Traduci

lunedì 7 gennaio 2013

Santo Padre agli Ambasciatori: "Rinnovo il mio appello affinché in Siria le armi siano deposte e quanto prima prevalga un dialogo costruttivo "

Sala stampa della Santa Sede

Alle ore 11 di questa mattina, nella Sala Regia del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Benedetto XVI ha ricevuto in Udienza i Membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.



Il Vangelo di Luca racconta che, nella notte di Natale, i pastori odono i cori angelici che glorificano Dio e annunciano la pace sull’umanità. L’Evangelista sottolinea così la stretta relazione fra Dio e l’anelito profondo dell’uomo di ogni tempo a conoscere la verità, a praticare la giustizia e a vivere nella pace (cfr Giovanni XXIII, Pacem in terris: AAS 55 [1963], 257). Oggi si è indotti talvolta a pensare che la verità, la giustizia e la pace siano utopie e che esse si escludano mutuamente. Conoscere la verità sembra impossibile e gli sforzi per affermarla appaiono sfociare spesso nella violenza. D’altra parte, secondo una concezione ormai diffusa, l’impegno per la pace si riduce alla ricerca di compromessi che garantiscano la convivenza fra i Popoli, o fra i cittadini all’interno di una Nazione. Al contrario, nell’ottica cristiana esiste un’intima connessione tra la glorificazione di Dio e la pace degli uomini sulla terra, così che la pace non sorge da un mero sforzo umano, bensì partecipa dell’amore stesso di Dio. Ed è proprio l’oblio di Dio, e non la sua glorificazione, a generare la violenza. Infatti, quando si cessa di riferirsi a una verità oggettiva e trascendente, come è possibile realizzare un autentico dialogo? In tal caso come si può evitare che la violenza, dichiarata o nascosta, diventi la regola ultima dei rapporti umani? In realtà, senza un’apertura trascendente, l’uomo cade facile preda del relativismo e gli riesce poi difficile agire secondo giustizia e impegnarsi per la pace.
Alle manifestazioni contemporanee dell’oblio di Dio si possono associare quelle dovute all’ignoranza del suo vero volto, che è la causa di un pernicioso fanatismo di matrice religiosa, che anche nel 2012 ha mietuto vittime in alcuni Paesi qui rappresentati. Come ho avuto modo di dire, si tratta di una falsificazione della religione stessa, la quale, invece, mira a riconciliare l’uomo con Dio, a illuminare e purificare le coscienze e a rendere chiaro che ogni uomo è immagine del Creatore. Se, dunque, la glorificazione di Dio e la pace sulla terra sono fra loro strettamente congiunte, appare evidente che la pace è, ad un tempo, dono di Dio e compito dell’uomo, perché esige la sua risposta libera e consapevole.
Per tale ragione ho voluto intitolare l’annuale Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace: Beati gli operatori di pace. E’ anzitutto alle Autorità civili e politiche che incombe la grave responsabilità di operare per la pace. Esse per prime sono chiamate a risolvere i numerosi conflitti che continuano a insanguinare l’umanità, a cominciare da quella Regione privilegiata nel disegno di Dio, che è il Medio Oriente. 
Penso anzitutto alla Siria, dilaniata da continui massacri e teatro d’immani sofferenze fra la popolazione civile. Rinnovo il mio appello affinché le armi siano deposte e quanto prima prevalga un dialogo costruttivo per porre fine a un conflitto che, se perdura, non vedrà vincitori, ma solo sconfitti, lasciando dietro di sé soltanto una distesa di rovine. Permettetemi, Signore e Signori Ambasciatori, di domandarvi di continuare a sensibilizzare le vostre Autorità, affinché siano forniti con urgenza gli aiuti indispensabili per far fronte alla grave situazione umanitaria. 
Guardo poi con viva attenzione alla Terra Santa. In seguito al riconoscimento della Palestina quale Stato Osservatore non Membro delle Nazioni Unite, rinnovo l’auspicio che, con il sostegno della comunità internazionale, Israeliani e Palestinesi s’impegnino per una pacifica convivenza nell’ambito di due Stati sovrani, dove il rispetto della giustizia e delle legittime aspirazioni dei due Popoli sia tutelato e garantito. Gerusalemme, diventa ciò che il Tuo nome significa! Città della pace e non della divisione; profezia del Regno di Dio e non messaggio d’instabilità e di contrapposizione! Rivolgendo poi il pensiero alla cara popolazione irachena, auguro che essa percorra la via della riconciliazione, per giungere alla desiderata stabilità.
In Libano – dove, nello scorso mese di settembre, ho incontrato le sue diverse realtà costitutive - la pluralità delle tradizioni religiose sia una vera ricchezza per il Paese, come pure per tutta la Regione, e i cristiani offrano una testimonianza efficace per la costruzione di un futuro di pace con tutti gli uomini di buona volontà. 

Il Papa su Twitter:

Citta' del Vaticano, 7 gennaio. (Adnkronos) - 
''Vi chiedo di unirvi a me nella preghiera per la Siria, affinche' il dialogo costruttivo prenda il posto dell'orribile violenza''. E' quanto ha scritto il Papa in un nuovo tweet diffuso questa mattina dopo il discorso tenuto di fronte al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. 

sabato 5 gennaio 2013

Da Qara: In laude di Brahimi e di tutti i veri colloqui di pace

Cari tutti,
a quanti ci chiedono della nostra incolumità: al di fuori resta di tanto in tanto molto pericoloso, ma noi rimaniamo provvisoriamente al sicuro dentro il nostro Monastero.


Qara 1 gennaio 2013
Subito dopo la Santa Messa di Santo Stefano riceviamo la notizia che vi è una interessante intervista da seguire su Almayadeen. Questo trasmettitore è apparentemente dissociato  dal network Jazeera in Qatar ed è ora domiciliato in Iran. Si sta trattando della questione di come il Natale viene celebrato quest'anno in Siria.  Mostrano: poca gente per le strade di Damasco, il Patriarca, un deputato della Siria, un uomo dell’ "opposizione" che proclama: nessuna violenza ma vogliamo la pace, e la madre Agnes-Mariam. Le loro testimonianze sono di un grande impatto.
Quest'anno Natale è celebrato, ma in modo tanto diverso. Sia i Patriarchi come i leader musulmani hanno invitato a  vivere le Feste di Natale, ma in modo meno esuberante e contribuendo in tal modo a soccorrere la gente e le famiglie colpite e in questa guerra , in particolare i cristiani che soffrono a Homs, Quousseir, Aleppo.
Tutti hanno dato una forte testimonianza di unità, in particolare i musulmani, che dicono che nella Costituzione non c'è "Maggioranza" e "Minoranza", che l'Islam non è la religione della Siria e che in Siria non vi è "guerra di religione" e ritengono che i cristiani di Siria non possono andare via. Tutti parlano di una cospirazione dell’Occidente.

A uno dei musulmani è stato chiesto: quanti musulmani ci sono ora  in Siria?, e lui ha risposto: 18 milioni. Quando gli è stato chiesto: quanti cristiani ci sono? egli ha risposto ancora: 18 milioni. Noi siamo sempre stati insieme, ha detto, e abbiamo sempre celebrato insieme Natale e Capodanno. Solamente adesso ci tocca portare la sofferenza di vedere i quartieri cristiani devastati. Ma attraverso il dialogo e la pace l’unità della Siria si potrà recuperare.

In questa Domenica abbiamo ricevuto una notizia particolarmente gratificante da Qara. Due settimane fa ci avevano chiesto di pregare per il rilascio di ufficiali cristiani rapiti in Qara, e di un farmacista. I rapitori avevano chiesto un milione di Lyre siriane,  altrimenti la famiglia avrebbe avuto indietro solo la testa. Abbiamo recitato tutti i giorni intense preghiere. Dopo una settimana i rapitori hanno chiesto  solo la metà. Che era comunque inaccettabile. Continuiamo a pregare e oggi veniamo a sapere che  l'uomo è stato rilasciato, sano e salvo. D'altra parte ci è giunta una nuova richiesta di preghiera urgente per la liberazione dei quartieri cristiani Mhardeh sopra Hama.

L’ Eucaristia della sera è particolarmente dedicata per il lavoro del mediatore di pace Lakhdar Brahimi, che in Damasco sembra avere buoni contatti con l'opposizione moderata. Nel frattempo, noi preghiamo per fermare l'esplosione di violenza che "Gli amici della Siria" in questo momento vogliono scatenare.  
Nel suo discorso di Natale anche Benedetto XVI chiede dialogo e una soluzione politica. Questo è così lontano dai sogni di America,  Europa e le roboanti "soluzioni" degli "Amici della Siria" , che sembrano portare solo il caos. Noi offriamo l'Eucaristia ogni giorno per una svolta nei negoziati per una soluzione politica, per Brahimi, che ottiene da noi grande fiducia.
Sì, c'è speranza per la Siria.

L'Occidente vede in tutta la sua cecità già da 20 mesi "la fine imminente del governo siriano" e "la fuga di Bashar al-Assad". La realtà è diversa. Non appena verrà confermata l'amministrazione di Obama II al Senato, sarà messo sul tavolo il piano di pace per la Siria nel Consiglio di Sicurezza. I boss della NATO che erano contro il piano di pace sono stati messi da parte. 
Viene discusso questo mese come eventualmente possano essere dispiegati i "caschi blu" in Siria. 
Anche se la Francia e l'Inghilterra si erano veementemente opposte al piano di pace, non possono far altro che seguire in ciò l'America . Esse hanno tentato senza successo di cambiare il piano di pace di Brahimi.
E poi ci sono anche gli "uomini in campo": i guerrafondai. Gli jihadisti di Hamas, fedeli a Khaled Mechaal, hanno cercato di prendere il campo di Yarmouk, ma sono stati espulsi dall'esercito, solo dopo però essere riusciti a provocare danni.
Ora provano a far qualcosa dentro e fuori Damasco.
Lasciatemi ammettere nel frattempo che tra l'esercito siriano ci sono molte difficoltà. Se i giovani vedono giornalmente amici che uccidono e muoiono, e inoltre sanno che i loro coetanei che si battono contro la Siria molto spesso vengono pagati più di loro, la tentazione di passare dall'altra parte può essere grande. Più dura è la guerra, maggiore è la tentazione.

Detto questo, parliamo ora della gallina occidentale dalle uova d'oro della rivoluzione siriana: il Libero Esercito Siriano. Questo non è un esercito, non è libero e non certo siriano, ciò che già si sapeva.
Sono terroristi provenienti da ogni dove, drogati e  pagati dagli sceicchi degli stati del petrolio.
Dei distretti, borghi e città, che si suppone siano già sotto il loro controllo, solo la
devastazione è visibile, mentre la popolazione stessa a poco a poco riprende una convivenza pacifica.

Ora bisogna solo aspettare il momento che gli alleati occidentali si sveglino e non sostengano questo oscuro club di terroristi ... per il bene del popolo siriano e per la pace nel mondo.
O, con le parole di una delle persone più informate: l'Esercito Libero Siriano continuerà a brillare per un pò come una stella morta.
Voilà, e ora è il momento per i veri colloqui di pace.


Perciò per ora cercherò di smettere con i miei scarabocchi politici per cercare di dare tutte le opportunità al reciproco dialogo. I miei commenti chiaramente non cambieranno i dialoghi, soprattutto perchè sono scritti per entrambe le parti in una lingua incomprensibile...
Tuttavia, voglio esprimere la mia solidarietà a tutti gli uomini di buona volontà, da ogni angolo o da ogni storia, che vogliono contribuire alla pace in Siria.
Per più di venti mesi ho scritto abbastanza. E il nostro grido di soccorso è solo diventato più forte. 
 
Se in Occidente ancora non si sa che cosa sta realmente accadendo, allora non si vuole saperlo.
Io sono stato abbastanza chiaro. Ed era giusto così, anche se non me lo si è chiesto.
L' occidente "cristiano" (America, Europa, completata dalla Turchia) con i suoi amici paesi terroristi del Golfo (Arabia Saudita e Qatar) deve sospendere questo lavoro diabolico.
Che risolvano i loro "casini" nelle loro nazioni prima!
Allora ci sarà molto presto la pace e voi sarete di nuovo benvenuti qui.
Nel frattempo continuate a pregare e lavorare per la giustizia e la riconciliazione, verità e dialogo.
E io da parte mia, cercherò di non scrivere per un pò questi commenti.


Signore Gesù, benedici il Presidente e i membri del governo della Siria.
Benedici i Presidenti, i capi di Stato e di Governo di tutti i Paesi.
Benedici tutti i membri dell'opposizione.
Benedici il popolo siriano, e soprattutto le famiglie che sono state fortemente colpite da questa guerra. Lascia che i morti condividano la Tua misericordia.
Benedici tutti i cittadini del mondo.
Benedici le chiese cristiane e tutti i quartieri in Siria pesantemente colpiti.
Benedici tutti i Cristiani in Oriente e Occidente, cosi' che comprendano il loro compito in questo mondo e lo facciano con coraggio.
Signore, abbi pietà di me (da recitare 40 volte).

A tutti un benedetto 2013!

Padre Daniel  Maes, Qara

Syrie : l'Envoyé de l'ONU et de la Ligue arabe fait part d'options limitées pour parvenir à une sortie de crise



parvenir à une sortie de crise



Le Représentant spécial conjoint des Nations Unies et de la Ligue des États arabes en Syrie, Lakhdar Brahimi.
31 décembre 2012 – « Je suis incapable de voir une issue en dehors des deux possibilités suivantes : soit une solution politique qui réponde à leurs aspirations légitimes est acceptée de tous les Syriens, soit la Syrie se transforme en enfer. »Ces propos ont été tenus par le Représentant spécial conjoint pour les Nations Unies et la Ligue des États arabes pour la Syrie, Lakhdar Brahimi, lors d'une conférence de presse donnée dimanche au Caire, dernière étape d'une série de déplacements au Moyen-Orient et ailleurs, dans le cadre des efforts qu'il déploie afin de trouver une solution politique négociée pour mettre fin au conflit qui déchire ce pays.« Les gens parlent d'une Syrie divisée en une myriade de petits états à la manière de la Yougoslavie. Absolument pas ! Ce n'est pas ce qui va se passer. Ce qui va se passer, c'est une 'somalisation' du pays, avec l'émergence de chefs de guerre et un peuple syrien persécuté […] », a prévenu M. Brahimi
.........


giovedì 3 gennaio 2013

« Che in Europa si sappia bene che cosa sta succedendo qui e per colpa di chi. Questa è soprattutto una guerra di commercio. Siamo nella nuova colonizzazione. »

La testimonianza da Aleppo di mons. Giuseppe Nazzaro

 
  Buio e freddo avvolgono Aleppo dove la notte la temperatura scende a sotto lo zero. Mancano elettricità e riscaldamento e a farne le spese sono soprattutto i bambini che si ammalano. Il rischio di morire per freddo e stenti è alto, soprattutto per chi vive nei campi profughi e per le strade perché a causa dell’embargo in Siria mancano anche le medicine. È una testimonianza drammatica quella che da Aleppo mons. Giuseppe Nazzaro Ofm, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, racconta al Sir.
 
 
S.I.R. 3 gennaio 2013

Il prezzo della pace


Ci parli come è la situazione ad Aleppo: sappiamo che non c’è elettricità, che le famiglie vivono al buio e al freddo. È così, eccellenza? “Esattamente come sto adesso io. Siamo qui con il giaccone addosso e il cappello in testa per proteggerci dal freddo. La sera siamo completamente al buio ma anche durante il giorno non c’è elettricità. Ieri per esempio, non abbiamo avuto corrente dalle 3 e mezza di pomeriggio fino a questa mattina, quando è ritornata verso le 11 e mezza”.

E i bombardamenti…“Noi sentiamo le bombe da dove partono ma non sappiamo dove arrivano. Il problema qui è che chiunque prenderà il potere domani, prima di preoccuparsi di mettere a posto il Paese e ricostruire sulle macerie, dovrà fare i conti con gli animi che vivono di odio e di disperazione. Se non passano due o tre generazioni, qui ora la situazione è disastrosa”.

Come è la situazione per le strade?
“Per la strada bisogna fare giri incredibili per andare da un posto all’altro della città a causa dei blocchi dappertutto e i controlli per la sicurezza. Questa è la situazione”.

Sappiamo che i bambini a causa del freddo si stanno ammalando. È così?
“È normale. Tra l’altro siamo anche senza medicine. L’embargo che hanno voluto le Nazioni Unite oltre a togliere i viveri hanno privato la popolazione delle medicine. È chiaro che in una situazione del genere se nei campi dei rifugiati muore un bambino per il freddo, è normale visto che non ci sono neanche le medicine per curarlo.

Siamo tutti senza gasolio, senza riscaldamento, senza gas per cucinare, senza elettricità e senza pane, senza quindi i più elementari mezzi di sussistenza. Ma noi qui abbiamo ancora un tetto sopra la testa, che ci protegge. Chi vive invece sotto una tenda e peggio ancora per la strada, come fa a sopportare il freddo? Qui la notte la temperatura scende sotto lo zero. Mi chiedo se i signori che siedono al Palazzo di vetro, si pongono questo problema”.

Vuole lanciare un appello per la fine dell’embargo sulla Siria?
“Io lancio un allarme non soltanto per l’embargo ma per tutta la situazione che siamo obbligati a vivere oggi. I potenti della terra che l’hanno causata, la devono smettere, la devono finire. Noi stavamo benissimo. Vivevamo in pace. Ci hanno portato una guerra che è diventata guerra fratricida, che sta distruggendo un paese che era bellissimo, ricco di storia, ricco di civiltà. Ed ora è tutto distrutto. Sono fatti di una storia che si ripete in tutto il Medio Oriente. Guardiamo per esempio che cosa sta succedendo in Egitto”.

Ieri l’Alto Commissariato dell’Onu per i diritti umani ha fornito dei dati agghiaccianti sul conflitto siriano: 60 mila morti dal 15 marzo 2011 ad oggi. Che impressione le fanno questi numeri?
“L’alto Commissariato dell’Onu ha mai detto quanti sono stati i morti durante il conflitto in Iraq. Ci hanno sempre dato soltanto i numeri dei marines morti ma non hanno mai detto le migliaia e migliaia di iracheni civili morti. Che vuol dire, che in una guerra i civili sono solo carne da macello? Che non meritano di essere contati. Quando una bomba parte, crea distruzione e morte”.

In Italia, purtroppo, la gente si è abituata a questi “numeri”. Lei che cosa ha da dire?
“Quello che mi sta a cuore è che in Europa si sappia bene che cosa sta succedendo qui e in tutto il Medio Oriente e per colpa di chi. Questa è soprattutto una guerra di commercio. Siamo nella nuova colonizzazione che si traduce: ‘io vi do le armi, voi vi autodistruggete e poi vengo io a ricostruire tutto’. Ma poi tutto questo è pagato questo con la nostra vita”.

Ha un auspicio per il 2013 che comincia?
“Io non ho mai perso la speranza perché sono convinto che ci vuole un pizzico di buona volontà.

Prima o poi noi avremo la pace. Il giorno in cui arriverà la pace, sarà stata pagata a caro prezzo, al prezzo di tante vite umane che se ne sono andate via. E al prezzo di tanti animi distrutti e angosciati, pieni di odio e di vendetta l’uno contro l’altro”.
 

mercoledì 2 gennaio 2013

"Difendo il mio popolo e la verità sulla Siria": si alzano le voci fuori dal coro

 La dissoluzione dello Stato Siriano, continua a ripetere la deputata cristiana  Maria Saadeh, sarebbe un disastro per tutto il Medio Oriente e per le comunità religiose minoritarie che ci vivono.

Non ci sta Maria Saadeh a vedere la sua Siria dipinta come l’impero del male assoluto, non smette mai di impegnarsi di correre dove può per portare la sua parola di verità sulla situazione siriana.
Maria Saadeh: Si precipita a Beirut per incontrare la delegazione di Assadakah, una porta aperta verso l’Europa, una porta che non si vuole far aprire. Con la sua auto percorre la strada, per lei pericolosa, che congiunge Damasco a Beirut. Mostra tutto il coraggio di una donna che ha fatto della difesa del proprio Paese il suo modus vivendi. Fallita la sua missione e quella di due parlamentari siriani a Roma per incontrare le istituzioni italiane, a causa del diniego dei visti da parte del Ministro Terzi, ora il tentativo è quello di passare per Bruxelles. Non è facile, l’omologazione e la mistificazioni politica e mediatica sulla Siria sono fortissime, la campagna di menzogne continua a diffondersi per bocca dei politici e nei palinsesti televisivi. Non accettano nessun confronto in Occidente, vogliono sentire una sola voce, quella dei potenti, quella degli Stati Uniti, di Israele, del Qatar e della Turchia. Pur smentita nei fatti, la macchina del fango sul regime di Bashar al Assad non si ferma. Ora le armi chimiche! Una bufala clamorosa, dimostrata dai fatti e dalle testimonianze dei giornalisti, quelli ancora liberi, che in Siria ci vanno e raccontano. Quelli che non si capacitano del fatto che la verità possa essere mistificata in modo cosi palese. Quelli i cui servizi vanno in terza serata, mentre nei TG trasmettono i twitt dei terroristi. Maria Saadeh non smette di raccontare: “A Damasco non ci sono problemi, gli attacchi sono stati respinti all’esterno della città, certo cominciano a sentirsi gli effetti della guerra ed anche delle sanzioni, il popolo soffre, ma all’Occidente questo non interessa”.
Come al solito pragmatica e concreta, lei non ha mai difeso aprioristicamente il regime di Assad, anzi ha sempre contestato il predominio assoluto del partito Baath, tuttavia: “Una cosa è costruire un sistema democratico, altra è abbattere lo Stato. Lo Stato va difeso come principio assoluto, bisogna lavorare dall’interno per costruire regole democratiche, partecipazione e libertà. Non possiamo sprecare questa occasione”. “Il partito Baath per anni ha pervaso il tessuto sociale Siriano, si è sostituito allo Stato, ha creduto di poter fare le veci delle istituzioni, ha coltivato dentro di sé fenomeni di corruzione pesante, questo è tutto vero, ma per cambiare dobbiamo accettare la logica del pluripartitismo, proporre riforme interne, superare la supremazia del partito unico. Non possiamo accettare che questo accada con un intervento esterno, io difenderò fino alla fine il mio Paese, ed allo stesso tempo combatterò per ottenere le riforme”. Maria Saadeh, deputata eletta al Parlamento, manifesta tutta la sua forza di donna impegnata, quando racconta della sua Siria. “La Siria deve mantenere la sua laicità, non può cadere in mano agli integralisti sponsorizzati dal Qatar e dall’Arabia Saudita, la forza della Siria è il pluralismo religioso e l’integrazione fra i suoi componenti. La strategia occidentale è tesa ad indebolire il nostro Paese, prima di tutto perché nonostante la vicinanza geografica a Israele, ci siamo sempre schierati a favore del popolo palestinese, poi perché non accettiamo che si precluda il dialogo aperto con l’Iran, ed ancora per il nostro impegno di contrasto nei confronti delle interferenze esterne in Medio Oriente, inoltre gli interessi dell’industria bellica sono sempre in agguato e non potete immaginare quante armi sono state messe in campo dalle lobby americane in questa guerra. Una Siria debole e divisa fa più comodo all’Occidente e a Israele. I paesi del Golfo coltivano l’idea di dividere il nostro Paese, per realizzare dei piccoli emirati, cosi riducendo la sua forza”. Ecco il perché di tanta tenacia nel delegittimare l’attuale governo siriano”.Non si ferma mai Maria Saadeh, racconterebbe per ore la sua verità, il suo modo di vedere, la sua soluzione alla crisi siriana. Perché si parla di bombe, di armi, di conflitti, ma non si leva mai la voce di chi sostiene che la crisi siriana si può risolvere con il dialogo. Fra persone che vogliono confrontarsi e che hanno a cuore l’integrità statale e laica della Siria, gli altri sono solo i signori della guerra. Non ascoltare la voce di Maria Saadeh, non consentirle di portare in Occidente la propria parola è un grave errore, è come voler chiudere la porta di fronte alla verità, per alcuni è come mettere la testa sotto la sabbia per non vedere. Lei non si arrende e noi neppure nel farci interpreti delle sue parole ogni volta che c’è uno spiraglio di libertà che lo consente.
http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita203/Maria-Saadeh-Difendo-il-mio-popolo-e-la-verita-sulla-Siria

L'Inviato Vaticano : la Nazione siriana ha il diritto di decidere il proprio destino



TEHERAN - L'ambasciatore del Vaticano in Libano Mons. Gabriele Caccia ha sottolineato che il popolo siriano è l'unico che ha il diritto di determinare il proprio destino, e ha accolto con favore il piano dell'Iran in sei punti per risolvere la crisi in Siria.

"La decisione finale sul destino politico della Siria deve essere fatta dal popolo di quel paese e attraverso un percorso democratico," ha detto Mons. Caccia in un incontro con il suo omologo iraniano Qazanfar Roknabadi a Beirut Lunedi.Ha descritto i colloqui e la soluzione politica come l'unico modo per risolvere la crisi in Siria, e ha sottolineato il ruolo costruttivo dell'Iran nella regione e il sostegno del Vaticano al piano in sei punti di Teheran per risolvere i problemi in Siria.Mons. Caccia ha anche sottolineato che l'aiuto finanziario e in armi offerto da alcuni Stati stranieri per i ribelli armati in Siria è inaccettabile.Lo ha detto dopo che l'esercito siriano ha annunciato Lunedi di avere sventato un attacco massiccio da parte di un gran numero di terroristi che cercavano di entrare in Siria attraverso il confine con la Giordania, e anche confiscate missili di fabbricazione israeliana e armi dei ribelli armati.L'esercito siriano ha confiscato ai terroristi missili anticarro e diversi apparecchi senza fili che sono stati fabbricati in Israele, secondo le notizie riportate sul sito Jahineh .L'esercito siriano ha impedito ai ribelli armati di attraversare il confine della Siria attraverso la vicina Giordania.Il giornale Washington Post, citando attivisti dell'opposizione e funzionari statunitensi e stranieri, ha riferito che i funzionari dell'amministrazione Obama hanno sottolineato che l'amministrazione ha ampliato i contatti con le forze di opposizione militari per fornire le nazioni del Golfo Persico con valutazioni di credibilità dei ribelli e comando e controllo delle infrastrutture.Secondo il rapporto, il materiale è stato accumulato a Damasco, a Idlib, vicino al confine turco, e in Zabadani al confine libanese.Attivisti dell'opposizione che qualche mese fa avevano detto che i ribelli erano a corto di munizioni hanno riferito a maggio che il flusso di armi - la maggior parte acquistati sul mercato nero nei paesi limitrofi o da elementi in passato appartenenti alle forze armate siriane - è notevolmente aumentato a seguito della decisione di Arabia Saudita, Qatar e altri stati del Golfo Persico di fornire milioni di dollari nel finanziamento, ogni mese.
http://english.farsnews.com/newstext.php?nn=9107132143



Addio alle archeologie siriane

Nel caos della guerra civile, il patrimonio archeologico siriano sta scomparendo pezzo dopo pezzo oltreconfine, favorendo così fortune personali o finanziando il conflitto. "E' molto simile a quanto accaduto in Iraq", ha detto al Financial Times un uomo coinvolto nel contrabbando delle opere d'arte.
Così si finanziano i ribelli siriani

 MADRE MARIE-AGNES  DENUNCIA: RIBELLI HANNO DECAPITATO UN CRISTIANO E DATO I PEZZI AI CANI

Si era appena sposato e sua moglie stava per partorire, ma questo non ha salvato Andrei Arbashe, un giovane cristiano, all'inizio di questo mese, da un destino orribile ...per mano di ribelli che combattono il regime del presidente Bashar al-Assad .
"Lo hanno decapitato, tagliato a pezzi e dato in pasto ai cani", ha detto Agnès-Mariam de la Croix, madre superiora del Monastero di San Giacomo il mutilato tra Damasco e Homs.
Dimenticate la narrativa consueta sulla primavera araba in merito a masse calpestate che affrontano le forze del male: il conflitto siriano sembra essere entrato in una fase più tenebrosa, in cui i ribelli stanno commettendo atrocità contro civili innocenti. Non è di buon auspicio per la pace.
Le persone che hanno fatto a pezzi Arbashe non sembra avessero bisogno di molto più di questo motivo: suo fratello era stato sentito lamentarsi che i ribelli si comportano come banditi ...
Conclude Madre Marie-Agnes : « Il sostegno dell’Occidente agli insorti islamisti è uno scandalo al mondo libero e democratico ».

martedì 1 gennaio 2013

BEATI GLI OPERATORI DI PACE

In un mondo, non solo la Siria, dilaniato dai conflitti armati e non solo, riteniamo che l'unica via che porti a una pace vera e duratura che non sia solo assenza di ostilità ma collaborazione e aiuto reciproco, sia l'adesione al pensiero di Cristo, unica novità vera nella storia dell'uomo: l'unico che possa offrire le basi su cui ciascun uomo di buona volontà possa attingere con creatività e capacità di iniziativa per lavorare a creare rapporti realmente pacifici.
Mai come in questo momento le parole del Pontefice possono essere un'indicazione chiara e utile per ciascuno di noi per pacificare innanzitutto i nostri rapporti quotidiani prima che i rapporti fra i popoli e le nazioni.
 


 
MESSAGGIO DEL SANTO PADRE
BENEDETTO XVI
PER LA CELEBRAZIONE DELLA
XLVI GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
1° GENNAIO 2013
 
BEATI GLI OPERATORI DI PACE
 
1. Ogni anno nuovo porta con sé l’attesa di un mondo migliore. In tale prospettiva, prego Dio, Padre dell’umanità, di concederci la concordia e la pace, perché possano compiersi per tutti le aspirazioni di una vita felice e prospera.
A 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II, che ha consentito di rafforzare la missione della Chiesa nel mondo, rincuora constatare che i cristiani, quale Popolo di Dio in comunione con Lui e in cammino tra gli uomini, si impegnano nella storia condividendo gioie e speranze, tristezze ed angosce,  annunciando la salvezza di Cristo e promuovendo la pace ...
 
 

lunedì 31 dicembre 2012

"Buon Anno" anche a te, Siria!

Le speranze e le preghiere per il 2013 di un Paese ferito dalla guerra e dalle difficoltà


Salvatore Cernuzio
ROMA, Monday, 31 December 2012 (Zenit.org).
 
Solo poche ore e si concluderà il 2012. Poche ore ancora per fare bilanci, per ricordare gli avvenimenti importanti, per prepararsi a dare il benvenuto al nuovo anno e salutare quello passato, così intenso, così pieno, così difficile.
Poche ore e i cristiani reciteranno il Te Deum,per ringraziare solennemente Dio, perché qualsiasi cosa sia accaduta loro negli ultimi dodici mesi, anche negativa, è comunque un Suo dono, un segno della Sua volontà che si manifesta nella vita umana.
È una certezza questa, radicata nel cuore di ogni fedele. Non si spiega altrimenti come i cristiani di una regione ferita come la Siria siano ancora capaci di dire grazie al Signore per l’anno passato e di tenere viva la speranza per quello futuro.
Lo conferma una fonte dell’Arcidiocesi siriana di Jazirah in una nota inviata a ZENIT, in cui racconta che “come i cristiani in ogni parte del mondo anche noi cristiani di Siria celebriamo la Natività del nostro Signore e il nuovo anno. Speriamo che il Cristo non possa mai dimenticare la gente siriana e tutta l'umanità per portare loro pace e giustizia”.
Questa zona storica della Siria, corrispondente all’antica Mesopotamia, dopo anni di serenità, vive oggi una situazione molto difficile. “Il nostro futuro è incerto - racconta la fonte - la gente teme che i combattimenti in molte parti della Siria potrebbero spostarsi un giorno nella nostra zona, portando morte e distruzione”.
Un sentore questo che è diventato quasi realtà quando, il 9 novembre 2012, i combattenti si sono spostati a Ras Al-Ayn, una piccola città al confine con la Turchia e a circa “un'ora di auto” dalla sede dell’Arcidiocesi di Jazirah in Hassaké. “Il 10 dicembre 2012 – si legge nella nota – abbiamo fatto un giro a Ras Al-Ayn con Padre Touma Qas Ibrahim ed è stata dura vedere la sua Chiesa di San Tommaso e le altre chiese della città vuote, danneggiate o addirittura distrutte”.
“Questa era una cittadina molto tranquilla, la gente ha vissuto in pace per molti anni, ma ora è una città di morte”. “La Chiesa ha fatto un grande sforzo fino ad oggi per creare armonia fra tutte le comunità, soprattutto tra arabi e curdi” spiega la fonte, raccontando del recente incontro ecumenico di preghiera per la pace presieduto dai sacerdoti cristiani nella Cattedrale siro-ortodossa di San Giorgio a Hassaké.
Per l’Arcidiocesi di Jazirah è stato questo “un evento significativo, che ci ha permesso di raggiungere sia ​​arabi che curdi”, i quali “non avevano mai avuto un’occasione di stare insieme dal marzo del 2011”, da quando, cioè, sono cominciati i problemi in Siria. “Queste persone hanno partecipato alla veglia, hanno pregato con noi e hanno dato un vero messaggio di pace all’umanità”.
Sempre secondo quanto riferito nel comunicato, la regione di Jazirah ha accolto, inoltre, un gran numero di famiglie sfollate, venute a vivere nelle città di Hassaké e Kamishly. “Queste due città sono diventate ormai un rifugio sicuro per decine di migliaia di famiglie, fuggite dalle zone di combattimento, tanto che la popolazione di entrambe è quasi raddoppiata”. “Preghiamo quindi che queste due città possano stare lontane dal conflitto, per evitare una catastrofe umana definitiva” si legge.
La guerra in Siria, infatti, è ancora in corso, e il prezzo di morte, distruzione, miseria e dolore è spesso a carico di persone innocenti. L'assenza “locale e internazionale” di uno spirito di riconciliazione “ha portato il paese ad una situazione di caos totale” dichiara ancora la fonte di Jazirah: “La Chiesa in Siria, come tutte le altre comunità, ha sofferto tanto per questa guerra così empia”.
In aggiunta a tutte queste difficoltà, il popolo siriano è costretto a sottostare ad altri problemi: inflazione, povertà in crescita, vendetta, carenza di forniture di cibo e carburante, clima freddo, rapimento di bambini, uomini e anziani. E ancora: immigrazione, più di 12 ore di energia elettrica a breve taglio, rischi nel viaggiare, connessione ad internet quasi sempre assente e molto altro ancora.
“La Chiesa cattolica siriana cerca di fare il massimo per ‘riparare’ a questi danni, per ottenere la pace, per la carità verso i poveri e per ricostruire le Chiese di Dair Al-Zor, Ras Al-Ayne e Homs” conclude la nota.
Tutto questo non è una denuncia, né un grido di disperazione, ma solo la descrizione della tragica vita di un Paese dove la speranza cristiana resta accesa come un faro in una tempesta. E la richiesta è solo una: “Chiediamo solo le vostre preghiere incessanti per la pace in Siria. Speriamo che le immagini di distruzione spesso trasmesse dai media tocchino il cuore dell'umanità. Intanto auguriamo a tutti i nostri fratelli di proseguire nel successo e nella prosperità in questo nuovo anno che sta per iniziare”.
http://www.zenit.org/article-34792?l=italian


Fermare le armi, dare speranza alla pace
 

 Sono passati più di 21 mesi dall’inizio della guerra in Siria, costata la vita finora ad oltre 45 mila persone. Stamani, il ritrovamento a Damasco di 30 cadaveri sfigurati. Tra le vittime del conflitto anche molti cristiani. L’ultimo - riferisce una suora carmelitana missionaria in Siria - è un tassista di 38 anni decapitato da estremisti islamici.
Sul versante politico, intanto, il primo ministro siriano ha dichiarato che il governo è pronto a rispondere a qualsiasi iniziativa che risolva la crisi attraverso il dialogo. Un appello per la pace in Siria viene anche dalla Terra Santa, dove sono in pellegrinaggio i militari italiani accompagnati dall’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia. Il nostro inviato Luca Collodi lo ha intervistato:RealAudioMP3R. - Siamo particolarmente sconvolti da quanto accade in Siria. Si fermino le armi, e si apra la via diplomatica! Una guerra civile che - mi pare - non solo uccide la pace, ma sta uccidendo l’uomo. E poi un appello non solo perché si concluda la guerra al più presto, ma perché si pensi anche alle piccole comunità cristiane presenti in quel martoriato territorio. Tanti credenti soffrono non solo per la guerra e per la mancanza di dignità umana, ma anche per una forma di indifferenza. Noi, famiglia cristiana nel mondo, dobbiamo essere solleciti nel far arrivare messaggi e gesti concreti di attenzione che mettano in circolo la fiducia.
.............
http://it.radiovaticana.va/news/2012/12/31/guerra_in_siria._mons._pelvi_dalla_terra_santa:_fermare_le_armi,_dare_/it1-651819

domenica 30 dicembre 2012

Te Deum laudamus 2: Per i compagni di cammino

 
 
Ringraziamo tutti i Siti, i Gruppi e i Circoli Culturali con cui in questi dieci mesi dall'inizio di OraProSiria abbiamo condiviso la passione sulla sorte dei Cristiani siriani e che contribuiscono a far conoscere la verità su quel che accade in Siria.

Ringraziamo Marco Tosatti che su http://vaticaninsider.lastampa.it/ in un recente articolo sulla Siria - che vi consigliamo di leggere ((Siria, ormai è guerra ai cristiani, del 1/12/2012 ) - ci cita come « il sito web che in Italia si fa voce di alcune comunità monastiche cristiane in Siria, e che svolge una preziosa opera di informazione sulla situazione religiosa nel conflitto in corso ».

Come lui, ringraziamo i molti amici che in questi mesi hanno sfidato i luoghi comuni sulle vicende drammatiche in Siria e che , ciò facendo, ci hanno aiutato direttamente o indirettamente a far emergere un giudizio più realistico sulla situazione siriana, seppure sempre confusa e ingarbugliata, e così lontana da una soluzione pacifica.
Senza voler fare alcuna battaglia contro chi sobilla discordia, guerra e violenza, qui o in Siria o in qualsiasi altra parte del mondo, in questi mesi abbiamo cercato di far emergere e diffondere notizie e voci che i media - per diversi motivi - non avevano interesse a far conoscere. Le voci dei testimoni: le suppliche inascoltate dei Pastori di un gregge in fuga; quelle dei giganti di carità e di coraggio che sono i Missionari, come le voci di dolore dei semplici cristiani nel loro esodo dall'amata Terra di Anania, di Paolo e Tecla ....
 
Abbiamo iniziato questo Blog sentendoci "formichine" davanti a dei giganti.
Accorgerci ora che le "formichine"  sono state ascoltate almeno da qualcuno di quei "giganti" ci incoraggia a proseguire in questo lavoro da "formichine" (che  più di questo non siamo); ma, sapendo che tante voci insieme possono fare molto anche se forse non potranno fermare bombe e proiettili, continuiamo....
«Animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: " Ho creduto, perciò ho parlato", anche noi crediamo e perciò parliamo...».

Che l'anno 2013 porti alla Siria il dono della Riconciliazione e della Pace.
Grazie
 
 
 
 

 

sabato 29 dicembre 2012

Te Deum laudamus 1: Per quelle voci che domandano la vera libertà per la Siria

La guerra in Siria: l'informazione , il Papa, gli interessi globali



Il conflitto continua senza sosta e le parole del Papa, o di chiunque voglia la pace, sono inascoltate da media e governi

La Perfetta Letizia 29/12/12

di Patrizio Ricci

Tutti sanno qual è il vero bisogno dei siriani, ma tutti ci girano intorno, anche in Italia. Tutti tranne uno: il Papa. Il Pontefice è una delle poche voci che ha esortato sempre, nei suoi interventi pubblici, la riconciliazione, il negoziato, la transizione politica pacifica. Il giorno di Natale, dopo il messaggio Urbi et Orbi, Benedetto XVI ha detto queste testuali parole: “Sì, la pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto".
Nel mondo, al di fuori del Papa, dei Patriarcati siriani e del movimento Mussalaha, nessuno ha abbracciato la scomoda via della pace. Ma queste voci sono tuttora inascoltate: i media continuano a darci conto della guerra civile con la malcelata convinzione che un intervento internazionale ‘stile Libia’ riporti pace, concordia e giustizia. Anche i governi, che hanno chiuso le loro sedi diplomatiche ed espulso gli ambasciatori, hanno sposato le linee più intransigenti della ribellione armata e non hanno trovato di meglio che decretare un embargo durissimo che colpisce soprattutto la popolazione. “L’unico colpevole di tutto quello che succede - ci ripetono - è Assad”. La vulgata generale ha accettato ormai questa ‘verità’ e non ha il tempo né la voglia di cambiare idea né prospettare nuove soluzioni. 

.... LEGGI TUTTO SU:
 
 
 
MADRE MARIE AGNES: " La maggioranza del popolo siriano chiede riforme, ma dentro la pace civile!"
 
 


venerdì 28 dicembre 2012

Il Vescovo Nazzaro: I capi delle nazioni devono fare di tutto per fermare il conflitto

Il governatore di Aleppo, accompagnato da altre autorità politiche locali, nella giornata di ieri ha voluto incontrare i Vescovi e i sacerdoti cattolici riuniti nella metropoli siriana per porgere loro gli auguri in occasione delle festività natalizie. In tale occasione, il governatore ha espresso il proprio apprezzamento per le frasi che Benedetto XVI ha dedicato alla tragica situazione siriana nel suo Messaggio natalizio

Agenzia Fides 28/12/2012

Lo racconta all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Giuseppe Nazzaro OFM, Vicario apostolico di Aleppo dei Latini. “Ieri - riferisce a Fides il Vescovo francescano - noi Vescovi e i sacerdoti cattolici di Aleppo eravamo riuniti per il nostro ritiro mensile. Quest'anno, vista la situazione, avevamo cancellato le tradizionali visite ufficiali che si svolgono in occasione del Natale. Ma il governatore ha saputo del nostro incontro ed è voluto venire lui stesso per salutarci e dirci anche che aveva molto apprezzato le parole intense che il Papa ha pronunciato il giorno di Natale a favore della pace in Siria.

I capi delle nazioni - commenta Mons. Nazzaro - devono fare di tutto per fermare il conflitto: stanno distruggendo un Paese intero, e chiunque prevarrà, alla fine si troverà davanti solo un cumulo di macerie, umane e materiali”.

La regione di Aleppo continua ad essere teatro di battaglia. Negli ultimi giorni forze ribelli e lealisti si combattono per il controllo dell'aeroporto militare.
In questa situazione stravolta, il Vescovo confessa che in città tanti cristiani hanno potuto vivere “in santa gioia cristiana” almeno il giorno del Natale:
  “Le Messe - racconta a Fides - la sera del 24 dicembre sono state anticipate, per permettere a tutti di tornare a casa presto. Io ho celebrato in Cattedrale alle 16, mentre in parrocchia la Messa è iniziata alle 17. Anche il 25 dicembre, alla Messa delle 10 e a quella di mezzogiorno, la Cattedrale e la parrocchia latina erano stracolme di fedeli. Lo stesso è accaduto nelle chiese degli altri riti. Una cosa sorprendente, se si pensa ai tanti che sono fuggiti dalla città o che sono sfollati.
 In questo momento, tutti vengono in chiesa per cercare un conforto e una parola di consolazione, che non trovano da nessun'altra parte. Si sentono spari e cannonate da tutte le parti. Non capiamo da dove partono e dove arrivino: sappiamo solo che portano dovunque morte e distruzione”
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40657&lan=ita



Lettera Pastorale per il Santo Natale di sua Beatitudine il Patriarca Greco Ortodosso Giovanni X di Antiochia e di tutto l'Oriente
 
 
Fratelli, il Bambino della grotta ci dice: "Non temete, io sono con voi. Non temete, perché i vostri fratelli e sorelle sono chiamati ad aiutarsi l'un l'altro e si sostengono a vicenda. Non temete, perché siete il popolo di questa regione, in cui Dio ha voluto che vi situaste fin dai tempi antichi. Non temete, perché avete in esso molti fratelli che credono nell' amore e nella convivenza pacifica.... 
http://www.antiochian.org/content/nativity-pastoral-letter-his-beatitude-patriarch-elect-john-x-antioch

mercoledì 26 dicembre 2012

Dalla Siria, con Amore

 










 
 

INCONTRO ECUMENICO


S.B. GREGORIOS incontra PAPA TAWADROS II dei Copti



La neve è arrivata a Deir Mar Yakub!



"For unto us a child is born, to us a son is given; and the government shall be upon his shoulder, and his name shall be called Wonderful Counselor, Mighty God, Everlasting Father, Prince of Peace." (Is 9:6)


The joy of Christmas fill your ...heart - whether or not you believe, for weare all made rich in the light of the SON. May that light, streaming from the grotto in Bethlehem, touch your heart, and may Jesus continue to heal the deepest wounds in the heart of mankind. For we are all Children of the King!










Dai Fratelli Maristi di Aleppo:

 
Aujourd'hui dimanche 23 decembre 2012, 300 familles ont beneficie' de la distribution mensuelle de denrees alimentaires. A l'occasion de Noel, du fromage (Mechallale, de la viande, du cafe et des livres de lecture spirituelle ont ete distribues. Merci aux bienfaiteurs, merci aux benevoles.
Samedi 22 decembre 2012, 70 familles profitant du projet "Oreille de Dieu" ont recu une distribution consistante de denrees alimentaires. Avec eux et en leur nom, nous disons a tous nos amis et bienfaiteurs : "MERCI!"



 
Les enfants du projet Apprendre a Grandir (AAG) ont vecu une journee extraordinaire. Ils veulent la partager avec vous.
Merci a tous les amis qui nous ont aides pour que chaque enfant puisse recevoir un soulier neuf!
 





 
 
 
Inno Bizantino della Natività (da ascoltare e vedere!)
 
 
 

martedì 25 dicembre 2012

Santo Padre Benedetto XVI: "C’è speranza nel mondo"

MESSAGGIO URBI ET ORBI DI BENEDETTO XVI-  NATALE 2012

ancora un appello per la Siria

 
 
 
"C’è nel mondo una terra che Dio ha preparato per venire ad abitare in mezzo a noi. Una dimora per la sua presenza nel mondo. Questa terra esiste, e anche oggi, nel 2012, da questa terra è germogliata la verità! Perciò c’è speranza nel mondo, una speranza affidabile, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili. La verità è germogliata portando amore, giustizia e pace.
 Sì, la pace germogli per la popolazione siriana, profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti. Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto.
La pace germogli nella Terra dove è nato il Redentore, ed Egli doni a Israeliani e Palestinesi il coraggio di porre fine a troppi anni di lotte e di divisioni, e di intraprendere con decisione il cammino del negoziato."....
 

Il card. Sarah: in Siria la gente patisce sofferenze atroci. La Chiesa auspica che azioni militari come quelle che si sono effettuate in Iraq, in Libia, in Costa d’Avorio, non si ripetano.

"Un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti". Così il Papa ha definito, durante la preghiera dell'Urbi et Orbi di questa mattina, il dramma che da troppo tempo sta vivendo la Siria, invocando per essa la possibilità di "una soluzione politica". Sia la Chiesa locale, sia Benedetto XVI in prima persona non hanno fatto mancare alla popolazione della Siria sostegno e solidarietà concreta. Ne parla in questa intervista il cardinale Robert Sarah, presidente del Pontifcio Consiglio Cor Unum, di recente testimone diretto della crisi tra i profughi siriani in Libano:

R. - Ho visitato gruppi di profughi nella valle della Bekaa il mese scorso e già allora la situazione era estremamente grave. Le loro condizioni di vita erano estremamente precarie, senza acqua, elettricità, servizi sanitari e l’igiene era disastrosa. Nonostante ciò, sono stato profondamente colpito dalla grande dignità di quegli uomini e quelle donne, profughi in un Paese straniero, rifugiati, costretti a lasciare le proprie case, il proprio villaggio, la loro amata madre Patria, la Siria, dopo un pericoloso viaggio di centinaia, talvolta di migliaia di chilometri. Ora, dopo la mia visita, la situazione è ulteriormente peggiorata. L’inverno è ormai cominciato, con le sue inevitabili conseguenze e il conflitto si inasprisce sempre più, con tutto il suo carico di violenze, di sofferenze atroci e di morte. I dati che vengono resi pubblici da varie fonti paiono concordi nel rilevare che si sarebbero superate le 40 mila vittime, senza contare i due milioni di sfollati all’interno della Siria e i 500 mila rifugiati che cercano protezione, sicurezza e una vita decente nei Paesi limitrofi. I nostri continui contatti con le Chiese del Medio Oriente e con varie realtà caritative locali, impegnate soprattutto nell’assistenza ai profughi dentro e al di fuori del Paese, ci trasmettono informazioni allarmanti sui nuovi fronti di guerra, sulle condizioni materiali, psicologiche e spirituali, di insicurezza, igienico-sanitarie in cui è ormai costretta a vivere la gran parte della popolazione, sugli abusi di ogni genere che subiscono, rendendoli in tal modo spesso doppiamente vittime.

D. - Concretamente, cosa può fare la Chiesa in queste situazioni?
R. - Benedetto XVI in persona ha visitato il Libano in settembre, mantenendo un’attenzione a tutta la regione e non ha mancato di rinnovare le sue preghiere, i suoi richiami, la sua esplicita richiesta perché la pace torni quanto prima in Siria. In occasione del Santo Natale, con uno sguardo particolare ai bambini, non ha mancato di esprimere tutta la sua vicinanza spirituale e affettiva alle popolazioni e ha manifestato la sua preoccupazione per gli sviluppi e l’aggravamento della crisi siriana. Il rischio peraltro è che questo letale conflitto comprometta pericolosamente tutto il delicato equilibrio di una regione del mondo che gli sta particolarmente a cuore. Durante la mia visita in Libano e successivamente, mi sono convinto sempre più di quanto siano importanti le preghiere, le parole e le azioni. Gli appelli alla pace e alla riconciliazione, rivolti dal Santo Padre alle parti in guerra, alla comunità internazionale perché si attivi più efficacemente, sono stati sufficientemente chiari. La guerra e le distruzioni di vite umane e di infrastrutture non portano a una vera soluzione dei problemi socio-politici. Questo è possibile solo col dialogo e con la volontà di costruire insieme la Nazione nell’amore e nella solidarietà.

La Chiesa auspica che azioni militari come quelle che si sono effettuate in Iraq, in Libia, in Costa d’Avorio, non si ripetano. “Mai più la guerra”, ha gridato Paolo VI nel 1965 a New York. Benedetto XVI lancia oggi lo stesso grido. La Chiesa persegue le sue azioni umanitarie a favore delle vittime di questo conflitto attraverso l’attività eroica e generosa di numerosi organismi caritativi cattolici impegnati sul posto sin dal primo momento in cui il conflitto ha cominciato a mietere vittime innocenti. In qualche modo traducono la triplice missione della Chiesa in concretezza. Tutto quello che possiamo fare adesso concretamente per queste persone, dobbiamo farlo. Sia per il loro bene materiale, sia per il loro bene spirituale. Un aiuto aperto a tutti. Come ci insegna Papa Benedetto, nell’Enciclica Deus Caritas Est, l’amore del prossimo si estende alle persone che neppure conosciamo e questo può realizzarsi solo a partire dal nostro intimo incontro con Dio.

D. - Secondo lei, questa crisi è la punta di un iceberg molto più grande o è un caso a sé?
R. - Ogni guerra è diversa dalle altre e ha una storia, delle dinamiche specifiche di quella situazione. Anche gli attori che si mobilitano, locali e internazionali, hanno interessi propri. In questo senso anche la Siria è un caso unico, molto complesso, le cui cause e peculiarità vanno studiate e analizzate; e le azioni che mirano a ricostruire la pace, vanno condotte con la massima prudenza e attenzione. D’altro canto, non si può negare che in genere abbiamo raggiunto un livello di crisi umanitarie in tutto il mondo senza precedenti nella storia recente, sia per quanto riguarda il numero delle guerre e delle situazioni di conflittualità armata, sia per ciò che attiene alle calamità naturali. Sono circa 70 le crisi umanitarie in atto, un picco mai raggiunto dalla fine della Seconda Guerra mondiale fino ad oggi. Questo dato, confermato dalla testimonianza delle Chiese locali e dalle organizzazioni caritative cattoliche che quotidianamente si rivolgono a Cor Unum, con tutto il loro carico di sofferenze vissute accanto alle vittime di tali situazioni, risulta essere ancor più doloroso in un momento in cui il mondo dovrebbe invece gioire per la venuta del Signore Gesù, il “Dio-con-noi”. Lui è “la nostra pace”, distrugge le barriere che ci separano, e “sopprime nella sua carne l’odio”, come dice S. Paolo. Questa è la “bella notizia” che ci porta il Signore e che noi vorremmo offrire al mondo intero. Questo è il motivo per cui occorre alzare la nostra voce verso Dio, lanciarci, corpo e anima, in un impegno d’amore attivo e concreto verso ogni essere umano. E’ l’ora di una nuova “fantasia della carità” che si realizzi non solo con azioni pratiche ed efficaci, ma anche con la capacità di farsi prossimi, di essere solidali con chi soffre, è povero e debole, in modo tale che il gesto d’aiuto non umili, ma sia frutto di vera condivisione fraterna (Novo Millennio Ineunte, n. 50) ...

Così, in occasione della festa del Natale e in vista del nuovo anno, la carità delle opere darà una forza incomparabile alla carità delle parole. Buon Santo Natale e felice anno nuovo a tutti!
http://it.radiovaticana.va/news/2012/12/25/il_card._sarah:_in_siria_la_gente_patisce_sofferenze_atroci._la_chiesa/it1-650410