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mercoledì 28 agosto 2013

Come viviamo noi, cristiani siriani, in queste ore ....

Da Mar Yakub , PADRE DANIEL 


Cari Amici,
 sembra che il mondo  precipiti sempre di più verso una situazione apocalittica. Siamo nella battaglia contro i dominatori mondiali senza scrupoli che vogliono sottomettere tutti con i mezzi della menzogna e violenza. Cristo Gesù, che il Tuo Regno venga e che la Tua Volontà sia fatta, e quello  sarà  la cosa migliore per tutti.
 P. Daniel

( venerdì 16 agosto  – mercoledì 28 agosto 2013)


Sull’orlo di una nuova guerra mondiale Venerdì ci sono stati duri attacchi in Tripoli (Libano) che sono costati la vita a 42 uomini e 350 feriti. Sembra una rappresaglia perché Hezbollah sostiene l’esercito Siriano nella sua  battaglia contro il terrorismo. Dopo che l’esercito Siriano ha eliminato con successo altre importanti basi dei terroristi, c’è di nuovo un attentato in Damasco con tantissimi feriti. In tutto il paese, l’esercito Siriano  sta facendo pulizia dei terroristi, e per quello non ha neanche bisogno di armi chimiche. L’America e i suoi alleati, invece, vogliono a tutti costi la destabilizzazione della Siria.  Adesso stanno inventando un nuovo gesto offensivo. Come l’hanno già fatto per l’Iraq, la Jugoslavia e la Libia :  stanno producendo menzogne di ogni tipo per arrivare al loro scopo. Adesso annunciano che è certo che la Siria usa armi chimiche, dunque la linea rossa è stata superata. E tutto questo sotto il naso degli osservatori dell’ONU, che non hanno neanche avuto il tempo di redigere un rapporto! Tutto deve andare di fretta perché i terroristi in Siria sono quasi eliminati! Naturalmente non dicono che sono stati loro stessi che hanno organizzato questi attacchi chimici. L' America minaccia e invia già qualche nave con missili verso la Siria. Nel frattempo l’esercito Siriano ha scoperto una fabbrica di armi chimiche dei ribelli, ma la macchina di propaganda dell’Occidente continua a farneticare contro la Siria. All’arrivo delle navi Americane, la Siria, la Russia, l’Iran e  Hezbollah hanno fatto sapere esplicitamente che risponderanno ad ogni attacco e colpiranno sopra tutto Israele, il grande provocatore. La politica dell'America, impazzita, sembra all’inizio di una fase decisiva autodistruttiva, con conseguenze inimmaginabili tragiche per loro stessi, ma anche per una gran parte dell’umanità. Forse non succederà niente e gli Americani si accontenteranno di aver dimostrato di essere forti. Peccato per il loro insano apparato militare, con il quale hanno già cosparso il mondo intero. O il loro insano apparato militare è usato per portare morte e distruzione, oppure non è usato e allora saranno un sacco di quattrini sprecati, con i quali non hanno potuto saziare gli affamati del mondo intero.

Contro questo gesto offensivo militare, noi rispondiamo con un gesto offensivo spirituale. Tutta la domenica mattina, noi abbiamo fatto l’adorazione del Santissimo Sacramento. Inoltre decidiamo che durante i giorni consecutivi, dalle 6.00 fino alle 21.30 continueremo l’adorazione poichè il Regno di Dio trionferà.

La Domenica in generale è una giornata bellissima e libera, ma è meno piacevole quando non c’è più corrente durante la mattina. Senza luce si può pregare, ma preparare un pranzo è più difficile. Perciò abbiamo deciso di fare un piacevole pic-nic e faremo una buona cena. E così è stato. Flessibilità con le  proprie regole e usanze è una buona cosa per una sana vita cristiana.
 E’ cominciata  adesso la vera battaglia?  Martedì mattina c’è stato tanto traffico aereo con qualche sordo boato,  ma durante l’Eucaristia abbiamo provato un po’ di terrore. Dopo la messa ci siamo rifugiati nella cripta, dove abbiamo anche mangiato nella semi oscurità. Abbiamo ancora sentito qualche tuono sinistro e dopo c’è stato  un silenzio. Apparentemente c’era stata solo una preparazione  per un attacco breve ma forte. Dopo pranzo abbiamo lavato i piatti e non siamo più stati rintanati nei nostri rifugi.

Protesta contro i fratelli musulmani fanatici. Durante un processo non-democratico di Ergenekon del 5 agosto scorso, 275 capi militari, politici e altri, sono stati condannati per partecipazione ad un colpo di stato. Sono tutti uomini che si sono ribellati contro il totalitarismo dei fratelli musulmani e contro l’influsso onnipotente dell’ America e Israele. In Egitto è stato arrestato Mohamed Badie, il capo superiore dei fratelli musulmani . Il primo ministro Haxem-el-Beblaoui chiede che il movimento dei fratelli musulmani sia abolito come vaga confraternita  onnivalente e sia trasformato in una partito legale per poter partecipare in modo legale all’amministrazione del paese.
Una ripresa difficile in Siria.  Ci sono sempre più dichiarazioni di sostegno per la Siria. Alla Chiesa San Sepolcro di Gerusalemme, c’è stata una dimostrazione gigantesca per esprimere la solidarietà per i due vescovi rapiti in Aleppo e per i cristiani di Egitto. Nello stesso tempo, in tutta la Siria, l’esercito Siriano sta eliminando gruppi armati e i loro arsenali, soprattutto di al-Nousra.  Il 20 agosto, nella zona di Lattakia, hanno trovato una fossa comune di civili che sono stati assassinati dai ribelli. E sempre più chiaro che la Siria si batte contro un terrorismo sostenuto internazionalmente. La Siria rimprovera l’America di nascondere i suoi veri motivi con menzogne ed è molto chiaro che l ‘ America non vuole collaborare per la pace in Siria. Il gran mufti di Siria, Ahmed Baddar Eddin Hassoun ha incontrato in Damasco una delegazione Russa.  Egli ha dichiarato che la congiura contra la Siria ha come scopo di cambiare la tolleranza tra diversi credenti e mettere gli uni contro gli altri, come è già stato fatto in tanti paesi. “L’Amore è più importante che la preghiera”, ha concluso il Gran Mufti. Con questa occasione, il Gran Mufti ha ringraziato il ministro degli Affari Sociali Russo per il latte che la Russia ha regalato ai bambini Siriani e anche per le medicine e per tutto il sostegno Russo per la Siria. Vogliamo aggiungere che la Russia al momento è  il grande difensore dei cristiani. Nel giornale Siriano arabo si segnala anche che  in Belgio le città di Anversa  e Vilvoorde  hanno sanzionato le famiglie che hanno inviato terroristi in Siria. Il 21 agosto,  in un incontro a Damasco, Il Ministro degli Affari Esteri, Walid al-Moallem, ha disapprovato il comportamento di Israele, che dopo i suoi tre attacchi aerei nella Siria, si mostra contento che in Siria, Iraq e Egitto il terrorismo cresca, l’infrastruttura sia quasi distrutta e che l’economia sia paralizzata.
Purtroppo,  nel campo politico “il nostro fratello maggiore” è un protagonista della violenza crescente e  paralisi del Medio Oriente. La Siria è accusata di usare armi chimiche solo per provocare uno sdegno generale. E’ chiaro che al momento i ribelli hanno bisogno di aiuto (di armi). Ma forse stavolta queste menzogne non saranno più tanto facilmente accettate come prima. Il 21 agosto scorso l’esercito ha fatto un forte attacco nel sud-est di Damasco (Ghouta). Tantissime orrende immagini e filmati di cosiddette vittime di armi chimiche sono già stati distribuiti nella sera di 20 agosto. E lì si usano anche immagini dall’ Egitto. Teheran ha subito comunicato che ci sono abbastanza prove invece per l’uso di armi chimiche dai ribelli. La Cina ha ammonito gli ispettori di prendere contatto con il governo Siriano e di essere obiettivi. Anche il Vaticano è all’erta e dichiara che il governo Siriano non può essere accusato senza prove evidenti. In 2003, Colin Powell ha accusato l’Iraq dell’uso di gas tossici e aveva fatto un PowerPoint dimostrazione, di una bottiglia di gas che lui stesso aveva acceso. Dopo la distruzione dell’ Iraq, Colin Powell aveva ammesso la sua menzogna verso la comunità internazionale.

Ancora due testimonianze.
Qualche citazione di una  lettera aperta indirizzata al presidente della Francia e al suo ministro degli affari esteri. “…Sono un padre di una delle tante vittime della guerra in Siria. Mia figlia Pascal è stata uccisa nel bus che è stato attaccato da un gruppo armato dell’esercito Siriano libero che voi e i vostri alleati hanno sostenuto e incoraggiato dall’inizio…Se è vostro scopo di distruggere la Siria solo per proteggere Israele, credete veramente che la distruzione di un popolo porterà pace e tranquillità in Israele?...Lei  crede veramente di promuovere la civiltà con la distruzione dei cristiani? E’ vero, ci  sei riuscito, insieme con i tuoi alleati, a trasformare in pochi mesi l’amicizia tra musulmani e cristiani in Siria in una semi guerra confessionale. …come cristiani Siriani noi non vediamo le ragioni per lasciar distruggere il nostro paese e lasciar assassinare i nostri bambini, solo per idee corrotte che cambiano secondo gli interessi degli altri. “ (Claude Zerez, padre di Pascal che è morta a Homs il 9 ottobre 2012 all’età di 20 anni).

Monsignor Antoine Audo, gesuita e vescovo Caldeo di Aleppo, ha dichiarato di non partecipare al più grande evento di giovani a Rimini, organizzato dal Movimento Comunione e Liberazione, perché il vescovo vuole restare vicino ai suoi fedeli durante questa situazione tragica. Aleppo oggi è una città di martiri. Più della metà della popolazione è fuggita e l’ 80% non ha più risorse per sopravvivere. Tuttavia il Vescovo ci ricorda il festival coraggioso dei giovani ad Aleppo il 28 di luglio scorso e ci ha comunicato che alla fine di agosto ci sarà un nuovo “festival della speranza” , incoraggiata dalle parole e dall’attitudine di papa Francesco.

traduzione A.Wilking


Gregorio III: La democrazia si costruisce con la pace. L’attacco Usa è un atto criminale



Asia News 28/08/2013
 Il Patriarca cattolico di Antiochia invita i Paesi occidentali ad ascoltare l’appello del papa. Un’azione armata distruggerà qualsiasi ipotesi di dialogo e riconciliazione futura. I cristiani verranno relegati in un ghetto. Senza di loro non può esistere un islam moderato. La scomparsa dei cristiani è un pericolo per tutto l’occidente e per il mondo arabo.

"Ascoltiamo l'appello del Papa per la pace in Siria. Se i Paesi occidentali vogliono creare una vera democrazia devono costruirla con la riconciliazione, con il dialogo fra cristiani e musulmani, non con le armi. L'attacco pianificato dagli Stati Uniti è un atto criminale, che mieterà altre vittime, oltre alle migliaia di questi due anni di guerra. Ciò farà crollare la fiducia del mondo arabo verso il mondo occidentale". È quanto afferma ad AsiaNews Gregorio III Laham, patriarca greco-cattolico di Antiochia, di tutto l'Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. 
L'appello giunge a poche ore dalle voci di un attacco imminente degli Stati Uniti contro Damasco. L'operazione è appoggiata da altri Paesi: Francia, Gran Bretagna, Turchia e Lega Araba. In questi giorni il prelato ha diffuso in tutte le parrocchie della Siria l'appello pronunciato lo scorso 25 agosto da papa Francesco.
"La voce dei cristiani - afferma il patriarca - è quella del Santo Padre. In questo momento occorre essere pragmatici. La Siria ha bisogno di stabilità e non ha senso un attacco armato contro il governo".
Gregorio III si domanda: "Quali sono le parti che hanno condotto la Siria a questa linea rossa? Chi ha portato la Siria a questo punto di non ritorno? Chi ha creato questo inferno in cui vive da mesi la popolazione?". "Ogni giorno - spiega -  in Siria entrano estremisti islamici provenienti da tutto il mondo con l'unico intento di uccidere e nessun Paese ha fatto nulla per fermarli, anzi gli Stati Uniti hanno deciso di inviare ancora più armi". Il prelato sottolinea che l'attacco pianificato dagli Usa colpirà soprattutto la popolazione siriana e non è meno grave dell'uso di armi chimiche.
Secondo il Patriarca, i Paesi occidentali continuano a sostenere un' opposizione che non esiste, che non ha alcuna autorità sul campo. "I lavori per la conferenza di Ginevra 2 - sottolinea - sono fermi. La parola dialogo è ormai dimenticata. Per mesi i Paesi occidentali hanno perso tempo a discutere, mentre la gente moriva sotto le bombe di Assad e per gli attacchi degli estremisti islamici di al-Qaeda".
Gregorio III avverte che una eventuale vittoria degli islamisti darà vita a un Paese diviso in piccole enclavi, confinando i cristiani in un ghetto. "La nostra comunità si riduce ogni giorno. I giovani fuggono, le famiglie abbandonano le loro case e i loro villaggi". 
Per il prelato "la scomparsa dei cristiani è un pericolo non solo per la Siria, ma per tutta l'Europa". "La nostra presenza - afferma -  è la condizione essenziale per avere un islam moderato, che esiste grazie ai cristiani. Se noi andiamo via, non potrà esservi in Siria alcuna democrazia. Tale tesi è sostenuta anche dagli stessi musulmani, che temono la follia islamista. In molti affermano che non si può vivere dove non vi sono i cristiani". 

http://www.asianews.it/notizie-it/Gregorio-III:-La-democrazia-si-costruisce-con-la-pace.-L%E2%80%99attacco-Usa-%C3%A8-un-atto-criminale-28855.html



Un  SMS dalla Siria:


"Qua la gente e' in panico. Tutti parlano dell'attacco Americano".

Dentro di me e di tantissimi siriani (compreso i cristiani) c'e’ un' angoscia ed una tristezza di tutto quello che si sta succedendo. 
Angoscia perchè ci sentiamo soli, abbandonati e sbattuti nel nulla. Tristezza perchè se l’America con i suoi alleati facessero un attacco noi civili siriani piangeremmo tantissimo per la caduta dei morti innocenti. Non mi raccontate la buggia delle armi intelligenti, perche abbiamo visto quanti morti sono finite tra le mani della Nato in Libia, Iraq…i missili intelligenti sanno chi e' il cattivo e chi e' il buono? Non esistono armi intelligenti, esistono solo disastri e massacri e che verranno fatti sotto il nome di "difendere i civili ". 
Quanti siriani devono morire ancora perchè l'Occidente capisca che la democrazia e la liberta’ non viene mai realizzata con le armi? Quante bugie deve raccontare l’America per convincere il mondo che quello che sta per fare e’ una mossa nobile, e quello che sta per fare e' per il bene del popolo siriano? Perchè l'America non aspetta il risultato del gruppo nazionale che’ stato mandato in Siria per vedere se e’ vero che il governo siriano ha fatto l’attacco chimico o no? Perchè le accuse sono pronte sempre prima? Perchè le Nazioni Unite ha mandato questo gruppo di scienziati chimici dopo 5 mesi dell’attacco chimico a Khan Al-Asal (periferia di Aleppo) ? forse perchè erano stati i ribelli? Perchè l’America dice che il governo siriano ha fatto ritardare l’entrata degli investigatori chimici nella periferia di Damasco, nonostante che il rappresentante dell' Onu e’ venuta sabato sera, e domenica si e’ messa d’accordo con il governo ad entrare e lunedi sono entrati. Allora che intende l’America nella parola “ ritardo “? Sembra che l’America non può più trovare una bugia ben fatta per attaccare la Siria per cui ha capito che deve interferire direttamente in Siria perchè tutti quelli che aveva usato contro di noi sono falliti. Ormai noi siriani (cristiani) nonostante l’angoscia e la tristezza, nonostante i colpi dei Mortai che ci regalano i ribelli in continuo e cadono sulle nostre case, sulle nostre chiese, sulle nostre moschee, sulle nostre scuole. 
Noi siriani (cristiani) continuiamo a vivere, e sperare nel domani. Perche la Madonna di Al-sufania ci ha detto:” Conservate e tenete duro il vostro cristianesimo orientale “.
Pregate per noi!
Samaan

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Dal Meeting 2013 - Nella prova si vive

Accanto a chi ha perso tutto resta la Chiesa

Rimini, 24 agosto 2013

Chiese date alle fiamme, carbonizzate. Tabernacoli anneriti dal fumo, pavimenti divelti, vetrate in frantumi. A oggi i cristiani fuggiti dalla Siria sono 562mila. La croce di Cristo come prigioniera di guerra, processata in una sala della chiesa divenuta tribunale della Sharia, condannata e sottoposta alla distruzione di tutte le sue parti. La statua della Madonna fucilata perché non portava il velo integrale, giustiziata per decapitazione. Le foto che scorrono sul maxischermo dell’auditorium D5 durante l’incontro conclusivo del Meeting 2013 sono chiarissime. Le ha portate padre Antranig Ayvazian, capo spirituale degli armeni cattolici dell’Alta mesopotamia, Siria del Nord. “Questa non è la Siria, da sempre luogo di convivenza e incontro tra ebrei, cristiani e musulmani”.

Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Cl e moderatore, commenta: “Sottolineiamo con le nostre povere forze lo stare con l’altro. La nostra esperienza non può essere vera se non abbraccia il dolore”. Un dolore che non riguarda solo questa parte d’Oriente. L’incontro ‘Nella prova si vive’ si è aperto con il reportage di Riccardo Bicicchi girato in Nigeria. Anche lì chiese bruciate, attorno una terra brulla. Il colore che domina è il giallo chiaro della sabbia. Dentro tutto quel chiaro una donna nera cammina, sulla testa un secchio d’acqua. Povertà. È lunga la lista delle persone fucilate, sgozzate. Il parroco di Mubi mostra dallo schermo del telefonino le foto del portone della sua chiesa attraversato dai proiettili. Dentro un ragazzo riverso, la gola tagliata. Accanto, il corpo della madre, fucilata perché piangeva sopra il figlio. “Ma che esseri umani sono quelli che ammazzano una madre che piange il figlio ucciso?”, si chiede il sacerdote. In quella zona è una setta a farla da padrona. Boko Haram. Per loro tutto ciò che è occidentale è malvagio. Anche le scuole, gli ospedali, i farmaci. Il vescovo di Maiduguri parla chiaro: “I politici manipolano questa setta per i propri scopi”.

A due anni dall’inizio del conflitto la Chiesa siriana è tornata alle catacombe. I cristiani fuggiti, dispersi. Nella migliore delle ipotesi sono divenuti profughi. Nella peggiore, uccisi. “I cristiani arrivano di notte - prosegue padre Antranig Ayvazian - chiedono i sacramenti, si sposano di nascosto, senza segni esteriori”. È fermamente convinto che tutto ciò non accada a opera di siriani. “Più di 140mila guerriglieri sono entrati dai confini aperti”. Una notte è svegliato da una telefonata. Un uomo gli chiede i cadaveri dei compagni. Martiri, li chiama. Altrimenti fa saltare ospedale e cappella. Quella con le reliquie di altri martiri,quelli armeni”. Padre Antranig va, da solo, a incontrarlo. Si trova un drappello armato. Li saluta. Nessuno risponde. Perché nessuno parla siriano. Il comandante gli dice che vengono dal Qatar. “Ho trovato i corpi, glieli ho portati, i piedi già divorati da cani e volpi.
Era felicissimo”. Aggiunge: “Erano bravi ragazzi. Avevano avuto l’ordine di venire a uccidere gli infedeli. Volevano sgombrare la città dai cristiani”. E, rivolgendosi alla platea: “Ma se io e voi siamo cristiani è per la conversione di san Paolo sulla via di Damasco, è perché c’è la Siria”.

“La Siria non esiste più”, interviene padre Nawras Sammour, incaricato del Jesuit Refugee Service per il Medio Oriente e il Nord Africa. Infila una serie di impressionante di cifre.
Oltre centomila morti di cui 15mila bambini. Entro il 2013 raddoppieranno. No, si corregge, triplicheranno. Gli sfollati, coloro che hanno lasciato la propria casa senza andare fuori dai confini, sono tre milioni e mezzo e non hanno nulla. Solo i vestiti che hanno addosso. Chi non ha voluto abbandonare l’abitazione è senza lavoro e al di sotto della soglia della povertà: due milioni e mezzo siriani. I profughi nei paesi limitrofi sono due milioni e stanno crescendo. La Siria è un paese svuotato. L’intellighenzia e i capitali sono stati i primi ad andarsene.
Altre foto sullo schermo. Una mensa da campo, un volontario che mescola un pentolone colmo di cibo, si direbbe couscous o riso. Garantisce cinquemila pasti nella regione rurale di Damasco. È il lavoro di questo sacerdote, al fianco di chi è rimasto. “Serviamo 17mila famiglie. Diamo materassi, coperte, vestiti, assistenza medica a 12mila persone in tutta la Siria. Svolgiamo attività psicosociali per i bambini che hanno visto quelle atrocità. Quando i genitori vedono ciò che compiamo sui bambini si fidano di noi. L’80% delle famiglie che
aiutiamo sono musulmane”.
Per sostenere un paese così lacerato dal conflitto servono soldi. L’opera di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre ha messo nelle mani di sacerdoti e vescovi siriani 1.096.574 euro. Li ha contati fino all’ultimo il direttore dell’Opera per l’Italia, Massimo Ilardo. “L’aiuto ai profughi non era il nostro compito primario. In Siria sostenevamo la costruzione di chiese, l’educazione dei seminaristi, A gennaio abbiamo organizzato a Damasco un forum sulla famiglia”. Ma il fondatore dell’opera, padre Werenfried van Straaten, invitava ad asciugare le lacrime di Dio ovunque egli pianga. “Anche i musulmani si rivolgono a noi. La gente là si fida dei religiosi e religiose che affrontano le stesse difficoltà del popolo”. Sullo schermo viene proiettata la preghiera d’intercessione per la pace in Siria e Ilardo ne legge il testo. A poco a poco tutto l’auditorium prega con lui.

Sale sul palco Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli. “Mai come quest’anno l’esperienza ha vinto su tutto. Ancora una volta, adesso. È appena accaduto: il testo proposto è diventato preghiera per tutti”.

(fonte:http://www.meetingrimini.org/default.asp?id=673&edizione=5674&item=5&value=0&id_n=14127)

Preghiera

Dio di compassione ascolta il grido del popolo della Siria,
dona conforto a coloro che soffrono a causa della violenza,
dona consolazione a coloro che piangono i propri morti,
dà forza ai paesi vicini perché accolgano i rifugiati,
converti il cuore di quelli che hanno fatto ricorso alle armi
e proteggi chi si impegna per promuovere la pace.
Dio di speranza ispira i governanti a scegliere la pace al posto della violenza
e a ricercare la riconciliazione con i nemici,
ispira compassione nella Chiesa universale per il popolo siriano
e dacci la speranza di un avvenire di pace fondato sulla giustizia per tutti.
Noi ti chiediamo questo attraverso Gesù Cristo Principe della pace e Luce del mondo.
Amen
(Fonte: un amico)


martedì 27 agosto 2013

«Chi vuole la guerra non vuole il bene della Siria». «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»

«Si fermi il rumore delle armi». Appello contro l’intervento militare in Siria 
Sottoscrivete l’appello di Tempi, Ora pro Siria e Samizdat-on-line contro l’intervento militare in Siria. Il testo con le firme sarà inviato ai parlamentari italiani e al ministro degli Esteri Emma Bonino

Mons. Silvano Maria Tomasi, nunzio apostolico-osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, boccia senza sconti qualsiasi opzione militare per la Siria. Rilancia la via diplomatica e l’allarme per la moltiplicazione di presenze militari straniere e per la degenerazione del conflitto, di cui farebbero le spese le minoranze. In particolare quella cristiana che sta come un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.





AVVENIRE - 7 agosto 2013
intervista di Giorgio Paolucci

È ancora possibile un’azione diplomatica efficace per risolvere il caso siriano o dobbiamo rassegnarci alla logica delle armi?
Una soluzione militare non è realistica, sono convinto che la via della ragione possa prevalere. Anche se una parte vincesse, sarà necessario un periodo di riconciliazione e di ricostruzione politica, economica e sociale. La guerra civile non porterà alcuna soluzione, è un’assurdità e serve interessi estranei alla popolazione. Sta distruggendo non solo le infrastrutture ma anche l’economia e soprattutto le persone e il tessuto sociale, il futuro del Paese ne sarà condizionato per decenni. Chi vuole la guerra non ama la Siria. Rimane la possibilità di riprendere la conferenza diplomatica di Ginevra con la partecipazione dei Paesi della regione implicati nel conflitto, fermando l’invio di armi a tutti i combattenti e con l’obiettivo di formare un governo di transizione che includa tutti gli interessi e le comunità.

Quale ruolo può svolgere l’Onu che finora è stato un attore debole della vicenda?
La comunità internazionale, le Nazioni Unite in particolare, può avere una funzione di di facilitazione e pacificazione. I Paesi della regione e le grandi potenze devono smetterla di versare benzina sul fuoco e aiutare i belligeranti a dialogare e a trovare una soluzione condivisa. Inoltre hanno l’obbligo morale di provvedere un aiuto umanitario adeguato per le vittime. I numeri fanno rabbrividire: due milioni di rifugiati, centomila persone uccise, 3,6 milioni di sfollati interni, la violenza contro le donne usata come strumento di guerra.

La Siria è un Paese sempre più diviso, non solo pro e contro Assad, ma anche nel fronte degli oppositori al regime. E tra costoro aumenta l’influenza dei gruppi più estremisti. Ammesso e non concesso che Assad prima o poi cadrà, chi governerà la Siria il giorno dopo? Ci sono pericoli reali che si arrivi a uno stato confessionale islamico a forti tinte radicali?
I pericoli, per nulla ipotetici, sono il rischio di un allargamento regionale della guerra, l’esacerbarsi delle relazioni tra le potenze coinvolte e l’inasprimento del conflitto tra sciiti e sunniti che tenderebbe ad estendersi al di là dei confini. L’attuale presenza di migliaia di mercenari (si parla di almeno 6mila combattenti stranieri da più di 40 Paesi, ispirati da un islamismo radicale) non promette certo un cammino verso la pacificazione. Questa situazione allontana ancora di più la ricostruzione di una società dove ogni cittadino abbia gli stessi diritti, indipendentemente dalla comunità di appartenenza. Fin d’ora si dovrebbe insistere sul concetto di cittadinanza come premessa per una vera soluzione politica e per un futuro di convivialità.

I cristiani, che rappresentano il 10 per cento della popolazione, appaiono sempre più come vasi di coccio tra vasi di ferro. Le violenze di cui sono oggetto (rapimenti, attacchi alle chiese, minacce) sono una vendetta contro il “fiancheggiamento” di molti di loro al regime, oppure si può dire che sono esposti alla violenza come tutti i siriani?
La situazione dei cristiani in una società pluralista ma dominata da spaccature religiose e confessionali è molto delicata. L’esempio dell’Iraq fa paura e incrina la loro fiducia in un avvenire sicuro. La posizione politica dei cristiani nei confronti di Assad non è uniforme. La loro situazione non può essere avulsa dall’insieme del conflitto e in particolare dalla situazione di tutte le minoranze siriane. I cristiani possono giocare un ruolo di ponte tra le comunità e svolgere un compito umanitario al servizio di tutte le realtà nazionali. Altrimenti non rispondono alla loro “ragion d’essere” nel Medio Oriente, che purtroppo diviene sempre più frammentato e dove i diversi gruppi religiosi ed etnici vivono nel conflitto e nell’isolamento

Come si sta muovendo la Santa Sede?
La voce di papa Francesco si è fatta sentire chiaramente: la strada della guerra non porta ad alcuna soluzione. I rappresentanti pontifici alle Nazioni Unite hanno ribadito senza ambiguità che ci vuole la volontà politica di dialogare includendo tutte le componenti della società siriana e di fermare ogni invio di armi. La Santa Sede incoraggia e coordina un ampio fronte di attività umanitarie per assistere rifugiati e sfollati dentro e fuori della Siria con il coinvolgimento quotidiano di organizzazioni cattoliche, parrocchie locali, comunità religiose.

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/Tomasi-nunzio-guerra-non-vuole-bene-Siria.aspx

Patriarca Younan: «Noi cristiani siriani, venduti dall'Occidente per il petrolio»


Terrasanta.net- 26 agosto 2013

I cristiani siriani «sono stati traditi e venduti dall’Occidente» attacca il patriarca siro-cattolico Youssef III Younan. Nei giorni in cui si discute di un intervento militare, il patriarca critica ancora una volta «la politica cinica e machiavellica» delle potenze che in questi due anni e mezzo hanno armato i ribelli, salvo poi rendersi conto che non può esserci una soluzione militare alla crisi.

Patriarca Younan, nei giorni scorsi un altro dei vostri sacerdoti è stato ferito a Damasco. Che cosa si sa sulle sue condizioni? Si tratta di padre Amer Qassar. Ha 34 anni ed è stato ordinato sacerdote della diocesi di Damasco nel 2003. È parroco della nostra chiesa di Qatanah, nel sud della capitale. Lo scorso mercoledì 21 agosto intorno alle 18 stava andando alla chiesa di Nostra Signora di Fatima, nel centro di Damasco, quando una bomba è esplosa a pochi metri da lui, ferendolo gravemente al volto, allo stomaco e alle gambe. È stato sotto i ferri per ore e, da quanto mi ha detto suo fratello, grazie a Dio sta un po’ meglio, ma non può parlare. Preghiamo per la sua guarigione.

Gli Stati Uniti e la Francia stanno pensando di intervenire militarmente. Lei che ne pensa?
Invece di aiutare le varie parti in conflitto a trovare vie per la riconciliazione, avviare il dialogo per delle riforme basate su un sistema pluralista di governo, queste potenze fino ad oggi hanno armato i ribelli, incitato alla violenza e avvelenato ancora di più le relazioni fra sunniti e sciiti. L’Occidente pensa che con i sunniti al governo la democrazia rimpiazzerà la dittatura, ma questa è una grande illusione: cambiare il regime con la forza, senza dare sicurezza ai partiti d’ispirazione laica, scatenerà un conflitto peggiore che in Iraq.

Lei ha additato spesso l’ambiguità dell’Occidente verso le monarchie del Golfo. Ritiene ancora questi Paesi corresponsabili della guerra in Siria?Certamente, perché siamo delusi dalla politica cinica, machiavellica di questi Paesi e dell’Occidente: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti… non vedono che il petrolio e dimenticano i loro principi. Sono più di due anni che, insieme alla Turchia, vanno dicendo che il regime cadrà: questa è la più grande bugia raccontata alle rispettive opinioni pubbliche o il peggiore errore di calcolo che sia stato fatto negli ultimi dieci anni. Il regime è ancora lì, il Paese è distrutto e più di 100 mila persone sono morte. Noi cristiani siamo stati traditi e venduti per il petrolio. L’Occidente sostiene nel nome della democrazia dei regimi che non hanno niente di democratico: Qatar e Arabia Saudita sono fra i Paesi più retrogradi del mondo. I loro capi vengono ricevuti nei palazzi occidentali quali eroi di democrazia di pluralismo politico e di tolleranza!

Perché l’escalation di violenza contro i cristiani? Tutta la popolazione soffre, ma i cristiani in particolare. Sono vittime dell’odio di una comunità che pensa di difendere la causa di Dio anche con la forza. Due mesi fa un altro nostro sacerdote, François Mourad, è stato ucciso nel convento di Ghassanieh, nel nord Ovest della Siria, al confine con la Turchia, dai terroristi di Jabhat Al-Nusrah. Un’altra strage di una ventina di cristiani è avvenuta una decina di giorni fa a ovest di Homs.

http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=5447&wi_codseq=SI001 &language=it

"Si fermi il rumore delle armi": ESCALATION & INGERENZA

Guerra in Siria, i limiti del "modello Kosovo"


SIR- Lunedì 26 Agosto 2013 
di Stefano Costalli

Sembra ormai certo che alle atrocità della sanguinosa guerra civile siriana si sia aggiunto anche l’uso di armi chimiche su vasta scala. Medici Senza Frontiere, organizzazione solitamente affidabile, parla di oltre 350 morti causati da un attacco con gas sarin effettuato il 21 agosto. 
Non è ancora chiaro se l’attacco sia stato deciso dal regime di Assad o dai ribelli, ma chiunque sia il responsabile aveva ben presente che l’uso di armi chimiche era stato individuato dal presidente Obama come la linea da non oltrepassare, oltre la quale gli Stati Uniti avrebbero seriamente pensato a un intervento armato nel conflitto.
Il ricorso alle armi chimiche è una grave violazione del diritto internazionale, poiché provoca sofferenze inutili a chi viene colpito e non permette neppure di provare a discriminare fra combattenti e civili. Tuttavia, da un punto di vista politico complessivo, la guerra in Siria non per questo cambia. 
Lo stesso numero di vittime avrebbe potuto essere ucciso a colpi di mortaio, che finora non risulta abbiano discriminato molto fra obiettivi consentiti e vietati dal diritto internazionale. Fissare la cosiddetta “linea rossa” sull’uso di queste armi sembra dunque essere stata l’ennesima dimostrazione dell’assenza di una visione politica e diplomatica seria e lungimirante da parte degli Stati Uniti e dell’Occidente. Se un effetto vi è stato, è stato semmai quello di fornire un incentivo a chi fosse sufficientemente cinico da ricorrere all’uso dei gas per mettere la comunità internazionale all’angolo e accusare il proprio nemico dell’attacco proibito.
Dopo i fatti degli ultimi giorni, gli Stati Uniti stanno avvicinando la Sesta Flotta al teatro del conflitto, mentre Francia e Gran Bretagna parlano già di intervento armato sul “modello Kosovo”, anche in assenza di un via libera da parte dell’Onu, che difficilmente arriverebbe data la contrarietà di Russia e Cina. 
Davanti al rullo dei tamburi di guerra sorgono alcune domande: se le considerazioni umanitarie sono così importanti, non erano sufficienti i centomila morti della guerra precedenti all’attacco chimico per impegnarsi seriamente e a fondo sulla via diplomatica? E ammesso e non concesso che le situazioni siano paragonabili, l’intervento in Kosovo del 1999 è davvero un esempio positivo da seguire? Non va dimenticato che le cifre delle stragi erano state gonfiate ad arte per provocare l’intervento, che l’Uck era una formazione ben più estremista di quanto si credesse e che sono occorsi anni per dare una sistemazione appena soddisfacente ad un territorio ben più piccolo e molto meno cruciale dal punto di vista geopolitico di quanto lo sia la Siria.
Obama ha chiarito più volte che se anche ci sarà un intervento, questo non implicherà l’uso di truppe a terra. E chi gestirà poi la fase post-conflittuale? 
La Siria è al centro dello scontro fra sciiti e sunniti in Medio Oriente e l’intervento non risolverà i problemi etnici, tribali, religiosi del Paese (o della regione). 
Purtroppo, come più volte abbiamo notato, la capacità diplomatica su cui gli Stati Uniti e l’Occidente hanno costruito i loro maggiori successi in politica estera sembra in qualche modo perduta. Negli ultimi decenni si tende a ricorrere sempre più all’uso della forza per risolvere le crisi, con un’efficacia peraltro molto scarsa. L’Iran e in questa fase soprattutto la Russia avrebbero un ruolo cruciale per tentare di forzare la mano ad Assad con metodi diplomatici, ma i rapporti fra Russia e Stati Uniti sono molto tesi, mentre l’Ue è muta come al solito. 
Papa Francesco invece si è pronunciato, con parole forti e vere sia dal punto di vista etico che politico. Se solo venissero ascoltate.

La nostra selezione di articoli e note di stampa 

Siria: vescovo di Aleppo contro intervento militare

«Aspettiamo una forza internazionale che aiuti a dialogare e non a fare la guerra». Intanto, Bonino conferma «alcuni contatti flebili» riguardo a padre Dall’Oglio e Domenico Quirico.
«Se ci fosse un intervento militare, questo vorrebbe dire una guerra mondiale». Lo ha detto mons. Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei Caldei e presidente di Caritas Siria, in un'intervista a Radio Vaticana, sottolineando che in Siria «di nuovo c'e' questo rischio. La cosa non e' cosi' facile»

leggi qui:   http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-27390/



Siria, gli Usa pronti a una seconda Libia

di Gianandrea Gaiani
Far cadere Assad per consegnare la Siria a chi? Al caos? Ad al-Qaeda?



Seduti...a guardare il vulcano

Sull'altra sponda del mare Mediterraneo si sviluppano crisi potenzialmente devastanti


USA, Armi Chimiche e Abominevoli “Pretesti Democratici”

 leggi qui:  http://www.quieuropa.it/usa-armi-chimiche-e-abominevoli-pretesti-democratici/



Siria. Bombardamenti col gas nervino? «Abito a 500 metri» dal luogo degli attacchi e «non ho sentito niente»


Intervista a Samaan che dubita dell’uso di Sarin da parte dell’esercito siriano. I ribelli? Ormai hanno smesso di avanzare e «non sono i paladini della democrazia e della libertà»
  leggi quihttp://www.tempi.it/siria-bombardamenti-gas-nervino-abito-a-500-metri-dal-luogo-dei-presunti-attacchi-e-non-ho-sentito-niente#.Uhw2621H7wp


 Il turbolento contesto di Raqqa e la missione di p. Paolo Dall’Oglio

leggi qui:  http://www.fides.org/it/news/53382-ASIA_SIRIA_Il_turbolento_contesto_di_Raqqa_e_la_missione_di_p_Paolo_Dall_Oglio#.Uht0r21H7wq



Patriarca maronita: Le bombe a Roueiss e a Tripoli un crimine contro Dio, l'umanità e il Libano

Nell'omelia di ieri, il card. Bechara Rai domanda unità fra i politici per salvare il Libano. La riconciliazione vissuta dalla popolazione. Visita alla moschea di al-Taqwa , a Tripoli. Le tragedie di Roueiss (nella banlieue sud di Beirut) e di Tripoli sono "nostre tragedie perché siamo un solo corpo e una sola famiglia". 
 leggi qui: http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-maronita:-Le-bombe-a-Roueiss-e-a-Tripoli-un-crimine-contro-Dio,-l%27umanit%C3%A0-e-il-Libano-28836.html


Syrie : D’une rébellion manipulée à une guerre existentielle



Bientôt un Proche-Orient vidé de ses Chrétiens ?

leggi qui:  http://www.leveilleurdeninive.com/2013/08/bientot-un-proche-orient-vide-de-ses.html 

lunedì 26 agosto 2013

TORNA LA MINACCIA DELLE ARMI CHIMICHE: intervista a mons. Giuseppe Nazzaro, ex vicario apostolico di Aleppo.




Mons. Giuseppe Nazzaro, francescano, già Vicario Episcopale per la zona del Cairo e dell’Alto Egitto e poi vicario apostolico di Aleppo, a ragione può essere considerato un profondo conoscitore della realtà siriana e mediorientale. Il suo punto di vista è inequivocabile: l’Occidente sta vivendo al suo interno una grave crisi economica e morale e sta palesando invece all’esterno un’idea distorta di progresso; tutto ciò in Siria si riverbera nell’incapacità di capire che la pace non si ottiene con la guerra.

Intervista di Patrizio Ricci

D - L’intervento occidentale in Siria sembra di nuovo imminente: nonostante abbia negato, il governo siriano è accusato di aver usato armi chimiche. L’avrebbe fatto proprio a Damasco, dove gli ispettori Onu cercano la ‘pistola fumante’. E’ così o ci sfugge qualcosa?
R - Io ritengo che il Consiglio Europeo non abbia diritto ad intervenire per la semplicissima ragione che in tutto quello che è successo fino ad oggi l’Europa è fortemente coinvolta. L’Europa dovrebbe essere la meno titolata a parlare sia perché ha armato quella gente, sia perché fino ad oggi ha preso delle cantonate (ndr: le stragi di civili, avvenute in prossimità di ogni iniziativa di mediazione internazionale, si sono sempre rivelate ‘false flag’). L’Europa ha portato avanti esclusivamente un certo discorso senza mai voler guardare nell’altro campo cosa c’è.

D - Quali sono le ragioni per cui l’Europa appoggia i ribelli?
R - Secondo me (e posso sbagliarmi) l’Europa ha sposato la causa del commercio e in base a questo prende le sue decisioni. Adesso la situazione che c’è in Siria chi l’ha voluta? Chi l’ha patrocinata e chi la sostiene? In questi giorni i paesi del Golfo stanno sostenendo la causa dell’esercito egiziano, perché bisogna che combattano i terroristi: sono le notizie che ci dà la televisione italiana. Ebbene questi stessi paesi combattono Assad e sostengono i terroristi che sono in Siria. Allora, com’è possibile questa contraddizione?

D - E’ credibile che Assad abbia usato le armi chimiche a Damasco?
R - A mio avviso l’utilizzo delle bombe chimiche è tutto da provare. Se sono state utilizzate, non è certo chi le abbia gettate. Qualche tempo fa, un grosso sostenitore della ribellione siriana ha dichiarato ed ha scritto che se i terroristi fossero riusciti ad avere le armi chimiche avrebbero potuto usarle tranquillamente per lo scopo finale (ndr, la caduta di Assad). Perciò non è escluso che potrebbe venir fuori proprio lo scenario immaginato da questo personaggio che oggi si dice sia in mano ai terroristi: si gettano le armi chimiche, arrivano gli ispettori dell’Onu e s’incolpa il governo.


D - Come pensa si evolverà la situazione?
R - Il governo è già stato incolpato, c’è stata già la condanna finale da parte del ‘mondo’ e da parte dei mezzi di comunicazione: Al Jazeera e Al Arabiya hanno già stabilito chi sia il colpevole e con quello che loro dicono si è ‘aggiustata’ l’informazione. 
 A questo punto, a mio avviso, dobbiamo riflettere tutti: chi stiamo sostenendo noi? Le cose stanno in questo modo, oppure come loro vogliono farle apparire, oppure ancora ci stanno prendendo in giro? Ma attenzione: è nel DNA del potere non rivelare quello che è e quello che pensa per poter fare poi ciò che vuole. Ci sono vie traverse per raggiungere un obiettivo. Oggi si sta giocando la carta del ‘fine giustifica i mezzi’. È il machiavellismo totale.

D - Ma non sono libertà e democrazia il fine della cosiddetta ‘opposizione armata’?
R - All’origine del dramma siriano c’è una guerra tra gruppi religiosi. I Paesi del Golfo stanno sostenendo l’Egitto perché è sunnita. Allora se la Fratellanza Mussulmana, come ci dicono, dovesse prendere il potere, non si fermerebbe là , andrebbe avanti contro di loro. E’ per questo che le potenze del Golfo si sentono minacciate . Ecco, questa è la ragione per cui oggi sostengono l’Egitto e combattono il governo siriano.

D - Non sta avvenendo una primavera siriana quindi…
R - Per come io la conosco, la Siria era già il paese islamico più democratico di tutto il Medio Oriente.

D - Di questo purtroppo però non se ne parla, non tutti sanno queste cose…
R - No! Non è che non lo sanno, non lo vogliono sapere. Guardi che non c’è più cieco di chi non vuol vedere e non c’è più sordo (o ignorante) di chi non vuol sentire (o ascoltare). E’ questa la situazione che noi abbiamo provato a combattere. Tutti siamo bravi a decidere sulla pelle altrui, perché non ci siamo in mezzo. Bisogna trovarsi là: ad esempio, quando l’esercito ha aperto il varco da Aleppo per far defluire la gente assediata da giorni, i terroristi hanno preso di mira i pullman, hanno fatto il tiro a segno sui pullman pieni di civili, li hanno bloccati e sequestrati, hanno lasciato la gente in mezzo alla strada senza nulla, come dire ‘arrangiatevi, fate quello che volete’. Nessuno ha parlato di questo, nessun governo, nessun giornale, radio o televisione ha parlato di questi fatti. È esattamente questa la questione: tutta l’informazione fornita è informazione voluta in un dato modo, volutamente destabilizzante. Cosicché poi chi detiene il potere può fare come vuole. Questa è un’immoralità, portata avanti fino ad oggi. Per questo io dico: che l’occidente se ne stia fuori. Non armi nessuno. Le armi a questi signori non gliele ho dato mica io o lei… gliele hanno date proprio questi governi che oggi pretendono di intervenire.

D - E’ un controsenso evidente; strano però che non si colga il paradosso e che si continui a dire che si agisce per la libertà dei popoli e per creare un futuro migliore all’umanità…
R - Non è un controsenso, perché tutti pensano solo alla spartizione finale della torta… Per creare la libertà dei popoli prima di tutto bisogna conoscere i popoli, conoscere la loro psicologia, la loro mentalità, il loro credo. Se non si conosce, è inutile intervenire negli affari altrui con il pretesto di risolvere i problemi: aumentiamo solo i guai. Posso sbagliarmi (e spero di sbagliarmi) ma mi sembra che si stia cercando di attirare l’attenzione sul vicino per distrarre l’attenzione su ciò che succede a casa propria…

D - Cosa si dovrebbe fare?
R - Ognuno dovrebbe occuparsi di casa propria e farsi un esame di coscienza per quello che si è fatto e per come si è agito. Ammesso che si abbia una coscienza, perché ormai è in dubbio anche questo. Perché è veramente ingiusto sacrificare un popolo per i miei interessi … Non posso distruggere una civiltà per portare avanti la ‘mia’ civiltà. La civiltà che noi stiamo distruggendo in Siria e in Egitto in passato ci ha insegnato molto… quanto dipendiamo da quella civiltà! E’ evidente che l’Occidente è in una grave crisi e c’è una visione distorta dell’uomo: noi stiamo praticamente distruggendo le basi di noi stessi. 

http://www.laperfettaletizia.com/2013/08/torna-la-minaccia-delle-armi-chimiche.html 

domenica 25 agosto 2013

Il Papa all'Angelus: "Tutti insieme preghiamo : Maria , Regina della Pace, prega per noi!"




L'appello e le preghiere di Papa Francesco per la pace in Siria: "Si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo"


Vaticano - 25/08/13  (a cura Redazione "Il sismografo")

"Con grande sofferenza e preoccupazione continuo a seguire la situazione in Siria. L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo.
Dal profondo del mio cuore, vorrei manifestare la mia vicinanza con la preghiera e la solidarietà a tutte le vittime di questo conflitto, a tutti coloro che soffrono, specialmente i bambini, e invitare a tenere sempre accesa la speranza di pace. Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare l'amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte. Tutti insieme preghiamo alla Madonna Regina della Pace..."
(NdR)
Dal giorno della sua elezione Papa Francesco, in diverse allocuzioni e circostanze, ha levato la sua voce e le sue preghiere per la fine della guerra in Siria, in favore del dialogo e della riconciliazione, e al tempo stesso ha chiesto sempre un maggiore impegno della comunità internazionale sia nell'ambito politico-diplomatico sia in quello della solidarietà e sostegno alle popolazioni colpite, in particolare i profughi, tra cui oltre un milione di bambini. 
Lo scorso 6 giugno, per esempio, incontrando i rappresentanti degli Organismi caritativi cattolici per la crisi in Siria, ha detto: "Di fronte al perdurare di violenze e sopraffazioni rinnovo con forza il mio appello alla pace”. Nel suo Messaggio Urbi et Orbi, 31 marzo scorso, dopo aver parlato sulle violenze in Iraq, Papa Francesco ha aggiunto: "Pace per l'amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?".

sabato 24 agosto 2013

Due appelli a Papa Francesco

  Il patriarca Bechara Raï: guerre in Medio Oriente, i cristiani pagano il prezzo più alto

 "Papa Francesco è il solo uomo a parlare di Pace. Solo la Santa Sede può mettere fine a una tale tragedia"




Radio Vaticana - 23-08-13

La situazione in Medio Oriente sta di giorno in giorno diventando sempre più critica: il cardinale Béchara Boutros Raï, patriarca di Antiochia dei Maroniti,  nell'intervista rilasciata a Manuella Affejee  http://media01.radiovaticana.va/audio/ra/00387136.RM

R. –  Vede, tutto quello che succede in Medio Oriente – sia in Egitto, sia in Siria, sia in Iraq – è una guerra che ha due dimensioni. In Iraq e in Siria, la guerra è tra sunniti e sciiti; in Egitto la guerra è tra fondamentalisti, tra cui i Fratelli musulmani, e i moderati. Sono guerre senza fine ma – mi dispiace di doverlo dire – ci sono dei Paesi, soprattutto occidentali, ma anche dell’Oriente, che stanno fomentando tutti questi conflitti. Bisogna trovare una soluzione a tutti questi problemi. Noi cristiani, da 1400 anni stiamo vivendo insieme ai musulmani, e abbiamo veicolato in queste terre valori umani, morali, i valori della multi-confessionalità, della pluralità, della modernità … Grazie alla presenza di noi cristiani, nella nostra vita quotidiana in tutti questi Paesi arabi abbiamo creato una certa moderazione nel mondo musulmano. Oggi assistiamo alla distruzione totale di tutto quello che i cristiani hanno costruito nel corso di 1400 anni. E, al contempo, i cristiani pagano per queste guerre tra sunniti e sciiti e tra moderati e fondamentalisti, per quanto riguarda l’Egitto.

D. – La minoranza cristiana in Egitto sta pagando un prezzo alto nell’attuale situazione …

R. –  Come sempre, quando si verifica il caos o quando c’è una guerra, in generale i musulmani si scatenano contro i cristiani, come se i cristiani fossero sempre il capro espiatorio. Mi dispiace, ma in Egitto sono stati i Fratelli musulmani che hanno attaccato le chiese dei copti e i copti stessi … Purtroppo, questa è la mentalità di certi musulmani: ogni volta che c’è una situazione di caos, si attaccano i cristiani senza nemmeno sapere perché! La stessa cosa è successa anche in Iraq, e sta succedendo in Siria e ora in Egitto. Loro non sanno perché attaccano i cristiani, ma è così. Quello che i cristiani chiedono, nel mondo arabo, è la sicurezza e la stabilità: tutto qui.

D. – I Fratelli musulmani giustificano le loro aggressioni nei riguardi dei cristiani accusandoli di avere sostenuto apertamente il rovesciamento di Morsi …

R. –  In tutto il mondo arabo, i cristiani sono dalla parte delle istituzioni, rispettano il Paese in cui vivono, le autorità e la Costituzione. E’ risaputo che in Egitto i Fratelli musulmani in un anno hanno fatto un passo indietro con l’intenzione di applicare la Sharìa, mentre il popolo egiziano reclamava riforme in campo politico. Tutte le manifestazioni popolari avevano come scopo la richiesta di riforme politiche, il che significava muoversi nella direzione della democrazia. E come al solito l’Occidente – non ho il titolo per fare il nome delle Nazioni specifiche – ha dato il suo contributo sotto forma di miliardi di dollari ai Fratelli musulmani, perché arrivassero al potere. Una volta ottenuto il potere, hanno iniziato ad applicare la Sharìa, la legge islamica, cioè hanno fatto marcia indietro. Certamente, i cristiani sono contrari a questo: i cristiani vogliono un Egitto riformato, democratico, un Egitto che sappia rispettare i diritti umani. Sono sempre leali con lo Stato e le istituzioni …

D. – Quali sono le sue previsioni per il futuro del Medio Oriente?

R. – Secondo la comprensione dei fatti del giorno, che noi viviamo, c’è un determinato progetto di distruzione del mondo arabo per interessi politici ed economici. C’è anche il progetto di acuire quanto più possibile i conflitti inter-confessionali nel mondo musulmano, tra sunniti e sciiti. Quindi, il progetto c’è, ed è un progetto di distruzione del Medio Oriente. Purtroppo, questa politica viene dall’esterno. Io ho scritto già due volte al Santo Padre per spiegargli quello che sta succedendo e gli ho raccontato tutta la verità oggettiva. Purtroppo, lo scopo è la distruzione del mondo arabo, e chi paga sono i cristiani. In Iraq su un milione e mezzo di cristiani ne abbiamo perso un milione, nel silenzio totale della comunità internazionale.

Il Gran Muftì al Papa: "Vieni in Siria a portare la pace"

«Vorrei tanto parlare con Papa Francesco perché lui è un uomo del popolo e non un uomo di potere. Vorrei esortarlo a venire qui in Siria. Ed anche in Egitto, Giordania e Palestina. Vorrei chiedergli d'incontrare i mufti musulmani, le autorità cristiane e quelle ebraiche per cercare una soluzione alle guerra che ci divide. Noi musulmani e voi cristiani abbiamo costruito moschee e chiese. Ma ora bisogna uscire da moschee e chiese per ascoltare la voce del popolo. Per questo Papa Francesco potrebbe aiutarci a metter fine alle guerre».



È la massima autorità religiosa del Paese, gli hanno ucciso un figlio. E a Papa Francesco dice: "Facciamo finire le guerre"

Il Giornale, 05/08/2013 
di Gian Micalessin



Il gran Muftì di Siria Ahmad Badreddin Hassoun la guerra la conosce bene. Ha 64 anni, da 13 è il gran Muftì di Siria. Due anni fa - dopo aver dichiarato di appoggiare il regime - ha sopportato l'uccisione del figlio 22enne freddato per vendetta alle porte di Aleppo. Eppure non ha mai esortato all'odio o alla vendetta. «Ho sempre spiegato - racconta in questa intervista a Il Giornale – che se Maometto avesse chiesto di uccidere non sarebbe stato un Profeta del Signore. Sono stato criticato da molti intellettuali musulmani, ma la verità è questa. Il Profeta a chi gli chiedeva di punire con la morte gli assassini ha sempre risposto che sarà Dio a condannarli per le sue colpe. Per questo ho perdonato chi ha ucciso mio figlio. E chiedo a tutti quelli che subiscono la stessa tragedia di fare lo stesso».
Lei però appoggia un governo accusato di massacrare il suo popolo...
«Se la Siria avesse fatto pace con Israele oggi sarebbe considerata il miglior paese del medio Oriente. Ho sempre ripetuto ad America e Israele fate la pace invece di raccontare bugie».
Le accuse arrivano anche dall'Europa..
«Nel 2008 il Parlamento europeo mi invitò a Bruxelles. Quando ho chiesto di mandare una delegazione a vedere quel che succede in Siria mi hanno risposto che verranno solo quando andrà via Assad. Com'è possibile accettare questi diktat da chi sta lontano e rifiuta di vedere la verità? Sono pronto a venire da voi e incontrare tutti i membri dell'opposizione. Il grande crimine dell'Europa è tagliare i canali diplomatici con la Siria, nascondere la vera immagine di questa guerra. L'ambasciatore francese all'inizio del caos cercò di farlo, ma Parigi gli ricordò che era l'ambasciatore di Francia non della Siria».
Perché credervi?
«Avete visto cos'è successo in Iraq? C'era un Saddam Hussein e adesso ne avete trenta. In Tunisia c'era un presidente e ora c'è il caos. In Libia avete fatto fuori Gheddafi e ve ne ritrovate altri cento. L'Egitto è ormai fuori controllo. Volete succeda anche in Siria? Se qui sorge uno stato islamico la guerra arriverà al cuore dell'Europa».
In Medio Oriente si temono nuovi attacchi di Al Qaida. Perché tanto odio per l'Occidente.
«Il problema è l'America. Guardate le manifestazioni a favore dei Fratelli Musulmani e dei militari in Egitto. Il punto comune è l'odio di entrambi per gli Usa. Al Qaida e queste minacce sono figlie degli stessi errori. L'America ha creato i talebani e loro hanno creato Al Qaida».
Tra le grinfie di Al Qaida è finito anche Paolo Dall'Oglio un prete italiano molto conosciuto qui in Siria….
«Mi auguro torni in Italia vivo. Paolo lo conosco bene, si è messo nei guai perché si è spinto in una terra senza legge. Dio insegna ad entrare nelle case dalla porta. Lui ci è entrato da dietro. Quando è arrivato in Siria l'ho accolto come un fratello, non come uno straniero. L'ho difeso dalle accuse della stessa chiesa cattolica siriana. Ma quando l'ho visto camminare con i ribelli ho capito che lui non aveva una vera vocazione di pace. Provo molta più angoscia per la sorte del vescovo siriaco Yohanna Ibrahim e di quello greco ortodosso Boulos Yazij rapiti da Al Qaida ad aprile. Loro cercavano veramente la riconciliazione».
In Siria è scomparso anche il giornalista Domenico Quirico entrato nel paese con i ribelli….
«Queste cose succedono perché i vostri mezzi d'informazione si fanno suggestionare dalla propaganda».
Dall'Europa sono partiti 600 volontari musulmani venuti a combattere contro il regime che lei difende….
«Lo so. E so che tra loro c'era anche un giovane italiano è morto da queste parti. A tutti questi musulmani vorrei dire di non svendere il proprio cervello. La nostra religione insegna la pace, non la guerra. A questi giovani chiedo di studiare bene il Corano e di non credere a chi li esorta a combattere all'estero. Un buon musulmano viaggia per costruire la pace non per combattere».
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Il Gran Muftì è la massima autorità religiosa dei sunniti di Siria. Emette pareri legali ed editti, fatwa ed interpretazioni della legge islamica se richiesto dai privati o dai giudici nell'ambito di un contenzioso. Le opinioni raccolte dal Gran Mufti servono come fonte d'informazione sull'applicazione pratica della legge islamica. Ahmad Badreddin Hassoun ricopre la carica dal luglio 2005. Invitato prima della guerra civile a numerosi incontri interreligiosi ha sempre sostenuto la necessità del dialogo tra le fedi. Ha sempre difeso il regime e sconfessato come musulmani appoggiati e pagati dall'estero i ribelli che combattono contro il governo.

http://www.ilgiornale.it/news/esteri/gran-muft-papa-vieni-siria-portare-pace-chi-ha-sconfessato-i-941258.html

Gran Muftì di Siria: il Profeta condanna chi uccide. 

Intervista a Ahmad Badreddin Hassoun, esclusiva Rainews24

giovedì 22 agosto 2013

L'ORRORE ABITA IN SIRIA


Contenitori di gas tossico in Siria

da "Piccole Note" - 22 agosto 2013

«L’attacco con agenti tossici ieri in Siria sembra avere tutte le caratteristiche di un nuovo incidente del Tonchino: un “casus belli” creato ad arte per giustificare un’escalation militare delle potenze straniere, come quello che nel ’64 autorizzò l’intervento americano in Vietnam. La verità la scoprirà soltanto un’indagine polizesca: le impronte digitali sono fatte apposta per condurre all’esercito siriano». 
A commentare in questo modo la strage provocata in Siria dall’uso di gas tossico è Gwyn Winfield, alla guida delle Falcon Communications, autorità riconosciuta nel campo delle armi non convenzionali. Per Winfield, che ha rilasciato un’intervista alla Repubblica del 22 agosto, l’autore della strage non è Assad, e spiega: «È difficile credere che il regime di Assad lanci un’offensiva del genere in simultanea con l’arrivo a Damasco degli ispettori Onu incaricati delle indagini sulle armi chimiche. Come in ogni omicidio, l’investigatore dovrebbe chiedersi: cui prodest? Non giova certo al regime, che in ogni caso verrà incolpato».

Nota  a margine. Di fronte all’ennesimo orrore tanti quotidiani hanno ospitato articoli nei quali venivano esposte considerazioni simili a quella riportata. La tragedia siriana, quindi, precipita in un nuovo orrore. Sul quale è bene interrogarsi.

C’è un’ulteriore spiegazione, più sottile, che viene data alla strage del 21 agosto. Gli ispettori Onu erano appena arrivati in Siria per investigare su un’altra strage, quella avvenuta a Khan al-Assal nel marzo scorso: anche lì fu usato del gas tossico e incolpato il regime di Damasco. 
La Russia di recente aveva consegnato all’Onu un dossier nel quale si documenta la responsabilità dei ribelli nell’attacco di Khan al-Assal. Una tesi che è stata supportata anche da testimonianze concordi di diversi siriani scampati alla strage.
Dopo mesi di trattative, finalmente, ieri erano giunti a Damasco gli ispettori; i quali, però, date le circostanze, non indagheranno più sulla strage precedente, ma sull’attuale. Così, secondo il sito cattolico Le Vielleur de Ninive, la strage di ieri sarebbe stata perpetrata anche per un altro motivo: deviare le indagini dalla strage di Khan al-Assal (nella speranza, ovviamente, che il nuovo crimine sia stato organizzato meglio e venga attribuito ad Assad).

L’ultima considerazione che vogliamo fare sulla questione è un po’ forte e va presa per quel che è, una ipotesi senza alcun riscontro, frutto di mero ragionamento.
Chi ha seguito anche distrattamente le vicende siriane sa della sparizione di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso il 28 luglio scorso. Non si sa nulla di lui, se non che è sparito in una zona controllata dalla forze anti-Assad. Le voci rimbalzano: forse è stato ucciso, forse solo sequestrato: finora non c’è stato nessun segnale credibile della sua esistenza in vita se non un sms inviato dal suo cellulare, che potrebbe aver inviato chiunque.
Padre Dall’Oglio è stato fin dal primo momento un fautore della cosiddetta ribellione siriana e un acerrimo nemico del regime di Damasco, che ha attaccato in diversi articoli e interviste. Pochi giorni prima di sparire, ha scritto un articolo sull’Huffingotn Post. Era il 19 luglio scorso, e l’articolo, al solito, era molto polemico con il regime. Ma c’è un passaggio, sorprendente a rileggerlo ora, che riportiamo: «Ma guardiamo alla cosa dal punto di vista etico della rivoluzione siriana. Ammettiamo per un istante che ci fossimo appropriati di armi chimiche sottratte agli arsenali di regime conquistati eroicamente. Immaginiamo di avere la capacità di usarle contro le forze armate del regime per risolvere il conflitto a nostro favore e salvare il nostro popolo da morte certa. Cosa ci sarebbe d’immorale?». 
Parole talmente forti che mettono i brividi. Troppo forti, invero, magari scritte in un momento di particolare scoramento. Ma ci potrebbe essere un’altra spiegazione. Dall’Oglio, nei suoi articoli, ha dimostrato di avere informazioni molto accurate di quanto accade all’interno delle milizie anti-Assad: ha buone fonti e ben addentrate.  Possibile quindi che sapesse che si stava preparando qualcosa e, in qualche modo, lo ha anticipato. Per una sorta di giustificazione previa? Un po’ forte a pensarlo. Molto più probabile, invece, che l’anticipazione fosse un modo per tentare di dare un segnale pubblico del pericolo imminente, lanciare un messaggio in bottiglia per tentare di fermare l’orrore incombente (nonostante l’avversione per il regime c’è un limite a tutto, tanto più che stiamo parlando di un padre gesuita).
Se fosse vero questo, il suo sequestro, se di sequestro si tratta e non di omicidio, ad opera dei cosiddetti ribelli potrebbe essere dovuto proprio a questa rivelazione.
Ripetiamo: quella esposta è solo un’ipotesi, potrebbe essere una semplice infelice coincidenza, ma appena abbiamo saputo del bombardamento con i gas in Siria, la nostra mente è corsa a quella rivelazione previa del gesuita. Nell’occasione, alle preghiere per le vittime dei gas tossici assassini, uniamo quelle per il padre scomparso.

http://www.piccolenote.it/13029/lorrore-abita-in-siria


Guerra in Siria. Mons. Tomasi: sì al dialogo, no a intervento armato



La crisi in Siria si aggrava e rischia di allargarsi dopo le immagini sconvolgenti di morte giunte ieri dal Paese con la possibilità che siano state usate armi chimiche contro i civili, compresi donne e bambini. Civili che stanno sempre più fuggendo dalla Siria creando un dramma nel dramma. Ascoltiamo in proposito la riflessione di mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, al microfono di Sergio Centofanti:

R. – La comunità internazionale si sta giustamente preoccupando per gli ultimi sviluppi in Siria, che hanno fatto decine e decine di morti. Primo punto da osservare mi pare sia quello che il Santo Padre ha già sottolineato e cioè che la violenza non porta a nessuna soluzione e che quindi bisogna riprendere il dialogo per poter arrivare a Ginevra 2, dove i rappresentanti di tutte le componenti della società siriana possano essere presenti, esporre le loro ragioni e insieme creare una specie di governo di transizione. Per ottenere quest’obiettivo non si possono mettere condizioni che rendano di fatto impossibile questa iniziativa, come escludere l’uno o l’altro dei gruppi che sono coinvolti. Mi pare che questo sforzo sia assolutamente necessario per fermare la violenza. Occorre anche non continuare ad inviare armi sia all’opposizione che al governo. Non si crea certamente la pace, infatti, portando nuove armi a questa gente. Mi pare poi che per arrivare ad una giusta soluzione si debba evitare una lettura parziale della realtà della Siria e del Medio Oriente in generale. Ho l’impressione che la stampa e i grandi mezzi di comunicazione non considerino tutti gli aspetti che creano questa situazione di violenza e di continuo conflitto. Abbiamo visto in Egitto il caso dei Fratelli Musulmani, dove l’appoggio indiscriminato a loro ha portato ad altra violenza. Ci sono degli interessi ovvi: chi vuole un governo sunnita in Siria; chi vuole mantenere una partecipazione di tutte le minoranze. Bisognerebbe, quindi, partire dal concetto di cittadinanza, rispettare ogni cittadino come cittadino del Paese, e poi lasciare che le identità religiose, etniche, politiche, si sviluppino in un contesto di dialogo.

D. – In Siria ora si parla di attacchi con armi chimiche, anche se Damasco smentisce categoricamente...

R. – Non bisogna accelerare un giudizio senza avere sufficiente evidenza. La comunità internazionale, attraverso gli osservatori delle Nazioni Unite, che sono già presenti in Siria, potrebbe far luce su questa nuova tragedia. Non si può, a mio avviso, partire già con un pregiudizio, dicendo che questo o quello sono responsabili. Dobbiamo chiarire il fatto, anche perché da un punto di vista d’interessi immediati, al governo di Damasco non serve questo tipo di tragedia, sapendo che ne è comunque incolpato direttamente. Come nel caso delle investigazioni di un omicidio, bisogna farsi la domanda: a chi veramente interessa questo tipo di crimine disumano?

D. – C’è chi parla d’intervento armato, se fosse confermato l’attacco chimico...

R. – L’esperienza di simili interventi in Medio Oriente, in Iraq, in Afghanistan, mostrano che la strada dell’intervento armato non ha portato nessun risultato costruttivo. Rimane valido il principio: con la guerra si perde tutto.


Testo proveniente dalla pagina del sito RadioVaticana http://it.radiovaticana.va/news/2013/08/22/guerra_in_siria._mons._tomasi:_sì_al_dialogo,_no_a_intervento_armato/it1-721745