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lunedì 23 settembre 2013

Madre Marie-Agnes denuncia: Ghouta, la grande manipolazione


Lettera da Mar Yakub , di  Padre Daniel 
 ( venerdì 13 settembre – 20 settembre 2013)

Lettera di Vladimir Putin agli Americani  (N.Y.Times 12/9/2013)
Putin comunica in modo sottile che un’aggressione militare non è a vantaggio neanche dell'America e che le proteste sono nel mondo intero, fra l’altro anche da parte di papa Francesco. Putin ricorda che il Consiglio di Sicurezza dell’ ONU rimane fedele al principio di unanimità, precisamente per evitare aggressioni arbitrarie, di un popolo verso un altro. Putin avverte che sarebbe una catastrofe ripetere ancora una volta lo stesso errore compiuto in Iraq e Libia. C’è stato un attacco con il gas tossico, continua Putin, ma tutto indica che non è stato fatto dall’esercito Siriano, ma dai ribelli, precisamente per provocare un attacco militare. Il discorso di Obama al popolo Americano martedì scorso, Putin l’ ha studiato molto bene: in questo discorso il presidente Americano dice: “Quello che distingue l'America dagli altri paesi è che noi siamo eccezionali”. Questa, dice Putin, è una dichiarazione molto pericolosa. “Noi siamo tutti differenti, ma quando chiediamo la benedizione al Signore, non possiamo dimenticare che Dio ci ha creato tutti uguali”.
Con questo, Putin ha dato una rinfrescata alla memoria di Obama. Infatti, nella Costituzione Americana è scritto che Dio ha creato tutti gli uomini uguali! Oh sì, un presidente dell’America che si occupa di tanti affari “importanti ” può certamente dimenticare “questa bagatella”...

Ancora una volta: l’attacco con gas tossici in Ghouta
Sulla base delle dichiarazioni ufficiali dei Servizi di US, UK e FR, un nuovo studio ha dimostrato contrasti flagranti (Th.Meyssan, I massacri de la Ghouta. Les contradictions des services secrets occidentaux):
 Il numero delle vittime - secondo le loro dichiarazioni ufficiali - varia tra i 281 e 1429. Una sospetta, grande differenza nelle loro comunicazioni ufficiali. Non è vero? Certe immagini sono già apparse  sul Web prima. Nelle foto dei bambini non ci sono né mamme né genitori. Com’è possibile ciò in Medio Oriente? Di 1429 vittime ci sono solo due donne? Si tratta qui di un gas speciale che risparmia le donne? Le madri che sono sopravvissute al massacro di Lattakia due settimane prima (con centinaia di morti e di rapiti, su cui la stampa occidentale non ha pronunciato parola) hanno riconosciuto sulle foto di Ghouta i loro bambini rapiti. 
 James Clapper, Capo del servizio segreti d’informazione americana sostiene (naturalmente senza prova) che loro erano capaci di osservare l’esercito Siriano già quattro giorni prima dell’attacco e che loro hanno visto l’esercito Siriano nella preparazione del gas per l’attacco. Se ciò fosse vero, perché non lo avrebbero comunicato? E perché non sarebbero intervenuti prima? I servizi segreti dell’occidente pretendono di aver preso campioni e hanno comunicato subito i loro risultati con 100% di sicurezza che l’esercito Siriano ha fatto un attacco chimico sul proprio popolo mentre la commissione ufficiale ha bisogno di giorni per l’investigazione. È chiaro che questo “footage ”, accompagnato da una propaganda di massa, è un gioco deliberatamente pianificato. Il rapporto conclude: i “leader” di USA, UK e FR sono colpevoli davanti al Tribunale Internazionale Penale per aver commesso il reato di propaganda di guerra. Questo reato nel diritto internazionale è un crimine grave, perché contribuisce all’avvio di tanti altri crimini, compresi i crimini contro l’umanità.

Il generale Francese Dominique Delawarde dà un colpo ancor più serio. 
(“Syrie, ingérence déliberée, prétexte douleux”, 12 sept. 2013). Egli è un esperto del Medio Oriente . Le cosiddette “prove inequivocabili del governo Francese sono - secondo lui -completamente incredibili”. Il generale le considera una nuova manipolazione per provocare un intervento militare. Il generale riferisce infatti quello che abbiamo già comunicato prima e dà una risposta alla domanda essenziale: chi ha interesse veramente in tutto questo?
Il generale parla anche di fatti antecedenti in Timisoara, nel dicembre 1989, dove sarebbero stati  massacrati circa 4632 uomini, il che ha causato la caduta di Nicolae Ceauscescu. In seguito la verità è venuta fuori: alcuni cadaveri sono stati prima esumati, dopo malmenati e alla fine filmati e numerati. Cosi hanno ottenuto quello che volevano: l’esecuzione capitale di Ceauscescu. Il generale riferisce anche di manipolazioni identiche in Bosnia e Kosovo (quando lui era ancora in servizio). In seguito, il generale spiega come è facile per l’opposizione  organizzare un attacco con gas tossico in Siria : prima sequestrano persone, dopo le uccidono con gas e filmano gli ultimi momenti di vita delle loro vittime. Dopo chiamano l’ ONU e gli USA, e parlano di una cifra che nessuno sa controllare. Alcuni cosiddetti testimoni ingrandiscono la storia. Qui viene l’aiuto di esperti dei servizi speciali dei governi internazionali. Il generale aggiunge che oggi la Germania, Canada e le UK cominciano a dubitare di partecipare ad un intervento militare, perché anche loro hanno cominciato a sospettare che si tratta di manipolazioni che si verificheranno tra poco. Il generale comunica anche che Israele sarebbe stato soddisfatto di un intervento militare e di una Siria (e Egitto) paralizzata e rigettata 50 anni indietro nella storia. Il generale denuncia il disconoscimento delle convenzioni di Ginevra. Nel 2009 Israele ha fatto in Gaza un massacro di massa con bombe al fosforo; quello è proibito secondo le convenzioni di Ginevra. 1300 uomini hanno perso la vita di cui 900 civili e 300 bambini, una cifra tutto sommato controllabile. Perché non sono intervenuti dopo questo? Ci sono massacri di massa che sono permessi? Il generale ricorda che Carla Del Ponte ha già dichiarato il 6 maggio 2013 che i ribelli hanno usato gas tossico, su cui USA hanno subito risposto che non c’erano abbastanza prove. In seguito, il generale ricorda il rapporto degli osservatori della Lega Araba sulla violenza all’inizio della crisi Siriana. Nel numero 28-29 loro denunciano la manipolazione di massa (gennaio 2013)... E infine l’espressione “comunità internazionale", usata tanto generosamente dalla stampa e dai politici. Infatti, questa comunità internazionale comprende solo USA, UK e FR, che sono solo l’8 % della popolazione mondiale. Lui conclude: “Non credo un solo momento nelle prove inequivocabili del governo Francese per giustificare un intervento militare in Siria.” Il generale spera che il rapporto finale dell’attuale commissione inquirente dell’ ONU sarà imparziale. Ma il generale ha un atteggiamento molto critico. Se le sovvenzioni degli USA sono tanto vitali per l’esistenza dell’ONU, sarà possibile che l’ONU possa operare in modo  indipendente?

Come un razzo in pieno cielo c’è uno studio dettagliato ed esteso  sui 35 video, da parte di Madre Agnes-Mariam, presidente di ISTEAMS (International support for mussalaha in Siria).
Genitori di bambini rapiti in Lattakia hanno fatto un appello alla Madre per sapere quello che è successo ai loro bambini. Il 4 agosto, i combattenti di Al Nousra avevano invaso 11 villaggi Alawiti e hanno fatto un massacro di massa e rapimenti. Questo era il loro punto di partenza. Il 5 settembre 2013, gli USA e loro alleati hanno diffuso immagini dell’attacco chimico in Ghouta. Madre Agnes-Mariam ha studiato a fondo queste immagini video e foto, cioè il tempo quando sono stati fatti e il tempo nel quale sono state diffusi. Potete ad esempio vedere come è stata usata una foto delle vittime della Piazza Adawi al Cairo (Egitto), presentata come foto delle vittime dell'attacco chimico.
 Si vede come questi bambini sono presentati prima morti e dopo si vede gli stessi bambini di nuovo in vita. Si vede anche che gli stessi locali sono di nuovo riempiti di bambini nuovi… Questi bambini sono senza nome e senza famiglia. Come è possibile in un paese rurale dove tutti conoscono tutti? Per di più: la maggior degli abitanti erano già fuggiti a causa dei combattimenti intensi. Che fanno questi bambini in Est Ghouta senza madre e senza famiglia? I sopravvissuti di Lattakia hanno riconosciuto famigliari sulle immagini di Ghouta. Infine, nel video si mostrano 8 persone, da cui 3 non hanno il vestito bianco, come se li stessero seppellendo. Dove sono tutti gli altri? Al suo rapporto di 44 pagine, la madre Agnes-Mariam aggiunge una lista di 259 persone dei villaggi Alawiti di Lattakia menzionando i loro nomi, età e se erano stati uccisi, rapiti o dispersi. Tra poco il rapporto sarà completato ed ampliato con esperti, dottori legali o dei chimici, per poter investigare la presenza degli uomini con i bambini e se i sintomi dei bambini coincidono con quello che dicono. Stanno organizzando un gruppo internazionale di esperti, che investigheranno a fondo le prove per presentarle davanti alla Corte Penale Internazionale.


Lo stesso bimbo filmato è usato in diversi video con diversi scenari, in ambienti differenti.



Almeno 9 bambini nel video dell'Ufficio Stampa di Al Marj Regione (a destra) sono stati trasportati da Kafarbatna (a sinistra) "fuori di ogni spiegazione medica o umanitaria"



Il bambino in maglietta rossa nel video da Zamalka (a sinistra) è ritratto con altri bambini nel video da Jobar (a destra)

Madre Agnes-Mariam fa un appello ai responsabili religiosi e civili, e anche ai ministri, senatori, parlamentari, organizzazioni umanitarie e a tutti quelli che amano la verità, la giustizia e la responsabilità per atti criminali. Madre Agnes-Mariam chiede un' indagine indipendente per investigare questa manipolazione dei media sull' abuso criminale di bambini.
In breve, i servizi segreti dell’occidente apparentemente ci contavano che l’affermazione di Joseph Goebbels, il nazi-ministro della propaganda, si verificasse ancora una volta, cioè che è più facile far credere ad una menzogna gigantesca che a una piccola menzogna. Il nazismo è stato smascherato e superato solo dopo 4 anni. Questa menzogna mostruosa contro la Siria dura già da 2 anni e mezzo. Però per questo attacco con gas tossico, noi aspettiamo nel frattempo, come dice un proverbio Fiammingo: “Chi scava una trappola per un altro, vi cadrà un giorno lui stesso.”
Il rapporto della commissione ONU. Secondo il vice-ministro Russo degli affari esteri, si tratta di un rapporto politicizzato, parziale e prevenuto. Egli dichiara che la Russia e la Siria hanno trasmesso alla commissione il materiale relativo agli attacchi con gas tossico usati dai ribelli in altri posti in Siria. La commissione non ha neanche preso in considerazione questo materiale. Esperti Britannici dicono che non c’è nessuna indicazione e che la Siria è responsabile per l’attacco con gas tossico. 
In un rapporto dettagliato di 41 pagine (datato 13 sett 2013), la commissione è riuscita a rispondere a tante domande che avevano già risposte, tranne che alla domanda fondamentale: chi ha fatto l’attacco? No problem! La TV Belga VRT ha il suo uomo che “segue gli sviluppi in Siria”. Lui è subito pronto con la sua accurata “analisi” con la chiara conclusione che l’attacco è stato eseguito dall’esercito Siriano. Di tutte le domande e problemi riferiti qui sopra, lui non sa niente. Lui vede solo combattenti innocenti della libertà che fanno un po’ di bricolage intorno a una tavola di cucina e che certamente non sono in grado di fare un tale attacco chimico. Il nostro esperto non si è accorto di niente degli orrendi massacri e delle distruzioni professionali in tutta la Siria durante questi 2 anni e mezzo, realizzati da questi “buoni” combattenti della libertà con l’aiuto dei servizi specializzati degli USA, Israele, UK, Francia, Turchia, Saoudi-Arabia e Qatar. Fin qui il nostro esperto che “segue gli sviluppi in Siria in modo accurato”. Ammetto che dopo questo, la TV Fiamminga VRT ha comunque segnalato il punto di vista della Russia, che dice che il rapporto è politicizzato, parziale e prevenuto (unilaterale). Cosi, c’è ancora speranza, anche per la nostra VRT.
Siamo felici di apprendere che la commissione ONU ritornerà sul luogo. Noi dobbiamo esigere un' investigazione indipendente fatta da uomini , confrontando i fatti, per mettere fine a questo gioco ipocrita e criminale.


E c’è il nostro amico Kimyongur Bahar con video molto imbarazzanti per i ribelli. Questi video provengono dagli smartphones di ribelli uccisi il 15 settembre al confine con la Turchia (Des vidèos de l’attaque chimique de Damas?). La signora ambasciatrice Americana all’ONU ha dichiarato che il tipo di macchina con cui è stato sparato il missile con gas tossico, appartiene all' esercito Siriano. La commissione inquirente dell’ONU lo ha confermato volentieri. Solo che la signora ambasciatrice ha dimenticato di menzionare che precisamente questi macchine sono state rubate dai ribelli dalla base dell’esercito Siriano del 46 reggimento presso Aleppo. E su questo video si vede anche i ribelli che stanno lavorando con queste macchine e con maschere antigas. I ribelli aggiungono anche ad alta voce la data, il luogo e il nome del loro gruppo di eroi, Allah Akbar! La commissione respingerà anche queste prove?



Noi continuiamo ad usare le nostre armi spirituali e questa settimana facciamo adorazione durante la giornata e faremo anche una adorazione notturna, cioè la notte tra giovedì e venerdì, fino a venerdì mezzogiorno
Nell’Eucarestia preghiamo ogni giorno per un’ intenzione differente: per i combattenti fanatici che commettono tante atrocità, che  possano aprire il loro cuore per l’amore di Dio; per i media/stampa che possano testimoniare la verità e non lasciarsi trascinare dalle facili menzogne; per il presidente, il governo, l’esercito e il popolo Siriano, per i 50.000 soldati uccisi e anche per gli uomini che hanno dato la loro vita per la protezione del popolo Siriano…

La guerra contro la Siria durerà ancora per lungo?
Penso che due elementi sembrano essenziali. Prima l’afflusso dei ribelli (insieme sono 100.000, di cui la metà sono fanatici; che Paese sa resistere a un tale peso ?). Questi ribelli sono finanziati e armati in modo molto generoso da potenze straniere, che nel frattempo come “amici di Siria” provano a guadagnare tempo con discussioni sui “piani per la pace”, così che le bande criminali siano libere di continuare loro attività in Siria.
E' per quello che noi accogliamo la proposta del ministro degli affari esteri di Brasile, che esige che ora l’afflusso di armi verso Siria deve essere fermato in modo definitivo. 
Per il resto, c’è la potenza accecante dei mass-media. Ci sono molti video e immagini manipolati in giro che trattano i cosiddetti orrori dell’esercito Siriano. (bambini che sarebbero martoriati a morte negli ospedali, esecuzione capitali nell’esercito, etc..) Tutto questo serve a sviare l’attenzione mentre i ribelli possono  continuare vere atrocità senza limiti. I nostre media pubblicano volontariamente queste false informazioni e contribuiscono all’ulteriore massacro e alla distruzione della Siria!







Basta! A tutti i combattenti stranieri in Siria : ritornate al vostro paese d’origine. Rendete pubblica la verità delle vere atrocità in Siria. Dominatori del mondo: smettete di distruggere questo paese! Lasciate che questo popolo riprenda a vivere in pace e unità come ha fatto sempre prima che voi aveste deciso di conquistare questo paese.

Anche tu puoi aiutare di smascherare questo mostro-menzogna di questa guerra, e così anche tu puoi mettere fine a questo crimine contro l’umanità…e salvare la fine della cristianità.
Non solo i cristiani, ma l’intera popolazione Siriana vi sarà grata.
Santa Maria, sveglia la famiglia umana e il popolo cristiano addormentato e proteggi la Siria, la culla della civiltà umana e della nostra fede cristiana, così che si avveri di nuovo quello che si dice di Gesù, Tuo Figlio e nostro Signore : “ Si spargeva la Sua fama per tutta la Siria…(Mt, 4,24)


Aggiungo il 19 settembre 2013:  Mahdi Darius Nazemroaya (sociologo, che ha ricevuto un encomio per la sua analisi geopolitica) scrive che una sola suora ha ridicolizzato l’intera US intelligence Community (Trends : One nun puts entire US Intelligence Community to shame over “stage-managed” Syria footage). La US Intelligence Community è una rete quasi universale che dispone di immensi mezzi tecnici, fondi enormi e una massa di personale. La US Community contiene tutte le ”intelligence bodies” del governo Americano e ha 16 divisioni, proveniente dal ministero delle finanze, dell’energia, del CIA (Central Intelligence Agency, che agisce indipendentemente da ogni governo). La US Community ha anche otto divisioni proveniente dal Pentagono (forze armate di terra, forze armate dell’aria, la sicurezza nazionale, e.a.). Loro hanno valutato i video dell’attacco con gas tossico in Damasco e hanno concluso che il 21 agosto c’è stato un attacco chimico in Ghouta e che il governo Siriano è responsabile. Hanno selezionato 13 video come fonte di informazione per i membri dell’amministrazione Obama. Cosi John Kerry poteva dire nel suo discorso del 30 agosto che lui aveva visto “con i suoi propri occhi” le atrocità del regime Siriano e ha raccomandato a tutti di guardarla.
Adesso la Madre Agnes-Mariam sta dimostrando che questi 35 video sono una grande truffa con immagini falsificate, che non coincidono con la realtà... Testimoni parlano di un odore chimico mentre il gas Sarin è senza odore. I corpi degli bambini sono usati per fare foto in differenti situazioni. Non si vedono mai le madri o i genitori etc..etc.. E soprattutto le famiglie Alawite che sono sopravvissute alla strage di massa e ai sequestri di Al Nosra in Lattakia del 4 agosto, hanno riconosciuto i  propri bambini su questi video.
Madre Agnes-Mariam ha comunicato che sta organizzando “un team di ricercatori internazionali sul 21 agosto” con dottori della legge, chimici, medici dell’urgenza, specialisti della fabbricazione di video, etc.. per rendere pubblica tutta la verità.
Chi vuole partecipare è invitato a presentarsi. La famiglia umana deve essere liberata da queste atrocità impunite e da questi despoti mondiali oscuri.

  (traduzione A.Wilking)

qui il Report inviato all'ONU da Isteams: http://www.scribd.com/doc/169025372/Study-the-Videos-That-Speaks-About-Chemicals-Beta-Version

domenica 22 settembre 2013

Siria, due terzi dei ribelli sono integralisti



La Bussola Quotidiana 
di Gianandrea Gaiani17-09-2013

Gli sforzi di Washington di spiegare che il sostegno in denaro e armi fornito ai ribelli siriani “buoni” (moderati) permetterà di sconfiggere il regime di Bashar al Assad e di scalzare i ribelli “cattivi” (qaedisti e salafiti) sono destinati ad infrangersi di fronte a due elementi. 
Il primo è costituito da un dato di fatto: anche ieri lungo il confine tra Siria e Iraq i miliziani jihadisti di Al Qaeda in Iraq e nel Levante hanno ingaggiato battaglia non contro i lealisti, ma contro altri gruppi di insorti che combattono Assad ma non per instaurare il Califfato in Siria. Scontri come questi si moltiplicano ormai da settimane in tutto il Paese e vedono i gruppi qaedisti e salafiti affrontare armi in pugno curdi e miliziani dell’Esercito Siriano Libero o di altri gruppi non islamisti con l’obiettivo di sconfiggerli e assimilarne combattenti e popolazioni nelle aree sotto il loro controllo. Inutile farsi illusioni: in Siria è meglio essere consapevoli che combattere la dittatura di Assad significa portare Al Qaeda, i salafiti e altre sfumature dell’estremismo islamico di matrice saudita al potere sulle sponde del Mediterraneo.

Il secondo elemento, a conferma di questa tragica realtà che dovrebbe scoraggiare quanti romanticamente sognano una Siria democratica e libera sorgere dalle ceneri del regime di Assad, è costituito dal rapporto reso noto ieri dall’istituto IHS Jane’s di Londra . «Le forze di opposizione che combattono contro il regime di Bashar al-Assad in Siria sono composte da circa 100mila uomini che dopo due anni di guerra risultano suddivisi in un migliaio di fazioni e bande», sostiene lo studio precisando che tra i ribelli ci sono 10mila jihadisti, tra cui un certo numero di combattenti stranieri, che fanno capo a gruppi legati ad Al Qaeda. Altri 30/35mila sono islamisti estremisti che, a differenza dei jihadisti, sono focalizzati unicamente sulla guerra in Siria e non sulla lotta internazionale. Infine, circa 30mila combattenti sono “islamici moderati”, in gran parte appartenenti alle milizie dei Fratelli Musulmani. Solo 25 mila miliziani sarebbero quindi animati da ideologia laica o spirito nazionalista, come nel caso dei curdi. Il rapporto fotografa una situazione che demolisce la retorica della lotta per la libertà. Siriani sunniti e una sorta di “legione straniera islamica” combattono il jihad contro il regime laico e chiunque ostacoli l’imposizione della sharia, già legge in molte aree “liberate” dai guerriglieri, e istituire il Califfato.
Ordine FSA 's Consiglio Sharia: tutti gli uomini nati tra 1983-94 saranno costretti a unirsi al Jihad

«Gli insorti – ha commentato al Daily Telegraph Charles Lister, autore dello studio - sono ormai dominati da gruppi islamisti e dall'analisi non esce certo confermata l'idea che l'opposizione sia guidata soprattutto da gruppi laici». Lo studio si basa su stime e colloqui con attivisti e militanti. Il conflitto ha visto emergere centinaia di bande autonome ognuna delle quali opera in piccole sacche di resistenza del paese, normalmente leali a fazioni più grandi. Sommando i combattenti di Al Qaeda con salafiti e fratelli musulmani le milizie di ispirazione islamica rappresentano i tre quarti delle forze dei ribelli e in termini militari anche di più poiché gli aiuti e i fondi provenienti dalle monarchie del Golfo hanno ingigantito le capacità di queste milizie in particolare dei due gruppi legati ad Al Qaeda, Jabhat Al Nusra e lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante che sono diventati dominanti. Secondo Lister «la loro influenza è cresciuta in modo significativo nel corso dell’ultimo anno».



Tra le armi giunte in grandi quantità ai qaedisti pare vi siano anche quelle chimiche. Fonti militari statunitensi avrebbero infatti ammesso in un rapporto segreto che anche i ribelli ne dispongono. Il documento dell’intelligence militare dell’Esercito statunitense rivelerebbe che i terroristi di Al Nusra dispongono di gas Sarin, notizia del resto già fatta trapelare in più occasioni dagli stessi ribelli. Il report realizzato da una branca dell’intelligence dell’US Army (National Ground Intelligence Center) è stato reso noto on line negli Stati Uniti da WND.com con un articolo di Michael Maloof, ex analista politico del segretariato della Difesa statunitense. Il gas dei ribelli non avrebbe la stessa letalità anche in piccolissime dosi di quello militare perché sarebbe stato prodotto in modo “artigianale” in Iraq, presso laboratori clandestini gestiti da Al Qaeda e che impiegano probabilmente tecnici che avevano lavorato al programma di armi chimiche di Saddam Hussein.

Nel maggio scorso i militari turchi avevano confiscato due chili di “Sarin fatto in casa” a miliziani di Al Nusra diretti in Siria che avrebbero usato quest’arma nel marzo scorso ad Aleppo uccidendo una trentina di soldati lealisti. Il fatto è che il gas Sarin “artigianale” è stato utilizzato con ogni probabilità anche il 21 agosto nei sobborghi di Damasco. L’assenza di contrazioni nei cadaveri mostrati dai video diffusi dai ribelli e la presenza di soccorritori privi di protezioni accanto ai corpi induce a ritenere che si trattasse di un gas letale ma solo in grandi quantità e poco persistente rispetto al Sarin “militare”. 
Un ulteriore elemento che dovrebbe imporre una riflessione sulle responsabilità di quell’attacco e in ogni caso, se si impone ad Assad di consegnare le armi chimiche, sarebbe il caso di imporlo anche ai ribelli.


sabato 21 settembre 2013

Cosa ci vuol dire oggi il messaggio di Soufanieh?




 "Maria ci preparava…"

Soufanieh è un sobborgo di Damasco , dove Cristo e la Vergine Maria apparvero a una donna . Che cosa rivela il suo messaggio ?
Con i recenti eventi verificatisi nel mondo arabo , in particolare in Siria , lasciamo  la parola al “Verbo” e alla Vergine Maria , ambedue menzionati  nel Vangelo e nel Corano .

Per la prima volta nella storia , Gesù e sua madre hanno  inviato un messaggio in arabo , a una sposa e madre, Mirna Akhrass che vive a Damasco.
Sì , il dialogo del Verbo e sua Madre con questa semplice donna si  svolto in arabo! .
Il momento dell’apparizione , la scelta della città e del luogo , il linguaggio adottato , sono  casuali o riflettono il  disegno di Dio ?

1 - Perché ora ?

Questi messaggi rivelati sono assolutamente recenti e allo stesso tempo antichissimi . Si tratta di un invito agli uomini a tornare a Dio con la fede , la carità , l'umiltà e il pentimento . L' uomo può ancora vivere senza Dio ?

Queste parole si applicano in primo luogo alla Siria ferita , poi  all' Oriente arabo e finalmente al mondo intero .

Queste apparizioni sono iniziate nel 1982,  al tempo dei primi tumulti dei fratelli musulmani in Siria, e sono continuate fino al 2004 .

2 – Cosa dissero Gesù e la Santa Vergine a Mirna ?
Myrna con il Patriarca libanese Rai


Santa Vergine : 
" Non aver paura  figlia mia. Attraverso di te io  educherò  i miei fedeli… Pregate, pregate, pregate: Padre, attraverso le piaghe del tuo Figlio diletto, abbi pietà di noi " ... 
Ripetete : Dio mi salva , Gesù mi illumina, lo Spirito Santo è la mia vita , perciò  io non ho paura " ...

Gesù: " Da qui [ Damasco] la Luce  è apparsa di nuovo per ridare una possibilità a un mondo sottomesso a ciò che è materiale , all'avidità umana e alla vanagloria, al punto tale che ha perso le sue virtù e i suoi valori ... "

Con il diluvio di sangue e di fuoco che la Siria sta vivendo , queste parole di San Paolo suonano sempre vive da Soufanieh a Damasco:
 “Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi. La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio”

Testo arabo originale di Padre Elias Zahlawi , parroco di Nostra Signora di Soufanieh .
Traduzione e commenti di Claude Zerez .

http://www.fcsartheorient.com/Dernieres-nouvelles/queveutnousdireaujourdhuilemessagedesoufanieh





  • Testimonianza di un siriano che crede fermamente nel messaggio di Soufanieh  


    I prepotenti sono impegnati in tante cose, e quelli che stanno al trono hanno perso i loro talenti…  il mondo soffre in silenzio, ci sarà una speranza? I Politici come dei bambini vogliono disciplinare i popoli… e fanno guerre per divertimento…ma ci sarà una speranza? Gesù Cristo ci ha comperato e noi l’abbiamo venduto…perchè Lui è il presente e noi siamo il passato…lui ha perdonato/ perdona ancora chi l’ha ucciso per salvare i suoi fratelli figli dell’umanità. E siccome Dio parla con le sue creature in maniera segreta e pubblica, il Cristo e  Maria hanno trasmesso questo dono ad una donna di nome Mirna per trasmettere i loro messaggi ai cristiani dell’Oriente ed al mondo intero.
     
    L’ultimo messaggio che ha ricevuto Mirna da Gesù, era nel 2004, in cui dice: “ Ognuno di voi torni a casa sua, ma portate l’Oriente nei vostri cuori…da qua è uscita una nuova luce, e voi ne siete i raggi e farete illuminare un mondo preso dalle cose materiali, dalle voglie, e dalle celebrità, un mondo che quasi sta perdendo i suoi valori… Ma voi: continuate la conservazione della vostra orientalità e non permettete a nessuno che tolga la vostra volontà, la vostra libertà, e la vostra fede in questo Oriente”. 
    A Mirna fu rivelato da Gesù: “ l’Oriente subirà distruzione, caos, fame, e guerre. E la salvezza ci sarà solo con Lui”. Allora noi cristiani dell’Oriente abbiamo una croce da portare, abbiamo un messaggio da mandare, abbiamo una testimonianza da presentare. Messaggio di amore, di dolore, di angoscia, ma alla fine, noi ne siamo certi, ci sarà la resurrezione, e la gioia. La Madonna ha già detto a Mirna: "pentitevi e credete, e ricordatevi di noi nelle vostre gioie...Annunziate il nome del mio figlio Emmanuele, perchè chi lo annunzierà sarà salvato e chi non lo farà la sua fede è vana”. 
    Samaan da Damasco

    Per conoscere le apparizioni di Soufanieh - Damasco - visita il Sito :  http://www.soufanieh.com/main.index.html

venerdì 20 settembre 2013

Il vero crimine è non fermare questa guerra



La Bussola Quotidiana-  18-09-2013
di Riccardo Cascioli

Stando a quanto si legge da alcuni giorni e alle dichiarazioni dei leader politici mondiali, sembrerebbe che la questione fondamentale riguardo la guerra in Siria ruoti tutta attorno al possibile uso delle armi chimiche e alla ricostruzione precisa della strage dello scorso 21 agosto compiuta a Ghouta con il gas sarin. Peraltro ci sono anche su questo punto molte perplessità.
Un primo rapporto presentato al Consiglio di sicurezza dell’Onu punta chiaramente il dito contro il regime di Assad quale responsabile della strage (pur senza mai nominarlo direttamente). E il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha rilasciato dichiarazioni pesanti sull’uso di queste armi e sulla necessità di punirne i responsabili, proprio il giorno dopo l’accordo tra Russia e Usa per mettere sotto controllo l’arsenale chimico di Assad. Oltretutto lo scorso 13 settembre una nota rilasciata dalle Nazioni Unite spiegava chiaramente che la Missione degli esperti incaricati di accertare quanto accaduto non è finita e che gli stessi esperti devono tornare in Siria «per completare la propria indagine e preparare il rapporto finale».  Dunque, tempi e modi scelti da Ban Ki-moon per il suo discorso sono quanto meno intempestivi e fanno nascere molte domande.
La cosa però più grave è che la questione delle armi chimiche rischia di far passare in secondo piano la vera tragedia della Siria: una guerra civile sanguinosa che va avanti da due anni e mezzo, ha provocato intorno ai 100mila morti e quasi due milioni di profughi. La testimonianza di Domenico Quirico dopo il rilascio, e le immagini viste in questi giorni delle violenze perpetrate sia dai ribelli sia dai soldati di Assad, fanno largamente percepire l’abisso di male in cui questo paese è caduto.

Gas o non gas, ciò che davvero è urgente in questo momento è fermare questa guerra, e su questo la comunità internazionale dovrebbe sentirsi tutta coinvolta. L’aver bloccato l’intervento armato di Stati Uniti e Francia è stato il primo passo, si è almeno evitata una escalation che avrebbe rapidamente propagato l’incendio siriano ai paesi confinanti. Ma non può bastare, e sarebbe davvero tragico se i paesi più influenti si sentissero già a posto con la coscienza per aver trovato l’accordo sul controllo delle armi chimiche.
Lo ripeto: è necessario fare di tutto per fermare questa guerra, il che implica – ad esempio - bloccare sul serio l’afflusso di armi verso l’uno e l’altro fronte e costringere tutte le parti a sedersi intorno a un tavolo negoziale. Passaggio sicuramente non facile perché due anni e mezzo di guerra hanno reso tutti più “cattivi” e poi le potenze regionali e mondiali devono davvero convincersi che la pace conviene a tutti, senza dimenticare – come abbiamo scritto ieri – che tra i ribelli ci sono tantissimi miliziani stranieri venuti in Siria per combattere la “guerra santa”.

Eppure, per quanto difficile, questa strada non ha alternative credibili.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-il-vero-criminee-non-fermarequesta-guerra-7313.htm


Maaloula, il martirio della Chiesa d'Oriente




La Bussola Quotidiana - 16-09-2013
di Giorgio Bernardelli 

La festa dell'Esaltazione della Croce - la festa per eccellenza dei cristiani di Maaloula - vissuta da esuli nelle chiese di Damasco. Mentre nella loro città continua la battaglia tra esercito siriano e guerriglieri islamisti di Jabat al Nusra.
Grazie ai reportage di Gian Micalessin mandati in onda dai RaiNews24, abbiamo potuto vedere in questi giorni quale sia la situazione in questa città dalle antichissime radici cristiane, divenuta il simbolo della sofferenza delle Chiese d'Oriente. Dopo l'assalto degli islamisti iniziato ormai una decina di giorni fa, l'esercito siriano è rientrato a Maaloula. Ma la cittadina - nota per il fatto che qui si parla ancora l'aramaico, la lingua utilizzata da Gesù - è appoggiata a una montagna impervia. E da lì i miliziani di al Nusra sparano sulle case, ormai in gran parte abbandonate dalla gente fuggita a Damasco, che dista appena 50 chilometri.
Le notizie più aggiornate ieri sera le ha fornite l'agenzia russa Itar-Tass: secondo un suo corrispondente che si trova sul posto, anche ieri gli scontri sarebbero stati molto pesanti: i ribelli avrebbero cercato di contrattaccare scendendo dalla montagna, ma sarebbero stati respinti. Una fonte dell'esercito siriano ha parlato all'Itar-Tass di 300 o 400 miliziani uccisi; numeri impossibili da verificare nella guerra di propaganda che puntualmente affianca quella che si combatte in questo angolo della Siria. Ma il dato certo è che si continua a sparare in questo luogo simbolo del cristianesimo siriaco. E dunque chi fino a pochi giorni fa affollava le sue chiese si è dovuto unire ai 450 mila cristiani che - secondo il dato fornito dal patriarca greco-melchita Gregorio III Laham - hanno già dovuto abbandonare le loro case a causa di questo conflitto. Lasciando solo gli uomini e le donne di Dio - i monaci - a tenere radicata una tradizione cristiana millenaria (e a stare accanto ai più deboli, quelli che dal cuore di una guerra non possono nemmeno fuggire).


È la storia di Maaloula, divenuta in questi giorni simbolo potente grazie anche alla sua vicinanza rispetto a Damasco. Bisognerebbe però anche cominciare a ricordare che non è una storia nuova: la stessa cosa è già successa ai cristiani di Homs, a quelli di Aleppo, agli armeni di Deir el Zor... Luoghi importanti quanto Maaloula per la storia del cristianesimo d'Oriente. Luoghi che sono come le stazioni di una Via Crucis che coinvolge intere comunità.

Proprio in questi giorni si è tenuto in Libano il Sinodo della Chiesa siro-ortodossa, che insieme a greco-ortodossi e melchiti rappresentano le tre maggiori confessioni cristiane della Siria. Bastava guardare l'ordine del giorno dei lavori per rendersi conto della situazione: tra i punti in discussione figurava la vicenda del rapimento di uno dei vescovi che avrebbero dovuto essere lì presenti: il metropolita di Aleppo Youhanna Ibrahim, sequestrato nell'aprile scorso insieme al greco-ortodosso Boulos Yazigi. Il Sinodo non ha potuto far altro che ripetere come nessun gruppo abbia rivendicato il rapimento e che la Chiesa non può far altro che appellarsi «agli uomini di buona volontà, ai religiosi e a quanti cercano la pace, siano essi governi o istituzioni umanitarie, per proseguire gli sforzi per il loro rilascio».

Ma anche questo è un dramma che, nella catena senza fine delle lacrime della Siria, ne richiama subito tanti altri. «Le chiese e i monasteri dei cristiani del Medio Oriente oggi sono distrutti – scrivono i vescovi siro-ortodossi allargando lo sguardo -, le nostre istituzioni demolite, le famiglie disperse e bandite dalla terra dei propri padri e dei propri antenati, forzate a cambiare la propria religione, innocenti per queste tragedie e violenze subite. Molti sono i martiri per i quali invochiamo la misericordia dell'Altissimo e offriamo ai parenti le nostre condoglianze. Noi vescovi del Santo Sinodo - scrivono ancora - facciamo appello alle nazioni del mondo, specialmente a quelle che hanno più influenza, affinché operino per preservare quest'area da calamità e disastri che potrebbero estendersi ad altre parti del mondo. E chiediamo ai nostri fedeli di essere pazienti e continuare a pregare nonostante tutte queste avversità, per salvaguardare la nostra storia, la nostra tradizione, la nostra fede e anche la nostra lingua siriaca (l'aramaico ndr) che fu parlata da Nostro Signore Gesù Cristo e fu anche la lingua dell'antica Siria».

Restare nei luoghi della propria storia. È quanto chiedono i cristiani di Maaloula, che si augurano di poter tornare al più presto nella propria città. Ed è quanto anche i vescovi siro-ortodossi si sono impegnati in prima persona a fare. Tra i punti in discussione del Sinodo c'era, infatti, anche la questione della sede patriarcale: storicamente sarebbe Antiochia, ma dal 1959 è già stata trasferita a Damasco, la capitale della Siria. E domani? Il Sinodo ha dato una risposta chiara: «Abbiamo deciso - scrivono i presuli - che Damasco deve rimanere la capitale spirituale della Chiesa ortodossa siriaca, mantenendo così viva la tradizione apostolica. E abbiamo insistito sul fatto che non la sposteremo da Damasco in nessuna circostanza».
Di fronte alle minacce degli islamisti, parlano anche di questo oggi i cristiani in Siria. Sapendo che la fedeltà alla propria terra e alle proprie radici potrebbe comportare anche un prezzo molto alto da pagare.

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-maaloulail-martirio-della-chiesa-doriente-7295.htm


Siria, il business dei sequestri di persona. Reportage di Gian Micalessin

A Damasco e nel resto del paese l'estendersi della guerra ha portato ad un drammatico deterioramento della sicurezza. Sequestri e rapimenti si susseguono a ritmo continuo e nessuno può più dirsi al sicuro. Ma più esposti sono molto spesso i cristiani.

giovedì 19 settembre 2013

"Sono rimasto ad Aleppo con il mio popolo che sta soffrendo"


SIR - Martedì 17 Settembre 2013

Alla Conferenza dei vescovi latini delle Regioni arabe, la cui assemblea si apre oggi a Roma (fino al 20) mancherà il padre francescano Georges Abou Khazen, amministratore apostolico del Vicariato apostolico di Aleppo, che non ha potuto lasciare la città del nord della Siria, isolata da mesi sotto l’assedio delle milizie anti-Assad. In occasione dell’assemblea, il francescano fa il punto della situazione umanitaria in città e nel Paese.

Padre, lei doveva essere oggi in Vaticano per l’assemblea della Celra, dove si parlerà anche di Siria. Ma l’assedio cui da mesi è sottoposta Aleppo, sua città, le ha impedito di partecipare…
“È così. Partire da Aleppo sarebbe stato, in qualche modo, possibile attraverso strade poco praticate e controllate ma sarebbe stato, poi, impossibile rientrare. Ho scelto di rimanere anche per non lasciare questa gente da sola. Il momento, infatti, è drammatico”.

Qual è la situazione attuale ad Aleppo, città-martire, simbolo di questo conflitto ?
“Si combatte aspramente. Quasi tutte le periferie sono controllate dalle forze dei ribelli, mentre il centro città e la parte nuova è nelle mani dell’esercito regolare. Gli abitanti hanno bisogno di tutto, a cominciare dal pane quotidiano che non è sufficiente. Si registra mancanza di energia elettrica e di acqua. In tantissimi sono rimasti senza lavoro e non hanno di che sfamare le loro famiglie. I generi alimentari che entrano di contrabbando hanno prezzi elevatissimi. Dobbiamo aiutare queste famiglie, cristiane e musulmane, in qualche modo e lo facciamo con le derrate che riceviamo da tante associazioni come le Caritas, ong come Ats (Associazione Terra Santa) e Jesuit Refugee Service, la Fondazione Giovanni Paolo II ed anche la Cei”.


Il 15 settembre si sono riaperte le scuole. Un segnale di speranza in una situazione così difficile?
“È un segno di vita per la popolazione siriana, un piccolo, timidissimo segno di normalità, nonostante tanti istituti siano stati distrutti, occupati da profughi, saccheggiati. Le strutture che hanno potuto… hanno riaperto i cancelli, ma non si può dire quanti alunni siano presenti e quanti siano andati via con le loro famiglie”.

Un altro segnale di speranza, più consistente, sembra essere anche l’accordo a Ginevra tra Russia e Usa sull’arsenale chimico di Assad che pare abbia scongiurato l’attacco americano. Cosa pensa a riguardo?
“Io credo fermamente che questo accordo sia giunto grazie anche all’intervento e alle preghiere di Papa Francesco come anche a quelle del mondo e ai digiuni della gente. Sono certo che la riconciliazione in Siria sia possibile a patto che non ci siano interferenze militari esterne che non fanno altro che alimentare divisioni. Prima in Siria queste non esistevano oggi invece… Nessuno, prima della guerra, chiedeva all’altro di che fede era, si metteva tutto in comune e ci si aiutava senza nessuna difficoltà. Oggi assistiamo a violenze, morti, rapimenti, abusi. Immaginate, inoltre, come si senta frustrato quel padre che arrivato a sera senza poter lavorare non ha di che dare da mangiare ai suoi figli. E sono decine di migliaia le persone in questa condizione”.

impossibile continuare la produzione del famoso "sapone di Aleppo"

Davanti a tutto ciò come reagisce la gente? È rassegnata oppure segue le vicende sui negoziati e cerca di approfondire quanto sta accadendo?
“La popolazione è molto stanca, chiede un cessate-il-fuoco, la pace, la sicurezza, la stabilità. Non armi. Molti partono, ma c’è anche chi vuole tornare nelle proprie case, alla propria terra, tornare a vivere insieme. Non sono rassegnati e chiedono la pace. Hanno bisogno di pace. Solo la pace potrà, infatti, dare loro tutto ciò di cui hanno bisogno, non ultimi gli aiuti materiali necessari a vivere. Per questo seguono le notizie riguardanti il loro Paese. Per tutti loro, per la gente di Siria, vorrei fare un appello al mondo…”.
Quale, padre?
“Non abbandonate la Siria ed il suo popolo. L’abbraccio di preghiera, di digiuno e di solidarietà concreta, lanciato da Papa Francesco, non cessi di stringerci e di farci sentire amati. Abbiamo bisogno della solidarietà di tutti. La preghiera sostenga anche i responsabili che hanno il potere di prendere decisioni coraggiose e faccia capire alle potenze straniere che non abbiamo bisogno di armi ma di stabilità e sicurezza. Preghiamo anche per i due vescovi e i due sacerdoti rapiti e per padre Dall’Oglio, dei quali non si hanno più notizie”.




Scene da Aleppo: i tentativi della popolazione di attraversare l'unico varco tra i quartieri controllati da ESL e quelli sotto controllo del Governo assediati dai ribelli, per procurarsi il cibo a rischio della vita.


L'Arcivescovo di Aleppo Marayati: “Dai ribelli nessun segnale che rassicuri i cristiani”


Agenzia Fides - 13/9/2013

 “Da nessuno dei tanti gruppi che compongono le milizie ribelli, né da quelli del fondamentalismo islamista, ma neanche dagli altri è mai arrivato un segno in grado di rassicurare i cristiani. Per questo adesso, se ci sarà una fase di tregua, i cristiani penseranno soltanto a fuggire”. Così l'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo Boutros Marayati descrive all'Agenzia Fides le paure e i sentimenti prevalenti tra i cristiani della metropoli del nord della Siria, isolata da mesi sotto l'assedio delle forze anti-Assad. 
Secondo Marayati l'attacco al villaggio di Maalula “ha anche un aspetto simbolico. E c'è da chiedersi come mai non l'abbiano fatto prima”. La prospettiva di un attacco militare a guida Usa – avverte Marayati - “aveva alimentato in tutti altri motivi di paura. Si pensi a cosa può succedere se un missile colpisce un deposito di armi chimiche... Adesso quell'ipotesi sembra sospesa, ma tutto continua a apparire buio: questa guerra ha distrutto la Siria non solo nelle pietre e negli edifici, ma anche nei cuori. Non c'è più la speranza di tornare a convivere in pace, come accadeva prima”.

Le Chiese di Aleppo si sono unite all'invito di preghiera per la pace di Papa Francesco, anticipando le veglie di preghiera nel giorno di venerdì 6 settembre. Poi, chi ha potuto ha seguito per televisione la veglia del 7 settembre a piazza San Pietro e in molti hanno ascoltato le parole forti pronunciate domenica all'Angelus dal Vescovo di Roma sulle “guerre commerciali” fomentate dal mercato delle armi. 
“Il Papa ha parlato forte e chiaro, ha detto quello che si doveva dire” commenta Marayati “ma quelli che hanno in mano le sorti della guerra preferiscono non sentire. La sensazione”, confida l'Arcivescovo armeno cattolico “è che siamo tutti presi in un gioco più grande di noi. Camminiamo nelle tenebre. Non riusciamo a immaginare come finirà tutto questo. E continuiamo a pregare”. 

mercoledì 18 settembre 2013

"Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana .... " Papa Francesco 18 settembre '13
























" Invito i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta. 
Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà. Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. 
Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi...
 Cari fedeli di lingua araba, specialmente voi Vescovi della Chiesa latina provenienti dalla Terra Santa, dalla Siria, dalla Giordania, dall’Iraq, dal Libano, dalla Somalia e dai Paesi del Golfo! Come la madre sa chiedere e bussare ad ogni porta per i propri figli, senza calcoli, con amore, così anche la Chiesa: mediante la preghiera, essa pone nelle mani del Signore tutte le situazioni dei suoi figli. Confidiamo sempre nella forza della sua preghiera, perché il Signore non rimane insensibile alle invocazioni della Sua Chiesa! A tutti voi imparto la Benedizione".

“La pace è il bene supremo per ricostruire la Siria”: il popolo siriano accoglie il nuovo appello del Papa


Città del Vaticano - Agenzia Fides 18/9/2013 

“Per ridare speranza alla nazione siriana, per ricostruire le scuole, le infrastrutture, gli ospedali, per permettere il rientro dei profughi, il bene supremo e necessario è la pace. Per questo accogliamo con rispetto e amore il nuovo appello di Papa Francesco a impegnarci tutti per una soluzione pacifica”: con questo parole, affidate all’Agenzia Fides, l'archimandrita siriano Mtanios Haddad, Procuratore del Patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham presso la Santa sede, commenta il nuovo appello lanciato oggi dal Pontefice. 

“Dopo due anni e mezzo di conflitto e immane sofferenza per il popolo siriano, è tempo di accogliere l’accorato invito del Papa”, sottolinea p. Haddad. “Di fronte alla degenerazione del conflitto, con l’ingresso di tanti militanti stranieri, di fronte al diffondersi del fanatismo religioso e di tanti gruppi armati, auspichiamo che gli sforzi della comunità internazionale vadano nella direzione indicata dal Papa. Come cristiani siriani ribadiamo che non abbiamo mai riposto fiducia nella guerra e nelle armi, e che continuiamo a promuovere il dialogo, la giustizia e la pace”.

lunedì 16 settembre 2013

A Mar Yakub: preghiere intense e ... preparazioni per "la visita di Obama"


da Mar Yakub ,  Padre Daniel 
 ( venerdì 6 settembre – 13 settembre 2013 )

Sabato, giorno di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e contro ogni forma di aggressione militare. Papa Francesco disapprova ogni forma di “guerra commerciale”, che serve solo all’industria delle armi. Noi non andiamo a Roma, ma restiamo qui, in uno dei luoghi più pericolosi della Siria. La maggior parte di noi decide di digiunare con pane e acqua, o un po’ di the. Oggi non lavoriamo duramente, facciamo solo un po’ di pulizia. Dalle 9.00 c’è adorazione non-stop nella chiesa davanti al Santissimo Sacramento. Che silenzio nel nostro monastero! La cucina e il refettorio, che normalmente sono un focolaio di tante occupazioni, sono vuoti. Nella chiesa, la suora ha appeso due teli lunghi di colore oro con una cinquantina di nomi della città e villaggi della Siria. Un telo rosso ornato di oro cade graziosamente sopra l’altare con il Santissimo Sacramento nel luogo centrale della chiesa. Nel pomeriggio celebriamo una Messa votiva per la pace. Alle 18.00  cantiamo come sempre i vespri del sabato, con la processione. Dalle 19.00 quasi tutti si radunano per l’adorazione intorno al Santissimo Sacramento in unione con i 100.000 fedeli in Piazza San Pietro, fino all’Eucaristia delle 23.00 ore. Si canta, si prega e si leggono testi in Arabo, Inglese, Francese, Spagnolo, Portoghese …... 
Uno dei bambini (10 anni) ha fatto anche una preghierina: “Grazie, Signore Gesù, che tu stai lavorando già un po’ in America, ma aumentalo per favore! “ Queste parole sono più sagge che quelle dei mass-media durante gli ultimi 2 anni e mezzo. A mezzanotte andiamo tutti a dormire tranquilli e soddisfatti.


Messaggi inauditi dal Cairo. 
All’inizio della guerra contro la Siria, un gruppo di amici di Anversa ci ha visitato. Uno di loro adesso si trova al Cairo e ci descrive la situazione di metà agosto 2013. La sua storia al Cairo in Egitto è identica a quella di Damasco in Siria. E' lo stesso gioco malvagio di aggressione dall’esterno. Nel passato quest’ amico aveva  sentito parlare di un piano americano di dividere i gruppi religiosi nel Medio Oriente tramite lo scontro e il terrore permanente tra loro sotto la guida di islamisti fanatici. Tutto questo terrore e divisione conviene molto ad Israele, che otterrà così maggior tranquillità. Prima questo amico non ci  credeva. Ma essendo in Egitto e sentendo su di sè la situazione drammatica, quel piano si è realizzato come una realtà evidente per lui. L’amico è molto scioccato dall’ignoranza, dall’indifferenza e dalle menzogne della stampa occidentale. 
Il presidente Morsi, che è stato costretto a dimettersi, ha portato l’Egitto nella più grande miseria attraverso la paralisi dell’economia e il moltiplicarsi della disoccupazione e della povertà. (Vi ricordate come Morsi ha dichiarato in modo solenne che in Egitto non c’è più posto per i cristiani?). C’era un bisogno stringente di carburante e adesso hanno scoperto riserve immense che sono state nascoste per essere consegnate ai gruppi fondamentalisti, pure con il supporto degli Stati Uniti di America. I più grandi criminali tra i fratelli musulmani avevano ricevuto posizioni chiave...., il cervello dietro l’attentato di 62 turisti stranieri in Luxor nel 1997 è stato nominato da Morsi governatore di Luxor! E' proprio il popolo che si è ribellato contro questo terrore e finalmente è proprio l’esercito che si è schierato dalla parte del popolo. Il Generale al-Sissi, il capo dell’esercito, insieme con un governo provvisorio ha dichiarato che non ha nessuna ambizione politica.  C’erano manifestazioni di massa per sostenere l’esercito e anche come grido di gioia per la dimissione di Morsi ( il 30 giugno più di 30 milioni di Egiziani sulle strade in tutto l’Egitto) e il 3 e 26 luglio (più si 40 milioni). Nel frattempo rappresentanti degli Stati Uniti di America, di Europa, dell’Unione Africana e degli Stati del Golfo si sono affrettati ad andare in Egitto per un' urgente formale “missione di pace”. In realtà erano venuti per mettere il governo provvisorio sotto pressione per liberare i protagonisti dei fratelli musulmani imprigionati, col risultato di scatenare il terrorismo. Esattamente come è successo in Siria. Il 14 agosto i servizi di sicurezza sono intervenuti durante una manifestazione dei fratelli musulmani. C’erano 150 morti dalla parte di manifestanti e 50 morti dalla polizia. La cifra dei morti degli agenti di sicurezza straordinariamente elevata prova già che questi fratelli musulmani-pesantemente armati-non sono manifestanti innocenti. Nel frattempo la stampa occidentale parla di una strage dall’esercito su cittadini innocenti anche se è molto chiaro che si tratta di un piano ben orchestrato di destabilizzare anche l’Egitto e di portare i fratelli musulmani al potere, come è successo in Turchia (il grande amico dell’ Europa!) e in Tunisia. E ancora una volta,  sono riusciti a presentare i più grandi criminali come vittime innocenti che sono da soccorrere con urgenza. Nel frattempo, i fratelli musulmani hanno distrutto in Egitto: 50 chiese insieme con tanti posti di polizia e anche edifici del governo, scuole e ospedali, esattamente come in Siria. Non c’è veramente nessuno in Occidente che sa trascendere questo giornalismo cieco? Ci vuole un solo giornalista. Forse sei tu? Yes, You Can!


Il foto-reportage delle vittime dell’attacco chimico in Ghouta il 21 agosto è una truffa. Quella è la conclusione di un studio approfondito della madre Agnes-Mariam e lei presenterà i suoi risultati alla Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite (“Footage of chemical attack is fraud”, interview RT 6 sept). Sergej Lavrov invita la comunità internazionale a prendere al serio questo e altri studi approfonditi, mentre America e Francia hanno cominciato una campagna di diffamazione contro madre Agnes-Mariam. Indipendentemente da questo studio approfondito, c’è anche un rapporto distruttivo che è giunto agli stessi risultati: “Western rationality (7 sept.) di Th. Meyssan. I due testi (insieme con tanti altri) sono stati raccolti in IP 43, 2013 (Biblioteca del Parlamento Federale , Politica Internazionale). America, Inghilterra e Francia persistono nell’ accusare la Siria e la stampa lo accetta senza ragionare. La grande maggioranza degli Americani , Francesi e Inglesi sono contro un attacco, ma i loro capi fanno finta di niente e continuano la loro azione pro- intervento militare. Ma a chi interessa veramente l' attacco chimico? Quello è comunque un pretesto ipocrita. Avevano contato ardentemente di poter dare il colpo mortale alla Siria. La vera “linea rossa” per loro è il fatto che la Siria – nonostante tutto – resiste e sta eliminando i terroristi. Per loro la Siria "delenda est", deve essere completamente distrutta e sottomessa, come hanno fatto in Iraq, Libia etc.. E per quello scopo, l’unità del popolo Siriano deve essere spezzata e il governo e il presidente devono essere rovesciati. Ci sono ancora ingenui che non credono che “il principe delle tenebre”, “il bugiardo dall’origine”, il diavolo, insieme con i suoi complici, continua a lavorare in noi e in questo mondo? Forse Pierre Piccinin, nostro professore Belga, che è stato trattenuto dai ribelli per cinque mesi e recentemente liberato ci può rivelare di più.


Nel frattempo noi qui ci troviamo ancora in grande pericolo e lavoriamo un po’ alla nostra sicurezza, per quanto è possibile. Se qualcuno avesse chiesto perché facciamo questi lavori, qualcuno avrebbe risposto che erano preparazioni per la visita di Obama. ! E anche se non arriva questa visita indesiderata, resterà la domanda quando loro smetteranno di fornire armi ai guerrieri fanatici qui in Siria. 
Da martedì abbiamo programmato una libera adorazione perpetua. E mercoledì la faremo dalle 6 di mattina fino alle 6 della sera. Anche oggi tutti (tranne i bambini e i +75) fanno digiuno con pane e acqua. Nella liturgia Bizantina si celebra in questo giorno la fine della festa della nascita di Maria Santissima. Giovedì faremo adorazione senza digiuno. Dobbiamo anche lavorare. Quando Gesù camminava sulla terra emanava una potenza speciale. Adesso Gesù, come Signore risorto, è più realmente presente . Noi gli diamo la possibilità di emanare la sua potenza.


Il fatto che nel mondo intero la gente diventa più cosciente è un segno molto positivo. 
Nel mondo intero si protesta contro l’invasione militare, anche da parte dei partecipanti alla conferenza degli Stati Arabi, che è terminata questo sabato al Cairo. Si protesta dappertutto: dalla Cina fino in America-Latina, dall’ India fino all’Unione Europea. E tante volte c’è la gioventù che guida. Davanti all’ambasciata di Qatar in Parigi loro trasmettono il messaggio:”Hollande, noi non vogliamo la tua guerra!” Il nostro amico, il dinamico Monsignore Dominique Rey, Vescovo di Frèjus-Toulon si impegna a promuovere una petizione per proteggere i cristiani nel Medio-Oriente contro un intervento militare. E in Damasco i giovani hanno fatto capire che loro proteggeranno il loro popolo e il loro paese: “dovranno prima passare sopra i nostri cadaveri”. Anche i vescovi Americani, che normalmente sono patrioti, hanno protestato per mezzo del loro presidente Timothy Dolan, Arcivescovo di New York.


Testimonianze
Domenica pomeriggio ho ricevuto una telefonata dal canale televisivo Olandese VPRO per un' intervista sull’ attacco di Maloula, il villaggio cristiano dove si parla ancora l’Aramaico. Nel frattempo abbiamo sentito che i ribelli fanatici hanno di fatto saccheggiato Maloula e hanno ucciso qualche abitante e distrutto tutte le croci. Intanto l’esercito ha ripreso il controllo di Maloula e la gioventù insieme con l’esercito ha cominciato a mettere a posto il villaggio. Farkiez, un giovane di 22 anni, doveva abiurare la sua fede cristiana su imposizione dei ribelli e doveva confessare la fede islamica. Farkiez lo ha rifiutato e per quello lo hanno ammazzato subito. Adesso tutti considerano Farkiez come un esempio e l’onorano come un martire.


Un musulmano di Antakia (la vecchia Antiochia di Siria) era tanto impressionato dalla figura di Gesù che ha cominciato a leggere il Vangelo ed essendo sempre più interessato, si è convertito alla fede cristiana. Dopo il suo battesimo nella Chiesa Cattolica, lui è stato ripudiato dalla sua famiglia e amici. Adesso egli vive in Germania dove ha fatto un dottorato in teologia cattolica. Questo uomo ha dichiarato che in Germania ogni anno si convertono più di 200 musulmani al cristianesimo....

( traduzione A.Wilking)

domenica 15 settembre 2013

"Tra terra e cielo" - Mostra del pittore Bencini a favore delle vittime della guerra siriana

L'amico Pier Luca Bencini ha organizzato dal 10 ottobre al 2 novembre 2013 a Milano una mostra dei propri dipinti la cui vendita sarà a favore delle vittime del conflitto siriano.


Clicca sull'immagine per scaricare la locandina

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venerdì 13 settembre 2013

«L'attacco americano destabilizzerebbe subito il Paese: per questo ne denunciamo l'ingiustizia»




«Il Papa ci ha incoraggiati tutti. Cristiani e musulmani hanno sentito una vera attenzione alla situazione della Siria e hanno apprezzato che Francesco si sia “esposto” così chiaramente, in prima persona». Sono le parole di suor Marta, che parla a Tempi.it del possibile attacco americano e della «paura per l’immediata destabilizzazione che si creerà».

da TEMPI.it - 10 settembre 2013

L’America potrebbe attaccare a breve la Siria. Nella vostra zona la popolazione è spaventata?
Sì, ora che la cosa appare sempre più decisa la paura è molta. Che cosa succederà se colpiscono un deposito di missili o di armi chimiche? Temiamo di essere colpiti, soprattutto nel caso di una “esplosione a catena”. Abbiamo anche paura delle conseguenze di una guerra che investirà tutta la regione mediorientale e soprattutto temiamo l’immediata destabilizzazione che l’attacco creerà qui in Siria.

Che tipo di destabilizzazione?
La nostra zona, come altre, è piena di gruppi armati di al-Qaeda, salafiti e tanti altri. Subito oltre il confine con il Libano ci sono altri gruppi di mercenari pronti ad attaccare e sfondare i confini, come cercano di fare ogni notte. I piccoli villaggi temono i massacri, come avvenuto in altri casi. Da poco, nella zona di Lattakie, 14 villaggi, tra cui tre cristiani, sono stati attaccati e distrutti: molte persone sono morte, donne e bambini sono stati portati via.

 Come reagiscono i siriani?
La gente si sta armando, è pronta a difendersi da sola. Qui gli scontri sono dovuti soprattutto alla bande armate, ai loro movimenti interni, agli attacchi che perpetrano contro i presidi militari.

Avete recentemente scritto una lettera contro l’intervento armato. Perché?
In questi due anni e più di conflitto abbiamo preferito non intervenire molto, se non quando era davvero necessario. Siamo monache, la nostra responsabilità per il mondo è la preghiera e in più è difficile evitare di essere subito “schierati” da una parte o dall’altra. Ma di fronte all’ignobile violenza di un attacco armato alla Siria, a questa palese ingiustizia internazionale promossa con orgoglio e per orgoglio, un’azione di parte, di fronte alla nostra gente del villaggio che nessuno ascolta, ci siamo dette: dobbiamo pur dir qualcosa, dobbiamo farlo almeno per loro.

Perché parla di “azione di parte”?
A tutti qui sorge una domanda: perché per gli altri massacri avvenuti, per quelli provati da video che nessuno ha contestato, a volte non c’è stata neppure una parola sui media, mentre per questo episodio, tragico ma pieno di interrogativi non risolti, si è pronti a scatenare una guerra ancora più tragica? È di questi giorni l’attacco a Maloula.

Nella lettera avete scritto: «Il problema è che è diventato troppo facile contrabbandare la menzogna come nobiltà, gli interessi più spregiudicati come una ricerca di giustizia, il bisogno di protagonismo e di potere come “la responsabilità morale di non chiudere gli occhi”». Che cosa intendete?
Vogliamo dire che, pur conservando uno sguardo di fiducia nell’uomo, uno sguardo di speranza sulla vita delle singole nazioni e sui rapporti che la regolano, non si può proprio essere ingenui fino a questo punto, al punto di non vedere gli interessi enormi che sono in gioco e che purtroppo sembrano prevalere su quei principi di vera umanità, di pace e speranza a cui ci ha richiamato il Papa sabato.

Non si rischia di fare un discorso dietrologico?
Dietrologico? Oggi alcune dichiarazioni  vengono fatte alla luce del sole, come ad esempio quella sul Qatar e l’Arabia Saudita, che sono pronti a finanziare in toto la guerra. Questo è un esempio, ma non dovrebbe suscitare qualche domanda?
E poi il Signore stesso ci ha detto: “I figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce “, e Lui il cuore dell’uomo lo conosce bene. Credo non si possa accusarlo di mancanza di speranza. Ma la speranza è una cosa reale, che si basa sulla conoscenza del cuore dell’uomo, quindi anche sul suo peccato di orgoglio, di sete di potere, di dominio. Il credente ha il dovere di interrogarsi e cercare la strada della verità, dentro e fuori di lui. E come già scrivevamo nella lettera, se si vuole, una verità oggettiva, insieme, la si può trovare.

Avete partecipato alla giornata di digiuno e preghiera indetta dal Papa?
Tanti qui hanno digiunato e pregato. Anche noi abbiamo vissuto la giornata di sabato in comunione con la Chiesa e gli uomini di buona volontà di tutto il mondo. Abbiamo fotocopiato e distribuito il discorso del Papa all’Angelus, e preparato con i giovani del villaggio un momento di preghiera nel pomeriggio. Non abbiamo potuto farlo in contemporanea con il Papa per non esporre la gente al rischio di riunirsi dopo il calar del sole.

È ancora possibile oggi in Siria la convivenza tra cristiani e musulmani?
I cristiani da sempre sono in buone relazioni sia con i musulmani sunniti sia con gli sciiti. Ciò che minaccia la convivenza è l’elemento fondamentalista, che a seconda dei gruppi può agire con più o meno durezza sui cristiani.

Concludendo la vostra lettera avete scritto: “Cercano di uccidere la speranza, ma noi a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze”. Come si può avere ancora speranza nel futuro della Siria?
In Dio la nostra speranza non muore mai, anche perché non si basa sulle nostre forze ma sulla vita donata per sempre a noi da Cristo. Il Signore ci ha detto : “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”. È sulla Sua parola che speriamo. Lui non ci ha mai promesso di risparmiarci la sofferenza, il dolore, la croce; ma di vincerli, sì.



http://www.tempi.it/siria-suore-trappiste-attacco-usa-papa-francesco


Festa della Croce. Da Maloula a Damasco  

I cristiani che vivono in Siria celebrano oggi la Festa della Croce. A Damasco si sono riuniti anche gli sfollati dalla città di Maaloula, teatro dei combattimenti, ma dove tradizionalmente si celebrava una messa solenne nel santuario di Santa Tecla. Da Damasco Gian Micalessin

VIDEO: 

giovedì 12 settembre 2013

Le notti di Aleppo




"Aleppo è tagliata fuori dal mondo . 

Sta andando molto male! Negli ultimi due o tre giorni, i ribelli sparano razzi sui quartieri cristiani. Non siamo riusciti a dormire la notte a causa dei razzi "hawns".

La fornitura di energia elettrica e l'acqua sono spesso tagliate , telefonate e internet sono eccezionali. Siamo totalmente assediati daribelli , non sappiamo come andrà a finire ...

L'esercito ha inviato rinforzi per proteggerci. I ribelli hanno minacciato direttamente cristiani e alawiti, promettendo la stessa sorte di quelli di Maaloula. I soldati sono pronti a combattere fino alla fine.

Per ora, l'esercito arabo siriano è riuscito a respingere i ribelli. Ha incaricato anche la milizia cristiana di proteggere le chiese.

Gli aiuti non giungono più, e tutti i prodotti alimentari sono scarsi. Mangiamo riso e bourghol e questo è tutto. Non vi è né carne, formaggio, niente di più ".

Questo video è stato girato al tramonto, la notte scorsa. l'idea di come la notte si è svolta per gli infelici abitanti di Aleppo. Si noterà che nessun media importante sta dando conto della situazione in loco."


"I Cristiani saranno massacrati" : se l'esercito siriano lascia Aleppo i fedeli saranno uccisi, avverte un Responsabile  Cattolico Caldeo





Gli Stati Uniti hanno supportato le fazioni ribelli nella guerra che ha devastato la Siria , ma  un leader cristiano che opera tra i i fedeli in Medio Oriente mette in guardia : le forze governative sono quelle che proteggono la minoranza cristiana. " L'esercito siriano sta proteggendo la comunità cristiana [in Aleppo],"  dice il reverendo Raymond Moussalli . " Ma se l'Armata li abbandona , saranno massacrati . "



Catholic Online - 9/10/2013

Secondo Moussalli , circa 200.000 cristiani ancora risiedono nelle strade devastate dalla guerra di Aleppo . Egli avverte che in caso di il ritiro dell'esercito siriano a causa di attacchi da parte dei ribelli islamici , i cristiani "saranno massacrati ".

Moussalli è il vicario patriarcale della Chiesa cattolica caldea in Giordania , che confina con la Siria , a sud . Ha trascorso molti anni occupandosi delle esigenze spirituali per i cristiani che sono fuggiti dall'Iraq ( lungo il confine occidentale ) in Amman , Giordania .

Padre Moussalli era tra i più di 50 leader cristiani locali che, con studiosi musulmani , si sono incontrati in una conferenza ad Amman contro l'intervento militare occidentale nella regione .

Non sorprendentemente , molto pochi - se non uno degli studiosi riuniti ha visto utile un intervento militare . Padre Moussalli ha duramente criticato l'Occidente per sostenere i ribelli islamici in Siria . "Se [ l'Occidente ] va a  bombardare la Siria , dove andranno tutti i cristiani ? Ce ne sono due milioni", ha detto alla BBC .

Attualmente, ci sono circa 2,5 milioni di cristiani in tutta la Siria , e circa 220.000 in Aleppo , di cui circa il 10 per cento sono fuggiti a causa degli attacchi dei ribelli , Moussalli dice.

Ignatius Joseph Younan , Patriarca di Antiochia per la Chiesa siro-cattolica , ha aggiunto durante la conferenza che " Ci teniamo a sottolineare che noi respingiamo le interferenze straniere in Siria . "

In generale, si è elevata la condanna per i tamburi di guerra da parte dell'Occidente contro la Siria - e altrove . " Non accettiamo alcun intervento da parte di potenze straniere . Alla tutela delle minoranze , " Papa Anba Tawadros II , capo della Chiesa copta ortodossa di Alessandria , in Egitto , ha detto . "E [ l'intervento ] è fondamentalmente un pretesto . Far avanzare interessi dei loro paesi nel Medio Oriente . "

Ci sono circa 500.000 membri della Chiesa cattolica caldea in Medio Oriente , che sono in piena unità con la Santa Sede a Roma sotto la guida di Papa Francesco. La Chiesa cattolica caldea trae le sue origini da Tommaso Apostolo e le sue lingue liturgiche sono siriaco e aramaico ,  il linguaggio che Gesù Cristo stesso ha parlato .

Dei circa 2,5 milioni di cristiani in Siria , la maggior parte sono ortodossi orientali seguita da cattolici orientali , che comprendono la Chiesa assira dell'Oriente e la Chiesa cattolica caldea .


QUANTE CHIESE SONO STATE DISTRUTTE IN SIRIA?





IL DRAMMA DI MALOULA - 12 settembre 

Santuario di Santa Tecla, Maaloula, sotto il fuoco dei cecchini. Dalla Siria, Gian Micalessin

Gian Micalessin è tornato a Maaloula, dove sono ancora in corso violenti combattimenti. L'esercito siriano è entrato nel villaggio cristiano, a Nord di Damasco, fino all'interno del Santuario di Santa Tecla.

http://www.rainews24.it/it/video.php?id=35932


Maalula, terra di martiri: la morte in odium fidei del giovane Sarkis

Agenzia Fides 12/9/2013
Damasco – Per i cristiani siriani Maalula, il villaggio cristiano a Nord di Damasco, attaccato nei giorni scorsi da gruppi armati islamisti, è già “terra di martiri”. Grazie a una testimone oculare, una donna cristiana di nome A. (anonima per motivi di sicurezza), attualmente in ospedale a Damasco, Fides ha ricostruito nel dettaglio la sorte dei tre cristiani uccisi a Maalula. Le loro esequie si sono celebrate il 10 settembre a Damasco, nella cattedrale greco-cattolica, in una celebrazione presieduta dal Patriarca melkita Gregorio III Laham, alla presenza di vescovi di altre confessioni.
Secondo quanto racconta a Fides la donna, i gruppi armati sono penetrati il 7 settembre in molte case dei civili, distruggendo e terrorizzando, colpendo tutte le immagini sacre. In una casa vi erano tre uomini greco cattolici Mikhael Taalab, suo cugino Antoun Taalab, Sarkis el Zakhm, nipote di Mikhael, e la donna A., loro parente, che racconta l'episodio. Gli islamisti hanno intimato a tutti i presenti di convertirsi all’islam, pena la morte. Sarkis ha risposto con chiarezza: “Sono cristiano e se volete uccidermi perchè sono cristiano, fatelo”. Il giovane è stato ucciso a sangue freddo, con gli altri due. La donna è rimasta ferita ed è salva per miracolo, in seguito condotta in ospedale a Damasco. “Quello di Sarkis è un vero martirio, una morte in odium fidei”, dice a Fides Suor Carmel, fra i cristiani di Damasco che assistono gli sfollati di Maalula. I presenti al funerale erano molto commossi. Oggi gli sfollati di Maalula, in maggioranza a Damasco, rimarca la suora, “chiedono solo di poter tornare alle proprie case, in pace e sicurezza”.