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venerdì 14 dicembre 2012

TESTIMONI STRAORDINARI TRA LE TENDE DEI PROFUGHI SIRIANI

La difficile situazione dei cristiani in Medio Oriente mi ha riportato in Libano.   Sono tornato nel posto in cui sono stato tenuto in ostaggio per aiutare le centinaia di migliaia di cristiani in fuga dalla Siria, dall'Iraq e dall'Egitto


Picture of Terry Waite  di Terry Waite

The Guardian . 11 dicembre 2012
La settimana scorsa sono tornato in Libano, un quarto di secolo dopo essere stato rapito e tenuto prigioniero per quasi cinque anni, per la maggior parte del tempo incatenato ad un muro mentre mi erano  negati molti comfort essenziali. Si potrebbe pensare ad un viaggio temerario, ma lo sviluppo della crisi ha disperatamente bisogno di attenzione.
 

 
Ero stato invitato a tornare per vedere di persona la difficile situazione dei numerosi rifugiati cristiani che si stanno riversando di là del confine siriano / libanese, e ho viaggiato verso la Valle della Bekaa per visitare i profughi che sono stati costretti all'esilio dalla Siria. La situazione è tragica. La Siria ha una storia unica e ricca di diversità e tolleranza religiosa, e in passato i cristiani e musulmani hanno condiviso lo stesso luogo di culto. Fin dall'inizio dell'Islam, hanno vissuto in relativa armonia - ma la guerra sta spingendo via i cristiani, e molti credono non ci sarà ritorno.

Così come i fautori del cambiamento politico potevano essere meritevoli, ora ci sono elementi della Primavera Araba che sono stati dirottati da parte di estremisti islamici che vogliono imporre la sharia e bandire i cristiani siriani, che costituiscono circa il 10% della popolazione. Questo ha creato un ambiente molto ostile per le minoranze. Ho incontrato famiglie di rifugiati che vivono in condizioni terribili in città di confine libanese, e sentito in prima persona le loro storie strazianti.
Nel 20esimo secolo, i cristiani, costituivano fino al 20% della popolazione del Medio Oriente, che risulta ora ridotta a circa il 5%. Prima della primavera araba, i cristiani in Siria erano uomini d'affari, ingegneri, avvocati e farmacisti. Mentre Assad ha brutalmente limitato le libertà politiche, il regime ha permesso al popolo siriano libertà religiosa - più che in altre parti del Medio Oriente. Ora i cristiani stanno lasciando il Paese. Anche i territori occupati della Palestina stanno rapidamente perdendo le loro comunità cristiane. L'Egitto è in subbuglio, con una serie di rivolte anti-cristiani copti, la Libia è un disastro. In Iraq 300 mila cristiani sono fuggiti dalle persecuzioni dopo la caduta di Saddam Hussein. Circa 100.000 cristiani hanno lasciato la Siria, molti verso città di confine come al-Qaa. Il Libano è l'ultimo paese del Medio Oriente dove i cristiani possano vivere in relativa pace e sicurezza.

Al-Qaa è una città  polverosa, un po' sgangherata, che è stata teatro di numerosi scontri di confine nel corso degli anni. E' qui che molte delle famiglie cristiane che sono fuggite dal terrore della guerra in Siria hanno trovato una casa temporanea. Più di 200 famiglie sono alloggiate dentro e intorno al-Qaa, principalmente accolte nelle case di altre famiglie cristiane o affittando proprietà . Le persone che ho incontrato non erano benestanti. Le famiglie che ho visitato mi hanno raccontato storie simili. Il conflitto era diventato così grave che erano stati costretti a lasciare le loro case. In un posto, c'erano 15 persone che vivevano in quattro piccole stanze. "La primavera araba è una beffa", ha detto uno dei rifugiati. "E' diventata un' altra forma di persecuzione".
Lasciando al-Qaa, mi sono recato a Zahle, un'altra città di confine, per parlare con l'arcivescovo melchita, John Darwish. Un uomo mite e gentile, gravemente preoccupato per la rottura dei rapporti umani in Siria e per il numero di rifugiati che accorrono in Libano. Mi ha detto di un accordo straordinario che ha avuto luogo nel 2006 tra Hezbollah, il gruppo che mi ha rapito, e il Movimento Patriottico Libero, un tradizionale partito politico cristiano, che conta molti membri della enclave cristiana di al-Qaa.

I cinici potrebbero considerare questo accordo come niente di più che opportunità politica, e, naturalmente, i politici della situazione possono giocare pesantemente nella situazione. Tuttavia, può anche darsi che questo accordo apra la strada per l'unica soluzione possibile per il Libano, e in effetti per i Paesi circostanti. Dato il mix etnico e religioso in Libano, l'unica soluzione ragionevole è per le diverse comunità il rispettarsi l'un l'altro e vivere e lavorare insieme per il bene del Paese.


Il perdono è un insegnamento cristiano centrale. Con questo in mente, ho chiesto e ottenuto un incontro con un alto funzionario di Hezbollah e ha trascorso due ore di discussione con lui. Hezbollah ha un'immagine negativa nell'Occidente, e ci sono quelli che mi accusano di combutta con i terroristi. Vorrei ricordare loro che Hezbollah è diventato un vero e proprio partito politico con seggi in parlamento del Libano, e si trova ora in una posizione unica per lavorare per la pace nella regione. Ho fatto una richiesta speciale ad Hezbollah per dare assistenza ai profughi siriani e iracheni cristiani in Libano, in particolare nel periodo natalizio. Questa richiesta è stata accolta favorevolmente.

Ci siamo incontrati a tarda notte, in un condominio anonimo nel sud di Beirut, probabilmente a meno di un chilometro da dove io sono stato tenuto prigioniero tanti anni fa, anche se non sarà mai certo dove la mia cella sotterranea fosse situata. Inizialmente è stato difficile: perché ero lì? Che cosa volevo? Ma, mentre parlavamo davanti a un caffè e succo di mela le cose si sono alleggerite, ed ho spiegato che il mio piccolo atto di riconciliazione con loro potrebbe far presagire un centinaio di altri, più grandi atti di pace per questa regione e per tutti i suoi popoli.

Passarono quasi due ore  e l'atmosfera si era rilassata notevolmente. Mi hanno invitato a tornare in Libano, quando sarei stato in grado di incontrare altre persone da Hezbollah, un invito che ho detto che sarei felice di accettare. Ho lasciato presto il Libano, la mattina seguente, per Londra, dopo aver fatto qualche passo in avanti, sia personalmente che per conto degli altri. I vecchi rancori e conflitti devono essere confinati nel passato e tutti i gruppi all'interno del paese devono essere incoraggiati e sostenuti ad andare avanti insieme.


Dal punto di vista cristiano, il Libano sta rapidamente diventando l'unico paese rimasto in tutto il Medio Oriente in cui vi è una significativa presenza cristiana. Ci vorrà un sacco di atti di riconciliazione prima che i cristiani, ancora una volta si sentano sicuri nella loro patria.



http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2012/dec/11/terry-waite-plight-christians-lebanon
(traduzione FMG)

Fra le tende dei profughi siriani, senza scarpe e cibo, arriva il Natale. C’è speranza                               

 

TEMPI, 12 dicembre - di Benedetta Frigerio
 



Una valle bellissima, detta “la valle delle vigne e della frutta”. Ora, però, della sua ricchezza non c’è traccia, solo il grigio gelato. E pioggia e fango. Quello che inghiotte gli scarponi di una donna che sta fuori da una tenda. Hope è giunta qui dall’Occidente per offrire il suo aiuto. È coperta da vestiti invernali, che però non bastano a ripararla dal gelo che li trapassa. Il vento soffia così forte che le gocce di pioggia le pungono la faccia come aghi. Eppure c’è chi nelle stesse condizioni vive senza più di qualche straccio addosso.

GLI AIUTI AI RIFUGIATI. Siamo nel villaggio libanese di Karaun, nella valle di Bekaa, al confine con la Siria. Qui ci sono circa dieci tende di profughi, i più abbandonati, quelli che i campi di tende se li sono costruiti da soli e che non sono nemmeno registrati presso la Commissione per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr). E che quindi non ricevono aiuti da nessuno. Se non dalla carità della gente del luogo e dalla Ong italiana Avsi. È tramite Avsi che Hope, presidente della fondazione Saint Camille de Lellis di Lugano legata ad Avsi, è qui. Hope rimane ferma qualche istante davanti alla tenda di pochi metri quadrati dove un uomo circondato da bambini brucia la plastica rimasta per non gelare. «Madonna aiutami, dimmi cosa devo fare perché io non lo so, posso solo stare qui e accettare come te. Fa’ tu, io ti seguo!».
Così la donna entra, spiega che anche i suoi amici di Tripoli hanno perso tutto, che sa cosa vuol dire: «Sono venuto a cercarti – dice all’uomo – chi sei?». È così che dal timore iniziale cominciano a svelarsi le storie di chi ha perso moglie o marito durante la fuga, di chi ha subìto violenze, valicando illegalmente il confine. La maggioranza di loro viene da Homs e da Damasco, ma anche dalla città più lontana Raqqa.
A condurre Hope è il capo scout del luogo. È lui che aiuta Avsi a gestire il suo intervento. «Veniamo qui per cercare i profughi non presenti in nessuna lista d’aiuto con educatori e volontari. Stiamo con la gente, giochiamo con i loro bambini, poi, a seconda di quanto c’è bisogno, si portano coperte, stufe, gasolio e voucher per comprarlo nei mesi invernali, poi cerchiamo scarpe e vestiti, perché la gente è scappata nei mesi estivi senza nulla, se non quello che aveva in dosso», spiega Marco Perini, rappresentante di Avsi in Libano. «Questo intervento d’urgenza primario si chiama winterization e coinvolge circa un migliaio famiglie. Poi agiamo sul fronte dell’educazione recuperando circa settecento bambini sia libanesi sia siriani. Ci sono educatori che si preoccupano di comprendere lo stato psicologico dei bambini e abbiamo organizzato corsi in lingua perché i siriani sanno solo l’arabo e le scuole libanesi usano spesso il francese e l’inglese».

giovedì 13 dicembre 2012

AI CRISTIANI DI OCCIDENTE: SVEGLIA !

Violenza e morte nella “Valle dei Cristiani”: 150mila fedeli nel terrore



 
Agenzia Fides 13/12/2012

Tartus  – Circa 150mila fedeli cristiani vivono nel terrore in oltre 40 villaggi della cosiddetta “Valle dei Cristiani”, nella Siria occidentale. La valle (“Wadi al Nasara”), storica roccaforte dei cristiani siriani, in prevalenza greci-ortodossi, ha accolto nei mesi scorsi migliaia di rifugiati provenienti da Homs e da altre città e province.
Oggi i cristiani sono sotto il fuoco di milizie islamiste che si sono stabilite nella fortezza crociata di “Krak des Chevaliers”, eretta nel secolo XI da un emiro musulmano, ricostruita dagli Ordini ospedalieri crociati e oggi patrimonio culturale dell’Unesco.

 Come riferito a Fides, da giorni le milizie, dalla collina su cui sorge la fortezza, sparano senza sosta colpi di mortaio contro i villaggi sottostanti. Nell’area sono infatti state erette delle barricate dall’esercito regolare siriano, obiettivo dei militanti.
I civili cristiani, in questa prova di forza, sono “vittime collaterali” che vengono colpite senza alcuna cura. Nei giorni scorsi una pioggia di fuoco si è abbattuta sul villaggio di Howache, distruggendo numerose case, provocando la morte di tre giovani cristiani, ferendo molti civili. Le famiglie del villaggio piangono Iyad Salloum, 30 anni, Fady Haddad, 34 anni, mentre un altro giovane è deceduto nell’ospedale di Nostra Signora di Hosn. E, nelle scorse settimane, la comunità cristiana nella valle aveva già contato altri 9 morti.
“I cristiani – dice a Fides un sacerdote locale raccontando la tragica situazione – sono molto fragili e vogliono essere neutrali. Ma oggi la nostra valle è assediata dalla violenza e dall’instabilità che ci disorienta e terrorizza. La violenza copre e annulla tutto: non riusciamo ad essere strumenti di dialogo e di coesione, come vorremmo essere”. Il sacerdote chiede ai belligeranti di “non colpire gratuitamente i civili, di rispettare la neutralità dei cristiani che, per la loro fede e identità, vogliono essere un fattore di riconciliazione”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40569&lan=ita


Il Vescovo maronita di Latakia: “Cristiani nel mirino di islamisti radicali e di banditi”

Agenzia Fides - 13/12/2012

Latakia  – Nella zona di Latakia, Tartus e Tal khalakh, e nella “Valle dei Cristiani”, “c'è il caos: milizie islamiste e bande criminali stanno approfittando della situazione di instabilità generale. I civili cristiani sono obiettivo di sequestri e sono nel mirino di gruppi armati che hanno ideologia fondamentalista”: è l’allarme lanciato da Sua Ecc. Mons. Elias Sleiman, Vescovo maronita di Latakia che, in una nota pervenuta all’Agenzia Fides, esprime forti timori per la sorte della popolazione cristiana della Siria.
“I cristiani, un decimo della popolazione siriana – rimarca il Vescovo – non prendono posizione con l’una o l’altra fazione in lotta, ma vogliono solo pace, dialogo e ricostruzione del paese. Per la nostra fede non crediamo nella violenza, ma nella riconciliazione. Ora temiamo fortemente gli islamisti radicali: ci sono molti mercenari fondamentalisti che vogliono alterare la natura del popolo siriano e istigare alla guerra confessionale”.

WADI AL NASARA

“I fedeli cristiani – spiega – anche se minacciati, non prendono le armi perché non vogliono il potere. Vogliamo pace, non armi, come ha ricordato Papa Benedetto XVI nella sua visita in Libano”. Esprimendo il timore che la Siria “diventi un altro Iraq, con un esodo di massa dei fedeli”, Mons. Sleiman ribadisce che “la Chiesa siriana, nelle sue diverse espressioni e confessioni, è solidale con quanti vogliono rimanere nella propria terra”. Per questo, aggiunge, “facciamo molto per i rifugiati che fra la Valle dei cristiani, Latakia, Tartus, sono oltre 100mila. I profughi cristiani erano giunti qui perchè c'era maggiore stabilità rispetto ad altre aree, dove infuriano i combattimenti. Ma ora il conflitto è arrivato anche qui e la stabilità si sta perdendo, mentre cresce il caos”. “La nostra terra è una terra di martiri, non la lasceremo – profetizza il Vescovo – anche se siamo o saremo sotto pressione. Siamo forti nella fede, nonostante le prove e cercheremo sempre di essere un fattore di coesione e un segno di riconciliazione nella società siriana, oggi e domani”, conclude.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40572&lan=ita

Che cosa possono fare i cristiani in Occidente per aiutare quelli in Oriente? Dobbiamo essere "vedove insistenti"....

What can Christians in the West do to help those in the East?

Christian influence in Parliament is now so weak that we have to find new ways to defend the persecuted faithful
By Robin Harris on Friday, 7 December 2012
Iraq Attack Michigan Rally
 
I cristiani possono aspettarsi di soffrire. E, come il Santo Padre ha detto ai cristiani nella sua recente visita in Libano, questi "sofferenze non sono vane". Ma questa non è una scusa per la  rassegnazione: con uno sforzo, la persecuzione può essere arrestata o almeno controllata....
leggi su:

mercoledì 12 dicembre 2012

SE CADE ASSAD: gli scenari futuri per le comunità cristiane

Non vi abbandoneremo!

Il futuro delle antichissime comunità cristiane che abitano in Siria e Libano potrebbe essere tragico. Non possiamo fare finta di niente.


 

Mario Villani cerca di rispondere ad una domanda: cosa succederà alle comunità cristiane in Siria e Libano se, come prima o poi è possibile succeda, il regime baathista al potere a Damasco dovesse cadere? E lancia un' iniziativa.

 
Forse può aiutarci ad abbozzare una risposta il conoscere cosa sta accadendo nei tre quartieri di Aleppo dove le decine di diversi gruppi ribelli che vi operano sono riusciti a consolidare il loro controllo fino al punto da costituire una parvenza di autorità pubblica. La prima decisione che hanno preso è stata la creazione di una polizia “per la promozione del bene e la repressione degli atti empi” con il compito di controllare che i pii cittadini non omettano le preghiere quotidiane. Successivamente hanno emesso un editto con il quale hanno proibito alle donne di condurre autovetture. Anche il controllo dell'osservanza di questa norma è stata demandata alla suddetta polizia, autorizzata ad usare la forza fino a quando il gentil sesso non rinuncerà a tale empia abitudine. La parte più significativa dell'editto – riportato in versione originale araba sull'informatissimo sito Reseau Voltaire - è però quella di apertura, nella quale si elencano i teologi islamici a cui i ribelli si ispirano. Vale la pena di conoscerli: Abd al Aziz ibn Baaz (1910 – 1999) già Gran Muftì dell'Arabia Saudita divenuto celebre per aver proibito la guida alle donne (ecco da dove viene l'idea) e per aver sostenuto che è il sole a girare attorno alla terra e non il contrario. Su questo punto però cambiò idea quando il principe Bandar Bin Sultan acquistò un biglietto per un viaggio spaziale. Abdul Azeez ibn Abdullaah Aal Shaik è l'attuale Gran Muftì dell'Arabia Saudita dove ha ordinato la distruzione di tutte le vestigia di antichi luoghi di culto non islamici. Muhammad ibn Uthaymeen (1925 – 2001) che fu uno dei principali ispiratori delle correnti di pensiero salafite. Abdullah ibn Jibreen (1933 – 2009), un teologo saudita che considerava gli sciiti come eretici da espellere da tutte le terre dell'Islam. Saleh al Fawzan e Bakr abu Zayd, rispettivamente Presidente e Procuratore della Corte Suprema di Giustizia dell'Arabia Saudita. Con simili maestri come meravigliarsi della caccia ai non sunniti o della proibizione alle donne di guidare?

 
Qualcosa del genere era avvenuto alcune settimane prima anche nella città di Idlib, dove però il controllo dei gruppi armati non è ancora sufficientemente solido da poter permettere la costituzione di strutture pubbliche come una polizia religiosa del tipo di quella di Aleppo.

 
Qualcuno potrebbe obiettare che i vari Consigli di Transizione costituiti all'estero non vedono al loro vertice personaggi palesemente legati al mondo islamista, anzi, in alcuni casi ne fanno parte persino degli appartenenti a minoranze non islamiche. Non mi stancherò di ripetere che nessuno ha mai dimostrato la benchè minima capacità di controllo da parte di queste organizzazioni sui gruppi armati che operano attualmente in Siria. Chi ha le armi e paga quotidianamente un pesante tributo di sangue alla sua lotta non va poi a consegnare l'eventuale frutto di una vittoria nelle mani di chi ha seguito gli avvenimenti standosene comodamente al sicuro all'estero. Le sole realtà che possono influire sui gruppi armati sono rappresentate da quegli stati che li riforniscono di mercenari, armi, attrezzature e denaro, vale a dire Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Attendersi un'azione moderatrice da parte di questi ultimi (in particolare Arabia Saudita e Qatar) è assolutamente illusorio.

 
E' doveroso peraltro riconoscere che non tutti i gruppi armati che operano in Siria sono riconducibili a posizioni salafite o islamiste. Vi sono, è vero, anche altri gruppi, alcuni costituiti da banditi che vogliono approfittare della situazione di caos per fare facile bottino, altri nati per iniziativa di comitati locali (come a Qara) sicuramente ostili al Presidente Assad, ma preoccupati più che altro di colmare il vuoto di potere che si è venuto a creare con il ritiro delle forze dell'ordine dalle aree più periferiche del paese. Questi gruppi però, male organizzati e privi di reali appoggi esterni, ben poco potrebbero fare per contrastare l'attività delle organizzazioni islamiste e salafite nel caso di crollo del potere centrale.

 
Cosa potrebbe succedere, quindi, se realtà come quelle che operano ad Aleppo e Idlib dovessero prendere il potere in tutta la Siria?

 
Sicuramente non finirebbe la guerra. In primo luogo perchè nascerebbero contrasti tra le varie anime della ribellione, in secondo luogo perchè già oggi molte comunità si sono armate ed hanno costituito delle milizie per difendere i loro quartieri ed i loro villaggi. E' il caso, solo per fare un esempio, dei Curdi che già da settimane combattono contro i salafiti lungo il confine turco o degli Armeni che difendono in armi il loro quartiere di Aleppo. La guerra non sarebbe più tra un potere centrale autoritario e delle bande di ribelli, ma tra milizie che controllerebbero ciascuna una piccola porzione del Paese, mentre il potere centrale -dominato dagli islamisti- sarebbe in grosse difficoltà ad estendere la propria autorità persino in Damasco e dovrebbe pertanto ricorrere a metodi che farebbero ben presto rimpiangere gli anni più bui di Hafez Assad (l'autoritario padre dell'attuale Presidente). In un simile quadro le millenarie comunità cristiane giocherebbero la parte del classico vaso di coccio tra vasi di ferro. Infatti, mentre le altre comunità potrebbero contare su appoggi esterni (gli sciiti e gli alauiti l'Iran, i sunniti la Turchia e l'Arabia Saudita, i Curdi le altre comunità curde dei paesi confinanti) i Cristiani sarebbero completamente soli. In particolare sarebbero soli i Cattolici, perchè gli Ortodossi potrebbero forse contare su un sostegno, almeno diplomatico, da parte della Russia. Inutile sperare nel Vaticano, ridotto ad un ruolo diplomatico marginale dalla conventio ad escludendum messo in atto da tutte le potenze occidentali e dall'oggettiva incapacità dell'attuale Segretario di Stato di contrastarla. Anzi, su questo versante ci sarebbe persino il rischio di sentire qualche voce (magari di un gesuita) proclamare che in fondo i Cristiani di Siria se la sono andata a cercare perchè potevano andarsene fin che erano in tempo.

 
L'incendio che potrebbe infiammare la Siria non risparmierebbe il Libano. Il fragile equilibrio tra le comunità religiose che compongono quello che è stato definito il “mosaico libanese” non potrebbe reggere ad una guerra confessionale ai propri confini. Gli scontri tra Alauiti e Sunniti in corso da mesi nei quartieri di Tripoli e quelli tra Sciiti e Sunniti avvenuti in novembre a Sidone sono solo un tragico preludio. Inevitabilmente lo sprofondare della Siria nella guerra civile a sfondo confessionale trascinerebbe anche il Libano nell'abisso di una guerra tra milizie sciite (Hezbollah e Amal) contro milizie sunnite imbaldanzite dai successi ottenuti nel Paese vicino. Anche in questo caso i Cristiani sarebbero la parte più debole: divisi, privi di reali appoggi esterni e senza una organizzazione armata, sarebbero inevitabilmente costretti a rimettersi alla non scontata benevolenza del vincitore.

 
Non è un caso che persone del calibro di padre Gheddo e padre Samir Kalil abbiano in questi giorni lanciato un disperato allarme sul futuro delle antichissime comunità cristiane del Medio Oriente. Entrambi hanno richiamato quanto già avvenuto in Iraq. Dopo la caduta di Saddam Hussein, la già fiorente comunità cristiana è stata costretta ad un doloroso esodo ed è oggi ridotta al lumicino. Non è possibile escludere che questa possa essere la sorte anche delle gloriose Chiese di Siria e Libano.

 
Queste sono le ragioni che ci impongono una attenzione particolare per i fratelli che vivono in quelle tormentate regioni. Vi è la necessità di creare un osservatorio permanente o comunque una organizzazione che si occupi di comprendere le realtà cristiane mediorientali e farle conoscere alle nostre torpide opinioni pubbliche, in particolare, ammesso che esista ancora, a quella cattolica. E' un atto di giustizia, ma è anche nel nostro interesse. Chissà mai che conoscendo le tragiche vicende di Cristiani seri anche la nostra Fede non ne venga rinvigorita.
 
Mario Villani

  
Comunicato: tutti gli amici che sono interessati a collaborare alla nascita di una organizzazione permanente che si occupi di sostenere le ragioni delle comunità cristiane di Siria e Libano sono pregati di segnalare il proprio nominativo con una e-mail all'indirizzo del sito: info@appunti.ru
 
 
 

martedì 11 dicembre 2012

Anche i cristiani assiri nell’opposizione chiedono: “Fermate i gruppi salafiti”

 Urge fermare il gruppo salafita “Jubhat Al Nosra” che sta seminando il terrore in Mesopotamia: è l’appello lanciato alla nuova “Coalizione Nazionale della rivoluzione e dell’opposizione” (CNS) dalla “Assyrian Democratic Organization” (ADO), gruppo cristiano che fa parte dell’opposizione siriana.


 Hassaké - Agenzia Fides 7/12/2012 –

In un comunicato inviato a Fides, l’ADO si dice “indignata perché elementi armati del gruppo salafita ‘Jubhat Al Nosra’, che combattono a fianco dell'Esercito siriano di Liberazione, terrorizzano i civili e sequestrano impunemente proprietà cristiane nella regione di Hassaké”, nella Siria orientale, al confine con la Turchia. L’ADO ha una presenza significativa nell’area, e molti cristiani assiri, fuggiti da villaggio di Ras El Ain, al confine con la Turchia, si sono rifugiati ad Hassaké (vedi Fides 30/11/2012).
La nota stigmatizza “pratiche e comportamenti riprovevoli da parte di alcuni elementi dell’Esercito Libero o di gruppi affiliati, nelle località di Ras El Ain, Tel Amr, Raqqa, come assalti alla proprietà privata e saccheggi”, segnalando “l’irruzione nella chiesa siro-ortodossa di Ras El Ain, la profanazione di simboli cristiani come croci e immagini sacre, la devastazione della scuola siriana del villaggio”.
L’ADO, ricordando che per decenni i suoi membri hanno subìto arresti arbitrari da parte del regime siriano, nota che “oggi alcuni cristiani assiri, sospettati di essere sostenitori del regime, sono stati sequestrati per costringere i loro figli a combattere con i ribelli”, definendo questa “una ripetizione della prassi del regime”.

Elementi salafiti hanno eretto blocchi stradali verso Tal Tamr, in particolare, intercettando i veicoli di passaggio, “minacciano e insultano i cristiani e gli altri passeggeri che appartengono a fedi diverse”. “Queste pratiche – riferisce l’ADO – non hanno alcun legame con le tradizioni, la cultura e i costumi della società siriana, storicamente basata sulla fratellanza e sui valori della convivenza e del reciproco rispetto fra comunità religiose diverse”. “Sono pratiche in contrasto con gli insegnamenti e i valori dell'Islam tollerante – prosegue il testo – che danneggiano la reputazione della rivoluzione siriana, deviando i suoi nobili obiettivi, per fomentare l'odio tra i siriani”.
L’ADO invita le forze rappresentate nella Coalizione dell’opposizione siriana a “intervenire con forza per ridurre la crescente tensione tra arabi e curdi in Mesopotamia, che ha un impatto negativo sulla pace e sull'unità del tessuto sociale”, invitando” tutte le parti belligeranti a dare prova di moderazione, rispettando i civili, rifuggendo le provocazioni e l’integralismo religioso”.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40528&lan=ita

"Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Dietro le cose provvisorie cercavano il definitivo". (Benedetto 16°- Bernardins)

“Lottando per mantenere viva la loro fede”

da Aleppo, novembre 2012

In questo tempo di tragici eventi è aumentato il nostro apostolato. Non solo personalmente con le persone che vengono alla Cattedrale, ma anche per mezzo del contatto telefonico con coloro che ormai non possono più arrivare qui, attraverso il sostegno e le preghiere. Nonostante i pericoli, un buon gruppo di fedeli assiste alla Messa quotidiana e alla recita del rosario, alcuni partecipano anche all’Adorazione e ai vespri. Vivono le cerimonie con un fervore speciale … Apprezzano la possibilità di avere l’omelia quotidiana di Padre Rodrigo alla Messa, che qui è una cosa straordinaria, e l’ascoltano avidamente.
L’usanza del “caffè” dopo la Messa della Domenica è diventata una necessità quotidiana. Così hanno la possibilità di parlare in “famiglia”, condividendo le sofferenze, incoraggiandosi a vicenda …

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L’apostolato dei Padri è diffuso anche in Congregazioni vicine al Vescovado. Sia con la regolare celebrazione della Santa Messa che con la cura delle confessioni. La scorsa settimana, Padre Rodrigo ha predicato il ritiro alle Suore Carmelitane. E un gruppo di giovani, guidato da padre David, sta facendo lavori di manutenzione nel giardino del Carmelo: anche questo è un modo per ringraziare le suore che ci prestano le loro strutture per lo sport.
Ma certamente il lavoro più forte, in quest’ultimo periodo, è quello con i giovani. Le strade sono bloccate, c’è poca benzina, e il pericolo è permanente, ma loro continuano a venire!
Il “campo” che abbiamo fatto, praticamente rinchiusi nelle strutture del Pensionato, è stato un successo. Dopo hanno chiesto pure il ritiro! Abbiamo predicato due sessioni di circa 20 partecipanti. Per implorare la pace abbiamo iniziato l’Adorazione perpetua ogni giovedì. E con questa stessa intenzione è stata organizzata la catena del Rosario giorno e notte, in modo che anche coloro che non possono partecipare possano unirsi in preghiera dalle loro case.
Abbiamo iniziato un corso di studio del Catechismo della Chiesa Cattolica, perché, approfittando di questo tempo in cui si sono interrotti gli studi, i giovani universitari chiedono di formarsi maggiormente nella dottrina cristiana. Abbiamo anche messo insieme per loro un corso di studio della lingua italiana.

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La situazione non ci permette di svolgere attività serali, perciò abbiamo concentrato tutto durante le ore diurne. Succede così che ogni venerdì, fin dal mattino presto, si riuniscono qui circa 30 giovani. Il posto centrale è occupato dalla Santa Messa, a cui partecipano con devozione sincera. Concludiamo le attività con alcune ore di sport per distendersi dalla tensione in cui vivono.
Cosa dire a questi giovani? Assediati da tante sofferenze, non mollano, e ancora continuano lottando per mantenere viva la loro fede, per non perdere la gioia, la speranza e la fiducia in Dio.
In mezzo a una guerra questi ragazzi sono un trofeo, il segno della vittoria del Bene sul male, di Dio sul diavolo!
Suor Maria de Guadalupe Rodrigo


Perché ci lamentiamo di tante piccole cose?

Oggi abbiamo energia elettrica, dopo tre giorni di interruzione. A causa del bombardamento, parte di un importante impianto di alimentazione si è danneggiato e per via dei combattimenti non si è potuto raggiungere il luogo per risolvere il problema, in modo che il nostro quartiere è rimasto al buio in tutti questi giorni. La scorsa settimana, qualcosa di simile è accaduto nell’ azienda dell’acqua, ma le conseguenze sono state più gravi, perché tutta la città si è trovata senza acqua per una settimana. E’ pesante, soprattutto perché siamo abituati al benessere che forniscono questi servizi. E che non sono sufficientemente apprezzati fino a quando non ne siamo privati!

siria guerra

Tre giorni senza luce … Poi, a pensarci, ti accorgi che ci sono così tante persone a cui sta accadendo di peggio! Senza andare oltre, qui, pochi mesi fa, quando ancora il torrido caldo estivo era in pieno vigore, una vasta area della città in cui vivono molti dei nostri parrocchiani è rimasta senza elettricità per 10 giorni consecutivi. Ed è stato terribile. Si consideri il semplice fatto di non essere in grado di bere un bicchiere di acqua fredda, o conservare gli alimenti da un giorno all’altro, o utilizzare un ventilatore per dormire un po’… All’inizio della guerra molte famiglie si erano rifornite di cibo per far fronte alla sempre crescente scarsità e l’impossibilità di uscire. Ma in quei giorni tutto è andato in pattumiera… In strada distribuivano carne da mangiare e altri prodotti che nei negozi marcivano per mancanza di frigorifero …
E’ stata un’interruzione di diversi giorni. E certamente appesantita da molte complicazioni e dolori. Ma quanto, in confronto ad altre sofferenze di questa triste guerra? L’altro giorno un ragazzo ci ha detto cupamente: “Un proiettile è caduto sulla mia casa. Mio fratello ha perso un occhio e una gamba nell’esplosione. E ho perso mio padre, che è morto sanguinante tra le mie braccia.”. E ha poi aggiunto: “Sia lode a Dio”.
Perché ci lamentiamo di tante piccole cose?

siria padre hijo

Quando senti che il tuo carico è pesante e ritieni che stai soffrendo troppo, pensa a queste persone, pensa che c’è sempre qualcuno che soffre di più.
E tu hai il dovere di ringraziare Dio ogni giorno per ciascuna delle mille delicatezze che Egli ha verso coloro che lo amano.

Suor Maria de Guadalupe Rodrigo

http://soscristianiinsiria.wordpress.com/

lunedì 10 dicembre 2012

"Non servono batterie di missili Nato ‘Patriots’, non servono arsenali chimici, non servono armi, per risolvere il conflitto in Siria, ma solo riconciliazione e dialogo”.

Un buio sempre più fitto

 
S.I.R. 8 dicembre 2012

“In Siria la situazione si è fatta gravissima. Ad Aleppo il quartiere abitato dai cristiani è più o meno tranquillo. Il centro di Damasco, quello dentro le mura dove sono anche le chiese, non corre un pericolo diretto. Si sentono tuttavia spari, bombe provenire dalla periferia della capitale. Intorno alla città almeno tre villaggi abitati un tempo da cristiani sono ormai disabitati. I nostri fedeli sono ormai tutti andati via, le parrocchie si sono svuotate. Questa è la situazione dalla quale non vediamo via di uscita e soluzione”.

Dal Libano, dove si trova per aver partecipato alla seconda Assemblea dei patriarchi e dei vescovi cattolici del Medio Oriente che si è conclusa il 5 dicembre, a parlare a Daniele Rocchi del Sir è il patriarca greco-melkita di Antiochia, Gregorios III Laham. Il leader religioso, di origine siriana, ricorda l’appello che i patriarchi e vescovi cattolici hanno lanciato al mondo, al termine del loro incontro in Libano, affinché si ponga “fine ai conflitti e alle violenze nella regione, in primis in Siria, ponendo in atto cammini di riconciliazione e di pace”. E “riconciliazione” è per Gregorios III, la chiave di volta che permetterebbe alla Siria di ricomporsi e ricostruirsi dal suo interno, a patto che “tutte le bande armate composte da stranieri, non da siriani, vicine ai terroristi, lascino il Paese al più presto. Non servono batterie di missili Nato ‘Patriots’, non servono arsenali chimici, non servono armi, per risolvere il conflitto in Siria, ma solo riconciliazione e dialogo”.

Patriarca, crede davvero che i siriani abbiano le possibilità e le capacità di risolvere da soli la loro crisi, con il dialogo e la riconciliazione?
 “Certamente, ma è necessario che le bande armate straniere presenti oggi sul territorio siriano, lascino il Paese. È di questi giorni l’accusa lanciata da Francia e Usa a gruppi radicali terroristici attivi nel conflitto siriano. Si tratta di una presa di coscienza importante che denota un cambiamento nella politica di questi due Paesi. Sono molte le bande armate terroristiche che combattono in Siria, gente piene di odio. Non ce l’ho con l’Islam e nemmeno con il fondamentalismo islamico, ma con questi gruppi animati solo da violenza e odio. Sono loro che fanno del male alla Siria e ne impediscono la riconciliazione. La mia Lettera per il prossimo Natale è tutta sulla riconciliazione. Ricordo le parole di Benedetto XVI sulla Siria che invocano la riconciliazione ed il dialogo”.

Una eventuale richiesta di asilo politico all’estero, si parla di America latina, Ecuador, del presidente Assad, potrebbe favorire questa riconciliazione?
“Non saprei dire. Certamente è un tema che riguarda maggiormente la politica. Europa ed Usa facciano sentire la loro voce, unica, a favore della pace. Credo che la strada da perseguire sia quella del dialogo, l’alternativa è un futuro buio segnato dalle armi”.

A proposito di armi, crede che il regime di Assad possa davvero usare armi chimiche contro l’esercito dell’opposizione e contro il suo stesso popolo?
“Non credo. Il Governo ha detto con chiarezza che non userà armi chimiche e voglio crederci. D’altra parte ogni attacco da parte dell’esercito di Assad è stato una risposta ad attacchi portati dall’esercito dell’Opposizione armata. Mai l’esercito regolare ha attaccato, senza esserlo stato prima, e nemmeno i civili. Con ciò non voglio dire che non amo l’opposizione. Sono un cristiano che ama la verità ed il suo Paese e credo che solo il dialogo e la verità possono salvarlo. Nell’Opposizione ci sono molti che non sanno che cosa fanno perché non sono siriani ed ignorano la lunga tradizione di convivenza che anima il nostro popolo e vogliono spazzarla via”.

Come giudica la decisione della Nato di istallare batterie di missili patriot sul confine turco-siriano?
“Ogni escalation di violenza e di uso delle armi è una sconfitta per tutti. La Siria non ha bisogno di armi. I Paesi stranieri smettano di far arrivare armi nel Paese. Dove pensano di portarci con tutte queste armi. Vogliamo un Medio Oriente senza armi. Siamo solo vittime di questa escalation di morte e di violenza”.

Dall’inizio del conflitto i morti sono 42 mila, mentre centinaia di migliaia i profughi e gli sfollati. Cosa si sta facendo per alleviare le loro sofferenze?
“Come Patriarcato e chiese locali abbiamo promosso dei Comitati di aiuto. Assistiamo oltre 1500 famiglie grazie a dei fondi raccolti. Si tratta di un aiuto parziale poiché i bisogni sono notevoli e da soli non riusciamo. Ringraziamo ancora Benedetto XVI per gli aiuti concreti e spirituali che ci ha fatto pervenire in più di una occasione. L’aiuto materiale non basta servono anche preghiere e vicinanza spirituale. Per questo Natale chiediamo a tutti i cristiani di pregare per la Siria”.
http://www.agensir.it/pls/sir/v3_s2doc_a.a_autentication?target=3&tema=Anticipazioni&oggetto=251825&rifi=guest&rifp=guest

domenica 9 dicembre 2012

12 dicembre - Manifestazione a Roma contro la guerra in Siria

Segnaliamo ai nostri lettori l'iniziativa della rete No-War e dell'Assemblea sulla Siria tenutasi al Forum Sociale Europeo 2012 di una manifestazione a Roma il 12 dicembre prossimo per chiedere la cessazione della guerra siriana e una diversa presa di posizione del nostro Paese nei confronti di questa situazione.

 

PER LA FINE DELLA GUERRA, PER IL DIALOGO, SCENDIAMO IN PIAZZA!
 
Mercoledì prossimo, 12/12/2012, inizia la MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA GUERRA IN SIRIA, in concomitanza con la vertenza, a Marrakech, dei cosiddetti "paesi amici della Siria" che potranno deliberare in quella sede un intervento militare nel paese levantino.

Contro questa eventualità, i partecipanti al Social Forum Europeo di Firenze lanciano il loro Appello per una Riconciliazione tra le parti in lotta.

Dal canto loro, gli attivisti della Rete NoWar chiamano a raccolta a Roma, il 12.12.2012 dalle ore 16 alle 18, tutte le organizzazioni e tutti i cittadini a favore della pace, per un sit-in che si terrà di fronte alla Tomba del Milite Ignoto (Altare della Patria, piazza Venezia).

Maggiori informazioni sono disponibili a questo link:
http://www.interculture.it/siria/terziwar.pdf

Come cristiani, i redattori e tutti i collaboratori di ORA PRO SIRIA condividono l'urgenza della sollecitazione a passi di pace e di dialogo in Siria, alla ricerca di diverse soluzioni che, con la buona volontà internazionale, sono ancora possibili e certamente più efficaci per metter fine alla sofferenza di tanti civili, alla disgregazione di un intero popolo, alla scomparsa della presenza cristiana nel Paese.

sabato 8 dicembre 2012

VITA QUOTIDIANA IN UN MONASTERO DENTRO LA GUERRA



Domenica 25 novembre - Sabato 1 Dicembre 2012

 Cari amici, Internet è stata interrotta per diversi giorni, ma eccoci di nuovo qui.

Il 27 novembre nella liturgia bizantina si celebra San Giacomo il Mutilato, ampiamente venerato in Siria. Si tratta di un santo martire dal quarto secolo, vissuto come cristiano alla corte persiana, pienamente adeguato alla vita pagana e che mantenne le più alte funzioni fino a quando non decise di tornare fedele alla sua fede cristiana. Ebbe una terribile punizione che doveva servire come esempio in tutto l'Impero: fu a poco a poco tagliato a pezzi, mentre pregava per l'unità della Chiesa in Oriente e Occidente, Nord e Sud. E questa è l’ispirazione del nostro monastero dedicato a Mar Yakub (= santo Jacob). Oggi è una festa vera e propria, con la Liturgia di una Domenica. Per due anni sono venuti qui il Nunzio apostolico, due vescovi, alcune badesse, vicari e sacerdoti ortodossi e di rito cattolico .
Era una grande festa con tanti amici e ospiti. Che differenza oggi.
E tuttavia, no: il Patriarca ha telefonato per congratularsi con noi. Abouna Georges è venuto con diverse persone, tra gli altri una giovane famiglia con un bambino. Noi, i due sacerdoti, indossavamo splendidi paramenti e la liturgia era grandiosa. Dopo, la consacrazione del pane e del vino. Tutti sono stati unti con olio, hanno baciato la croce, a tutti è stato dato un pezzo di pane e l’hanno immerso nel vino. Poi, nell'atrio sono state eseguite canzoni ed ha trovato posto anche di nuovo la festa, culminata in un finale nel pomeriggio.
E la sera, sì, un altro grande film: la vita di S. Antonio di Padova.
 Durante la cena, le sorelle, conosciute soprattutto per l’eccellente cibo, hanno fatto una proposta originale. Ognuno dovrebbe specificare un piatto speciale che lui / lei vorrebbe avere per la festa di Natale. Inizialmente ci hanno sbalordito, ma presto hanno cominciato a piovere proposte. Mi ricorda la profezia di Isaia 25, 6-10 “ Egli preparerà una festa con cibo squisito e vini deliziosi per tutti i popoli”, anche se sarà qualcosa di diverso.
Ciò aveva permesso al popolo di Israele, assorbito dalla sua miseria in esilio o dal vagare nel deserto, di sperare migliori prospettive...

Speriamo e preghiamo che questa miseria, una volta per tutte, cessi.


Venerdì, 7 Dicembre 2012

Abbiamo celebrato la prima Domenica di Avvento per la maggior parte in rito latino .
Poiché il sole splendeva meravigliosamente, abbiamo avuto il coraggio di prendere il pasto al sole in cortile. E' stato poi ripulito da grandi e piccoli, che vi hanno giocato.
E la sera abbiamo visto un film di Charlie Chaplin, con un forte messaggio sociale. Poi il bambini sono andati a dormire. Stavamo guardando un DVD dal titolo "Una nuova Pentecoste ", ma siamo stati di colpo sorpresi dai bambini che dicevano che era caduto qualcosa.
Non l’avevamo notato. In effetti, nel villaggio era in corso una grossa battaglia tra i due gruppi di opposizione, che sono reciprocamente divisi. Grosse esplosioni sono state sentite. Non è stato superfluo tornare nella notte a guardare. Il combattimento aveva luogo, ora, intorno al convento. Ci ha dato una certa sensazione di ansia.
Ognuno ha preso il materiale necessario per andar in basso a dormire. Le suore e i bambini nelle grotte, noi nel refettorio. Alla fine abbiamo più o meno dormito bene ed al mattino c’era calma.
Tuttavia, non è semplice iniziare in questo modo l’Avvento e di solito si hanno aspettative diverse in proposito… Il giorno successivo si è dimostrato che realmente d'ora in poi bisognerà osservare la massima cautela. Sarà pertanto provvisoriamente spostato il dormitorio, giù dalla torre, e alla sera nei locali non ci sarà nessuna illuminazione. Ci sono più porte chiuse durante il giorno. Non è il caso di specificare altro su questo, ma in realtà è necessario per la nostra sicurezza.
Tuttavia, si può godere di altre cose più importanti.
 Martedì era la festa di Santa Barbara, martire, che fu decapitata da suo padre perché era fervente cristiana, era vergine e tale voleva restare. Qui questa festa è molto celebrata, in particolare dai bambini.
Celebrazione di Santa Barbara dei bambini di Maalula
 Quella sera i bambini erano travestiti e c’erano alcuni giochi, mentre piccoli sacchetti volavano intorno. Naturalmente ci sono stati tutti i tipi di scherzi : scatole belle di caramelle che contenevano le patate ordinarie… grande delusione! Poi sono seguiti i dolci al forno preparati dalle suore. Martedì è stata una vera festa. Tutti vestiti come il Santo o Patrono preferito. L'intenzione era di rendere per così dire presenti tutti questi Santi, di cui rappresentavamo anche la vita in modo dettagliato. Nel corso degli anni, tutti i tipi di indumenti sono stati conservati sotto i sedili collocati lungo il refettorio. Ognuno ha fatto le prove dopo la sua ricerca, utilizzando le sorelle più creative. Alcuni "santi" hanno avuto davvero una bella riuscita …
Nelle due serate successive, sono stati messi in scena: Antonio l'eremita, il re Davide, Giovanni della Croce, Francesco, Norberto, Charbel Maklouf, Nostra Signora di Fatima, Rita, Ildegarda di Bingen, Giovanna d'Arco, Benedetto ... Essi non ci possono rimproverare di esserci divertiti, perché in questo condizioni di tensione si può un po’ più facilmente fermare l'impatto. Prevenire è meglio che curare!
Mentre l'insicurezza qui sta solo aumentando, lo scenario globale sta cambiando…
"C’è ancora una lunga strada per le patate novelle", come i contadini usavano dire, ma c'è speranza a lungo termine. L'Occidente continua la sua politica di auto-distruzione con i suoi tamburi di guerra in cui continua a credere e con i famosi missili Patriot stanziati in Turchia, al confine con la Siria. Dopo che i coraggiosi belgi hanno fatto del loro meglio per la Libia, aiutandone la distruzione, sono ora gli olandesi a pianificare missili Patriot come una minaccia da usare contro la Siria… Sono così preoccupati per il popolo Siriano!
Invece di inviare un carico di bocce di formaggio…
Giovedi, 6 dicembre è festa di San Nicola, che si celebra sia nell’Oriente che nell’Occidente. Inoltre è il compleanno di uno dei membri della prima ora. Ci sono diversi sketches preparati. Sebbene qui sia in vigore la separazione tra i fratelli e le sorelle al di fuori del pasti in comune, preghiere e ricreazioni piuttosto rigide, oggi è tutto organizzato, concordato e scambiato vicendevolmente, mentre il lavoro va avanti.
Non potendo uscire, i fratelli sono ora presi da molti lavori di restauro e di riparazione su edifici all'interno .
Se la guerra dura a lungo, qui dentro sarà tutto rinnovato.

In breve, per rispondere alle vostre preoccupazioni per noi: non si è vissuto tutto troppo pesantemente. L’ Eucaristia è più festosa del solito. Inoltre, abbiamo due intenzioni speciali per preghiere ferventi, due casi di cui abbiamo ricevuto richiesta, per la gioia di tutti.
E dopo una semplice cena potremo sviluppare i nostri corsi. Anche solo una festa in costume è un grande evento: fratelli e sorelle che si travestono e viceversa. Il comportamento ordinario dell'anno è raffigurato in modo che tutti possano ridere di cuore, prima da bambini poi da adulti. E poi è arrivato Sinterklaas, in abiti impressionanti e con la sua saggezza sorprendente e Black Peter. Ha cercato uno dei bambini nel suo sacco, ma dopo una battaglia reale tra celesti e terrestri sono stati questi ultimi a ottenere ancora una brillante vittoria.
  E così siamo tornati nella sfera della nostra prigione familiare in una piacevole giornata trascorsa nella situazione di triste-guerra in Siria.

Padre Daniel Maes, Qara


CHIUNQUE ABBIA PRODOTTO QUESTO VIDEO, TESTIMONIA CHE
- ATTRAVERSO LA MANIPOLAZIONE DELL'INNOCENZA DEI BAMBINI -
IN QUESTA GUERRA SI E' PERSO OGNI CONNOTATO UMANO 
Il video  mostra diversi bambini che annunciano la formazione del più piccolo battaglione: al-Ghuta al-Sharkia, battaglione di al-Rahman, nella campagna di Damasco, il 05/12/2012

venerdì 7 dicembre 2012

8 dicembre. Tutti a Parigi, questa notte, alla Veglia con Monsignor Samir Nassar. Per la salvezza della Siria.

Lettera ai Cristiani di Occidente

 
 

NOI, A CHE ORA MORIREMO?


Tra Natale e la tempesta, la famiglia siriana è stretta in una tenaglia ...  Da una parte il canto degli angeli per la pace, e dall’altro la tempesta senza scampo.

La tempesta selvaggia e crudele offre:
 1)  morte sotto le bombe
 2) proiettili dei cecchini
3) auto-bombe
 4) sequestri a scopo di estorsione e scambi di ostaggi
 5) strade non sicure
 6) inflazione e ogni tipo di miseria
 7) l'embargo e il soffocamento dell'economia
 8)  vita da nomadi, senza fissa dimora
 9) anno scolastico perso, chiuse le scuole ...
 10) vivere l'inverno senza vestiti caldi o riscaldamento.
 11) morire lontano dalla Parrocchia, dalla famiglia, dalle tombe dei genitori
 12) nessun lavoro né risorse, in attesa di elemosine saltuarie.

 Questa litania infinita di sofferenza e di miseria continua ogni giorno, mentre il mondo rimane in silenzio. Anche gli aiuti umanitari arrivano solo a una minoranza di milioni di rifugiati e le famiglie sono vittime abbandonate al loro triste destino.
Di fronte a questa crisi senza fine e senza remissione, la famiglia siriana porta da sola i suoi pesanti fardelli  e si rivolge al Presepe Divino per trovare rifugio nella Sacra Famiglia, pregare in silenzio e ascoltare la sinfonia degli angeli che cantano:
“GLORIA A DIO ... E PACE SULLA TERRA ...”
Ascoltando le bombe che cadevano sul suo quartiere, un bambino di quattro anni avvinghiato a sua madre chiedeva tutto il giorno, in lacrime: “ mamma, a che ora moriremo noi?”

 BAMBINO DIVINO,  RE DELLA PACE ... ABBI PIETA’!
Natale 2012
Mons. Samir Nassar, Arcivescovo maronita di Damasco

http://www.oeuvre-orient.fr/2012/12/05/syrie-temoignage-poignant-dun-eveque-de-damas/


Nuit du 8 au 9 décembre 2012 à 22h30 une messe solennelle de l’Immaculée Conception sera dite par Monseigneur Samir Nassar, évêque maronite de Damas. Eglise Saint Sulpice, place Saint Sulpice, Paris VIè
http://www.oeuvre-orient.fr/2012/12/03/eglise-st-sulpice-paris-nuit-de-priere-pour-les-chretiens-dorient/

(traduzione FMG)

giovedì 6 dicembre 2012

Aleppo delenda est!


Dei 16 grandi forni statali ad Aleppo, 8 sono stati occupati dall’ Esercito Siriano "Libero", che li ha smantellati e i macchinari sono stati venduti ai turchi. I silos di grano, situati a 20 km ad est della città, sono stati depredati e il prodotto viene venduto dall’ ESL. Il lievito non esiste più, la farina e il “mazout” (petrolio) sono introvabili. Parti di Aleppo sono  alla carestia.

Messaggio da Aleppo - Venerdì 30 novembre, 2012  

Per più di cinque giorni, Internet è stato tagliato, l’elettricità ci raggiunge tre ore al giorno. L'assenza di petrolio, gas ed elettricità ci fa raggiungere i limiti del possibile. Ci sono bambini che muoiono di fame. Per sopravvivere, in Aleppo si è trovato un modo alternativo  per riscaldarsi, utilizzando tamponi elettrici per scaldare i piedi.
Gli elementi armati si mettono anche nel commercio, illegale ovviamente, ma è sempre un commercio. Hanno tagliato gli alberi che si trovano alla periferia della città e vendono la legna. Una Tonnellata ha raggiunto il prezzo di Q.S. 22.000 (€ 250).
Se solo l'energia fosse l'unico problema… I rapimenti di cristiani sono infiniti. Siamo in grado di elencarvi le persone, senza fare nomi, in modo da non ferire le famiglie. Vi informiamo:
 
- Il rapimento del giovane "Mb Antoine" che ha studiato presso Marmarita, a Wadi Al-Nassara [Valle dei Cristiani], vicino al confine libanese. E 'stato rapito direttamente dalla sua casa e siccome suo padre possiede un piccolo hotel nella città vecchia di Aleppo, i rapitori hanno chiesto per rilasciarlo 50 milioni di LS (€ 567.000).
- Il rapimento di "H. H. "- 69 anni - E 'stato portato via con la sua auto e poi successivamente rilasciato contro un riscatto di 5 milioni di LS (€ 57.000).
- Il rapimento di un tassista  cristiano nel percorso Aleppo-Beirut. Il riscatto è 5 milioni di LS (€ 57.000).
- Quanti furti d'auto sono stati commessi in pieno giorno da bande di ladri, l’ ultima è l'auto del "Dr. Sami Ya" ...
 

Aleppo - Domenica 2 dicembre 2012  -

Dopo il restauro temporaneo delle comunicazioni con la Siria, abbiamo ricevuto le seguenti informazioni:
La situazione sta diventando sempre più critica e difficile. L'Esercito Siriano “Libero” ha occupato la diga "Tishreen" che si trova nei pressi di Raqqa, ha tagliato le linee elettriche e sta minacciando di far saltare la diga.
 
Youssef Karme, autista greco-cattolico, padre di tre figli, guidava i pulmini di una scuola armeno-cattolica di Aleppo, e usava spesso la sua auto privata per trasportare i Vescovi e i sacerdoti della metropoli siriana. Nell'ultimo suo viaggio aveva accompagnato all'aeroporto l'Arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati, quello maronita Youssef Anis Abi-Aad e un sacerdote, che dovevano andare in Libano per prendere parte all'Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi cattolici del Medio Oriente, in corso a Harissa. Sulla via del ritorno, è stato ucciso con due colpi di arma da fuoco.
L'Arcivescovo Marayati conferma a Fides che Aleppo è una città sfigurata dal conflitto: “La settimana scorsa un ordigno è stato lanciato sulla nostra scuola. In quel momento, provvidenzialmente, non c'era nessuno. Altrimenti sarebbe stata una strage di bambini”.(A. Fides)
 
Una bambina di Aleppo raccoglie l'acqua della pioggia.
Il freddo uccide soprattutto i bambini

     
 











Lettera da Aleppo - Mercoledì 5 Dicembre 2012  

Sono un cristiano e vi scrivo dall’appartamento  di  uno dei miei vicini di casa, musulmano, che ha un generatore elettrico, per rendervi consapevoli della situazione in Aleppo. Dalla mezzanotte di ieri, l'intera città di Aleppo è senza elettricità dopo l'attacco nella città orientale alla Centrale del Gas.
Ospedali, panifici, impianti frigorifici sono fermi;  i malati, in particolare i bambini stanno morendo nello stesso momento in cui scrivo. All’ ospedale universitario, dove mio fratello chirurgo si prende cura dei feriti dell'esercito e civili, vi è una grave carenza di farmaci, specialisti, elettricità e cibo, soprattutto pane.
La grande prigione di Aleppo situata a 10 km a "Mislimiyah" è sotto assedio e priva di tutto; prigionieri congelati vi muoiono ogni giorno.
Abbiamo appena sentito circa le dichiarazioni del Ministro Fabius, che avrebbe detto di temere che tra i ribelli vi siano dei criminali pieni di risentimento. E’ troppo tardi ... Dopo aver praticato la strada al caos e dato la sua benedizione per i criminali di guerra ... Come  farete a riportare la vita, la pace e la giustizia? Governare non è  scherzare. E’ proteggere vite umane e promuoverle.
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