19 marzo 2014

Era una cittadina molto ricca Yabrud, in Siria, poco lontano dal confine col Libano. E qui dove c’è la più antica chiesa del paese, domenica sono entrate le milizie di Bashar al-Assad, che, dopo una dura offensiva contro i ribelli, si sono impossessate della città. È il reporter britannico Robert Fisk a raccontare la situazione dal villaggio alle porte di Damasco dalle colonne del The Independent, dipingendo un paese distrutto dai combattimenti e vandalizzato dai ribelli. Fisk, celebre reporter, simpatie a sinistra, descrive la situazione della chiesa greco-cattolica di Nostra Signora , diventata «un luogo di vergogna, di copie bruciate del Nuovo Testamento, dipinti squarciati coi coltelli – molti giacciono ridotti in strisce di tessuto d’oro e rosse, di fianco alla croce dell’altare distrutta -, i mosaici staccati dal muro. Gli scettici potrebbero chiedere se è stato il regime a compiere questo atto sacrilego, a vantaggio delle macchine fotografiche, ma ci sarebbero volute settimane per distruggere questo luogo di preghiera con le sue antiche colonne, e per aver cavato gli occhi dai mosaici dei santi».



PER LE VIE DEL PAESE. Tredici giorni di combattimento si vedono sui muri degli edifici di Yabrud, trivellati in più punti, tra strade ricoperte di proiettili usati. Guardando gli edifici religiosi saccheggiati dagli islamisti, annota Fisk: «C’è da chiedersi quando la Siria riuscirà a ricostruire le relazioni tra musulmani e cristiani dopo un tale vandalismo. Forse la risposta è mai, sebbene in un atto di immenso coraggio i civili musulmani di questa antica città abbiano protetto i vicini di casa cristiani fino alla fine».
Riportando le voci dei cittadini di Yabrud, Fisk narra che i ribelli di Al-Nusra hanno obbligato la gente a pagare prezzo esorbitanti per il cibo e ai cristiani chiesto di sborsare una tassa maggiore, a causa della loro fede. E gran parte dei viveri, raccontano i testimoni di Fisk, erano aiuti umanitari dell’Onu, arrivati dai campi profughi al di là del confine del Libano.
I soldati dell’esercito hanno l’aria stanca ma anche di chi sente vicina la vittoria. Raccontano di aver frugato nelle tasche dei nemici che hanno ucciso: hanno trovato documenti egiziani e degli Emirati Arabi.

La Chiesa di Nostra Signora della Liberazione di Yabroud, la più antica della Siria: com'era




On the march with Assad’s army: ‘Unusually, the Syrian army took rebel prisoners. Ominously, I saw none’
In the first dispatch from Syria, Robert Fisk reports from the town of Yabroud – reoccupied at the weekend  by government forces – and witnesses the destruction and trauma caused by a brutal civil war

The Independent , Monday 17 March 2014   - di Robert Fisk

http://www.independent.co.uk/voices/comment/on-the-march-with-assads-army-unusually-the-syrian-army-took-rebel-prisoners-ominously-i-saw-none-9198188.html












"Pas une seule strate de la culture syrienne -pré-chrétienne, chrétienne, islamique- n'est épargnée"

L'ONU lance, à nouveau, un cri d'alarme pour le patrimoine syrien.

mercoledì 19 marzo 2014

Inizia l'offensiva di primavera?

19-03-14: Aerei da guerra israeliani bombardano postazioni militari siriane nel Golan 

US suspends diplomatic relations with Syria

Washington tells the Syrian government to immediately suspend its diplomatic and consular missions in the United States.

readhttp://www.aljazeera.com/news/middleeast/2014/03/us-suspends-diplomatic-relations-with-syria-2014318153828980578.html

Report: Syrian opposition willing to trade Golan claims for Israeli military support

Top opposition official tells Al Arab newspaper militant groups want Israel to enforce a no-fly zone.



'Per stare sempre dalla parte giusta della storia' 


di PATRIZIO RICCI 

"La Siria è in balia di potenze straniere: sono ben 83 i Paesi che vi inviano terroristi a combattere. Prima la popolazione conviveva pacificamente, oggi non più. Subisce violenze e morte. Perché? Perché questi Paesi li mandano qui da noi? Perché non ci lasciano in pace? Tutto questo è contro l’umanità, contro tutte le religioni, contro la civiltà. Questa che si sta combattendo non è una guerra civile. Chi ha seminato questa guerra ora trovi una soluzione che non sia militare ma pacifica e di dialogo come auspicato in più interventi da Papa Francesco".
E' il grido rimasto inascoltato che monsignor Joseph Arnaouti vescovo armeno cattolico di Damasco ha affidato all'agenzia SIR.

E' chiaro mons. Arnouti: accanto a uomini che come lui condividono i bisogni, c'è chi pensa di stare sempre 'dalla parte giusta della storia' e di prendere perciò le decisioni giuste. Così accanto agli aiuti umanitari che stentano ad arrivare in maniera sufficiente o alla denuncia di crimini sempre più efferati, ora si ha una nuova idea: imprimere una nuova spinta alla guerra.
Al sud della Siria fervono i preparativi: è in corso uno sforzo congiunto tra Stati Uniti, Arabia Saudita e Giordania, pronti a dar vita all'offensiva dei 'ribelli' con obiettivo Damasco. Già dalla fine dei colloqui di pace Ginevra 2 erano già all'opera. L'attività era frenetica: quando ancora la Conferenza di pace non era ancora terminata, il Congresso americano, a porte chiuse, aveva già approvato il riarmo dei ribelli (interrotto per un breve periodo per timore che non finissero in mano ad al-Nusra ed ISIS).

Come sappiamo, i colloqui di Ginevra si sono risolti senza successo ed il segretario di Stato Kerry ha fatto di tutto per farli naufragare. Ma successivamente negli Stati Uniti si è svolta un'altra serie di incontri. E questi hanno avuto successo: protagonisti sono stati il consigliere per la sicurezza nazionale Susan Rice, Barack Obama, e il principe Mohammed bin Nayef, ministro degli Interni saudita responsabile dei programmi di azione sotto copertura in Siria. Erano presenti anche i responsabili dello spionaggio della Turchia, Qatar, Giordania e altri principali potenze regionali che hanno sostenuto l'opposizione armata. Alla fine si è deciso di rifornire i ribelli 'più moderati' dell'ESL (Esercito Siriano Libero) degli armamenti più sofisticati: una potenza distruttiva all'avanguardia alla quale non mancheranno i sistema d'arma antiaerei e quelli anticarro. Gli sforzi bellici saranno concentrati a sud della Siria.
A fine mese Obama si recherà nuovamente ad incontrare i reali sauditi a Riyadh, per fare il punto della situazione su Siria e Iran. La Giordania ha del tutto sostituito la Turchia come maggiore base arretrata dei ribelli dove possono contare sull'appoggio logistico degli americani, presenti in forze. I miliziani dell'ESL potranno compiere dal territorio giordano infiltrazioni ed esfiltrazioni, sicuri della protezione del confine. Il quotidiano israeliano Haretz riferisce che "ogni mese, tra i 200 e i 250 soldati combattenti subiscono esercizi base di addestramento delle forze speciali giordane 'vicino alla città di Salt".

Gli Stati Uniti stanno provvedendo ad allargare le strade per il deflusso delle forze 'ribelli' in Siria, in modo che possano transitare anche carri armati. Il quotidiano Haretz, riferisce che "gli Stati Uniti stanno costruendo piste per aerei da ricognizione nei pressi del confine tra la Giordania e la Siria. Utilizzando queste piste , nelle ultime settimane, l'Arabia Saudita ha fatto pervenire via aerea armi e munizioni acquistate in Ucraina per le basi ribelli in Giordania.
Contemporaneamente, sono giunti via terra convogli di cibo e tende per l'utilizzo da parte di nuovi profughi che continuano a giungere in Giordania. Giacché tutto si svolge in 'casa giordana' Stati Uniti e l'Arabia Saudita hanno pensato bene di avvicendare il comandante dell'Esercito Siriano Libero (Salim Idris) con Abdul-Ilah al-Bashir, persona vicina e gradita a sua altezza Re Abdullah. Da parte sua, anche Israele sta dando il suo contributo 'alla causa' degli estremisti islamici. Gli aerei con la stella di Davide hanno bombardato a più riprese obiettivi strategici in territorio siriano, indebolendo Hezbollah e l'esercito siriano. Gli israeliani in almeno 4 occasioni hanno anche provveduto ad accecare con dispositivi di guerra elettronica le comunicazioni tra le unità siriane combattenti.

Si stanno realizzando i presagi più funesti, quelli che abbiamo scansato perché troppo semplicistici: chi ha pensato che ciò che anima le superpotenze sono gli alti ideali, la moderazione, il dialogo, si dovrà presto ricredere.

E' evidente che questa nuova accelerazione è voluta dall'amministrazione Obama frustrata dal duro 'affronto' russo in Crimea. Gli occhi si sono voltati furtivi verso la Siria, giurando di 'dare una lezione ai russi'. E' un fatto di immagine alla quale non si vuol rinunciare. Ora, il suolo siriano con ogni probabilità diventerà terreno di scontro per un 'regolamento di conti' e per una 'dimostrazione di forza' che non ha nulla a che vedere con la situazione reale e con i bisogni della gente. Assassini, devastazioni e sofferenze inaudite, non possono avere nessuna giustificazione né legittimazione futura. Si potrà ridipingere tutto ciò è accaduto come qualcosa d'altro, ma non sarà mai nient'altro che crimine, razzia delle risorse e sete di potere.

http://www.laperfettaletizia.com/2014/03/siria-fare-loffensiva-di-primavera.html

martedì 18 marzo 2014

I Vescovi cattolici siriani: “Noi dichiariamo il nostro rifiuto di ogni forma di estremismo, takfirismo, omicidio ed estorsione”



DICHIARAZIONE DELL’ASSEMBLEA  DELLA GERARCHIA CATTOLICA DI SIRIA  

12 –3- 2014

L'Assemblea della Gerarchia Cattolica di Siria ha tenuto la sua sessione primaverile nel corso di un giorno, il 12 marzo 2014. A causa delle condizioni di viaggio difficili all'interno della Siria, l'Assemblea si è tenuta presso la residenza patriarcale melchita greco-cattolica in Rabweh (Antelias, Libano.)
L’Assemblea era presieduta da S.B. Gregorios III, in presenza S.B. Ignatius Youssef III Younan, Patriarca di Antiochia dei Siro-Cattolici e di S.E. Mons Mario Zenari Nunzio Apostolico in Siria e delle Eccellenze  membri dell’Assemblea.
L'Assemblea ha affrontato il programma preparato dal corepiscopo Mounir Sakkal, Segretario dell'Assemblea. Alla fine della riunione, l'Assemblea ha pubblicato il seguente comunicato stampa:

1 - La crisi siriana è ormai al suo quarto anno. La nostra situazione può essere descritta con le parole di Costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II: "Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, soprattutto quelli che sono poveri o in qualsiasi modo soffrono, sono le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo. Infatti, non vi è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore ".

2 - Preghiamo per il riposo di tutte le vittime. Noi preghiamo per la guarigione di tutti i malati, per i feriti, i disabili e per gli emarginati ed in difficoltà. Ricordiamo i rapiti, in particolare i nostri due fratelli vescovi , Youhanna Ibrahim e Boulos Yazagi, i due preti, Michael Kayyal e Ishaq Mahfouz, e molti altri figli e figlie delle nostre parrocchie.

3 - Noi dichiariamo il nostro rifiuto di ogni forma di estremismo, takfirismo , omicidi ed estorsione, e di tutti gli attacchi contro le persone e gli edifici. Condanniamo gli attacchi ai luoghi di culto, siano chiese o moschee. Il numero di chiese danneggiate o distrutte di tutte le confessioni è oggi circa un centinaio.

4 – Affermiamo la nostra solidarietà con il nostro amato paese, la Siria, popolo e  governo. Sosteniamo tutti gli sforzi verso una soluzione pacifica, giusta e rapida alla crisi, in particolare attraverso una continuazione dei colloqui di Ginevra. Noi vogliamo una Siria unita, libera, democratica e pluralista , con gli stessi criteri di cittadinanza per tutti, e vogliamo una vita degna per tutti i componenti della società siriana, qualunque sia il loro partito.

5 - In occasione della Grande e Santa Quaresima, invitiamo i nostri figli e figlie a digiunare e dar prova di solidarietà, carità e collaborazione per alleviare le sofferenze delle persone sfollate, internamente ed esternamente al Paese. Abbiamo bisogno della grazia di digiuno, della preghiera, della forza dello spirito, della fede, della speranza e della carità. Non dobbiamo soccombere a sentimenti di disperazione, di frustrazione e  paura, nonostante la nostra tragica, terribile sofferenza che aumenta ogni giorno . Ascoltiamo  la voce del Santo Padre Francesco e lo ringraziamo per il suo sostegno, l'amore e le preghiere per la Siria. Egli ci dice: "Cerchiamo di non perdere mai il coraggio della preghiera!” . Dice anche: "Non dobbiamo mai lasciare che la fiamma della speranza si spenga nei nostri cuori!". Chiediamo a tutti di far sì che durante la Grande Quaresima,  nell'intera Siria specialmente  tra i  cristiani,  tante mani siano alzate in preghiera. Che la Quaresima susciti in noi  i sentimenti e la forza della speranza !

6 - Noi supplichiamo il Signore di  condurre il nostro cammino di croce tragico e cruento  verso l'alba e la gioia della Santa Resurrezione. Che  la Siria torni al suo antico stato, alla pace, la sicurezza, l'amore, la gentilezza, la comunicazione, la comunione, il rispetto reciproco, la convivenza, e una vita degna per tutti i cittadini.

7 - Ci appelliamo a tutti i cittadini, chiedendo loro di lavorare per la pace con tutti i mezzi, sia a livello locale che internazionale,  insistendo  sul cessate il fuoco, il dialogo, la riconciliazione e la ricostruzione. Noi tutti abbiamo la responsabilità di lavorare seriamente per la pace.

8 – Rivolgiamo un particolare ringraziamento  a Sua Santità Papa Francesco  e gli rivolgiamo le nostre  felicitazioni per il primo anniversario del suo pontificato. Ringraziamo anche tutte le  istituzioni internazionali (soprattutto cattoliche) per il sostegno offerto con l'obiettivo di alleviare le sofferenze di tutti i cittadini siriani.

Che la Vergine Maria, Nostra Signora di Damasco e Nostra Signora di  Saidnaya, e di tutti gli altri luoghi mariani di pellegrinaggio, tenga  la Siria sotto la sua protezione: sia Lei a diffondere la pace e l'amore in tutto il paese. Facciamo appello alla coscienza di tutti i popoli, e in particolare quei paesi in grado di giocare un ruolo decisivo nella crisi siriana, di trovare un modo per porre fine alla crisi.

Con la Chiesa noi preghiamo, "Commemorando la nostra santissima, purissima, la  beatissima e gloriosa Signora, la Madre di Dio e sempre Vergine Maria, con tutti i Santi, affidiamo noi stessi e gli uni gli altri e tutta la nostra vita a Cristo nostro Dio ".

Con il Signore diciamo ai figli e alle figlie delle nostre parrocchie:
"Non temere, piccolo gregge!
Sii luce, sale e lievito! "

+ Gregorios III
Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme


Presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica di Siria. 


“Un pace giusta!”: profonda solidarietà della Chiesa indiana con il popolo della Siria


Agenzia Fides - 12/3/2014
New Delhi – “Tre anni di conflitto in Siria hanno letteralmente devastato e distrutto la vostra vita e i vostri sogni. E’ stato pagato un tributo di oltre 100.000 vite, migliaia di mutilati e feriti muoiono di fame, milioni di persone sono dovute fuggire dal paese. Il nostro cuore va a voi, a tutta la popolazione civile, in particolare alle donne, ai bambini e agli anziani che sono le vittime più vulnerabili della violenza. Nel bel mezzo di questa violenza cieca, i vostri cuori siano speranza e desiderio di pace. E’ per questo che noi, in profonda solidarietà con voi, preghiamo sinceramente”: così recita l’appello accorato diffuso dalla Commissione per la Giustizia, la pace e lo sviluppo, della Conferenza Episcopale dell'India, inviato all’Agenzia Fides. 

Il testo, firmato da p. Charles Irudayam, ricorda l’esortazione di pace pronunciata da Papa Francesco, durante la veglia di preghiera per la Pace in Siria, il 7 settembre 2013. 
La Chiesa indiana esorta a “sostituire il linguaggio della morte”, che è la violenza, “con il linguaggio dell'amore e della vita”, che è quello parlato da Gesù Cristo, vincitore del peccato e della morte. “La sua risurrezione conferma la nostra speranza che la vita trionferà sulla morte, e la pace sulla guerra”, nota l’appello giunto a Fides. 
Invocando “una pace giusta per la Siria”, il testo conclude: “Possano tutti coloro che sono responsabili dell'attuale situazione, compiere scelte di pace! Possano tutti gli attori in campo rendersi conto che la pace vale più di ogni cosa. Dio, autore e fonte della vera pace, guidi i cuori dei leader perchè è giunto il momento di rinunciare alla violenza e di dare una possibilità alla pace”. 

http://www.fides.org/it/news/54789-ASIA_INDIA_Un_pace_giusta_profonda_solidarieta_della_Chiesa_con_il_popolo_della_Siria#.UyCm9kaYbwp

domenica 16 marzo 2014

Lettera aperta a tutti gli amici non-arabi di Nostra Signora di Soufanieh in tutto il mondo

E' un prete arabo, un discendente della prima Chiesa in Siria, che vi scrive  


di Padre ‎Elias Zahlawi


DAMASCO, 22 FEBBRAIO 2014





Grazie alla Madonna di Soufanieh , abbiamo avuto il piacere di conoscerci , a Damasco , e poi nei vostri rispettivi paesi: Canada, Stati Uniti, Europa, Australia , Russia, Ucraina e Slovacchia.

Una corrispondenza infinita e una preghiera fraterna hanno nutrito, per molti anni, il nostro rapporto e la nostra amicizia.

Poco a poco, i vostri pellegrini, i vostri sacerdoti, i vostri religiosi, i vostri Vescovi, i vostri giornalisti televisivi, i vostri medici, i vostri teologi, i vostri psicoanalisti e psicologi, hanno finito per diventare i  testimoni, anche gli apostoli di questo fenomeno spirituale .

La Siria, evidentemente, vi stava a cuore. Alcuni di voi non hanno mancato di dichiarare davanti ai vostrI cameramen della televisione,  che vi si sentivano più al sicuro che non nei loro stessi paesi.

Ancor più, alcuni hanno mostrato la loro appartenenza alla Siria come alla loro seconda patria.

Improvvisamente, questa stessa Siria è diventata , ormai da quasi tre anni, la bestia nera universale, che si deve a tutti i costi abbattere.

Improvvisamente, tutti i moderni Erode cospirano contro di essa, ignorando tutte le anomale contraddizioni, presenti e future, che si evidenziano tra loro, antinomie sia politiche che economiche, sociali e culturali.

Un ostracismo universale senza precedenti viene organizzato "spontaneamente" contro di lei da non meno  che 140 paesi!

Tutti i "responsabili" di tutti gli organismi internazionali, originariamente creati per far regnare la giustizia e la pace nel mondo, presto sono  diventati dei "clown da circo" al servizio dei "Maestri dell'Ombra" che solo gli sciocchi ignorano o insistono ad ignorare.

Una guerra mediatica, machiavellica e onnipotente, è orchestrata in tutto il mondo, per la lunghezza di giorni e di anni, per giustificare tutti i tipi di interventi militari e di "jihadisti" immaginabili, contro la Siria, tipo, naturalmente, i famosi  interventi cosiddetti  umanitari, come lo furono ... in Kosovo, Iraq, Somalia, Libia ...

In breve, infine: 150.000 combattenti di 83 Paesi, tra cui non meno di 7.500 "jihadisti" europei, cittadini canadesi, australiani e statunitensi, e per l'ammissione stessa del capo della famosa CIA scorrazzano in Siria arruolati, armati, pagati, addestrati, indottrinati, controllati e teleguidati da chi voi sapete! ...

E tutto questo è, ovviamente, in nome dei diritti umani, come nel nome della democrazia, della libertà e della dignità umana!

Qui, i francesi tra di voi mi permettano di ricordare loro la parola terribile che il loro poeta André Chénier  pronunciò sul patibolo!

Risultati sul terreno: per un paese di 23 milioni di persone, "nulla meno " di 130.000 morti, 6.000.000 di persone sfollate, 2.000.000 di rifugiati nei paesi limitrofi e sparsi nel mondo , oltre a decine di migliaia di scomparsi!

E non continuo, in segno di rispetto per le altre migliaia, vittime di ogni sorta di abuso ignobile, a vergogna di tutti i vostri dirigenti e dei "responsabili" di tutti gli organismi internazionali, che non hanno visto finora altro che i crimini commessi dal "Regime" e quindi un'ulteriore giustificazione per la distruzione programmata del paese!

E quale infernale logica in questa distruzione. Tutto è condannato: semplici persone umane, luminari accademici e scientifici,  funzionari civili e militari, rappresentanti delle due religioni, Islam e cristianesimo: uléma, vescovi, sacerdoti, religiosi, luoghi di culto, moschee, chiese, cimiteri, mausolei, e banche, centri di Informazioni: radio, giornali, televisione, giornalisti, centri universitari, e ancora strade, ferrovie, aeroporti, mezzi di trasporto, ospedali e centri medici, scuole, centri di distribuzione, centri commerciali, complessi industriali,  istituzioni governative, pozzi di gas e oleodotti, silos di grano, centri di produzione, città, villaggi, case private, musei e siti archeologici ...

Per fare questo, tutti i mezzi sono buoni, soprattutto le innumerevoli autobombe e i colpi di mortaio, di cui la sola Damasco è stata "gratificata" per 12.000 obus durante gli ultimi quattro mesi del 2013.

Vi lascio dedurre i danni enormi proprio nella città di Damasco e nei suoi sobborghi, nei campi coltivati, fabbriche, case, scuole, negozi, ospedali, moschee, chiese, ecc .... In quanto al numero delle vittime, supera le decine di migliaia, tra cui intere famiglie, ferite o decimate, decine di piccoli scolari di età inferiore a 10 anni, innumerevoli giovani, tra cui due cantanti del nostro "Coro-Gioia" che voi ben conoscete, un ragazzo e una ragazza che avevano appena superato i vent'anni, che sono stati falciati da un mortaio, a un paio di giorni di distanza alla fine del 2013 ...

In quanto alle ferite inimmaginabili che ogni siriano, rimasto nel paese o all'estero, nasconde in sé, solo Dio e il futuro sarà in grado di dirci qualcosa.

Non ci fossero Russia e Cina! ...

Qui,  amici non arabi, del Canada, di Europa, Stati Uniti, Australia, Ucraina, Slovacchia, mi permetterete di rivolgervi alcune domande:

Durante questo periodo infernale, cosa avete pensato? Cosa avete cercato di sapere? Che cosa avete fatto sul terreno? Che cosa vi è stato detto nelle  vostre rispettive chiese su ciò che  i vostri dirigenti fanno in Siria, sempre che abbiano osato dire qualcosa?

Ma ancora più importante, che cosa siete diventati?
Già, che cosa siete adesso?

Permettetemi di rispondere per voi:

Dalla Francia, solo sette sacerdoti, due suore tra cui la superiora di un convento, un gruppo di preghiera, un ex deputato, due biologi, una coppia, una donna, una giornalista, tre nuovi corrispondenti, ci hanno detto il loro dolore, la loro amicizia, la loro solidarietà e la garanzia della loro preghiera.
Dal Canada, solo una suora e un ex regista televisivo, hanno fatto lo stesso.
Dal Belgio, un giornalista di origine turco-siriana ...
In Svizzera, tre persone amiche: un pastore protestante, un medico e un infermiere.
In tutto, solo una manciata di persone, a livello di tutto quell'Occidente che ha beneficiato tanto delle grazie di Nostra Signora di Soufanieh!



Davanti a una constatazione così desolante, non sono io in diritto, io prete di Siria, di chiedermi - e di invitarvi a chiedervi a vostra volta- che cosa sta accadendo realmente e profondamente, nel mondo occidentale, presumibilmente civile, da un lato, e dall'altro che cosa potrebbe presto accadere  all'Occidente, e anche per colpa sua, al Mondo?

A meno  di aspettare il giusto ritorno delle cose per farvi capire - finalmente! - l'ORRORE di ciò  che TUTTI i vostri dirigenti praticano ATTIVAMENTE, e TUTTI VOI passivamente? Perchè se è vero che Dio perdona, sappiate che è altrettanto vero che la storia non perdona mai!

Mi fermo, lasciandovi alle vostre considerazioni e spero al vostro rimorso. Confido che un soprassalto di coscienza personale, preparerà, per quanto possa essere lieve, per contagio, il soprassalto generale di un Occidente fuorviato, che insiste a sprofondare nella morte certa, e che vi precipita il mondo intero.

Per me, da Damasco io vi invito, da Damasco crocifissa con tutta la Siria, a custodire fermamente  ciò che il Signore e la Vergine Maria hanno voluto dirci IN LINGUA ARABA per ben 22 anni consecutivi. Che è, ovviamente, senza precedenti nella storia del cristianesimo!

Che Gesù e Maria abbiano tenuto a dirlo a Damasco stessa , in questa stessa epoca, è a mio parere una sfida  eclatante a tutto ciò che pensano o pianificano gli ONNIPOTENTI Erode del mondo contro la Siria.

Ancor più, aggrappandomi a questa stessa sfida anche io prendo come testimone il Futuro ... sì il Futuro, e il messaggio che Gesù ha dato al mondo, il Sabato Santo 10 Aprile 2004.

Ammettete che si trattava di un messaggio incredibile!

Voi tutti sapete che è stato consegnato alla presenza di luminari medici e teologici, di Europa e degli Stati Uniti e in presenza di una grande folla venuta dal mondo intero.

Questo messaggio, qui mi limito solo a riprodurlo testualmente. Voi converrete che quanto accade, da diversi anni, nel mondo in generale e in Siria in particolare, è il commento più eloquente.

Eccolo:
"Il mio ultimo comandamento per voi: Tornate ognuno alla propria casa, ma tenete l'Oriente nei vostri cuori.

Da qui è sgorgata  ancora una volta una luce, di cui voi siete l'irradiazione in un mondo sedotto dal materialismo, dalla sensualità e dalla fama, al punto che quasi se ne sono perduti i  valori.

Quanto a voi, preservate la vostra autenticità orientale.
Non lasciate che vi si alieni la vostra volontà, la vostra libertà e la vostra  fede in questo Oriente. "
...
A presto dunque, miei amici, a Damasco!

Sì, a Damasco, ai piedi dell'umile e IMMENSA Icona della Madonna di Soufanieh.

A Damasco, che avrà riacquistato la sua vita, la sua  pace e il suo  amore universale ...

In preghiera per un mondo assetato di dignità e giustizia!

Prof. Elias Zahlaoui
Chiesa di Nostra Signora di Damasco
Koussour - Damasco
21/02/2014

sabato 15 marzo 2014

Una Storia vera..




Sono ormai tre anni. Tre anni lunghi, duri, che ne equivalgono dieci o quindici, per la morte e la distruzione che hanno causato. Tre anni che non segnano la fine, ma solo, purtroppo, un anniversario, una tappa. Il cammino verso la pace è ancora lungo. 
Eppure, la stessa durata di questo conflitto, per assurdo che possa sembrare, sta diventando un’opportunità di vita. Quando le cose accadono in fretta, in tempi brevi, non abbiamo molta occasione di riflettere. Un attimo e sono già storia. Viene già un’altra guerra, uno scandalo, uno tsunami… Per ciò che è successo, accettiamo le spiegazioni di chi ha il potere per darle, un altro tassello si aggiunge alla nostra visione delle cose, un altro luogo comune.
Questa volta però non ha funzionato: col tempo, notizie, immagini, voci contrastanti sono ormai dilagate. E finalmente i nostri giudizi sono un po’ più consapevoli, un po’ più cauti.. 
E se mai in tutto questo c’è una primavera, allora è adesso : dopo tanta morte, la vita urge, preme, e tanti siriani cominciano a dire “basta”. Non così vogliamo fiorire: non nutrendoci del sangue dei nostri fratelli. Non così vogliamo essere liberi: non calpestando i corpi di chi ieri ci viveva accanto. Non così vogliamo costruire il nostro futuro: non sulle macerie della nostra cultura e della nostra storia. Non così vogliamo crescere i nostri figli: non mettendo loro un fucile in mano e l’odio nel cuore.

“Ecco, sto facendo una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete ? “. 
Questa vicenda, in cui Dio ci ha messe a percorrere il nostro cammino monastico, ci sta insegnando tanto. E ci interroga. E’ come se, almeno apparentemente, negli eventi la storia si svolgesse a due livelli : il desiderio sincero, della “gente” (o almeno di alcuni), di libertà, di verità, di uguaglianza, di bellezza… Cose per cui magari ci si infiamma, si scende in piazza, si espone la vita, o almeno il cuore.. E poi il livello di chi tiene i fili. Non solo manipola, ma prevede, suscita, strumentalizza le nostre pur vere passioni, i nostri ideali sinceri, e le nostre reazioni.  Siria? Forse anche Iraq, Libia, e Africa ed ora Ucraina…e forse anche Venezuela… e cos’altro?

Dov’è finita Ginevra ? non se ne parla più. L’affare è stato spostato… La “rete globale” che avvolge il nostro mondo e la nostra mente è una gran bella cosa, ma è pur sempre una rete, e se le sue maglie si infittiscono ci fa correre solo in orizzontale, schiacciandoci sulla superficie della terra. Ed è uno strumento potente per influenzare il nostro giudizio, la nostra libertà... 
Ma allora, a noi cosa resta? Che cosa possiamo davvero vivere con verità? Come possiamo difendere e rendere feconda la nostra libertà? Accorgendoci che c’è un’altra storia, una Storia vera… Che si rinnova ogni anno da duemila anni, potente, salvifica. Sempre di primavera. Anche duemila anni fa le giornate si stavano allungando, il sole si faceva più caldo, i campi più verdi. Si preparavano giorni di festa. E un Uomo si lasciava tradire, consegnare, uccidere, per la salvezza di molti. Oggi ancora, di nuovo.
Che razza di soluzione è? Cosa c’entra con la nostra libertà, col nostro impegno nel mondo? A questo ognuno deve dare la sua risposta, nessuno può farlo per un altro. Sapendo però che si tratta di una Pasqua, un passaggio. In questi giorni, come ogni anno, passa nei nostri cieli un grande stormo ( forse aironi?) in migrazione…Qualcuno fa punta, in formazione… fa breccia nell’aria… Altri dietro fanno ala, ingrossano le fila, si disperdono, si raggruppano di nuovo.. Una marea in volo, che passa vociando da una regione all’altra della terra per salvaguardare la vita.

L’uomo deve migrare in altro modo, il viaggio è interiore, dal freddo dell’inverno al calore del bene cercato insieme. E’ questa la nostra primavera. Siamo popolazioni “stanziali” nella perseveranza, ma anche pellegrini nella storia, in transumanza verso pascoli che ci sazino davvero, insieme.. ed ecco..! ci si accorge che la speranza è qualcosa di reale , di concreto… I pascoli da cui nutrirsi sono già qui, fuori casa: è il fratello, diverso da te, da riscegliere, da perdonare, con cui lavorare insieme. 

Certo è e resta sempre una libera scelta. In questo momento c’è anche chi continua ad uccidere, con crudeltà. C’è chi ruba, incurante del fatto che accanto a lui c’è il cadavere di un amico che magari avrebbe potuto salvare. Episodi atroci.. Uomini e donne che si odiano, e provano il piacere della vendetta e della violenza.

Ma ci sono tanti- tanti- che aprono gli occhi, che ricostruiscono insieme, che scelgono il bene, la vita, il perdono. Qualche giorno fa, dopo la ripresa dei voli di civili tra l’’aeroporto di Damasco e quello di Aleppo, uno dei piloti, intervistato, diceva: “Vorrei dire a tutti i terroristi, a tutti coloro che usano la violenza, che la cultura della vita è più forte della cultura della morte”.
E così sia. 

Le Sorelle Trappiste della Siria

giovedì 13 marzo 2014

Nel triste anniversario del 15 MARZO....

LOSSERVATORE ALEPPINO RIFLETTE 

Aleppo, 10 marzo '14 

Ieri, 8 marzo, nel mondo intero si e’ celebrata la festa della donna, eccetto che nel Medio Oriente perchè qui da noi la donna la onoriamo (cristiani e musulmani) il giorno 21 dello stesso mese. Oggi ascoltavo le notizie dall’Italia, anche la Rai annunciava che sono state liberate le suore prese prigioniere a Maaloula, in cambio di oltre un centinaio di donne detenute dal regime siriano. Sarà questo un segno di buona volontà d’ambo le parti per porre un termine a tanta violenza fatta di distruzione e morte, che stiamo vivendo e subendo da ormai tre anni? Sarà questo un segnale per riavere liberi i due vescovi rapiti il 22 aprile scorso? I due sacerdoti rapiti il 9 febbraio 2013? Il rev.do gesuita Paolo Dell’Oglio? 
Il prossimo sabato, 15 marzo, per la Siria ed i siriani ricorre un ben triste anniversario. E’ il giorno in cui iniziò ciò che fu chiamato “Primavera araba”.  Ma dobbiamo ammettere, per essere onesti, che non siamo dinanzi ad una primavera, ci troviamo dinanzi una vera e propria catastrofe che si può benissimo definire un inferno in cui non v’è altro che distruzione e morte. Ormai ai poveri siriani non sono rimaste altro che lacrime, hanno perduto il senso della gioia, l’unica cosa di cui possono andare ancora fieri ed in cui sono saldamente radicati è la loro fede in Dio e sono certi che arriverà il momento in cui “Egli visiterà il suo popolo” liberandolo da ogni angoscia causata loro da chi dice di essere  fratello di fede e di patria. 

In questi tre anni centinaia di migliaia sono stati i morti, o caduti sotto i bombardamenti,  o, peggio ancora, uccisi in nome di un Dio che si fregiano di chiamare “clemente e misericordioso”, o perchè sono semplicemente cristiani.
Durante questi tre anni il così detto mondo civile e democratico non ha saputo fare altro che vendere armi alle diverse fazioni che si affrontano. Dico diverse perchè ormai tutto il mondo deve sapere, nel caso fingesse di non saperlo, che in Siria non è più l’opposizione siriana che combatte il governo, ma sono le differenti frange del terrorismo mondiale che si identifica in al-Qaeda o in Daesh o nelle Jamaat al-Nousra, e qui convogliate dall’Occidente sponsorizzato dalle petromonarchie.
Il giorno, però, verrà in cui anche l’Occidente e le petromonarchie dovranno fare i conti con questi portatori di morte, violenza, stupro e qualsiasi atto contro il comandamento di Dio di amarsi e rispettarsi l’un l’altro perchè Egli ci ha creati e siamo tutti Suoi figli e quindi fratelli.
Il così detto mondo civile, ricco e mai sazio del benessere di cui dispone, continua a vendere armi ed in nome della Libertà e della Democrazia non sa fare altro che Guerra per saccheggiare e derubare i vari tesori che altri posseggono.
In questi tre anni di Guerra, qui in Siria, è stato distrutto tutto ciò che si poteva distruggere. E’ stato distrutto il patrimonio storico-archeologico appartenente all’umanità tutta, distrutto semplicemente perchè testimoniava della presenza di un cristianesimo che ha sempre dovuto subire fin dal VII secolo. E l’Occidente dinanzi a questi scempi sacrileghi ha taciuto e continua a tacere. Bravo! Bravissimo!  
Perche’ si tace dinanzi a queste distruzioni? Perchè queste sono cose secondarie... "Noi vogliamo abbattere il dittatore, un regime assolutista". 
la festa per la sposa-bambina
E sì, perchè gli Occidentali ne sanno qualcosa dei vari dittatori che si sono succeduti nei vari paesi d’Europa. Per onestà dobbiamo una certa scusante agli occidentali. Chi governa i popoli d’Europa non è vissuto nel mondo dei Paesi arabi, non conosce la loro lingua, i loro costumi, la loro mentalità e quindi può facilmente essere raggirato. Non hanno capito che quando le petromonarchie si sono rivolte all’Occidente per eliminare un dittatore "che non dà i diritti umani ai propri sudditi, ecc"….- non hanno capito o forse non hanno voluto mai capire - che non si trattava di diritti umani non rispettati e quindi non concessi, si trattava semplicemente di eliminare un regime laico che non può esistere nella nomenclatura del mondo islamico.

Il nostro Presidente, da quando è stato eletto per la prima volta, non ha fatto altro che mettere in pratica i principi di uno Stato Laico, esattamente come fanno i Governi occidentali. Naturalmente, trattandosi di uno Stato islamico e sapendo che la laicità dello Stato non può esistere nel mondo coranico, ha iniziato gradatamente questo processo portandolo avanti con determinazione. In questo Stato Laico tutti i cittadini erano liberi di agire, di andare dove si voleva, di viaggiare, di impiantare fabbriche, di aprirsi al commercio con l’estero. Ogni cittadino mangiava il proprio pane guadagnato con il sudore della propria fronte. Le leggi erano uguali per tutti. Basti pensare che ogni etnia religiosa era libera di praticare , in pubblico ed in privato, la propria religione. Cose che non troviamo in qualche petromonarchia  di là del Mar Rosso. Ora tutto ciò, grazie alla lungimiranza occidentale, grazie alle petromonarchie, è stato distrutto; ai siriani profughi che vivono nei campi di concentramento non è rimasto altro che piangere e magari vendere le proprie bambine ai magnati che arrivano con le tasche piene di petrodollari, perchè non hanno più nulla. Le vendono allettati dalla promessa che saranno educate ed avranno una vita migliore,  non riescono a capire, accecati dalla fame e dalla disperazione, che le loro figliolette saranno alla mercè di loschi individui che pensano soltanto a soddisfare i loro bassi istinti animaleschi.  
Tutto ciò, caro Occidente, nella vostra incauta ignoranza, ce l’avete causato voi. Voi, gente civile, gente democratica, gente che predicate il rispetto dei diritti umani. Avete anche tentato la farsa di una Conferenza di pace detta “Ginevra 2”. Siete andati a Ginevra con la vostra solita boria che soltanto voi capite e sapete tutto. L’unica soluzione è e resta quella di eliminare il dittatore. Non sapendo e non conoscendo neppure a chi ci venderete. Svegliatevi una buona volta, riflettete a cosa avete fatto fino ad oggi nei vari paesi arabi dove avete sostenuto la vostra "primavera”. 

Possibile che la storia di appena qualche giorno fa l’abbiate già messa da parte? Siete diventati talmente ciechi che non riuscite a capire i guai che avete combinato sull’altra sponda del Mediterraneo? Svegliatevi e riflettete! Abbiate il coraggio e l’onestà di dire, almeno una volta: abbiamo sbagliato!  
Che il Signore vi perdoni! 
l’Osservatore di Aleppo

Testimonianza di S. E. Jacques Behnan Hindo,  Arcivescovo Syro-Cattolico di Hassaké-Nisibi :

mercoledì 12 marzo 2014

Per finire questi 3 anni di tormento, cominciamo da qui:

Awad (leader cristiano): gli Usa smettano di finanziare i terroristi   



Il Sussidiario , mercoledì 12 marzo 2014 
intervista a Adeeb Awad  
di Pietro Vernizzi

I vescovi cattolici e ortodossi e i leader protestanti della Siria si sono 
recati a Washington per chiedere che gli Stati Uniti smettano di sostenere i 
gruppi jihadisti che combattono contro i regime di Damasco. Si tratta della 
prima delegazione di questo tipo ad avere visitato la capitale americana 
dall’inizio della crisi siriana. I vescovi hanno chiesto a senatori e membri del Congresso di esercitare pressioni su Paesi come Arabia Saudita, Qatar e Turchia affinché smettano di finanziare i terroristi presenti in Siria. 
Ilsussidiario.net ha intervistato Adeeb Awad, leader del Sinodo Nazionale 
Evangelico di Siria e Libano.



Per quale ragione ha deciso di recarsi negli Usa insieme agli altri leader 
cattolici, ortodossi e protestanti?

La ragione principale è che ci rendiamo conto che c’è un’ipocrisia nella 
politica americana, e occidentale in generale, nei confronti del terrorismo in 
Siria. I cittadini e i leader religiosi in Siria hanno una grande storia per 
quanto riguarda l’integrazione con la nostra società e con il nostro governo. 
Quando le manifestazioni sono incominciate nel 2011 per chiedere riforme, 
eravamo contenti e simpatizzavamo con i manifestanti. La Siria è un grande Paese  che ha bisogno di riforme, come tutti gli altri Paesi civilizzati. Presto però  abbiamo scoperto che quelle dei manifestanti non erano richieste genuine, in  quanto sono emerse fin dall’inizio infiltrazioni terroristiche da tutto il  mondo. Ovunque esistono terroristi preparati, equipaggiati e allenati dai servizi segreti occidentali, in primo luogo americani, ma anche francesi, 
britannici e tedeschi.


Lei non auspica che in Siria si affermi la democrazia?

Non siamo andati negli Stati Uniti per chiedere loro di smettere di insistere 
affinché in Siria siano fatte le riforme. Abbiamo però scoperto una serie di 
elementi che ci hanno spinto a questo passo. In primo luogo gli alleati in Medio  Oriente di Francia, Usa, Regno Unito non sono democratici. Le monarchie del  Golfo sono Stati di polizia, e la Siria fino a tre anni fa era pur sempre  migliore di loro.


A che cosa si riferisce?

In Bahrein sono presenti decine di migliaia di militari sauditi per reprimere i 
manifestanti senza che l’Occidente dica una sola parola. In Siria inoltre 
abbiamo fatto esperienza del peggior tipo di terrorismo da parte dei gruppi 
jihadisti provenienti da 80 Paesi nel mondo, che entrano in Siria passando da Turchia e Giordania e che sono sostenuti dagli alleati dell’America. L’Occidente su questo non ha detto una sola parola, e mi domando come ciò possa essere compatibile con la sua identità cristiana.


Che cosa accadrà ai cristiani in Siria se i ribelli prevarranno?

I cristiani in Siria hanno sempre avuto piena cittadinanza, a differenza di 
quanto avviene in altri Paesi del Medio Oriente. In passato abbiamo goduto di una libertà religiosa che altrove era impossibile. In Siria cristiani e  musulmani non vivono come due gruppi di cittadini divisi, ma come persone che  condividono amore, pace, coesistenza e talora anche le stesse famiglie. Il recente rapimento di due vescovi impegnati in una missione di pace ha come scopo  quello di terrorizzare i cristiani. Lo stesso vale per il sequestro di 11 suore  che non stavano combattendo, ma erano impegnate in attività caritatevoli. Dio che consente queste tribolazioni sarà con noi in questo duro viaggio fino alla  fine dei tempi.


Che cosa è emerso dai colloqui a Washington?

Incontrando i senatori americani, ho chiesto loro perché in tre anni non sia mai  intervenuto un solo funzionario occidentale per chiedere libere elezioni in Siria. Uno dei senatori si è alzato e mi ha detto: “Non sono sicuro che non le abbiamo mai chieste”. A quel punto ho replicato: “Non è una buona risposta”.


Perché?

Perché gli stessi servizi segreti americani affermano che in libere elezioni, 
Bashar Assad vincerebbe.


E se invece Assad perdesse?

Lasciamo che perda, nella democrazia può avvenire anche questo. 
Ma nella realtà gli Stati Uniti non vogliono libere elezioni e democrazia in Siria, perché nessuno degli alleati dell’America in Medio Oriente è uno Stato democratico.

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/3/12/SIRIA-Awad-leader-cristiano-gli-Usa-smettano-di-finanziare-i-terroristi/474201/

lunedì 10 marzo 2014

Ecco i frutti della carità di Cristo dentro l’inferno della guerra


TEMPI, 9 marzo 2014 
Reportage  di  Rodolfo Casadei

Improvviso un pianto di donna rompe il silenzio della corsia. Lo attutisce la porta chiusa della stanza da cui proviene. Come a un segnale convenuto la dozzina di uomini che fanno capannello nel corridoio china la testa. La mamma di Gima ha appena saputo che la figlia dodicenne è morta nell’attentato che ieri sera (27 febbraio, ndr) ha visto esplodere una bomba collocata fra il marciapiede e la sede stradale quasi davanti all’ingresso dell’ospedale francese di Damasco, nel quartiere a maggioranza cristiana di Qassaa (foto sotto a destra). E qui nell’ospedale stesso sono stati ricoverati o trattati i trenta feriti dell’attacco. Fra loro la donna e un’altra figlia, che non sono in pericolo di vita. Invece a Gima, le schegge hanno squarciato la schiena.

Un uomo si stacca dal gruppo e mi viene incontro. È il padre di Gima, cristiano ortodosso. Mi parla come a un nemico: «Perché attaccate i civili? Se ce l’avete col regime, fate la guerra contro l’esercito, contro la polizia. Lasciate stare i bambini! Questo è successo per colpa dell’Europa, per colpa dell’America». La voce non è adirata ma implorante, come se temesse che io possa fargli di peggio. Uno zio mi si avvicina. Parla con dignità, contenendosi: «Voi appoggiate la cultura della morte. Noi difendiamo la cultura della vita».

Nel corridoio seguente dentro a una stanza c’è Ronza, un’altra mamma cristiana con le sue due bambine: tutte ferite, ma vive. Una era compagna di scuola di Gima, ed è quella che desta più preoccupazione: ha ancora una scheggia in corpo, piantata nel collo, il chirurgo non ha osato intervenire per paura di ledere organi vitali. «Non è la prima volta che rischiamo la vita per questa guerra», dice la mamma con un filo di voce, sdraiata nel letto con un frammento di bomba nel petto. «L’anno scorso un colpo di mortaio ha colpito la classe di fianco a quella di mia figlia nella scuola cristiana che frequenta. E l’anno prima io mi sono salvata per miracolo, quando un’autobomba è esplosa a Jaramana uccidendo cinquanta persone».

Jaramana è un quartiere della periferia, sulla strada per l’aeroporto, abitato principalmente da cristiani e drusi. Nel 2012 subì due attacchi sanguinosi, in agosto e a novembre, ad opera di Jabhat al Nusra. Nel secondo, all’esplosione della prima autobomba fece seguito, dopo pochi minuti, quella di un’altra sopraggiunta sul luogo dell’attacco quando già si era radunata una folla di soccorritori: una tecnica omicida di tipica marca qaedista, mirata a causare il maggior numero di vittime. La colpa di Jaramana, stando ai terroristi, era quella di non lasciare libero passaggio ai rifornimenti per i ribelli dei quartieri più vicini al centro città, Jobar e Daraya. Da allora i proiettili di mortaio non hanno mai cessato di tormentare la vita dei residenti di Jaramana, nonostante l’esercito abbia spianato a cannonate tutti gli edifici – una moschea compresa – della vicina Mleha, da cui i colpi provengono.
Nell’incrocio principale del quartiere è stato innalzato un memoriale alle vittime della strage (foto sotto a destra): un grande cuore blu di plastica lucida e luci al neon che spunta da un supporto di pietra e fiancheggiato da due specie di grossi petali coi colori della bandiera siriana. Sulla superficie del cuore le foto a colori e sorridenti dei volti delle vittime: cristiani, drusi, musulmani sunniti, profughi iracheni che avevano trovato rifugio nel quartiere. Lo stesso assortimento di ogni attentato contro le zone cristiane di Damasco, compreso quello del 27 febbraio davanti all’ospedale francese. Perché là dove ci sono i cristiani, ci sono anche tutti gli altri volti del popolo siriano.

Non ci sono dubbi: i cristiani di Siria sono bersagli intenzionali dei ribelli che combattono il regime di Damasco. Lo dimostra il rosario di villaggi espugnati dai jihadisti con successivi eccidi di abitanti cristiani: Maloula, Sadad, Deir Atieh. Lo dimostrano i puntuali tiri di mortaio contro obiettivi civili dei tre quartieri damasceni dov’è concentrato il grosso della popolazione cristiana: Jaramana nella periferia, Bab El Touma e Qassaa nel centro.

I martiri decapitati
L’11 novembre scorso alle 13.30 una pioggia di proiettili di mortaio si è abbattuto sulla scuola armena che sorge nei pressi della porta orientale di Bab El Touma. Quelli che sono caduti nel recinto che racchiude la scuola e la chiesa di San Sergio hanno solo danneggiato cornicioni e marmi, compresi quelli del memoriale del genocidio. Ma quello che ha colpito un autobus scolastico fuori dalle mura ha ucciso quattro bambini di sei anni (due armeni apostolici, un greco ortodosso e un melchita) e l’autista, ferendone molti altri. «Tutti i passanti ci hanno aiutato a soccorrere i nostri piccoli», racconta il presidente del consiglio di gestione. «Se in Italia avete specialisti del trauma psicologico disponibili ad aiutarci ce li faccia conoscere, perché ne abbiamo ancora bisogno per i nostri studenti».
Il sacerdote Makarios Kallouma è il segretario del patriarca della Chiesa melchita, ed è originario di Maloula. Fra i cristiani locali ostaggi dei jihadisti di Jabhat al Nusra ci sono anche un suo fratello e un suo cugino. «Avevano detto che non avrebbero attaccato il villaggio, ma non hanno mantenuto la promessa. Hanno scelto come pretesto i vetri rotti dell’unica moschea, presi a sassate da alcuni ragazzi. Loro hanno devastato e razziato le chiese e abbattuto le croci! Conoscevo alcuni dei cristiani che sono morti martiri».
Makarios racconta la storia di Antoine, Mikhail e Sarkis. Insieme ad altri si trovavano in una casa al momento della presa della località. Riuniti in una stanza pregavano: «Se dobbiamo morire, moriremo cristiani». Quando i ribelli sono entrati nell’edificio ai presenti hanno detto: «Avete salva la vita». Ma appena Mikhail e Sarkis sono usciti dalla casa, sono stati abbattuti dai ribelli che sostavano fuori. Al 21enne Antoine, studente di ingegneria, i jihadisti hanno imposto: «Se non ti converti all’islam, morirai». Le sue ultime parole: «Sono nato cristiano e morirò cristiano».

domenica 9 marzo 2014

Sono state liberate le Monache di Maaloula: grazie a Dio!






















Le Sorelle di Maaloula (13 religiose e tre aiutanti ) libanesi e siriane, che erano state rapite dalla storica città cristiana di Maaloula nel mese di dicembre ,  oggi sono state rilasciate e sono in viaggio verso la Siria , ha riferito una fonte della sicurezza libanese .

Le suore erano state trasferite al villaggio di Arsal , nel Libano occidentale, all'inizio della settimana, ha riferito la fonte a Reuters.La loro ubicazione e le condizioni erano rimaste sconosciute per oltre tre mesi , dopo le prime notizie del sequestro emerse ai primi di dicembre quando ribelli islamici hanno conquistato l'antica località di Maaloula , una città a maggioranza cristiana, riconosciuta anche come patrimonio UNESCO, situata nella  Siria orientale."Quello che l'esercito siriano ha realizzato in Yabroud ha facilitato questo processo", ha dichiarato il  Vescovo siriano greco-ortodosso Louka Khoury parlando con i giornalisti alla frontiera .

Non è ancora chiaro esattamente chi aveva tenuto prigioniere le suore e perché sono state rilasciate oggi . Tuttavia, l'Osservatorio siriano per i diritti umani , un gruppo di monitoraggio  in gran parte legato con l'opposizione , ha identificato i ribelli che hanno preso le suore come militanti del Fronte al-Nusra, affiliato di Al- Qaeda e uno dei gruppi radicali che combattono le forze del presidente Bashar Assad .  Il Generale Capo della Sicurezza del Libano e il capo dei servizi segreti del Qatar sono stati segnalati per aver giocato un ruolo importante nei negoziati .In precedenza , il Fronte al-Nusra aveva riferito di avere richiesto la liberazione di 500 militanti detenuti in Siria e in Libano in cambio per le Monache, secondo quanto riferito dal canale satellitare Al - Mayadeen .L'Osservatorio , così come una fonte ribelle , hanno detto che il rilascio delle Suore è stato concordato come parte di uno scambio di prigionieri, con decine di donne detenute nelle carceri del presidente Bashar al - Assad ."L'accordo è per il rilascio di 138 donne provenienti da carceri di Assad ", ha detto la fonte dei ribelli , riferisce Reuters.

Le suore erano state rapite durante feroci combattimenti tra le forze ribelli e l'esercito siriano per il controllo strategico di Damasco - autostrada Homs , che passa proprio vicino a Maaloula .Subito dopo essere state rapite, le Monache erano state spostate in una vicina città in mano ai ribelli, Yabroud distante 20 km. La data di rilascio, è stato riferito, è impostata per coincidere con un cessate il fuoco in Yabroud , iniziato al tramonto di domenica .Nel mese di dicembre un video delle Suore è stato trasmesso su Al - Jazeera . Un commentatore riferiva che le suore erano in buona salute e stavano aspettando il loro rilascio per tornare al loro convento in Maaloula , nel Monastero di Mar Thekla . Il video non dava alcuna indicazione di dove le suore si trovavano.

La minoranza cristiana della Siria si è trovata coinvolta in mezzo ai combattimenti di una guerra  che , iniziata nel marzo del 2011, sta compiendo il suo terzo anno e sta diventando sempre più settaria

http://rt.com/news/syria-nuns-release-maaloula-782/


8 marzo per onorare le suore di Maloula e la loro delicata, dolorosa resistenza alla furia islamista

il momento della liberazione

TEMPI, 8 marzo 2014
di  Annamaria Falco

Nella festa della donna, la testimonianza di una professoressa amica delle religiose siriane sequestrate dai ribelli legati ad Al Qaeda



   leggi su: 
http://www.tempi.it/8-marzo-per-onorare-le-suore-di-maloula-e-la-loro-delicata-dolorosa-resistenza-alla-furia-islamista#.UxznRkaYbwo

venerdì 7 marzo 2014

Dhimmitudine e legge islamica




di Fr. Georges Massouh

Non è sorprendente che il gruppo "Stato islamico in Iraq e Siria" stia imponendo le disposizioni della dhimmitudine sui cittadini cristiani di al-Raqqa. Inoltre non è sorprendente che ciò che questo gruppo ha fatto sia stato accolto con censura da molti tra i musulmani. ISIS ha riportato in vita un sistema che era stato messo in pratica in molti periodi della storia e che ha molte giustificazioni nella giurisprudenza islamica, che non ammette, né nel passato né oggi, l'uguaglianza dei diritti e dei doveri dei cittadini in uno stato basato sulla legge islamica.

Tale giurisprudenza, anche se pretende di adottare la cittadinanza come la base delle norme, continua a discriminare tra cittadini,  su basi religiose e settarie. Quando alcuni giuristi e pensatori islamici parlano della cittadinanza, li vedi fare eccezioni legislative o riserve per quanto riguarda la partecipazione dei non-musulmani nello stato islamico.
Oggi, le posizioni degli islamisti variano in relazione alla questione dell'applicazione della jizya nei paesi islamici, dove gruppi di "dhimmi"  vivono.  Queste posizioni oscillano tra riportare l’ imposizione della jizya, in quanto è stabilita nel Corano, e cancellare o cambiarne  il  nome se disturba i  cittadini "dhimmi".

Gli Islamisti considerano che  il principio della jizya è una distinzione per il popolo del Libro stabilita nel Corano, che distingue tra gente del Libro – tra cui i cristiani -, e politeisti. Così, mentre il Corano pone i politeisti tra due scelte, o inserirsi  nell'Islam o essere uccisi, chiede  ai cristiani solo di pagare la jizya, in cambio di essere mantenuti sani e salvi. Così essi deducono che l'Islam ha dato solo ai cristiani una distinzione, poiché ha  imposto loro la jizya, mentre comanda ai musulmani di combattere i politeisti fino a che non si sottomettano.

Lo Sheikh Yusuf al-Qaradawi, un pilastro di moderazione, insiste sulla dominanza  delle obbligazioni religiose su eventuali altri legami. Così egli rifiuta  tolleranza e apertura che si basano sul  "diluire" la religione con il pretesto di "nazionalismo o patriottismo" poiché egli ritiene che sia ipocrisia assoluta  far prevalere il legame patriottico o nazionale sul legame di religione o  elevare la laicità sopra il  legame della religione. Per lui, "Non è tollerato per i musulmani il tornare indietro dai decreti della loro religione e dalla legge del loro Signore, nel vanificare i suoi confini e nel dissolvere  il suo stile di vita per il bene delle minoranze non musulmane, in modo da non da farle preoccupare o non ferire i loro sentimenti. "
Per lui, la tolleranza si basa "sul buon vicinato comandato da entrambe le religioni, l'amore del bene per tutti, e l'obbligo di giustizia con tutti."

Lo Sheikh Said Hawwa dei Fratelli Musulmani in Siria, segue esattamente la stessa tendenza quando rifiuta di abbandonare i principi islamici per la preferenza di una formula non-islamica che riunisce insieme musulmani e non musulmani in un unico stato. Egli dice: "I popoli della Umma islamica non abbandoneranno l'Islam. La Storia testimonia. I fatti testimoniano.  E così i non -musulmani hanno una scelta: partire o fare un accordo con i musulmani sulla base di una sola formula. Se si vuole una terza opzione - per i musulmani  abbandonare il  loro Islam - né loro né altri potranno avere questo ".
Hawwa poi avverte i non-musulmani che l'Islam inevitabilmente governerà e così li consiglia di affrettarsi "per trovare le formule per un accordo con i musulmani che piaccia a tutte le parti, prima del giorno in cui venga  imposto unilateralmente loro l'accordo."

Il sistema di dhimmitudine non è un'invenzione di ISIS. Infatti, si trova nel cuore della giurisprudenza islamica. Ora abbiamo un urgente bisogno di innovazioni giuridiche islamiche che ammettano la partnership nazionale e l'uguaglianza totale tra i cittadini senza riserve, siano esse legislative o di qualsiasi altro tipo.

  traduz. FMG