Traduci

mercoledì 20 novembre 2013

pro Orantibus (dalle sorelle Trappiste in Siria)

"Domani, 21 novembre, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso. Rendiamo grazie al Signore per le testimonianze di vita claustrale e non facciamo mancare a questi nostri fratelli e sorelle il nostro sostegno spirituale e materiale, affinché possano compiere la loro importante missione."    
Papa Francesco, 20 novembre 2013 



Carissimi fratelli e sorelle,

in questo momento, per invito del Papa, tutti i cuori sono rivolti verso la Siria e le sofferenze del suo popolo. Vogliamo innanzitutto ringraziarvi per la preghiera e il sostegno con cui ci avete accompagnato in questi due anni, scrivendoci direttamente o comunicando con Valserena. La vostra preghiera è la roccia forte che ha reso stabile la nostra casa.. e ci ha fatto vivere la comunione dell’Ordine (Cistercense). 
Ci scusiamo anche di non aver quasi mai risposto e non aver dato molte notizie : siamo rimaste per più di un anno senza internet , e qualche mese senza telefono...

Noi stiamo bene, in tutto questo tempo il Signore ci ha accompagnate con una Provvidenza indefettibile, che ci stupisce e ci rende grate; siamo davvero serene, pur nella profonda tristezza per quanto sta accadendo alla nostra terra e alla nostra gente.
Mai ci è venuto il pensiero di lasciare la Siria, anzi siamo sempre più convinte che essere qui in questo momento sia per noi una grazia. La nostra comunità di Valserena, il nostro Padre Immediato, la REM, ci hanno sostenute nella scelta di non partire, e anche di questo siamo molto grate: si è creato col nostro villaggio un legame molto forte ( ma non solo, con tutti: cristiani e musulmani; i bambini che ci salutano quando passiamo col nostro pulmino, i benzinai lungo le strade, i negozianti di Tartous dove a volte andiamo per fare rifornimenti, i militari dei posti di blocco che ci chiedono :” ma allora voi restate ?”..). 
E’ un legame forte, una condivisione totale dell’impotenza, di fronte a questa guerra che niente ha a che vedere con la libertà dei siriani e che sta passando sopra la testa di tutti ( e purtroppo sopra la vita di tanti, uccisi in modi atroci..). Non vogliamo commentare qui la vicenda siriana. Bisognerebbe dire troppo, e oggi chi vuole può trovare molte informazioni, anche “alternative” alla visione unica che è stata data acriticamente dall’inizio.
Parlano Patriarchi, parlano vescovi, Imam, uomini di cultura, ma anche semplici cittadini appartenenti a fedi diverse o a gruppi politici opposti.. Dall’Italia, in questi giorni, siamo molto sollecitate ad intervenire sui media, ed evidentemente non ci tiriamo indietro, vista la situazione grave e la parola del Papa che ci spinge a far di tutto perché si segua la via della pace.
Desideriamo dirvi qui tre cose. La prima : c’è stata davvero tanta menzogna, sulla Siria..La seconda : la vera divisione, oggi, in Siria, è tra chi accetta la via della violenza, della barbarie, e chi invece vuole a tutti i costi la pace e la convivenza. E questa scelta della pace unisce cristiani e musulmani, ed anche musulmani di diverse”confessioni” ( sciti, sunniti, drusi… ). Terza cosa : fate tutto ciò che vi è possibile per incoraggiare le vie del dialogo e della pace, per quanto difficili possano sembrare.

In questo tempo, pur nella guerra, abbiamo sempre potuto vivere regolarmente la vita monastica. Incredibilmente, anche nella paralisi della vita interna del paese, sono cresciuti i segni di vita attorno al nostro monastero : un nuovo legame con la diocesi Maronita in cui siamo inserite, e il nuovo vescovo Mons. Elias Sleiman. Quando andiamo a Tartous, il Vescovado Maronita è per noi una casa; il vescovo ci invita agli incontri diocesani ( abbiamo partecipato ad un incontro per clero e religiose sulla formazione liturgica, due o tre mesi fa) e soprattutto ci spinge a far conoscere di più la nostra vita monastica, creando giornate di spiritualità , in particolare per i giovani, sensibili alla ricerca vocazionale e che desiderano conoscere la nostra vita. E ci sono sacerdoti e religiosi che stanno sempre più entrando in amicizia con il monastero.
Ovviamente la costruzione del Monastero vero e proprio, che sarebbe dovuta iniziare due anni fa, si è fermata con l’inizio dei disordini gravi. Oltretutto, sarebbe stato impossibile, a causa delle sanzioni, procurarsi materiale edilizio. Anche ora non si trova nulla, e se si trova è di scarsa qualità. Abbiamo però potuto mantenere sempre aperto il cantiere, dando lavoro fisso ad una decina di operai, e ad altri ancora, saltuariamente. Lavorano con noi sia cristiani che musulmani. Stiamo completando ciò che era già iniziato, e soprattutto abbiamo lavorato molto sui dieci ettari di terreno della proprietà: i drenaggi, tutti i muri in pietra del perimetro di recinzione, l’uliveto, le coltivazioni, i giardini, l’irrigazione a goccia..Abbiamo anche comprato un trattore e alcuni attrezzi agricoli.
Grazie agli aiuti che sono arrivati a noi o a Valserena dagli amici e da tante persone sensibili, abbiamo potuto anche dare degli aiuti in cibo e generi di prima necessità: ad alcuni poveri dei villaggi che ci circondano, agli amici di Aleppo rimasti in condizioni disperate, e fare offerte a qualche vescovo siriano per i rifugiati interni al paese, che sono tantissimi (soprattutto nella vicina città di Tartous).
Di fatto il nostro monastero si trova nell’unica zona della Siria che, pur essendo toccata fin dagli inizi dai combattimenti, anche sanguinosi, è rimasta relativamente vivibile e senza grandi distruzioni . Vi è stata carenza di gas, di gasolio,di elettricità, mancanza di lavoro.. Il costo della vita è molto alto..Eppure non si è mai arrivati alla fame o a situazioni limite come purtroppo in tantissime altre province. Siamo sempre potute restare al Monastero, tranne per tre notti nella primavera del 2012, in cui siamo dovute scendere per sicurezza al villaggio. I combattimenti hanno infatti raggiunto anche il nostro terreno. Potevamo però tornare al Monastero di giorno, e quindi abbiamo potuto sempre celebrare l’Eucaristia nella nostra chiesa; un dono, per noi. 
Il vero pericolo, nella nostra zona, è la pressione dei gruppi fondamentalisti che premono al confine libanese, vicino a noi, per entrare e sostenere gli altri gruppi di Al Qaida, di salafiti, ecc che si trovano non lontano, sempre nella nostra provincia di Homs.
Ma la gente qui è molto solidale, e siamo protette dall’amicizia di tutti i nostri vicini..oltre che da S. Michele Arcangelo, presente tra noi in una icona che abbiamo solennemente installato al centro della casa, proprio di fronte alla piccola statua di S. Giuseppe !! meglio di così…

Aderiamo con tutto il cuore alla proposta di pace del papa, e alla preghiera che ci unisce tutti.. Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
Sentiamo particolarmente significative per noi e per il nostro essere qui, come comunità monastica, le parole di Isacco il Siro :
“Tu non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori.”


le vostre sorelle trappiste in Siria
( cronaca mandata all'Ordine in settembre '13)



La vendetta delle milizie " Qalamoun - Rankous " sul monastero di Saydnaia :

la "conquista" e la distruzione del monastero non porta alcuna  vittoria , questo attacco è assolutamente inutile militarmente . La recente costruzione della statua di Cristo , simbolo di Siria , era un simbolo di speranza per tutte le persone pacifiche . Una spina negli occhi delle milizie dei fanatici dell'opposizione siriana , un obiettivo di jihadisti settari, takfiristi e terroristi .





  video diffusi dai ribelli sugli attacchi al Monastero dei Cherubini

lunedì 18 novembre 2013

Qui Damasco: anche oggi il dolore ci ha visitato



Carissimi,


oggi e' una giornata molto brutta.
Da quando sono rientrato in patria, la tragedia sulla zona Cristiana di Damasco continua, ed i colpi di mortaio non hanno pietà di nessuno.    

Da quando e’ stato colpito il bus della scuola una settimana fa causando la morte di 5 bambini e ferimento di altri 20, le mamme dei ragazzi delle scuole hanno deciso che non mandano più i loro figli a scuola.

I colpi di mortaio arrivano tutti i giorni, al mattino presto all’ora dell'entrata in scuola ed al pomeriggio all’ora di uscire.

In questa settimana la zona nostra (Kassa-Bab Tuma) ha avuto più di 50 colpi di mortaio. Solo oggi sono arrivati più di 15 colpi.

Dove colpiscono? Colpiscono soprattutto i luoghi di raduno (piazze – scuole – fermate di bus- mercato- chiese).

Lynn, una delle maestre vittime di oggi
Stamattina e’ morto un mio caro vicino della casa dove sono nato. Siamo stati vicini di casa per più di 20 anni. Lui stava andando a scuola perchè fa l’insegnante ed il colpo del mortaio ha colpito la sua macchina causando la sua morte e ferendo altri due insegnanti che erano dentro la macchina con lui, e non si sa ancora se vivranno o no. 

Mentre stavo scrivendo queste parole sono stati colpiti altri due bus della scuola che portavano gli insegnanti, e non sappiamo quanti sono i feriti o i morti.

Noi non mandiamo i nostri figli a scuola, ma gli insegnanti devono andarci.    


Ieri la deputata Maria Saadeh ha parlato nel parlamento siriano dicendo:

“ Perche gli studenti delle scuole sono diventati un obiettivo?

Come facciamo a proteggere i nostri figli?

Noi stiamo affrontando una grande guerra e vivere come martiri fa parte del nostro destino e del nostro dovere. Ma quando la Guerra tocca i nostri figli nelle loro scuole ed in modo ben studiato, questo va oltre le leggi delle guerre, questo si chiama Crimine contro l’umanita’, e tutti devono assumere la responsabilita’ sia all’interno del paese che all’esterno. 
Percio’ chiedo a tutti voi parlamentari di scrivere una lettera e mandarla a tutti i parlamentari di tutto il mondo ed agli organi internazionali. In questa lettera chiediamo loro di muoversi e di assumere le loro responsabilita’ davanti a quello che si sta succedendo ai nostri figli.

Perchè i bambini fanno parte sia della nostra responsabilita’ che di quelli che si  occupano dei diritti dei minori…”


Ormai noi siriani  cristiani sappiamo benissimo che siamo nel mirino di questi fanatici Whaabiti aiutati dai paesi di Qatar e Arabia Saudita e Turchia. 
Ma l’Europa sa questo? La chiesa cattolica lo sa?
 Sanno che Saydnaia è in questi giorni sotto l’attacco dei gruppi fanatici? 
Sanno che Aleppo sta soffrendo la totale mancanza dei viveri (acqua-luce-benzina-cibo…)? Sanno che il fanatismo sta arrivando a casa loro?



La domanda che faccio a voi in Italia è questa:

Perchè la Rai non ha parlato e non parla degli scolari  che ogni giorno stanno morendo per colpa di mortai?… ha parlato di una manifestazione a Milano fatta ieri per il compleanno di padre Paolo ma niente dei bambini che muoiono in Siria: loro non hanno nessun valore?   

Basta sangue...

Ricordatevi di noi, 

Samaan 

Damasco, 18 novembre 2013

sabato 16 novembre 2013

Dalle ceneri della Siria crescerà un nuovo paese e un nuovo popolo


Padre Daniel  da Mar Yakub  ( venerdì 1 – 8 novembre 2013)

La battaglia di Qalamoon?

Abbiamo celebrato il 1° novembre la festa latina di tutti i Santi con una mezza giornata festiva . Nel tardo pomeriggio facciamo un’adorazione davanti al Santissimo Sacramento esposto, con preghiere e canti, e la sera concludiamo con un bel film sulla vita del grande Santo Libanese Charbel Maklouf. E’ stato un uomo davvero pieno d’ispirazione! Anche la presentazione della vita monastica in quei tempi ci piace tanto: lavorare, pregare e vivere in comunità… Tutto molto sobrio e ascetico, ma anche tanto semplice e autentico. Non c’era bisogno di apparati tecnici, nè macchine  o un ambiente sofisticato, tutto tecnico, no: tutto era fatto a mano. Non c’era fretta nè stress, nè correre da un meeting all’altro, dove ogni minuto conta per dopo sdraiarsi per ore davanti alla stupida e vuota tv. E’ vero che l’elettricità e Internet a noi mancherebbe. Già adesso siamo abbastanza irritati quando, quasi ogni giorno per minimo quattro ore non c’è elettricità. Un aspetto particolare della vita monastica orientale è che i monaci sono interamente coinvolti con la comunità dei fedeli intorno. Laici e monaci vivono, pregano e lavorano insieme con la comunità dove ognuno tuttavia può rimanere se stesso. Le comunità cristiane sono anche più modeste che quelle occidentali. Quando il film è quasi giunto alla fine, il nostro custode entra e ci consiglia di rientrare nei nostri rifugi , il più rapidamente possibile: infatti, c’è di nuovo un combattimento nelle immediate vicinanze. La buona notizia è che nel frattempo ha iniziato a piovere abbastanza. C’è da sperare che la pioggia raffreddi gli attaccabrighe. In ogni caso la pioggia non ci ha disturbato per niente.

La situazione si ripete anche domenica. Abbiamo provato a passare questo giorno libero e soleggiato nel modo più piacevole. Come al solito, abbiamo chiuso la giornata con un’ora di adorazione collettiva. Dopo una mezz’ora ci hanno consigliato di prendere qualche cosa da mangiare e di ritirarci il più velocemente  possibile nel nostro rifugio. L’abbiamo fatto e nel frattempo l’elettricità è partita. Meno male che anche questa volta i bombardamenti sono cessati in tempi brevi.
Abbiamo deciso di chiudere la giornata più presto, da lunedì prossimo, perché non è sensato  mettersi al riparo solo quando si sentono i combattimenti: e così chiudiamo l’adorazione in chiesa alle 17.15 , cantiamo i vespri e poi ci ritiriamo nei nostri rifugi mangiando una cena semplice su un materasso, sperando che l’elettricità non cada. Non è una situazione molto confortevole, ma impariamo ad accettarla. Per il resto speriamo che l’esercito nel frattempo si ricordi esattamente dove si trova il nostro monastero e che ci evitino nei loro bombardamenti . La situazione esplosiva del nostro villaggio può esacerbare ad ogni momento, ma fino ad ora non è ancora successo. Speriamo che rimanga cosi.
Sembra che “la battaglia di Qalamoon” sia cominciata. Qui si tratta del nostro territorio, al nord di Damasco. Dove è finito il tempo quando il vescovo di Damasco ci visitava, e in cui il vescovo, madre Agnes-Mariam ed io potemmo  visitare la prima “Università libera di Qalamoon”?  All’entrata sembrava una caserma: presentarsi e aspettare che qualcuno venga a cercarti e poi ti porti al rettore. Dopo di che, tutta l’ospitalità e giovialità orientali si manifestavano. Alla fine il rettore aveva chiamato una giovane studentessa per guidarci nell’università. La ragazza era molto fiera di raccontare e mostrarci tutta l’università e, come le nostre studentesse,  era piena di entusiasmo e speranza per un possibile futuro diploma e in seguito per un buon lavoro. Com’è possibile che una società così ambiziosa sia divenuta un tale inferno?

Un messaggio di pace per la popolazione Americana


Madre Agnes-Mariam e suor Carmel hanno accettato un invito per partecipare a diverse conferenze in differenti città Americane - durante il mese di novembre - sul movimento “mussalaha” (riconciliazione) , sulla situazione Siriana e sull’aiuto umanitario in Siria. Anche in America c’era una resistenza organizzata contro il messaggio di Madre Agnes-Mariam. La Madre ed anche gli organizzatori delle conferenze sono anche stati minacciati. In diversi luoghi, le conferenze della Madre sono state disturbate, ma ogni volta la Madre ha sempre provato a dialogare direttamente con questa gente e tante volte questi dialoghi hanno avuto l’effetto di una maggiore comprensione e di una rappacificazione. Sabato, 3 novembre a San Francisco, nella chiesa di Thomas Moore, la Madre ha partecipato a una funzione ecumenica. I 400 presenti venivano da differenti comunità cristiane e da svariati gruppi etnici. La funzione era abbellita da gruppi corali e solisti e il messaggio della Madre ha avuto un grande successo. Le seguenti presentazioni della Madre non sono più state disturbate ma sono state accolte con gratitudine.
Il 4 Novembre, Maired Maguire di Belfast, vincitrice di un premio Nobel per la pace, ha scritto “una lettera aperta al popolo Americano” per sostenere in modo caloroso il messaggio di madre Agnes-Mariam: Maired Maguire ha consigliato gli Americani di ascoltare e accettare il messaggio di madre Agnes-Mariam. Nel frattempo, preghiamo nella nostra comunità in modo particolare per il popolo Americano che possano ritornare alle loro origini/radici. Infatti, l’ America è stata costruita su fondamenti cristiani e dall’inizio l’America è stato un modello di franchezza (trasparenza), libertà ed ospitalità, che sono state la base del loro senso d’innovazione e creatività nel campo scientifico, tecnico e sociale.

La svolta per la Siria e per il mondo intero



La guerra crudele contra la Siria ha causato una miseria indescrivibile. I quasi 120.000 morti implicano che in quasi ogni famiglia siriana ci sono vittime da piangere. Una parte del paese è distrutta: case, scuole, ospedali, chiese, moschee, edifici pubblici, le infrastrutture e il patrimonio culturale. Milioni di Siriani sono fuggiti dalla Siria e milioni di Siriani sono profughi nel proprio paese. Tante famiglie non possiedono più casa, neanche una fonte di guadagno per sopravvivere. C’è una famiglia che è molto legata alla nostra comunità a cui diamo regolarmente aiuto finanziario che a nostra volta riceviamo dai nostri benefattori. Questa famiglia aiuta in tal modo tante altre famiglie molto bisognose, in un quartiere di Damasco; incontra situazioni gravissime, in famiglie impoverite dove prima c’erano una considerevole benessere e sicurezza. Tuttavia questa famiglia dà anche testimonianze commoventi : un proprietario di una ditta che è stata distrutta dai ribelli, rende i suoi locali disponibili per il pernottamento di famiglie bisognose. Altre famiglie che hanno ancora un po’ di soldi, aiutano altre famiglie che non hanno più niente. Anche alawiti e musulmani si uniscono alle azioni della famiglia di questi amici per aiutare le famiglie bisognose. Una signora alawita , che li ha seguiti, era tanto colpita dalla loro convinzione cristiana di carità, che adesso questa signora vuole convertirsi al cristianesimo.

Dall’altra parte, le vere distruzioni causate dai ribelli tante volte si manifestano solo quando l’esercito ha ristabilito l’ordine in loco. Il 21 ottobre i ribelli hanno invaso il villaggio di Sadad: 2500 uomini hanno potuto fuggire, 1500 famiglie sono state sequestrate. I ribelli hanno distrutto le case, gli edifici pubblici, gli ospedali e le scuole. Hanno strangolato vecchie donne e bambini. Hanno gettato più che trenta corpi in una fossa comune. La chiesa Siriana ortodossa è stata dissacrata e conquistata dai ribelli. Dappertutto hanno trovato “slogans” pieni d’insulti contro i cristiani e contro la fede cristiana. Tutto questo ha provocato un nuovo flusso di cristiani che emigrano.


Video dei funerali dei bambini vittime dei mortai dei ribelli sul St. John of Damascus Elementary School: 11/11/2013

Tuttavia questa guerra ha causato anche qualcosa di buono nella popolazione siriana: nuove e inaspettate forze si sono liberate. All’inizio della guerra, c’erano ancora tanti Siriani indifferenti; solo pochi giornalisti potevano entrare ed erano molto controllati, le manifestazioni erano vietate, etc. Oggi tutti i Siriani hanno capito che le potenze straniere hanno voluto destabilizzare il loro popolo e il loro paese e perciò adesso tutti i Siriani sono concordi  nella resistenza contro i ribelli. Oggi tanti giornalisti sono liberi di lavorare in Damasco. Il popolo - tutto insieme - sostiene la Nazione. Giovani che prima non volevano fare il loro servizio militare, oggi si presentano volontariamente all’esercito per difendere il loro paese dagli jihadisti. Tutti i differenti gruppi religiosi stanno uniti, uno al fianco dell’altro – come fratelli – per fermare questi perfidi massacri e distruzioni. Prima non si parlava di politica in pubblico. Il partito Baath governava il paese. Oggi invece la crescita dei partiti politici non è più da diffidare e si parla apertamente della politica nei bar. Oggi tutti possono candidarsi. Al primo attacco serio di Damasco, i ricchi sono partiti, i capi corrotti e ufficiali disertori aspettavano la caduta di Assad. 
Prima i servizi segreti volevano controllare tutto ma neanche sapevano che già da tanto tempo tunnel erano stati scavati e armi erano già contrabbandate nel paese e che la guerra era stata preparata da anni. Oggi i servizi segreti sono purificati e si occupano del loro incarico reale: la difesa del loro paese. Le famiglie in cui dei soldati sono caduti come martiri, sono onorate e aiutate dappertutto. Ad ogni attacco dei ribelli cresce la volontà del popolo di continuar a vivere in concordia con tutti i diversi gruppi religiosi, come in una grande famiglia. La guerra sta liberando le migliori forze di libertà, unità, fraternità ed uguaglianza nel popolo Siriano.

Se ci sarà una nuova conferenza di pace a Ginevra-2, le grandi nazioni non avranno niente da decidere sull’attuale o sul nuovo governo. Tocca solo al popolo Siriano  decidere. Al massimo possono decidere solo sul loro contributo per la ricostruzione del paese che prima essi hanno distrutto.
 Prima il sovrano Occidente agiva e parlava come “la comunità internazionale”. Adesso questa “comunità internazionale” è ridotta a USA, Israele, UK e Francia, cioè solo all’8% della popolazione mondiale. Per il momento Saudi-Arabia e Israele continuano ad aspirare invariabilmente alla destabilizzazione della Siria, ma senza il sostegno dei loro alleati precedenti. La co-esistenza pacifica dei diversi gruppi religiosi in Siria è una spina nei loro fianchi. 
La Russia ha ottenuto autorità mondiale con il suo impegno coraggioso nel campo politico e morale e ha ottenuto più alleati dell’Occidente. E con la liberazione di Al Sferia, l’esercito Siriano ha ottenuto una nuova vittoria decisiva nel Nord del paese. 
Dalle ceneri di una vittoria finale della Siria sul terrorismo internazionale crescerà un nuovo paese e un nuovo mondo.

(traduzione A. Wilking)

giovedì 14 novembre 2013

MONS. NAZZARO (ALEPPO): "STIAMO FACENDO SOFFRIRE UN POPOLO INTERO"



“Le ultime notizie di cui sono in possesso risalgono a quattro giorni fa. Ad Aleppo mancano acqua, luce, gasolio, benzina. La popolazione si sta preparando a trascorrere un altro inverno con il freddo o il gelo, perché la temperatura scende sotto lo zero”. 

Monsignor Giuseppe Nazzaro, vescovo emerito di Aleppo, ospite in questi giorni della parrocchia della cattedrale di Crema, racconta così al Sir la situazione nella città siriana, tra le più martoriate in questo conflitto. Il motivo? “I terroristi impediscono che gli approvvigionamenti arrivino in città”. 

Non usa mezzi termini il presule per denunciare questo stato di cose: “Mi domando chi ha voluto e continua a volere che si arrivasse a ciò. Tutto il mondo si deve porre la questione e dare una risposta. Stiamo facendo soffrire un popolo intero; le famiglie sono sradicate dalle proprie case. E i profughi aumentano: per quanto ne so, fino a novembre 2012 a Lampedusa o sulle spiagge della Sicilia non arrivavano profughi siriani. Siamo noi stessi che abbiamo creato i profughi, con le armi vendute ai terroristi”. 

Mons. Nazzaro punta l’indice anche contro la propaganda dei media: “Trovo inammissibile che ci accontentiamo delle fandonie che ci propinano certe televisioni e certi giornali, la realtà è un’altra. Si stanno ammazzando due fronti, l’opposizione che aveva chiesto le riforme non esiste più. Oggi in Siria ci sono terroristi che provengono da 80 Paesi. A questi interessa vendere le armi e lasciano che avvenga la distruzione”. 

“Finita la tragedia - aggiunge il vescovo - dopo aver svuotato gli arsenali e dato lavoro alle proprie industrie, si presenteranno per ricostruire la Nazione. Con la fattura da pagare: se il denaro non sarà disponibile, sistemeranno i conti portando via quello che troveranno, petrolio o gas che sia. Se non ci sarà nessuna risorsa, il popolo lavorerà come schiavo. Questa - conclude - io la chiamo neocolonizzazione”.

da : S.I. R.  13 Novembre 13

http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/11/00274295_siria_mons_nazzaro_aleppo_stiamo_facendo_.html

Pioggia di proiettili su Aleppo: 13 novembre 2013


 Due giorni fa i terroristi hanno preso di mira le scuole e i quartieri cristiani a Damasco,  oggi tre  missili anti-aerei Hawn  hanno colpito i quartieri cristiani di Aleppo .

Due missili caduti su al- Filat una zona vicino alla Chiesa del Santo Profeta Elia e l'altro di fronte alla Chiesa caldea .
Il terzo missile è esploso sulla stazione di Baghdad , vicino al fiume, all' angolo di via Albissat ... si registrano vari feriti e martiri .... 

E via di seguito per tutto il giorno... 

http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/pluie-dobus-sur-alep.html


APPELLO DI PAPA FRANCESCO A "COMBATTERE LE VERE BATTAGLIE : PER LA VITA! MAI PER LA MORTE!".  IL RICORDO DEI BAMBINI UCCISI A DAMASCO DAI MORTAI DEI TERRORISTI SULLE SCUOLE CRISTIANE 


UDIENZA .13 NOVEMBRE 2013
"Ho appreso con grande dolore che due giorni fa, a Damasco, colpi di mortaio hanno ucciso alcuni bambini che tornavano da scuola e l’autista dell’autobus. Altri bambini sono rimasti feriti. Per favore che queste tragedie non accadano mai ! Preghiamo fortemente ! In questi giorni stiamo pregando e unendo le forze per aiutare i nostri fratelli e sorelle delle Filippine, colpiti dal tifone. Queste sono le vere battaglie da combattere. Per la vita! Mai per la morte!"

mercoledì 13 novembre 2013

Come fermare la deriva islamista

I Gesuiti sul conflitto siriano: fermiamo i mercanti di armi 


Dichiarazione sulla Siria

© FCSF – Popoli
Roma, venerdì 25 ottobre 2013

Noi, Provinciali gesuiti, in qualità di Superiori Maggiori della Compagnia di Gesù in Europa e Medio Oriente, accogliamo con favore la recente dichiarazione del Santo Padre sulla Siria. Con tutta la sua forza ha sensibilizzato l'opinione internazionale sulla tragedia siriana e chiesto "a tutte le parti coinvolte nel conflitto di ascoltare la voce della loro coscienza e di non chiudersi soltanto nei propri interessi" (Papa Francesco, Angelus, 1 settembre 2013). Insieme a lui noi affermiamo che "il risultato dell'uso della violenza non è mai stata la pace" ma che l'unica via verso la pace è la cultura dell'incontro e del dialogo.

Passi verso la pace
Pertanto ci rallegriamo per la cessata minaccia degli attacchi aeri contro la Siria e incoraggiamo l'avvio del processo che mira alla distruzione di tutte le armi chimiche presenti sul suolo siriano. Accogliamo con favore l'avvio dei negoziati per una conferenza di pace sulla Siria e sollecitiamo un rapido, coraggioso e risoluto proseguimento del processo di pace. Chiediamo a tutte le parti in conflitto come anche alla comunità internazionale:
- di cercare con urgenza un cessate il fuoco garantito da un'autorità internazionale;
- di stabilire una road-map per preparare un incontro di tutte le parti in conflitto;
- di convocare una conferenza di pace che raggiunga un accordo comune a salvaguardia della vita del popolo siriano.

Mobilitazione sociale e civile
Allo stesso tempo, chiediamo anche la mobilitazione di tutte le agenzie sociali e civili per aiutare il popolo siriano ad affrontare una delle più grandi tragedie umanitarie dei nostri tempi. La cura dei rifugiati, sia all'interno che fuori del paese (circa un quarto della popolazione), il bisogno di cibo, medicine e assistenza sanitaria, la liberazione dei detenuti e degli ostaggi e la riapertura delle scuole continuano ad essere le necessità più impellenti.

Interessi in gioco
Vogliamo inoltre richiamare l'attenzione sulla necessità di riconoscere e identificare i veri interessi in gioco, sia a livello locale che regionale o internazionale, che, purtroppo, non sempre sono in sintonia con quelli del popolo siriano. In particolare, chiediamo di riflettere sulle conseguenze della produzione e vendita di armi; chiediamo di fermare la fornitura e la vendita di armi a tutte le parti in conflitto.

Discernimento  necessario
Insieme alla più vasta comunità internazionale vorremmo anche sollecitare il rifiuto di qualsiasi forma di sostegno, sia diplomatico che militare, a qualunque partito che sostiene apertamente forme di violenza, fanatismo o estremismo. Il rispetto per la dignità delle persone e dei diritti umani deve costituire il criterio e il principale punto di riferimento per qualsiasi aiuto materiale.

Comunità cristiane in Siria
Infine, vogliamo segnalare in particolare i maltrattamenti e la persecuzione delle comunità cristiane che vivono all'interno del paese. Presenti in Siria fin dall'inizio dell'era cristiana, queste comunità costituiscono un elemento inscindibile del suo tessuto sociale e della sua ricchezza culturale e contribuiscono attivamente al suo sviluppo. Soluzioni che sostengono l'esilio o l'eliminazione di queste comunità sono inaccettabili. Intendiamo incoraggiare queste comunità cristiane e assicurare che possono svolgere un ruolo prezioso nelle loro comunità tramite la fedele testimonianza del Vangelo: un Vangelo che chiede pace, giustizia, perdono, comprensione e riconciliazione.

http://www.popoli.info/EasyNe2/Primo_piano/Dichiarazione_sulla_Siria.aspx


Padre Karam: ormai è una guerra “tutti contro tutti”, serve una conferenza internazionale di pace


Agenzia Fides  11/11/20

  Il leader di al-Quaeda Ayman Zawahiri con un pronunciamento ufficiale ha delegittimato lo Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), l'organizzazione jihadista che nell'ultimo anno aveva assunto una posizione egemonica nel fronte delle milizie anti-Assad. 
In una dichiarazione registrata alcuni giorni fa e inviata a alcuni network arabi, un portavoce di Zawahiri ha reso noto che d'ora in poi il leader dell'ISIL Abu Bakr al-Baghdadi potrà operare solo in Iraq e dovrà lasciare al fronte al-Nusra – altra fazione islamista legata a al-Quaeda, guidata da Abu Mohammad Golani – la leadership delle operazioni militari in territorio siriano. Finora le due organizzazioni si erano mosse in maniera indipendente, entrando talvolta in competizione. 
L'input inviato da al-Quaeda rappresenta un'ulteriore indiretta conferma delle contrapposizioni crescenti tra le fazioni che combattono l'esercito governativo siriano, fedele a Assad. 

“Oggi” dichiara a Fides padre Paul Karam, Direttore delle Pontificie Opere Missionarie in Libano “sul terreno siriano è un guerra tutti contro tutti: dove ci porterà? E' questa la primavera araba? L'odio, il fanatismo , il terrorismo aumentano: chi paga per tutto questo? solo la stremata popolazione siriana e, all'interno della società, le minoranze che sono le più vulnerabili di tutti. Credo sia essenziale lasciare che ogni popolo decida sul proprio destino e sul proprio futuro”. 

Secondo p. Karam “occorre promuovere un vero cammino di pace che non prenda la forma di un piano di divisione del Paese. Serve una conferenza internazionale di pace che affronti in modo autentico, concreto ed efficace la crisi siriana, seguendo la bussola dei diritti umani e della libertà religiosa”. 

http://www.fides.org/it/news/53959-ASIA_SIRIA_Contrasti_tra_le_fazioni_jihadiste_
Padre_Karam_ormai_e_una_guerra_tutti_contro_tutti#.UoDkFG1d7wo

Il parroco greco-cattolico di Raqqa agli islamisti: state tradendo il vero Islam


Agenzia Fides,  5/11/2013


Raqqa  – L'Archimandrita Naaman Rawik, parroco greco cattolico di Raqqa e Tabqa – città della Siria settentrionale in mano dai mesi alle milizie anti-Assad – ha trovato rifugio in Libano dopo che i militanti islamisti dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL) avevano aggredito e danneggiato le sue due parrocchie.
Nei giorni scorsi, l'Archimandrita Rawik ha rivolto proprio ai miliziani islamisti un messaggio pubblico – reso noto dalla Fraternitè Chrètienne Sarthe-Orient e ricevuto dall'Agenzia Fides – in cui stigmatizza i loro atti violenti contro le chiese come contrari alla tradizione islamica. “Voi” riferisce p Rawik “avete cancellato ogni traccia cristiana, distruggendo le nostre chiese e offendendo i loro santi patroni, impossessandovi delle nostre case e spingendo all'esilio i pastori e i loro parrocchiani (…). Credete forse voi che Allah, il suo Profeta e i musulmani in generale accetteranno e benediranno i vostri atti?” “L'Islam” chiede in forma retorica l'Archimandrita greco cattolico “non è forse nella continuità di Abramo, il Padre di tutti i credenti e della religione, dietro cui noi cristiani abbiamo iniziato a camminare seicento anni prima di voi? Un musulmano non è forse colui che protegge l'uomo con la sua propria mano e con la sua lingua? Ed ecco che gli atti delle vostre mani testimoniano solo dei rapimenti di uomini di Dio di cui voi siete causa”.

 L'incalzante messaggio di padre Naaman si conclude indicando la patologia islamista come corpo estraneo rispetto alla tradizione di convivenza tra cristiani e musulmani sperimentata in Medio Oriente: “Ritornate ai vostri Testi Sacri”, scrive l'Archimandrita ai militanti islamisti, “apprendete da essi il vero Islam prima che si possa dimostrare con i versetti stessi del Corano che voi siete divenuti estranei al Libro e all'insegnamento di Allah sulla tolleranza, che voi siete ormai estranei ai nostri modi di vivere autenticamente arabi, che siete totalmente stranieri rispetto alle tradizioni nelle quali siamo cresciuti, musulmani e cristiani, in Siria e a Raqqa in particolare”.
A Raqqa, alla fine di luglio è stato rapito il gesuita romano Paolo Dall'Oglio. Secondo quanto ricostruito dall'Agenzia Fides (26/8/2013) gli indiziati del rapimento di padre Paolo sono proprio gli affiliati dell'ISIL. 

UnoPOW1d7wo



Raqqa: i cristiani si arrendono e fuggono....

leggi su:
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/syrie-lemigration-
des-chretiens-de.html


LE DOMANDE DI PADRE GHEDDO:

 Ma qual è il vero islam? 


di Piero Gheddo, 12-11-2013

leggi su: 

martedì 12 novembre 2013

Non si ferma l'azione diplomatica della Santa Sede: "attraverso il dialogo la Siria resti un Paese unito"


Dopo la giornata di digiuno e di preghiera per la pace, non si ferma l'azione diplomatica della Santa Sede. "Urgente e necessaria la cessazione della violenza e l'impegno per l'assistenza umanitaria". Suggerita la garanzia della "integrità territoriale". Chiesto "un posto per tutti, per le minoranze, inclusi i cristiani". Su Ginevra 2: "Non sappiamo che forma prenderà né se la Santa Sede sarà invitata a parteciparvi come Osservatore. In caso affermativo, invierebbe una Delegazione"

  MONSIGNOR MAMBERTI  

S.I.R. Lunedì 11 Novembre 2013

Si fa molto parlare in questi giorni della Conferenza di pace per la Siria, Ginevra 2, fissata inizialmente per il 23 novembre e poi rinviata. Sul suo effettivo svolgimento pesano, infatti, le divergenze all’interno dell’opposizione, che solo questa mattina sembrerebbe aver sciolto le riserve in merito alla sua presenza, e le decisioni del presidente Assad e il suo eventuale ruolo nella transizione politica del Paese. In questa situazione di stallo diplomatico, se da una parte risultano chiare tutte le diversità di vedute tra i principali Paesi (Usa e Russia in testa) su come dirimere la crisi, dall’altra, però, emerge, con sempre maggiore evidenza, l’impegno della Santa Sede nel cercare di favorire il dialogo tra le parti in lotta. Prova dell’interessamento della Santa Sede per la situazione in Siria in particolare e per il Medio Oriente in generale sono le udienze che Papa Francesco ha concesso in questi ultimi mesi ai più importanti leader politici mediorientali, il presidente israeliano Peres, quello libanese Sleiman, il palestinese Abu Mazen e il re di Giordania, Abdullah II bin Al Hussein. E sembrerebbe prevista anche quella con il premier israeliano Netanyahu. Un’azione diplomatica che viaggia in parallelo con quella concreta degli aiuti materiali. Secondo una recente nota di Cor Unum sono 72 i milioni di dollari stanziati dalle organizzazioni umanitarie cattoliche per la crisi in Siria e nelle regioni limitrofe alla data del 9 ottobre. Su questi argomenti abbiamo intervistato monsignor Dominique Mamberti, segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede.

Eccellenza, lo scorso 5 settembre parlando con i rappresentati diplomatici accreditati presso la Santa Sede, ha ribadito con chiarezza la posizione della Santa Sede nei confronti della crisi siriana, vale a dire insistere sull’importanza di far cessare la violenza come primo passo, per poter poi instaurare un vero dialogo e soluzioni di carattere negoziale. Alla luce degli ultimi sviluppi della crisi siriana ritiene ancora praticabili queste indicazioni?
“Alla luce degli ultimi sviluppi le indicazioni presentate il 5 settembre diventano ancora più praticabili ed urgenti. Sebbene nelle ultime settimane ci siano stati sviluppi positivi riguardo allo spinoso tema delle armi chimiche, va rilevato che esso è solo un aspetto dell’intero problema che è tutto ancora da risolvere. Gli scontri violenti continuano a seminare morte e distruzione e la già insostenibile situazione umanitaria continua a peggiorare. Le previsioni indicano che entro la fine dell’anno la metà della popolazione siriana avrà bisogno di assistenza umanitaria. Si rivela perciò ancora più urgente e necessaria la cessazione della violenza e la priorità dell’impegno per l’assistenza umanitaria alla popolazione sofferente. Inoltre continua a rivelarsi di somma importanza richiamare l’esigenza e l’urgenza del rispetto del diritto umanitario. Non si può rimanere inerti di fronte alle continue violazioni del diritto umanitario, da qualsiasi parte esse provengano. Appare sempre più evidente che non c’è una soluzione militare al conflitto, e si potrà trovare una via di uscita soltanto attraverso il dialogo ed il negoziato delle parti interessate con il sostegno della comunità internazionale. Il fatto che si sia trovato un accordo sul delicato tema dello smantellamento dell’arsenale chimico siriano indica che se c’è la volontà politica si può trovare un accordo sulle altre questioni necessarie per la risoluzione del conflitto”.

Quali altri elementi andrebbero tenuti in considerazione per trovare una strada negoziale che porti alla soluzione giusta e durevole del conflitto in corso?
“Tra i principi generali che dovrebbero orientare la ricerca di una giusta soluzione al conflitto ritengo importante ricordare i punti segnalati durante il menzionato incontro del 5 settembre che sono soprattutto i tre seguenti: è innanzitutto indispensabile adoperarsi per il ripristino del dialogo fra le parti e per la riconciliazione del popolo siriano; occorre poi preservare l’unità del Paese, evitando la costituzione di zone diverse per le varie componenti della società; occorre garantire, accanto all’unità del Paese, anche la sua integrità territoriale. Inoltre sarà importante chiedere a tutti i gruppi - in particolare a quelli che mirano a ricoprire posti di responsabilità nel Paese - di offrire garanzie che nella Siria di domani ci sarà posto per tutti, anche e in particolare per le minoranze, inclusi ovviamente i cristiani. L’applicazione concreta di detto principio potrà assumere varie forme, ma in ogni caso non può essere dimenticata l’importanza del rispetto dei diritti umani e, in particolare, di quello della libertà religiosa. Parimenti, è importante tenere come riferimento il concetto di cittadinanza, in base al quale tutti, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, sono alla stessa stregua cittadini di pari dignità, con eguali diritti e doveri”.

Sembra che molti Paesi della comunità internazionale siano più interessati a fornire e a vendere le armi ai due contendenti piuttosto che provare a metterli seduti intorno ad un tavolo. Papa Francesco ha in più di un’occasione denunciato il commercio di armi (anche chimiche) sopra la testa del popolo siriano. Quanto pesa il business degli armamenti nella guerra in corso?
“Come ho già segnalato sembra sempre più evidente che non c’è una soluzione militare al conflitto. In tale senso continuare a fornire armi ai contendenti non fa che contribuire ad aumentare le vittime e le sofferenze del popolo siriano. Se la violenza continua, non si avranno vincitori, ma solo sconfitti. In questo contesto mi piace ricordare le parole di Benedetto XVI nell’incontro con i giornalisti, mentre si stava recando in Libano nel settembre dell’anno scorso: Benedetto XVI si domandava: ‘Che cosa possiamo fare contro la guerra? Diciamo, naturalmente, sempre diffondere il messaggio della pace, chiarire che la violenza non risolve mai un problema e rafforzare le forze della pace’. E aggiungeva: ‘Direi anche che deve finalmente cessare l’importazione di armi: perché senza l’importazione di armi la guerra non potrebbe continuare. Invece di importare le armi, che è un peccato grave, dovremmo importare idee di pace, creatività, trovare soluzioni per accettare ognuno nella sua alterità; dobbiamo quindi rendere visibile nel mondo il rispetto delle religioni, le une delle altre, il rispetto dell’uomo come creatura di Dio, l’amore del prossimo come fondamentale per tutte le religioni. In questo senso, con tutti i gesti possibili, con aiuti anche materiali, aiutare perché cessi la guerra, la violenza, e tutti possano ricostruire il Paese’”.


11/11: colpi di mortaio sulla scuola Primaria Cristiana S.Giovanni Damasceno in Kassaa provocano 5 bambini uccisi e 27 persone  ferite. Un altro razzo ha colpito uno scuolabus a Bab Touma, sobborgo di Damasco a maggioranza cristiana: cinque alunni sono rimasti feriti. Nella stessa zona un colpo di mortaio ha colpito di nuovo la chiesa della S. Croce.  Altre tre persone sono state uccise da un razzo, sempre nel centro della capitale.
Come accade ormai quotidianamente, il centro antico e quello moderno di Damasco sono presi di mira da una pioggia di colpi di mortaio sparati dai ribelli annidati nei quartieri occupati da loro.  Ieri, domenica, un colpo di mortaio sull'auto aveva ucciso un papà cristiano e quattro dei suoi figli.

  

La piega confessionale presa dal conflitto – con la presenza in campo, al fianco dei ribelli, di formazioni integraliste e jihadiste e la lotta tra sciiti e sunniti - può mettere a rischio la vita delle minoranze all’interno di un futuro assetto siriano? Come evitare il conseguente disgregamento del Paese?
“La presenza crescente in Siria di gruppi estremisti, spesso provenienti da altri Paesi, è effettivamente una causa di particolare preoccupazione. Perciò si rivelerebbe di grande importanza esortare la popolazione e anche i gruppi di opposizione a prendere le distanze da tali estremisti, di isolarli e di opporsi apertamente e chiaramente al terrorismo. L’antidoto migliore contro le tensioni confessionali e il rischio del disgregamento è il dialogo e la riconciliazione. Si rivela, perciò, sempre più pertinente l’insistenza di Papa Francesco sull’educazione nella cultura dell’incontro. Vorrei segnalare in questo contesto l’importanza del dialogo interreligioso che non è una questione degli addetti ai lavori ma è compito di tutti i fedeli. Tuttavia, una particolare responsabilità compete ai leader religiosi per mostrare e far presente che la religione deve essere al servizio della pace e dell’unità e non al servizio della guerra e della divisione. Anche in questo ambito si rivela di particolare importanza il compito dell’educazione. I cristiani da parte loro vogliono continuare ad essere fattori di riconciliazione e di unità e offrire il loro contributo insostituibile al bene comune della società”.

Cosa, realisticamente, potremmo attenderci dalla Conferenza di Ginevra 2, nel caso si svolgesse prossimamente? E qualora ciò avvenisse quali azioni potrebbe mettere in campo la Santa Sede per promuovere una soluzione negoziale? Infine, è prevista una delegazione della Santa Sede ai lavori di Ginevra 2?
“La Santa Sede nell’ambito che le è proprio ha promosso dall’inizio del conflitto siriano una soluzione fondata sul negoziato invitando a superare la logica della violenza e dello scontro con quella del dialogo e della riconciliazione e ha offerto alcuni elementi che considera importanti per la risoluzione del conflitto. In questo senso la Santa Sede auspica e incoraggia la realizzazione della Conferenza di Ginevra 2 con la maggiore partecipazione possibile. Realisticamente non si può pretendere che la Conferenza risolva di colpo un conflitto che è particolarmente complesso e dove sono implicati tanti interessi divergenti da diversi attori non solo locali ma regionali. Tuttavia non c’è un’altra via se non quella della ricerca di un accordo con l’aiuto di tutti. La Conferenza Ginevra 2 può e deve essere un primo passo fondamentale, almeno per avviare un processo che sarà prevedibilmente sofferto. 
Non sappiamo ancora che forma prenderà detta Conferenza né se la Santa Sede sarà invitata a parteciparvi come Osservatore. In caso affermativo, la Santa Sede invierebbe una Delegazione per mostrare la sua sollecitudine per il bene della cara nazione siriana e per offrire discretamente ogni possibile collaborazione. Tuttavia il grande contributo della Santa Sede e della Chiesa si situa in un altro livello che tocca il profondo dei cuori. Vorrei ricordare la significativa giornata di digiuno e di preghiera per la pace, convocata dal Santo Padre Francesco, che è stata molto bene accolta a livello mondiale e che ha dato tanti frutti di pace. ‘Arma’ principale della Chiesa è la preghiera e la carità. Il contributo più grande è la vita di fede dei credenti che nei diversi ambiti diventano protagonisti della vita sociale alla ricerca del bene di tutti e della pace”.

domenica 10 novembre 2013

Prosegue, nell'indifferenza del mondo, la devastazione della Siria

Ribelli attaccano cattedrale del IV secolo e distruggono le reliquie di san Simeone lo Stilita


Tempi - 7 novembre, 2013


I terroristi dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante che occupano una parte della città di Aleppo hanno preso di mira per la prima volta la storica cattedrale di San Simeone lo Stilita, distruggendo le reliquie del santo e rubando tutto ciò che di prezioso si trova al suo interno con ogni mezzo.

CATTEDRALE ANTICA. La notizia, diffusa da Le veilleur de Ninive, è drammatica dal momento che la cattedrale è tra le più antiche esistenti al mondo. Costruita nel IV secolo, si trova nella zona nord di Aleppo ed è stata intitolata al santo siriano che, vissuto a cavallo tra IV e V secolo, rimase per 37 anni seduto in cima ad una colonna come eremita. Diventato famoso per i suoi miracoli, fu venerato già in vita come un santo dal popolo e da tutta la Chiesa ed era temuto dagli imperatori. La cattedrale ospita anche il basamento della colonna di 15 metri dove il santo rimase per la maggior parte della sua vita.


.IL DRAMMA DI ALEPPO.  Aleppo vive in una situazione drammatica, come ha testimoniato a Tempi.it un suo cittadino cristiano, Claude Z.: «La situazione è critica: non abbiamo la corrente elettrica da dieci giorni, manca il cibo, ribelli ed esercito continuano a darsi battaglia e i terroristi islamici hanno imposto la sharia nella parte della città che controllano».

«MASSACRO DI CRISTIANI». Intanto sono stati diffusi da Aiuto alla Chiesa che soffre i dettagli dell’uccisione di molti cristiani nel villaggio siriano di Sadad, conquistato dai terroristi islamici e liberato da due settimane dall’esercito. Secondo quanto affermato dall’arcivescovo Selwanos Boutros Alnemeh, metropolita siro-ortodosso di Homs e Hama, «c’è stato il più grande massacro di cristiani dall’inizio della guerra e 45 cristiani innocenti sono stati martirizzati mentre 1.500 famiglie sono state trattenute come ostaggi e scudi umani».

GETTATI VIVI IN UN POZZO. Come riporta Acs, 30 corpi sono stati ritrovati in due diverse fosse comuni. Molti presentano segni di tortura e strangolamento, tra cui vecchi, handicappati e bambini. Inoltre, sei membri di una stessa famiglia, tra cui una donna di 90 anni, sono stati gettati vivi dai ribelli dentro un pozzo e lì sono morti.
Il patriarca greco-cattolico di Damasco Gregorio III Laham ha commentato: «Come si possono commettere atti così inumani e bestiali a dei vecchi e alla loro famiglia? Io non capisco perché il mondo non alza la voce contro questi atti di brutalità. Estremismo e fondamentalismo aumentano in Siria, quanto avvenuto a Sadad è l’emblema di quello che tutti i cristiani in Siria stanno affrontando».

http://www.tempi.it/siria-ribelli-attaccano-cattedrale-del-iv-secolo-e-distruggono-le-reliquie-di-san-simeone-lo-stilita#.UnuCrpTX9hw

Cathédrale Saint-Siméon-le-Stylite et les mosaïques exceptionnelles de Maaret al-No'man sont la cible des terroristes et d'archéologues véreux.



http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/la-cathedrale-saint-simeon-le-stylite.html

 

Il vescovo Audo: scontri alla centrale elettrica. Aleppo a rischio di catastrofe ambientale



Agenzia Fides  8/11/2013

Aleppo  - “Da tre giorni anche al centro di Aleppo manca la l'energia elettrica. Ci sono stati combattimenti alla centrale elettrica di al-Harrarieh, e si è creata una situazione molto rischiosa, visto che in quell'area sono dislocati materiali pericolosi”. Così riferisce all'agenzia Fides il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo.
Nei giorni scorsi le milizie islamiste dello Stato Islamico di Iraq e Levante (ISIL) hanno assaltato la centrale elettrica di al-Harrarieh, che utilizza l'idrogeno per il raffreddamento dell'acqua. Se gli impianti a idrogeno venissero bombardati, le conseguenze sarebbero catastrofiche per un raggio di almeno 20 chilometri, con un effetto-domino di dimensioni non calcolabili (nei pressi della centrale è situata anche una fabbrica di cloro). 

Il vescovo Audo descrive Aleppo come una città “sfigurata e stremata. Lo si legge negli sguardi dei suoi abitanti. Sono già quasi tre anni che tutti vivono in questo stato di logoramento continuo. Non c'è lavoro, tutti sono impoveriti. Come Caritas Siria (mons. Audo ne è il presidente, ndr) distribuiamo cibo e medicine, assistiamo gli anziani, paghiamo gli affitti per gli sfollati, portiamo avanti attività scolastiche. Il novanta per cento delle nostre energie pastorali è assorbito da questo lavoro di emergenza sociale. Ma non basta mai”. 

Riguardo al conflitto, l'elemento nuovo rispetto al passato – riferisce il vescovo caldeo - “è che adesso non si capisce più chi sta combattendo contro chi. C'è l'esercito del governo, e poi ci sono le brigate curde, gli islamisti, le bande di fuorilegge, quelli che si definiscono 'Esercito Libero Siriano', tutte fazioni in lotta tra loro. In città sentiamo i rumori degli scontri e le esplosioni, ma non sappiamo cosa davvero sta accadendo. Anche se tra la popolazione prevale l'impressione che c'è stato un cambiamento della situazione a livello geo-politico. E che l'esercito governativo potrebbe alla fine prevalere sulle fazioni che lo combattevano”.
Nelle ultime ore, le forze armate fedeli a Assad hanno riconquistato ampi settori della cosiddetta “base 80”, incaricata della sicurezza dell'aeroporto internazionale di Aleppo, che era in mano alle milizia anti-regime dal febbraio scorso.


Très graves menaces d'explosion à la centrale électrique de Harrarieh près d'Alep. 



http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/tres-graves-menaces-dexplosion-la.html



« Alep! Alep! Combien de temps encore, Alep ? 

Témoignage et pensées d'un alépin
Venez écouter les bombardements qui ont eu lieu sans interruption tout le long de la nuit. Le lance-roquettes se trouve près de la maison. Mon cher, tu devrais entendre le son impressionnant de cette arme. Viens écouter celui de la roquette qui se rapproche et le vol des avions qui piquent et dis-moi ce que tu penses. 
Ne demande pas au sujet de l'électricité qui nous manque depuis quatre jours....Elle nous était accordée une heure quotidiennement, à présent plus du tout. Que sais-je sur les protagonistes ? J'ignore qui combat qui ? et qui est avec qui ? Qui frappe qui ? Tu ne peux comprendre ce qu'est le dégoût de la vie que nous ressentons.
Hier, il m'a été rapporté qu'une jeune femme et ses trois enfants ont été tuées par une fusée qui est tombée sur la place Farhat. De mon ami, on ne sait pas encore le sort. Il a, semble-t-il, reçu une balle et non un éclat dans le cou, le jour où la fusée est tombée sur l'Eglise latine. 
Ces combattants ont réussi à chasser tous les vendeurs de légumes du quartier de Jamilieh [aujourd'hui souk, autrefois le quartier juif] qui se mettaient autour de la mosquée al-Rahmane ; personne ne sait pourquoi ils ont fait cela. Viens voir les prix qui s'envolent. Quand ma faim devient excessive, je prend un bout de pain que j'imbibe d'huile et de vinaigre afin de me rassasier. Voilà mon repas. 
Cela fait cinq jours que je prends des cachets pour dormir et c'est à peine si je dors quatre heures. A d'autres heures, je ne parviens pas à fermer l'oeil ; à côté de chez moi se trouvent une vingtaine de générateurs.
Regarde, Que veulent-ils  ? Ils nous ont vendu, nous les alépins ; ils nous ont jeté comme des chiens. Les gens s'entretuent...c'est tout. Souhaites-moi une balle dans la tête où une fusée qui me retire de ce monde afin que je me repose et repose les autres ».
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/alep-catastrophe-humanitaire-en-cours.html

venerdì 8 novembre 2013

Un messaggio video dai ragazzi di Damasco ai coetanei italiani


“Pure noi abbiamo diritto alla pace”: i ragazzi e i bambini siriani lanciano il loro messaggio in bottiglia ai loro coetanei italiani. Perché quella guerra di cui parlano in questo video, che vede questi ragazzi e questi bambini confrontarsi ogni giorno con il pericolo e la paura, sia comunicata senza intermediari, senza filtri e distorsioni.
Noi lo vediamo di lontano questo conflitto, attraverso i media, i computer e i social network del villaggio globale, ma per conoscerla davvero occorre affidarsi all’antico, come questo messaggio in bottiglia, un piccolo video abitato da giovani volti stretti in un gioco più grande di loro, che in Siria muove legioni e sbaraglia destini. 
Il messaggio del video è semplice: non vuole spiegare, né ricercare torti e ragioni. Chiedono una cosa semplicissima quei volti bambini: la pace. Quella pace che per loro è ormai un passato e che per noi è scontato presente. E che tante forze osteggiano, demolendo ogni giorno le flebili speranze di giungere a un negoziato che chiuda il conflitto. Chiedono umana solidarietà questi ragazzi, che vediamo su banchi di scuola che potrebbero ospitare  i nostri figli; e le nostre povere preghiere. 
Questo video è stato già visionato in alcune scuole italiane. E ha avuto un certo riscontro, proprio per il suo messaggio semplicissimo, in fondo banale. E ha toccato cuori e menti. Vedere questi ragazzi, sentirli mentre raccontano della quotidianità della guerra che colpisce improvvisa e ruba furtiva le vite più prossime, non lascia indifferenti chi ha il cuore innocente e la mente aperta alla vita. 
Così si è immaginato un modo per dare una qualche risposta a questi ragazzi. Una risposta non politica, non ne siamo capaci né abbiamo la forza, ma umana, che in fondo ancora vale qualcosa. Far circolare questo video nelle scuole o in altri ambiti di ragazzi e i bambini italiani. Tra chiunque abbia voglia di conoscere il messaggio lasciato in una bottiglia da questi ragazzi siriani. E magari inviare loro una qualche risposta, tramite video o anche mail scritte da ragazzi e bambini italiani. Ci sono le leggi per questo, quelle che tutelano i bambini e che vanno rispettate chiedendo liberatorie e quanto altro serve. Ma è una piccola fatica che magari vale la pena, arricchisce. Insomma, c’è spazio e modo, per chi vuole, di dare il proprio piccolo, grande contributo. Un suggerimento, nulla più, affidato al cuore di chi leggerà queste righe, ma soprattutto di chi guarderà il volto dei ragazzi e dei bambini che abitano il video in questione e ascolterà i loro racconti che narrano di vite sospese ad un cielo benigno, che qualcuno ha voluto oscurare di bombe assassine. 
Chi vuole aderire alla proposta,  può far pervenire delle mail o dei video presso oraprosiria@gmail.com. A farle giungere in Siria penseremo noi.
Grazie.
Davide Malacaria