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martedì 9 aprile 2013

I Vescovi: "forze oscure" operano per disarticolare Stati e istituzioni.

Il rischio di conflitti religiosi nelle possibili derive oscurantiste della Primavera araba in Siria 

 "La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza". "Fra incudine e martello i cristiani non hanno scelta". Timori che il conflitto porti a inasprire l'antagonismo tra sunniti e sciiti libanesi.


da Asia News - 05/04/2013 
di Fady Noun



 Lo slancio democratico della "primavera araba" nasconde sempre meno il rischio, almeno in Siria, della discordia confessionale, che minaccia di estendersi ad alcune regioni libanesi, e la possibile deriva oscurantista. Alla viglia della sua partenza per la Francia il patriarca maronita, cardinale Béchara Raï, torna a ribadire la sua presa di distanza da un fenomeno che aveva suscitato tante speranze. 
"Forze oscure - ha detto in tono grave lunedì scorso, davanti all'ambasciatore francese Patrice Paoli - operano per disarticolare Stati e istituzioni, e cercano instancabilmente di accendere la 'fitna' tra le diverse confessioni religiose che, finora, coesistono pacificamente e questo, per ironia, in nome della democrazia e della 'primavera araba'".
Le riserve espresse dal patriarca nei confronti della rivolta araba, in particolare quella in Siria, chiaramente indicata dal capo della Chiesa maronita, sembrano essere state capite meglio di quelle che egli aveva indicato in occasione della sua prima visita nella capitale francese, nel settembre 2011.
In 18 mesi, in effetti, molte cose sono divenute più chiare sia per i libanesi che per i responsabili francesi. Questi ultimi, d'altro canto, non hanno appena deciso di rinunciare all'idea di armare l'Esercito libero siriano, nel timore che le armi finiscano nelle mani di gruppi fondamentalisti?
Per ciò riguarda la valutazione del patriarca, essa riguarda, a quanto sembra, sia i fondamentalismi jiahdisti di Jabhat al-Nosra, che consolidano la loro presa su alcune zone di conflitto in Siria, sia il fondamentalismo politico portato avanti dai Fratelli musulmani sul (cattivo) modello egiziano. Il fatto che egli parli di forze "oscure" può far pensare che questi gruppi siano manipolati.
"La Francia delle luci non sarà indifferente (...) di fronte alla crescita del radicalismo e del fondamentalismo e al proliferare di un oscurantismo rinforzato dalle contraddizioni politiche e dalle interferenze regionali e internazionali", ha affermato il capo della Chiesa maronita, davanti all'ambasciatore Paoli. E ha chiamato la Francia, per laica che sia, alla "chiaroveggenza", chiedendole di non ignorare il ruolo di "fermento democratico" che giocano i cristiani all'interno delle società arabe. "La crescita del fondamentalismo islamico minaccia i musulmani moderati, che sono la maggioranza. Essi rischiano di cadere nel pensiero fondamentalista, se i cristiani perdessero la loro presenza effettiva e la loro influenza benefica all'interno delle società arabe".
Evidenziando questo aspetto, il patriarca va contro alcune correnti che, per ragioni esclusivamente politiche, non perdono occasione per demonizzare l'islam e mettere musulmani moderati ed estremisti nello stesso fascio. Il cardinale cerca anche di mettere in guardia l'Occidente sulle conseguenze che potrebbe avere, anche per esso, la "desertificazione" della presenza cristiana in Oriente.
E' per questo che, d'accordo con tutti i capi religiosi cristiani cattolici e ortodossi, il patriarca torna a chiedere oggi, come aveva fatto per la prima volta nel settembre 2011, la fine immediata delle violenze in Siria e una soluzione politica del conflitto. A suo avviso, anche se non l'aveva mai espresso apertamente, non si è mai trattato di appoggiare un regime, ma di promuovere una soluzione politica che riduca il pericolo di un esodo dei cristiani dalla Siria. 
Fra incudine e martello, insistono a Bkerke, i cristiani non hanno scelta, preoccupati dall'impatto attuale dei combattimenti che rischiano di durare nel tempo, se non indefinitamente, più che dalle conseguenze storiche a lungo termine.
Per un libanese cosciente del rischio, questa richiesta è anche autodifesa. In diverse regioni libanesi, a cominciare da Tripoli, scontri sporadici oppongono fondamentalisti sunniti e forze filo-siriane. Sul piano nazionale, si inasprisce l'antagonismo tra sunniti e sciiti. 

http://www.asianews.it/notizie-it/Patriarca-maronita:-rischio-di-conflitti-religiosi-nelle-possibili-derive-oscurantiste-della-Primavera-araba-in-Siria-27578.html


"Europa, toccherà anche a voi se non combattete il terrorismo islamico che uccide i cristiani in Medio Oriente"  

All'interno del convegno “La responsabilità dell'Europa nella persecuzione dei cristiani in Siria”, il vescovo di Zahleh, Issam John Darwish, non ha usato mezzi termini per descrivere la drammatica situazione dei profughi cristiani in fuga dalla Siria: “Se non risolveremo la situazione dei cristiani in Oriente arriverà anche il turno dell’Europa. L’estremismo islamico sulla sponda meridionale del Mediterraneo colpirà inevitabilmente anche la sponda settentrionale.” 
Una considerazione severa che suona come un monito a tenere alta l’attenzione sulla condizione dei cristiani mediorientali. “In Siria non c’erano difficoltà di convivenza tra cristiani e islamici. Oggi dopo quella che voi in occidente chiamate ‘primavera araba’ – ha dichiarato monsignor Darwish - si sono deteriorate le condizioni della convivenza tra islamici e cristiani. In Siria oggi ci sono estremisti arabi provenienti da Qatar, Arabia Saudita, Libia, Pakistan e Cecenia uniti dalla volontà di uccidere i cristiani.”
“Dobbiamo dare speranza e futuro a queste popolazioni così gravemente colpite – ha proseguito il vescovo di Zahleh. Da due anni a Zahleh, dove vivono 160mila cristiani, accogliamo i cristiani in fuga dalla Siria: sono circa 700 le famiglie attualmente ospitate nella nostra diocesi. Siamo qui in Italia per far conoscere questa realtà e trovare il modo di aiutare queste famiglie, dal momento che i loro bisogni sono tanti.”

A chiusura del suo intervento monsignor Darwish ha chiarito che “L’unica possibilità per porre rimedio a questa tragica situazione è il dialogo: i potenti della Terra devono sedersi a un tavolo e negoziare con il Presidente Bashar Al-Assad, perché con le armi non si arriva da nessuna parte. Il Governo italiano deve farsi promotore di un incontro mondiale e svolgere un ruolo importante in questa mediazione, come protagonista del consesso europeo e come paese cristiano.” Il vescovo di Zahleh ha infine invitato i presenti a un incontro di preghiera per il Medio Oriente nel mese di ottobre a Cipro, cui prenderanno parte esponenti religiosi provenienti da 22 Paesi del mondo.

http://ioamolitalia.it/comunicati/vescovo-siriano-europa-tocchera-anche-a-voi-se-non-combattete-il-terrorismo-islamico-che-uccide-i-cristiani-in-medio-oriente.html

lunedì 8 aprile 2013

In Africa c’è la piaga dei ‘bambini soldato’, ad Aleppo li chiamano ‘combattenti’


Amhed, il combattente siriano di 8 anni

da La Perfetta Letizia, 6.4.13

di Patrizio Ricci

Il quotidiano britannico ‘The Telegraph’ ha diffuso, come tutte le principali testati on line, un video in cui, tra le rovine di Aleppo, nel quartiere Salahedddin, un bambino parla, seduto tra due ribelli siriani armati (uno è suo zio): un colpo di mortaio ha ucciso suo padre (combattente a seguito dell’Esercito Siriano Libero) e tutto il resto della famiglia. Amhed ha 8 anni; sigaretta in bocca e fucile AK7 in braccio, risponde alle domande e spiega: "Ho finito per aiutare mio zio ed i suoi compagni perché non ho altra scelta, non c'è scuola, la mia famiglia è morta, che scelta ho?".

Di fronte a questa vicenda i media italiani (compresi quelli cattolici) si sono mostrati come rassegnati  all’ineluttabilità dei fatti: i commenti sono stati univoci e in quelle immagini di bambino ‘combattente’ hanno visto solo la ‘spavalderia della giovinezza, la vulnerabilità giovanile e la tristezza delle guerre che costringe i bambini a crescere troppo presto’. E’ una spiegazione che non convince e alla quale, come uomini, non possiamo rassegnarci. 

Ci vuole un giudizio chiaro: bisogna dire forte che esiste una terza via ed è quella del bene. Papa Francesco l’ha gridato forte nel messaggio pasquale rivolto alla Siria: “Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi?”. Il messaggio del Santo Padre non è rivolto ai soli religiosi: è l’unico criterio ragionevolmente valido per la salvezza di Amhed e per la Siria. Per quel paese oltraggiato si dovrebbe usare la stessa tenerezza che si usa per un bambino, anzi per un bambino orfano (a chi ha visto solo brutture ed ha perso entrambi i genitori non metti in mano una granata come nel filmato e non dici di sparare ad altri uomini). 

Si tratta di cose semplici da comprendere, persino banali: è possibile allora che il Thelegraph e gran parte dei principali media italiani si siano dimenticati di come ci si prende cura di un bambino e si siano allineati alle giustificazioni della guerriglia? Improponibile riportare di ‘sana pianta’ esclusivamente le giustificazioni fornite dai ribelli: “I bambini sono usati solo per fare il tè, per i rifornimenti, per contrabbando e compiti logistici”. E’ noto che i dati sono di altro segno: secondo un recente rapporto di Human Right Watch, sono centinaia i bambini al di sotto dei 14 anni addestrati dall’opposizione armata e inviati a combattere. E’ prassi conosciuta, ma ‘silenziata’: la guerra non si combatte solo sul campo di battaglia ma purtroppo coinvolge (consapevolmente o inconsapevolmente) anche l’informazione, spesso usata per formare un’opinione pubblica favorevole alle decisioni dei governi.

Non è stato detto, ma bisogna dirlo e chiaramente: usare i bambini sul capo di battaglia è un crimine di guerra. Usare bambini al di sotto dei 18 anni è proibito dalla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, nonché dalla risoluzione 1261 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che accoglie interamente lo Statuto della Corte Penale Internazionale, secondo cui “è un crimine di guerra la coscrizione e l’arruolamento di bambini di età inferiore di 15 anni o la loro utilizzazione per la partecipazione attiva alle ostilità, sia in conflitti armati interni che internazionali e sia che essi vengano impiegati da eserciti regolari o da milizie armate”. Questo vuol dire che di fronte alla legge internazionale chi ha messo le armi in mano ad un bambino ha compiuto un reato perseguito severamente dalla giustizia internazionale. Al cospetto di un bimbo che di fronte alla violenza ed all’omicidio dice ‘non ho scelta’ un uomo adulto che tace, o addirittura insegna solo la via della vendetta , è colpevole di ‘disumanità’.

In Siria esempi di pace e metri di terra redenta e riconciliata ci sono ancora e sono esempi a cui guardare (come i maristi e le suore di Aleppo); sono tutte quelle realtà che offrono, pur con sempre con maggiore difficoltà, aiuto e sostegno ai profughi ed ai bambini come Amhed. Informati direttamente dal Vicariato cattolico di Aleppo abbiamo appreso che nella città la ‘Casa di Gesù operaio’ accoglie molti orfani e vittime di questa guerra fratricida; sono realtà che i governi occidentali (presi soprattutto a fomentare ulteriormente la guerra) dovrebbero sostenere direttamente e che dimostrano che un’altra via è sempre possibile. Abbiamo bisogno di simili esempi di carità e umanità nuova: non è vero che lo scempio e la rovina siano inevitabili. Anche un bambino orfano può trovare nuovi padri, se questi padri guardano ad una speranza più grande della vendetta e della sopraffazione. A molti, anche qui da noi, sembra essere sfuggito.


http://www.laperfettaletizia.com/2013/04/amhed-il-combattente-siriano-di-8-anni.html

sabato 6 aprile 2013

Festa della Divina Misericordia: invito alla preghiera per la Siria

"Ultima tavola di salvezza" 


http://www.gloria.tv/?media=149641
Gesù a Santa Faustina: "Desidero concedere grazie inimmaginabili alle anime che hanno fiducia nella Mia Misericordia.
La mia Misericordia è più grande delle tue miserie e di quelle del mondo intero."

La Misericordia Divina è davvero come l’ultimo grido di allarme della sentinella che veglia sulla città, “l’ultima tavola di salvezza”, appunto. In questo giorno, ha promesso Gesù, infinite saranno le grazie concesse, e non bisogna aver timore di chiederne tante.


“Ci appelliamo al mondo intero perché si blocchi l’invio di armi in Siria”: è l’appello lanciato da Sua Beatitudine il Patriarca greco cattolico Gregorio III Laham.
“Chiediamo alla comunità internazionale e ai Paesi più importanti del mondo di sostenere la Siria negli sforzi di dialogo, per arrivare ad una soluzione diplomatica della crisi”.
“Lanciamo dal profondo del nostro cuore, un grido alla coscienza del mondo intero, ai dirigenti degli Stati, in particolare dei Paesi arabi, e delle istituzioni internazionali, ai militanti pacifisti, a Sua Santità il Papa e agli Episcopati del mondo cristiano. Li supplichiamo di ascoltare la nostra voce e le sofferenze del popolo siriano. Nessuno ha il diritto di discolparsi e di negare la sua responsabilità di fronte al massacro, alle distruzioni, alle esplosioni, alle violenze, né di fronte all’odio e al rancore tra i figli della stessa patria”.

      LA LETTERA di PASQUA delle SUORE di St. Joseph de l’Apparition, OSPEDALE St Louis, ALEPPO

giovedì 4 aprile 2013

Cristiani di Aleppo: quando loro, dalla sciagura, ci insegnano una fede più grande

Da sei giorni seguiamo con apprensione gli eventi in corso nei quartieri di Aleppo che fino ad ora erano stati risparmiati dalle violenze. Abbiamo pubblicato le testimonianze  giunte nei giorni scorsi dai Fratelli Maristi e via via  aggravate da terribili notizie  ed  orrori 


Dai Frati della Custodia di Aleppo (notizia agenzia SIR):


"E’ stata una reale Settimana di passione quella appena trascorsa dalle comunità cristiane di Aleppo, città martire della Siria, al centro da mesi di violenti scontri tra forze fedeli al regime di Assad e quelle dell’opposizione armata e dei ribelli. La Custodia di Terra Santa ha da poco diffuso la testimonianza delle due fraternità francescane di Aleppo relativa alla Pasqua appena trascorsa. “Ad Aleppo - si legge nel testo che riporta le parole di padre Giorgio - abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, Vigilia Pasquale e Domenica di Pasqua con grande afflusso di gente. Ma è stata una settimana di Passione per la comunità cristiana della città: i dissidenti hanno occupato, il Venerdì Santo, il quartiere confinante con i nostri cimiteri cristiani, mettendo a ferro e fuoco il quartiere!
 La gente è fuggita solo con i vestiti che avevano addosso, tra questi le 350 trecento cinquanta famiglie cristiane del quartiere; anche gli abitanti di altri due quartieri a maggioranza cristiana, hanno dovuto abbandonare le loro case perché esposte a mortai, razzi e cecchini. Sabato Santo il guardiano del nostro cimitero latino è stato colpito da un cecchino ed è morto sul colpo”. I morti, secondo la testimonianza non trovano sepoltura adeguata dal momento che non si può arrivare ai cimiteri. “Il governatore ci ha messo a disposizione momentaneamente un pezzo di terreno per seppellire i nostri morti. Da Sabato Santo siamo senza luce, poca acqua, i telefoni possono funzionare alle volte come pure internet. 
I nostri frati stanno bene, cerchiamo di fare il nostro meglio e essere un segno di speranza per la gente che ora per paura vuole fuggire”.



"Sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.."


Le ragazze di Aleppo
29 marzo 2013 - Posta dalla Siria, da alcune giovanissime dei Focolari.


«Un giorno, ad Aleppo sono entrati i ribelli nel quartiere dove tante di noi abitiamo. In quel momento eravamo su Facebook chattando tra noi. Preoccupazione, rabbia…, diversi i sentimenti di ciascuna. C’è chi, preso dalla paura scrive: «Si vede che anche Dio è contro di noi»; «No, Lui sta piangendo con noi»; «Ma questi qui ci hanno rovinato la vita»; «Cerchiamo di amare anche loro»; «Ma come?»; «Pregando che trovino anche loro l’amore».
Alla fine abbiamo accettato la sfida di amare anche chi ci sta facendo del male.
A dire la verità – scrive Mira da Aleppo – non sempre sto riuscendo a vivere l’ideale dell’unità come vorrei; l’odio che c’è attorno a me è riuscito quasi ad entrare nel mio cuore, ma non riuscirà a vincermi. Sono arrivata al punto che il mio sguardo verso la vita è diventato pessimista. Mi sono chiesta: come ha potuto Chiara Lubich vivere la situazione della guerra quando è iniziato il Movimento? Ma poi mi sono risposta: se lei ci è riuscita, vuol dire che magari anche io potrò farlo. Questo mi dà una spinta in avanti, una spinta per ricominciare. Alle volte sento che dobbiamo cercare di amare come Gesù farebbe al nostro posto in Siria, per questo stiamo cercando di aiutare come possiamo; magari riusciamo a fare solo dei piccoli gesti.
Vorrei chiedere a tutti di pregare perché, credetemi, le vostre preghiere ci daranno una grande forza. Spero che nessuno di voi viva questi momenti neri che noi viviamo o veda quello che noi vediamo. Scusatemi se ho scritto poco, cercavo di scrivere velocemente prima che stacchino l’elettricità. Chiediamo al Signore di dare la pace ai nostri cuori».

http://www.focolare.org/it/news/2013/03/29/le-ragazze-di-aleppo/





 « Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».


 « Parlando del più e del meno con un amico, mi viene confermata una notizia sconcertante, già espressa a bassa voce da altre persone anche autorevoli: a Yabroud, grande villaggio nell’entroterra montagnoso sull’asse Damasco-Homs, ogni mese i cristiani devono pagare all’esercito libero 1.800.000 LS (circa 18 mila €) , una specie di salatissima tangente usata presumibilmente per l’acquisto di armi. Questa cifra iniqua ricorda inevitabilmente ai cristiani di queste terre la tassa che i loro antenati, a partire dal primo millennio, dovettero cominciare a pagare in quanto non musulmani. Fa impressione constatare un altro frutto insano della guerra, in antitesi con ogni sollecitazione alla fiducia reciproca e alla rispettosa convivenza tra persone di fedi e culture diverse.
«Il vescovo latino parla di almeno due generazioni a suo avviso necessarie prima di poter risanare le ferite di questa guerra (se però si riuscirà a fermarla in fretta!) che lacera il Paese e la cui motivazione, tanti anche qui ne sono convinti, è primariamente di natura economica e politica. La gente non è stupida. 
Parlando con molti ci si rende conto che sono ben coscienti che il gioco che si sta facendo sulla loro testa è enorme, mosso e fomentato da potenze che per avidità e sete di potere appoggiano la politica di morte dei produttori di armi e ne sono appoggiate.
«Vorrebbe fare qualche cosa, tanta gente, per finirla con questi progetti insensati e maligni, che da decenni generano soltanto dolori su dolori, qui come altrove, convinta che la convivenza pacifica e il dialogo siano le strade più intelligenti e davvero a misura d’uomo, di oggi e di sempre. 
C’è anche chi, invece, preme per una conclusione drastica e violenta: da una parte o dall’altra, “mors tua vita mea”. Altri, e non sono pochi, si riuniscono per pregare o lo fanno in silenzio tante volte al giorno, e non solo alle 12 per il time-out per la pace lanciato dal Movimento dei Focolari, che si cerca anche qui di divulgare parlandone a conoscenti, amici, gente incontrata magari per caso, uomini di tutte le religioni.
«Viene da chiederci: ce la faremo a ottenerla? “Sarà fatto secondo la vostra fede”. Ancora oggi ce la mettiamo tutta per credere nel miracolo ma tu, Dio, aiutaci. Conferma e irrobustisci la nostra fede. Rendila incrollabile. La prova è sempre più dura da sostenere».
«Quanta menzogna in quel: “Si vis pacem para bellum” (se vuoi la pace prepara la guerra)! imparato a scuola. Se vuoi la pace prepara uomini nuovi, mi verrebbe da dire, che ragionino in termini di fraternità, giustizia, condivisione dei beni, amore, libertà vera».

http://www.cittanuova.it/c/425420/Diario_dalla_Siria13.html


mercoledì 3 aprile 2013

Messaggio di Pasqua dei Capi delle Chiese di Gerusalemme

Firmato da 12 fra patriarchi e capi delle Chiese cristiane cattoliche, ortodosse e protestanti, il messaggio per la Pasqua è un invito ai fedeli di tutto il mondo a ricordare tutte le vittime delle violenze. Il Sepolcro vuoto di Gerusalemme "faro per un mondo pieno di falsi idoli che separano le persone da Cristo e dalla verità del Vangelo".


 “Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era depostoˮ (Mt 28,6)


Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme, benediciamo i nostri fedeli in questa regione ed il popolo di Dio ovunque, nel nome del Signore risorto e Salvatore, Gesù Cristo.
Ogni anno la Chiesa ci invita a celebrare la morte e la risurrezione di Gesù Cristo attraverso le Divine Liturgie e le cerimonie e riunioni pasquali. La Chiesa in Terra Santa offre ciò che nessun’altra chiesa nel mondo può offrire – il Pellegrinaggio nella terra dove tutto ciò è accaduto. Attraverso molte preghiere, digiuni, e viaggi sacri, questa terra che chiamiamo Santa è divenuta un quinto Vangelo. In effetti, i nostri auguri di Pasqua vengono dal cuore della Città della Speranza, della Resurrezione e della Tomba Vuota.
Come Capi delle Chiese di Gerusalemme, facciamo appello a tutti i cristiani di tutto il mondo ecumenico a venire a visitare le nostre chiese e a camminare con le pietre vive della Terra Santa sulle orme del nostro Signore risorto. E a coloro che non possono fare il loro pellegrinaggio in Terra Santa facciamo appello affinché i popoli di questa terra siano presenti nelle loro preghiere, in modo particolare la presenza cristiana che continua a diminuire e affronta sfide esistenziali in tutto il Medio Oriente.
Il fuoco santo del Sabato Santo e la Veglia Pasquale ricordano, a noi e al mondo intero, ‘la luce del Signore risorto’ che illumina il mondo intero, anche nei luoghi più oscuri della terra. Il nostro mondo oggi è pieno di falsi idoli che separano le persone dalla luce di Cristo e dalla verità del suo Vangelo. La presenza cristiana qui nella Città Madre della nostra fede continua a servire come un faro di luce del Cristo risorto, che i primi discepoli testimoniarono qui al sepolcro vuoto di Gerusalemme.

Come un testimone costante della resurrezione, la Chiesa in Terra Santa esorta tutti gli uomini di fede e di buona volontà in tutto il mondo, in particolare quelli in posizioni d’autorità, ad adoperarsi per la giustizia e la pace tra le nazioni. In particolare pregate con noi per la situazione in Siria, in Libano, in Palestina e Israele, in Egitto, in Iraq, e ovunque vi sia mancanza di pace politica. Pregate per tutte le vittime della violenza e dell’oppressione, per i prigionieri, per chi vive nella mancanza di sicurezza, e per coloro che sono sfollati e rifugiati, specialmente qui nella nostra terra.
Che la luce del Signore risorto risplenda su di tutto il mondo e nella nostra regione e che tutti noi possiamo risorgere con Cristo nella vita vittoriosa. Alleluia, Cristo è risorto! Egli è veramente risorto. Alleluia!

http://it.lpj.org/2013/03/27/messaggio-di-pasqua-dei-capi-delle-chiese-di-gerusalemme-2013/

martedì 2 aprile 2013

Lettera a Papa Francesco da S.B. Gregorios III

"LA SIRIA LA IMPLORA"




Damasco 29/03/2013

Nel  Grande Venerdì Santo



Beatissimo Padre

 Questa lettera giunge a Lei il Venerdì Santo, chiamato Grande e Santo nella nostra tradizione orientale, mentre si sta celebrando la prima Via della Croce del Suo pontificato, come Vescovo della Chiesa di Roma che presiede nella carità!

Sto scrivendo questa lettera in Damasco, mentre stiamo vivendo una dura, sanguinosa, dolorosa, lunga Via Crucis che si estende su tutte le strade della Siria e che tutti i Siriani hanno sperimentato e vissuto da più di due anni!

Come Gesù, che cadde tre volte sotto il peso della Santa Croce e che Simone di Cirene è stato chiamato ad aiutare, anche noi abbiamo bisogno di un Simone, e ancora di più di Gesù, per portare la Croce insieme con noi e portare al termine, senza indugio , il nostro duro cammino della Croce, per raggiungere  la gioia finale della Risurrezione!

Santità! Voi siete Simone, siete il Vicario di Gesù! Ci rivolgiamo a Lei ! Abbiamo bisogno del Suo aiuto! La Siria La sta implorando! Tutti i nostri fedeli, anzi tutti i cittadini Siriani contano su  Vostra Santità, aspettandosi una iniziativa da Vostra Santità, dal Vaticano, dalla Chiesa Cattolica, dal miliardo e un quarto di cattolici del mondo ! Un'iniziativa che traccerebbe una tabella di marcia per portare la crisi a termine, fermare l'accumulo di armi, la violenza, il terrore, la presa di ostaggi, riscatti, il caos e la morte! ...

Questa è la via della riconciliazione, del perdono reciproco, del dialogo, della sicurezza, della fratellanza e della pace.

 Il Suo aiuto è infinitamente prezioso per tutti noi e per tutti i popoli del Medio Oriente, perché la crisi siriana ha iniziato a colpire i paesi vicini, in particolare il Libano, così come la Palestina, l'Iraq, la Giordania e l'Egitto -  tutto il Medio Oriente di fatto.

Siamo in attesa di un'iniziativa da Vostra Santità, un gesto e una parola come Gesù: '"Misereor!" Per noi Lei è un San Francesco, amico dei poveri, un Simone o un Buon Samaritano! Lei è il Santo Padre, il nostro Santo Padre!

Grazie, Santo Padre! Stiamo pregando per Lei come ci ha chiesto! Preghiamo  il nostro Salvatore Risorto per aiutarLa a portare gioia, entusiasmo e speranza della Risurrezione attraverso il Suo sacro ministero Petrino.

 + Gregorios III
 Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, Di Alessandria e di Gerusalemme
 Presidente dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria

http://www.pgc-lb.org/eng/gregorios/view/Letter-to-Pope-Francis

lunedì 1 aprile 2013

Aleppo, grida forte al Cielo!

ALEPPO'S VOLCANO


 Sabato santo

Ieri Venerdì Santo, i ribelli hanno invaso il quartiere di Sheikh Maksoud, dove si trovano gli sfollati che già avevamo in carico e anche le 300 famiglie cristiane più povere di Aleppo che abbiamo in cura. Una breve battaglia, ed eccoli padroni di queste posizioni. Ci sono alcuni morti e feriti tra le persone a cui diamo soccorso. Questa mattina, hanno obbligato tutte le famiglie cristiane a lasciare le case. Molti sono venuti a rifugiarsi nel convento di noi Fratelli. Per quanto riguarda i nostri sfollati ospitati nelle scuole, molti sono fuggiti, sfollati  una seconda volta, e il resto sono rimasti, assegnati ad altre scuole. Furti, atti vandalici sono seguiti. Un nuovo dramma che si aggiunge a tutto il resto. Con noi, famiglia Antaki, abbiamo accolto la nostra cameriera e la sua grande famiglia (15 persone) musulmana che ha anch'essa lasciato i combattimenti del quartiere Sheikh Maksoud. Un regalo di Pasqua per tutti questi nuovi sfollati. Fortunatamente, il calore dell'accoglienza e la disponibilità dei fratelli Maristi e laici sono là. ad alleviare alcune delle sofferenze dei nostri fratelli.

 
Domenica 31
Buona Pasqua, Christos Anesti.

Oggi, le  famiglie cristiane di Sheikh Maksoud / Jabal Al Sayde sono state in grado di fuggire dalla zona e sono venute a rifugiarsi nella Casa dei Fratelli Maristi aumentando il numero di sfollati. Tutti piangono, erano molto spaventati perchè hanno perso quel poco che avevano. Abbiamo dovuto fornire tutto e ricominciare di nuovo per gli 
sfollati  ... da zero: materassi, coperte, pigiami, biancheria intima, asciugamani, sapone, ecc ... .. e naturalmente il cibo.

Per la Pasqua abbiamo organizzato una preghiera tra di noi , non avendo trovato un prete per dire la Messa a disposizione ( non si può spostarsi da un quartiere all'altro).
Nel pomeriggio, l'esercito ha iniziato a bombardare il quartiere, e dagli ultimi fuggitivi della zona abbiamo appreso che alcuni degli edifici dei cristiani di Djabal sono stati distrutti.
Sentiamo fino a questo momento (ore 22:00) il rombo di bombardamenti.
Terribile notizia per noi: lo Sheikh Jamili, un notabile del quartiere , padre di 11 figli che è stato il nostro partner nella gestione delle nostre tre scuole e degli sfollati e che era stato arrestato dai ribelli ieri è stato trovato morto e mutilato. Era un uomo coraggioso, un leader, molto impegnato. Leyla, i fratelli e io siamo turbati e addolorati per questa triste notizia.
Il generatore dei Fratelli si fermerà tra 10 minuti e la nostra nuova compagnia di sfollati (dai 4 mesi ai 70 anni) andrà a dormire su materassi sul pavimento.




ADDIO.. 
Io non sapevo che giovedì scorso, 28 marzo 2013, sarebbe stato il nostro ultimo incontro. Sei lì , in piedi come al solito, contando in inglese, quattro, cinque, sei... Tu eri là in piedi davanti a me al momento della distribuzione dei pasti. Li conoscevi tutti, conoscevi le famiglie,  i giovani, i bambini. Tutto venivano da te, si riferivano a te, eri il loro punto di riferimento... E quante volte ti ho detto: "Ti ammiro".. Quante volte abbiamo discusso, quante volte mi hai detto: mi chiamano "fratello Sheikh"...  Chi sarà ora il loro "Sheikh"?  Chi ci dirà la sofferenza di Zeinab e Loulou e di tutti i tuoi figli... Chi ci dirà come si sente "OUM MOHAMAD"? 
ADDIO AMICO... 
Tutti i tuoi protetti si sono dispersi... e noi con loro... 
ADDIO AMICO... 
Ma dall'alto nel cielo, canta a Dio, grande e misericordioso, Clemente ed Eterno Signore, canta un inno d'amore che non finisce mai:
 tu il bardo di Dio su questa terra!
Frére  Georges e  fratelli Maristi di Aleppo 




Aleppo, Lunedì dell'Angelo

Da 12 giorni senza acqua nè elettricità!
Abbiamo accolto nella "Casa di Gesù Operaio" del Vicariato apostolico , orfani e disabili vittime di questa iniqua guerra fratricida. 
Pregate per noi, amici, in queste ore buie!
Monsignor Nazzaro





Padre Santo, Tu sei benedetto  in questo  bel paese della Siria, che fu la culla della fede Cristiana. Tu che sei il Creatore di ogni vita, fa’ risplendere  il tuo sole  sul popolo siriano, che fino ad ora per tutto il mondo arabo è stato un esempio di libertà, di tolleranza e reciproca benevolenza. Rafforza la generosità di questo popolo, che fino ad ora si è rifiutato di combattere gli uni contro gli altri , nonostante i crescenti attacchi dall'esterno. Proteggi con la tua misericordia  questo popolo. Aiutalo ad andare da sé al proprio cammino di pace.

Signore Gesù, Tu sei benedetto, Signore del tempo e dell'eternità.  Tu  rimani anche il Signore di questa terra, che ora è in agonia. Tu ti sei fatto uomo per condividere la nostra vita. Sei morto sulla croce per tutti i nostri peccati e cancellare tutto il male . Porta via  i peccati di divisione e di odio . " Perché le nazioni si agitano e i popoli tramano cose vane? Si sollevarono i re della terra e i prìncipi si allearono insieme contro il Signore e contro il suo Cristo " (At 4, 25-26). Placa i dominatori di questo mondo e metti nel loro cuore il desiderio di riconciliazione e di vita fraterna nel Tuo nome.

Spirito Santo, tu sei la vera fonte di vita e di amore, Tu sei il fuoco divino in questo mondo, in ogni persona e in noi stessi. Riversa  il tuo amore nei nostri cuori e apri i nostri occhi alla tua pace in Siria, per aiutare a raggiungerla con tutti gli uomini di buona volontà. Conduci le autorità religiose e civili sulla via della riconciliazione. Sventa i piani di guerra dei governanti di questo mondo. Accetta il sacrificio di coloro che già sono caduti vittime di questa  guerra senza senso. Proteggi il tuo popolo e lascia che sia il nuovo popolo  in cui venga il Tuo Regno. Amen.

Père Daniel Maes o.praem, . Monasterium Mar Yakub, l'Ordre de l'unité d'Antioche, Qara, 

domenica 31 marzo 2013

BUONA E SANTA PASQUA ! CRISTO LUCE DEL MONDO ILLUMINI LE TENEBRE CHE REGNANO SU VASTA PARTE DELLA TERRA !


MESSAGGIO PASQUALE DI PAPA FRANCESCO: 

"E così domandiamo a Gesù risorto, che trasforma la morte in vita, di mutare l’odio in amore, la vendetta in perdono, la guerra in pace. Sì, Cristo è la nostra pace e attraverso di Lui imploriamo pace per il mondo intero. Pace per il Medio Oriente, in particolare tra Israeliani e Palestinesi, che faticano a trovare la strada della concordia, affinché riprendano con coraggio e disponibilità i negoziati per porre fine a un conflitto che dura ormai da troppo tempo. 

Pace in Iraq, perché cessi definitivamente ogni violenza, e, soprattutto, per l’amata Siria, per la sua popolazione ferita dal conflitto e per i numerosi profughi, che attendono aiuto e consolazione. Quanto sangue è stato versato! E quante sofferenze dovranno essere ancora inflitte prima che si riesca a trovare una soluzione politica alla crisi? "



Le quattro sorelle italiane Trappiste di Siria, con il loro cappellano, anche stanotte hanno celebrato la liturgia della veglia pasquale, accendendo con il fuoco nuovo il cero pasquale, e cantando "CRISTO LUCE DEL MONDO.”

Questa piccolissima comunità, protetta dalla sua stessa piccolezza e dal suo isolamento, e la comunità monastica di Mar Yacub di Qara, sono state forse le uniche che hanno iniziato la liturgia Pasquale alle 22 fino a notte inoltrata, in questo angolo di Siria alle porte di Homs, poiché in tutto il territorio siriano ormai più nessuno si azzarda ad uscire quando fa buio.

E' bello pensare che la luce di questo cero illumini idealmente tutta la Siria. Gesù, uscito dal cenacolo dopo l’Ultima Cena con i suoi Apostoli, donando loro gli ultimi ammaestramenti, dice: IO SONO LA VIALA VERITA’, LA VITA.

Ed allora confidiamo in Lui, perché l’umanità si lasci condurre alla verità per avere la vita vera. Lo chiediamo al Risorto, perché coloro che hanno in mano il destino del popolo siriano escano dalle tenebre, nelle quali sono immersi, e tutti i siriani possano passare da un Venerdì Santo che non finisce ad una Pasqua di Resurrezione e di Pace! Che le parole del Papa facciano breccia nei cuori!


BUONA PASQUA! dagli amici di ORA PRO SIRIA

sabato 30 marzo 2013

Papa Francesco alla Via Crucis: "la croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo"


Riceviamo questa lettera inviata ad un amico da un volontario cristiano rientrato  in Siria



Carissimo Mario,

quasi all’ultimo momento ho deciso il mio viaggio in Siria. Forse mi ha dato sollievo il tuffarmi di persona in quella situazione che da lontano tanto ci angoscia - e certamente la gioia reciproca dell’incontro coi nostri amici è stato un anticipo di Pasqua. E’ tempo, ci siamo detti, di vivere nella speranza contro ogni speranza. Sempre più la speranza si rivela come un dono che viene ad illuminare la bellezza e le risorse della nostra umanità, offuscata e deturpata da tante brutture.

Quello che era impossibile per via di ambasciata, ottenere il visto, diviene relativamente facile, per lo meno in zona di Tartous, per chi si assuma personalmente il rischio di andare, almeno se in compagnia di gente del paese. Alla frontiera è stato più lungo del consueto ma nell’insieme non abbiamo avuto troppe difficoltà. Incredibile la gentilezza e il sorriso della maggior parte di questi poveri soldati.

La prima tappa però è stata in Libano, dove ho avuto la gioia di trascorrere una giornata coi nostri carissimi amici di Aleppo, impediti dalla gravità della situazione di ritornare nelle loro case. Dalla viva voce di Giovanni  e di Giorgio, dall’incontro seguente coi nostri cari a Tartous e poi su in città, da ciò che ho potuto osservare personalmente durante il viaggio, ho avuto la netta riconferma di quanto già sapevamo. La cosa più stupefacente è come qui da noi, inclusa la stampa cattolica,  possa ancora circolare tanta informazione distorta: ciò che è bianco diventa nero, e l’angoscia di tanti fratelli viene ricoperta da questa vischiosa ideologia primaveril-democratica che vorrebbe ancora legittimare la brutale carneficina in atto per volontà delle grandi potenze. Ma c’è ancora davvero qualcuno che crede alla primavera araba??

Anche noi, procedendo a tappe in taxi verso la nostra meta e facendo un percorso molto lungo per vie secondarie, onde evitare i posti più pericolosi, abbiamo incontrato qualcuno di quei lungo barbuti alla Benladen. Mi dicono che si calcola un numero verso i 30.000 di questi musallaìn (combattenti), che fino ad ora hanno varcato le frontiere e sono penetrati in Siria. Sono truppe addestrate alla guerra santa, vengono da diversi paesi, Tunisia, Afganistan, Pakistan, Cecenia, anche dalla Francia e da altri paesi europei, ovunque ci siano colonie di integralismo musulmano che praticano questo perverso addestramento nelle loro moschee. Si parla anche della Giordania, sotto il patrocinio dell’America. La cosa sicura, è che vengono per combattere e per morire. Ho udito testimonianze relative ad alcuni che sono stati catturati. Normalmente sembrano drogati, alcuni di loro si sono detti  convinti di essere sul suolo di Israele e di marciare alla conquista di Gerusalemme. Alcuni hanno proclamato di voler morire – ma non domani, oggi! Sono impazienti di uccidere per potere così, grazie al sangue di infedeli versato, cristiani o alauiti che siano, varcare le porte del paradiso ed andare ad incontrare le 40 vergini loro promesse in spose. Sui corpi dei musallaìn abbattuti sono stati a volte trovati – come si trova il pane nelle giacche dei soldati dell’esercito siriano – indumenti intimi femminili: il dono per le spose celesti.

Sembra tutto una favola ma è tutto vero, me lo assicurano le testimonianze di questi Abu sopravvissuti, con la paura negli occhi e il sorriso buono dei semplici lavoratori della terra. Me lo confermano gli amici di Aleppo, di cui conosci la qualità di esperienza e di cultura, e la capacità di vivere coi piedi per terra. Solo che questa terra sta saltando ormai sotto i piedi di tutti. I figli e fratelli della gente dei villaggi stanno morendo tutti: le case e le strade sono tappezzate di grandi manifesti con foto di giovani uomini, ragazzi dai bei volti ancora puliti. Sono i soldati uccisi da questi mostri per la guerra, che a loro volta sono poveri, poverissimi uomini ingannati.

Ma chi sono i signori della guerra che stanno dietro a tutto questo, i mandatari e gli attizzatori del fanatismo musallaìn, o dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti, delle truppe di Al Qaida? I gruppi fanatici sono diversi, i mandatari sono altra cosa, da ricercare nelle grandi potenze. Non venite a parlarmi del feroce Assad che si divertirebbe a bombardare soprattutto i luoghi dove si trastullano bambini innocenti – peraltro sangue del suo sangue e future forze del suo esercito... Basta con l’interessata e astuta demonizzazione di questi capi di stato, si tratti di Irak, Libia o Siria, che trovandosi a gestire quelle dittature nelle quali sono nati ( e certamente le dittature non sono una bella cosa, ed usano mezzi coercitivi e violenti) stanno tuttavia sforzandosi di risollevare le sorti dei loro paesi. Quando rischiano un po’ troppo di riuscirci, quando imboccano una via di graduale riforma e apertura, unita però a una forza militare, come era il caso della Siria, paese vivibile, paese in risalita economica, paese aperto alla convivenza pacifica fra diversità, paese se non democratico però civile per una antichissima vocazione di crocevia fra popoli e culture; quando le sorti di un popolo rischiano un po’ troppo di risalire, ecco allora la strategia della demonizzazione. Per la quale, coloro che si stracciano le vesti additando la dittatura, non hanno alcun timore ad allearsi per questa operazione alla forse peggiore delle dittature, quella dell’Arabia Saudita, che si fonda sulla aristocrazia del petrolio dominando il popolo con la Sharia. E gli ingenui ci cascano e fanno eco, applaudendo alla primavera araba.

Sì, noi possiamo testimoniare di avere conosciuto la Siria come un paese dove le differenti etnie e fedi vivevano in una passabile pace, nel rispetto reciproco e in un benessere crescente, un clima in cui si avvertiva che anche la libertà politica poteva essere in crescita, perché in crescita era il dialogo, l’apertura al resto del mondo. 
Noi abbiamo conosciuto Aleppo come una città splendida, ricca, erede di un crogiuolo di culture, religioni, civiltà, una città aperta, che non aveva paura delle sue differenze perché era fiera della sua identità, antichissima e  in divenire. Noi abbiamo vissuto la cortesia reciproca, nei negozi e nelle strade e sui mezzi pubblici, fra cristiani e musulmani, il discreto interesse delle loro donne che si avvicinavano alle nostre benedicendo, chiedendo e promettendo preghiera. Vedevamo il traffico crescente, gli impresari italiani che sempre più affollavano gli aerei per la Siria. Tutto questo non  piaceva ai signori della guerra. 
Oggi Aleppo, città in cui persino i Sunniti hanno resistito alla propaganda estremista per rovesciare il governo, è un cumulo di macerie. Per merito di chi? Forse di Assad, che da anni stava costruendo il suo paese e che è stato costretto a bombardarlo per eliminare i cecchini fanatici che insediati nelle case (espropriate sgozzando gli abitanti) sparano a raffiche di mitraglia su passanti, donne e bambini? Oggi scuole e ospedali sono distrutti , e in quelli che rimangono una sacca di plasma che costava 300 costa 3000. Per merito di chi? Della primavera araba. Le riserve di grano del Paese si calcolavano di 50.000 tonnellate. Oggi si trovano in Turchia, e il popolo soffre la fame. Merito di chi? Della primavera araba. 1500 fabbriche della zona di Aleppo sono state smantellate e i pezzi si trovano in Turchia, assieme a trivelle di pozzi, ad ogni cosa utile che si potesse rubare, ad opere d’arte cristiana smantellate alla rinfusa e svendute nei mercatini. Altro merito della primavera araba.

Come non ricordare i 4 kilometri di Suk, il mercato coperto, dove l’opulenza orientale sciorinava le sue merci a perdita d’occhio e a prezzi accessibili? Tutto distrutto. Il più portato in Turchia, quello che rimaneva, bruciato. Merito della primavera araba. Anche la penultima delle nostre amiche dalle mani benefiche e dal cuore sorridente a tutti, la piccola Rima, è saltata in aria con una bomba. Esplosa, polverizzata, i resti spazzati via dalla ruspa con le macerie. Sua sorella non ha potuto pregare né portare un fiore sulla sua tomba ed è stata costretta a lasciare il Paese piangendo. Con chi ce la prenderemo, col feroce Assad il cui esercito ha lanciato la bomba? Forse ce la prenderemo coi cecchini fanatici che impazzano dalle loro postazioni… o forse no, forse soltanto coi signori della guerra, che li riempiono di sofisticate e potenti armi moderne fino ai denti, in primis oggi Francia e Inghilterra, o anche con quell’America che sotto l’elegante espressione di sostegno logistico li dota di strumenti satellitari di rilevazione e di comunicazione meglio che un esercito.

A casa dei nostri, si sentono tutta la notte, un po’ in lontananza, gli spari delle mitragliatrici e le risposte del cannone e possiamo vedere molto chiaramente la traiettoria del fuoco e i bagliori delle esplosioni. In questi giorni dicevano che altri 3000 stanno premendo sulle zone circostanti. L’esercito ha recentemente scoperto e bloccato i loro passaggi – passavano persino dai condotti di canalizzazione, in tenuta da sub – e stavano cercando di sferrare un attacco decisivo. Che pena questi militari, ragazzi giovani dagli occhi ancora limpidi, accampati in baracchette protette con sacchi di sabbia, nutrendosi di patate bollite e dormendo al freddo, fuori dalle baracche, per sfuggire ai tiri. Riconoscono il nostro autista e il nostro capogruppo, ci salutano il più delle volte con un luminoso sorriso. Tutta notte poi sentiremo gli spari della mitraglia sulle loro postazioni e la risposta del cannone. Alcuni militari di tanto in tanto tradiscono e passano dalla parte dei ribelli. Si raccontano storie diverse sul loro conto. Come per ogni argomento, io ti riferisco quanto sento dire, senza la possibilità di verifiche. Raccontano di uno che recentemente è fuggito, poi, già passato dall’altra parte, ha telefonato piangendo ai suoi compagni: come vorrei essere ancora con voi! Raccontano di un altro – storia già più antica – che si è venduto la moglie favolosamente bella a uno sceicco dell’Arabia favolosamente ricco, e con quel patrimonio iniquo ha armato un esercito di mercenari che tuttora gestisce da un vicino paese straniero. In generale, dicono che chi tradisce lo fa perché non ne può più della situazione e viene allettato da un corruzione più che generosa.

Come sempre, ce n’è di tutti i generi. Certamente questo popolo siriano, che nell’insieme, vivendo qui, ci è sempre apparso nobile e aperto, sta subendo una pressione fortissima nel corpo e nell’anima. Si racconta di cento giovanissimi allievi militari bruciati vivi in una caserma di Aleppo. Si racconta di uomini fatti a pezzi da vivi, freddamente. Di asce messe nelle mani di bambini, poi invitati a decapitare il nemico. Di ragazze scorticate vive, di bambini buttati dal balcone o torturati davanti ai genitori. Quando le truppe invasore si presentano ai villaggi, chiedono: state con noi? Se la risposta è sì, potete vivere, se la risposta è no, il trattamento è questo. Ecco la primavera araba: nuova cultura portata dagli squadroni della morte. 
C’è il rischio che questo fuoco infernale si appicchi anche alle coscienze, e allora, chi lo potrà spegnere? Evidentemente già le truppe straniere trovano una base di alleanza e accoglienza nei sunniti poveri, numerosi nel paese: sono questi appunto i ribelli, come sempre la rivolta e la distruzione attecchiscono là dove povertà ed estremismo si alleano, mentre quelli delle classi ricche o medie resistono. Ma se si continua in questo modo, sarà miseria per tutti. Lo sanno bene le grandi potenze che siedono alla tavola della trattative, e indugiano a concludere: distruggano ancora un po’. Si ammazzino a vicenda – così ci sbarazziamo anche dei fanatici che abbiamo scatenato. Intanto ci spartiamo gli appalti della ricostruzione. 
Si ammazzino pure sciiti e sunniti, imparino ad odiarsi – stavano diventando troppo pacifici. Noi domineremo la situazione. E intanto i nostri nuovi mistici continuino a delirare sulla loro primavera araba.

I campi della Siria, sì, sono verdissimi e gremiti di fiori – qui non sono ancora arrivati i pesticidi in quantità massicce come in Italia. Questo era il granaio dell’Oriente, prima ancora il granaio dell’Impero romano. Ricrescerà?
Noi abbiamo piantato la Croce, ci prepariamo a celebrare la Pasqua.

T’abbraccio, 
tuo A.


Ultima ora:    Allarme dai cristiani di Aleppo




Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 ore 11:00  

Da ieri, scontri e bombardamenti continuano senza interruzioni ad Aleppo e coinvolgono i quartieri di Syriane e Mhattet Baghdad.

In realtà, il quartiere di Jabal al-Saydeh [la collina della Vergine], formalmente conosciuto sotto il nome di "Cheikh Maqsoud" è appena caduto nelle mani dell'Esercito Siriano "Free" e Al-Forsat Nosra; Questi due movimenti hanno dispiegato quasi 10.000 uomini e mercenari nella battaglia per impadronirsi  della zona.
Durante l'invasione del mattino, 312 famiglie cristiane erano ancora nel quartiere situato sulla collina che domina il resto della città di Aleppo. I cecchini non smettono di infierire sui civili. Noi viviamo il Calvario con Gesù e il Venerdì Santo, siamo fermamente convinti che la nostra croce ci darà anche la risurrezione. Attraverso le loro azioni, i ribelli crediamo di condurci lontano da Cristo, ma in realtà non fanno che avvicinarci alla Sua immagine. Questa drammatica situazione è aggravata dal fatto che l'elettricità è tagliata da dieci giorni. Pregate per noi.

Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 - ore 20 - 
Stasera ci troviamo di nuovo di fronte ad una situazione insostenibile. Come salvare i nostri fratelli in Cristo che sono prigionieri di questi mercenari incontrollabili, poichè 312 famiglie cristiane sono ancora assediate a Jabal al-Saydeh.Inoltre, 300 ribelli hanno assalito l'ospedale Mahabbet [amore], che è di proprietà di un gruppo di medici cristiani ; il dottor Walid Abdelnour, il medico primario, si è stato rapito alle 6 di questa mattina, con 5 infermieri che assicuravano l'assistenza in ospedale.

I mercenari di Forsat al-Nosra hanno massacrato sulla piazza principale i membri dei comitati popolari che hanno tentato la resistenza, ci sono tre cristiani tra di loro.Le due chiese nel quartiere di Jabal al-Saydeh sono state occupate dai ribelli. La tradizione era che i cristiani di Aleppo visitassero sette chiese il Venerdì Santo, quest'anno il numero dei partecipanti alla cerimonia della morte di Gesù era estremamente piccolo.

http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/alep-la-colline-de-la-vierge-occupee.html

Stamane Sabato Santo da Frère Georges , Marista di Aleppo 


A mes amis du monde, A mes freres et amis maristes, Je suis sur que vous nous avez tenu presents dans votre priere du vendredi saint. Je sais que vous vous inquietez pour nous. Je sais que vous nous souhaitez une resurrection, une fin de la guerre, une lueur d'esperance! Malheureusement, je vous annonce de tristes nouvelles. Des l'aube, le quartier de Jabal el Saydeh ou nous menons notre mission depuis plus de 27 ans et dans lequel nous etions au service des 300 familles chretiennes et des 3 ecoles accueillant des deplaces, eh bien ce quartier est le theatre de combats feroces, Les gens sont terrorises, ils sont enfermes dans leur maison, prisonniers de la folie des tirs, des snippers, des mortiers... Ils ne peuvent en aucune facon quitter leur maison, ils ont peur. Nous ne pouvons pas du tout arriver jusqu'a chez eux. Nous sommes en contacts telephoniques quand cela est possible. Alors quel calvaire! quelle croix! quel desespoir! Je vous ecris cela, nous pas pour que vous ayez pitie de mon peuple... Je vous ecris parce que je suis triste, je suis absolument triste, d'une tristesse qui eteint le peu d'esperance qui reste!
 Je vous ecris pour lancer a haute voix un cri de ca suffit! Deja, dans d'autres occasions j'avais exprime ce refus de la guerre. Toutes les questions montent en moi, en leur nom, eux et elles, au nom de leurs enfants, des jeunes, des adultes: Pourquoi? Pourquoi? et au nom de quoi? Qui est le seigneur de la guerre qui a decide de nous tuer, de nous exterminer, de finir avec nous? Qui est le decideur qui veut que tant de souffrances soient notre pain quotidien depuis des mois et des mois? Qui est celui qui nous invite a la table de la crucifixion? J'ai honte de dire que des hommes sur cette terre decident la mort!


venerdì 29 marzo 2013

La Via Crucis della Siria


Dalle Meditazioni dei giovani libanesi per la Via Crucis 2013 al Colosseo



«Come è triste vedere questa terra benedetta soffrire nei suoi figli che si sbranano tra loro con accanimento, e muoiono!» (Esort. ap. Ecclesia in Medio Oriente, 8). Sembra che nulla possa sopprimere il male, il terrorismo, l’omicidio e l’odio. «Dinanzi alla croce sulla quale tuo figlio stese le sue mani immacolate per la nostra salvezza, o Vergine, noi ci prostriamo in questo giorno: concedici la pace» (Liturgia bizantina).


Preghiamo per le vittime delle guerre e della violenza che devastano, in questo nostro tempo, vari Paesi del Medio Oriente, come pure altre parti del mondo. 

Preghiamo perché gli sfollati e i migranti forzati possano tornare al più presto nelle loro case e nelle loro terre. 

Fa’, Signore, che il sangue delle vittime innocenti sia il seme di un nuovo Oriente più fraterno, più pacifico e più giusto, e che questo Oriente recuperi lo splendore della sua vocazione di culla di civiltà e di valori spirituali ed umani.

Stella dell’Oriente, indicaci la venuta dell’Alba! Amen.

(XIII Stazione)


Il Calvario del popolo siriano

di Giorgio Bernardelli | 29 marzo 2013


Quando questa sera al Colosseo risuoneranno le meditazioni della Via Crucis del Papa scritte da un gruppo di giovani maroniti guidati dal patriarca Bechara Rai, il nostro pensiero non potrà che andare a un angolo ben preciso della Terra Santa: alla Siria, che vive un'altra Pasqua ferita dalla guerra. Terra Santa anche Damasco, Aleppo, Homs e tutte le altre città della Siria, culla del cristianesimo dei primi secoli: è bene ricordarcelo, per non fermarci al folklore nel ricordo in queste ore dei luoghi dove si è compiuto il grande mistero che torniamo a celebrare.
È la via di Damasco il luogo dell'ultima apparizione del Risorto: quella a Paolo. E allora dobbiamo assolutamente far incrociare questa Pasqua anche con le notizie che continuano ad arrivare dalle comunità cristiane eredi di quell'incontro.

Proprio ieri il quotidiano cattolico francese La Croix pubblicava una nuova lettera dei religiosi maristi di Aleppo. Un nuovo racconto del Calvario che questa città così importante per la storia del cristianesimo siriaco da ormai otto mesi sta vivendo. Ma anche una nuova denuncia delle troppe ipocrisie che circondano questa guerra; ad esempio quella di chi parla apertamente di rifornire gli oppositori di Assad di nuove «armi difensive non letali», come «se davvero strumenti del genere potessero esistere», annotano i religiosi. Anche in questo contesto i maristi cercano di spendersi per le migliaia di sfollati, che si trovano a vivere sotto il tiro dei cecchini o dei mortai. Li ospitano nelle loro tre scuole del quartiere di Sheikh Maksoud.

Ma è una solidarietà che deve fare comunque fare i conti con la Croce. Come è successo proprio questa settimana anche alla comunità maronita di Damasco. È stato lo stesso arcivescovo Samir Nassar ad annunciare l'altro giorno la morte di Camil, un seminarista di 35 anni che presto sarebbe diventato un diacono permanente. È successo proprio in questo martedì della Settimana Santa: stava andando da una famiglia rimasta isolata, durante il giro settimanale per la distribuzione del cibo ai poveri. Un colpo di mortaio lo ha portato via. «È una roulette russa che si prende vite innocenti – ha scritto l'arcivescovo Nassar – Camil è rimpianto da tutti... è stato così vicino a tutti». È morto «durante la Settimana Santa con il Cristo Crocifisso per servire e lodare per sempre il Salvatore Risorto e implorare la pace per il suo Paese torturato».

Quello dei propri fratelli in Siria è un dramma che anche i cristiani di Gerusalemme hanno ben presente. «Il nostro cuore sanguina - ha detto senza giocare troppo con le parole il patriarca Fouad Twal, presiedendo ieri al Santo Sepolcro la Messa in Coena Domini - vedendo la Siria affondare sempre più in una violenza che non ha più nome, se non quello della follia umana».
«Faccio appello a voi, cristiani di Terra Santa e pellegrini – ha aggiunto ancora Twal -, perché nelle vostre comunità e nelle vostre famiglie possiate diventare veri adoratori, che frequentano abitualmente l’Eucaristia, per avere la forza di costruire una società giusta, una pace durevole. Una testimonianza è già la meravigliosa opera di carità sostenuta dalle comunità cristiane, dalle parrocchie e dalla Caritas in Giordania per aiutare i profughi siriani in difficoltà».
Un segno concreto di quella Risurrezione che i cristiani della Siria attendono. «Continuiamo a credere nella speranza cristiana – scrivono i maristi di Aleppo -, senza la quale la fede non è altro che una parola vuota e la carità non è che un'elemosina». È la Pasqua difficile dei cristiani della Siria. Quella che ci ricorda che anche il Risorto porta intatti sulla sua carne i segni dei chiodi.
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Clicca qui per leggere la lettera dei maristi di Aleppo
Clicca qui per leggere la notizia della morte del seminarista Camil
Clicca qui per leggere l’omelia del Giovedì Santo del patriarca Fouad Twal
Immagine: il Volto Santo di Manoppello (sovrapponibile al volto della Sindone?)