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mercoledì 7 novembre 2012

Il Papa lancia un nuovo appello “a fare tutto il possibile per la Siria”

“Mentre elevo la mia preghiera a Dio, rinnovo l’invito alle parti in conflitto e a quanti hanno a cuore il bene della Siria a non risparmiare alcuno sforzo nella ricerca della pace e a perseguire, attraverso il dialogo, le strade che portano ad una giusta convivenza, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto. Dobbiamo fare tutto il possibile perché un giorno potrebbe essere troppo tardi!".

"Continuo a seguire con particolare apprensione la tragica situazione di violenza in Siria, dove non cessa il rumore delle armi e aumenta ogni giorno il numero delle vittime e l’immane sofferenza della popolazione, in particolare di quanti hanno dovuto lasciare le loro case. Per manifestare la mia solidarietà e quella di tutta la Chiesa alla popolazione in Siria e la vicinanza spirituale alle comunità cristiane del Paese, era mio desiderio inviare una Delegazione di Padri Sinodali a Damasco. Purtroppo, diverse circostanze e sviluppi non hanno reso possibile l’iniziativa nelle modalità auspicate, e perciò ho deciso di affidare una missione speciale all’Em.mo Cardinale Robert Sarah, Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Da oggi fino al 10 novembre corrente egli si trova in Libano, dove incontrerà Pastori e Fedeli delle Chiese che sono presenti in Siria; visiterà alcuni rifugiati provenienti da tale Paese e presiederà una riunione di coordinamento delle istituzioni caritative cattoliche, alle quali la Santa Sede ha chiesto un particolare impegno in favore della popolazione siriana, sia dentro che fuori del Paese."

Le parole del Santo Padre  in diretta da Radio Vaticana: http://media01.radiovaticana.va/audiomp3/00342400.MP3



Padre Lombardi: donazione del Papa e del Sinodo in favore della popolazione siriana

Il Papa invia in Siria un milione di dollari

...Manifestare la sentita partecipazione della Santa Sede e di tutta la Chiesa al processo di pacificazione, esprimere la vicinanza della Chiesa universale alle popolazioni duramente provate e rafforzare l’impegno umanitario della Chiesa cattolica nella regione”: queste, ha ricordato padre Lombardi, le finalità principali della “missione speciale” del card. Sarah in Libano.
“Dall’inizio della crisi siriana - ha ricordato il direttore della sala stampa vaticana - la Santa Sede è intervenuta più volte per una soluzione pacifica del conflitto”, e il Papa “ha chiesto ripetutamente che si interrompesse la spirale della violenza e si promuovesse la strada del dialogo e della riconciliazione”.

 Nota del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
http://it.radiovaticana.va/news/2012/11/07/padre_lombardi:_donazione_del_papa_e_del_sinodo_in_favore_della_popola/it1-636564

Non ci lascia soli


Quali sono state le reazioni all’appello del Papa delle Chiese locali di Siria? Daniele Rocchi, per il SIR, lo ha chiesto ad alcuni parroci di Damasco, Aleppo e Lattakia.
Aleppo. “Un appello che abbiamo accolto con gioia. Aspettavamo con ansia la delegazione dei padri sinodali qui in Siria, ma ora questo appello, con la notizia dell’arrivo a Beirut del card. Robert Sarah, di Cor Unum, ci riempie di speranza” spiega da Aleppo, città tra le più colpite dal conflitto interno, padre Giorgio Abuhkazan, della parrocchia di san Francesco. “Ringraziamo di cuore il profondo interesse con cui il Santo Padre segue le tristi vicende del nostro Paese che mai come ora ha bisogno di parole di pace e di riconciliazione. Speriamo che siano ascoltate da chi può veramente mettere la parola fine alla violenza. Quella di Benedetto XVI - prosegue il parroco - è l’unica voce che parla di pace per la Siria. Le grandi potenze, che tutto hanno in mano, ascoltino questo invito e si diano da fare per promuovere il dialogo e la soluzione pacifica”. L’appello, fa notare padre Abuhkazan, “giunge nel giorno della rielezione di Barack Obama a presidente degli Usa. Che possa essere proprio lui il primo ad ascoltare Benedetto XVI. Ma ricordo anche che in questi giorni le opposizioni siriane sono in Qatar per loro consultazioni. Spero trovino un accordo per aprire un canale di dialogo con il governo di Assad”. Dal parroco arriva il punto sulla situazione in città: “Drammatica… Quasi tutti hanno perso il lavoro e le condizioni di vita si sono fatte molto dure. Siamo spettatori inermi della sistematica distruzione della città da parte di bande armate, integraliste, composte in buona parte da stranieri. Moltissime fabbriche, vanto di Aleppo, sono state distrutte o rese inutilizzabili. Le strade non sono sicure, si registrano rapimenti, violenze, la popolazione esce lo stretto indispensabile. Cerchiamo di dare aiuto materiale per quello che possiamo a feriti, sfollati, famiglie, ma non è facile. Spero che questo appello risvegli le coscienze di tanti anche per quello che riguarda solidarietà”.

Damasco. Soddisfazione anche a Damasco, la capitale, dove dalla parrocchia di sant’Antonio da Padova, si leva la voce di padre Giuseppe Costantin, siriano con origini della città di Antiochia. “Siamo felici per le parole del Papa. Lo ringraziamo per la sua vicinanza spirituale e il suo sostegno materiale. Non ci ha mai lasciati soli. Abbiamo apprezzato molto la sua visita in Libano e siamo adesso speranzosi che l’arrivo a Beirut della missione Cor Unum possa portare un miglioramento delle condizioni di vita di sfollati, rifugiati, famiglie e persone colpite dal conflitto”. Rispetto ad Aleppo la situazione a Damasco, appare migliore: “In città la vita sembra andare avanti normalmente, ma si sentono spari nelle zone più periferiche ed esterne dove grandi sono le difficoltà. Sappiamo che nel quartiere di Damasco di Bab-Touma, dove il 22 ottobre è stata perpetrata una strage (13 morti, ndr), la parrocchia locale cerca di dare sostegno alla popolazione colpita”. E da Bab-Touma giungono le parole di padre Raimondo Gerges, che invita alla preghiera “affinché ci sia qualcuno che possa ascoltare il Santo Padre. Il suo appello ci dona speranza per il futuro. Preghiamo perché non possiamo fare altro”.

Lattakia. “Un appello importante che mi auguro trovi i cuori dei potenti, e delle parti in lotta, pronti ad ascoltarlo”, dichiara dalla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù di Lattakia, padre Maroun Younan. “Qui in città e in tutta la zona costiera viviamo lontano dai fatti drammatici e violenti che colpiscono invece le zone interne del Paese e città come Homs, Aleppo, Damasco”. L’assenza di conflitto ha richiamato in questa zona migliaia di sfollati e rifugiati ai quali, spiega il parroco, “cerchiamo di dare assistenza, ma è difficile anche per la scarsità degli aiuti. Diamo quello che abbiamo. L’incontro a Beirut con il card. Sarah spero serva a migliorare l’organizzazione e a raggiungere più persone bisognose. Ascoltiamo le loro lamentele, parlano di promesse di aiuti non mantenute da parte della comunità internazionale”. Fiaccati nel fisico, ma non nel morale, sfollati e rifugiati, dice padre Younan, “accolgono appelli come quelli di Benedetto XVI con speranza. In loro c’è sempre la convinzione che ricostruire la Siria è possibile anche se sul futuro gravano incognite non di poco conto specialmente per quel che riguarda lo Stato. Le bande armate fondamentaliste che imperversano nel Paese minano, infatti, il futuro politico siriano e incutono timore”.

LA CAREZZA DEL NAZARENO

"Ci vorrebbe una carezza del Nazareno": sono le parole che Jannacci disse, commosso dalla tragedia dell'indimenticabile Eluana. Le ripetiamo, davanti alla tragedia siriana che vede un milione di persone sfollate, rifugiate, private di ogni sicurezza. Ai nostri lettori chiediamo di sostenere l'opera umile e grandiosa dei Fratelli Maristi di Aleppo: perchè essi continuino ad essere (anche per noi), oggi, "Carezza del Nazareno"

 

 
Lettera del 26 ottobre 2012 (n. 6)
Questa mattina, ho messo sulla mia pagina di Facebook una parola di congratulazioni a tutti gli amici musulmani che oggi celebrano la grande festa, Eid al -Adha. Questa è la festa che ricorda il sacrificio di Abramo. Si tratta di una festa comune a tutte e tre le religioni monoteiste. Ho detto: "Il sole di questa mattina ci annuncia la celebrazione di al- Adha. Possa questa festa essere una misericordia per i credenti e una pace per la nostra terra." In realtà, questa mattina, ci aspettavamo un cessate- il-fuoco ma invano ... Il combattimento è forse un po’ diminuito d'intensità, ma non si è arrestato. Inoltre, alcuni quartieri fino ad ora risparmiati, sono stati invasi dai ribelli, tra cui il distretto a maggioranza Curdo- fino a raggiungere un quartiere cristiano. E 'stata ancora una volta la spinta per alcuni di sfollare, per cercare un quartiere un po’ più sicuro.
Parlare della situazione ad Aleppo è parlare di una guerra che ci porta tutti i giorni il suo carico di morte, di distruzione, di paura e soprattutto di non-senso.
Ma è anche parlare delle tante testimonianze di azione di solidarietà con coloro che soffrono questa guerra.

Noi, i Maristi Blu, abbiamo vissuto intensamente questi mesi con nuovi progetti che sono stati aggiunti alla nostra missione:

1 - Voglio imparare: Questo progetto educativo, di alfabetizzazione per bambini e alcuni adulti, tutti sfollati e alloggiati nelle quattro scuole in cui lavoriamo, ha preso forma. Lo scopo è quello di aiutare i bambini di tutte le età ad imparare a leggere e scrivere: per  alcuni le lettere e i numeri, per altri  un po' di più: grammatica, coniugazioni, ecc .. Non posso dimenticare quell’ uomo sulla quarantina, che componeva le parole. Con le parole che pronunciava la sua bocca  annunciava la sua felicità di essere libero dall’ analfabetismo. E voleva far sapere a tutti di aver letto poche parole ... Che dire dei bambini? Essi sono orgogliosi, in possesso di un quaderno, una matita, vengono a far vedere: "Ho scritto A, B, C. .. , So sommare 3 +5 = 8 ... ". Lui, il bambino condannato alla fabbricazione di scarpe, diventa improvvisamente un alunno,  come tutti i bambini del mondo che hanno diritto a studiare ... Data la mancanza di spazio (tutte le aule sono occupate da una o più famiglie), alcuni famigliari non hanno esitato a offrire la stanza in cui alloggiano: "Venite, faremo in modo che la classe sia in ordine perchè i 15 i bambini possano studiare. "
Essere solidali, partecipi, non è un gesto spontaneo, è qualcosa che si acquisisce, che rivela un percorso che va oltre la guerra, ben aldilà dell'individualismo ... Per questi bambini e per gli adulti, noi non abbiamo esitato a impegnarci, a dare il nostro tempo. Non siamo tutti educatori o insegnanti nati, ma la nostra buona volontà e l’entusiasmo di bambini e genitori potranno far sì che questo progetto abbia successo e progredisca.


2 - La campagna "Dafa": con l'avvicinarsi dell'inverno, abbiamo lanciato il "Dafa" che significa calore . Anche in questo caso, la generosità non è mancata ... Ne approfitto per dire grazie a tutti i nostri amici che ci sostengono. Che cosa abbiamo fatto?  Siccome la festa al –ADHA si avvicinava, ci siamo impegnati a comprare un vestito nuovo per ogni sfollato . Un lavoro meticoloso: controllare le nostre liste, visitare le 150 famiglie per stimare le dimensioni delle persone, passare molte ore al mercato, comprare, cercare la migliore offerta, fare amicizia, ascoltare la lamentela dei giovani commercianti che stendevano  i loro prodotti sui marciapiedi. Youssef è già un amico, ha il nostro numero di tel... Egli ci chiama ... Alat un altro ... Mohamed, un terzo (quando gli abbiamo detto che stavamo comprando per gli sfollati alloggiati nelle scuole, ha detto: Sono commosso, ma io vivo in un giardino pubblico). Questo altro commerciante ha aggiunto 4 o 5 pantaloni nuovi senza dire nulla ... Aveva già fatto un buon prezzo ma è un dono per gli sfollati ... Il mercato, tutta una storia di relazioni ...
Purtroppo, ieri, il mercato è stato il campo di battaglie che ancora infuriano  ... dove siete Youssef, Alat, Mohamed e molti altri volti  che ci hanno accolto? Ci mancate tanto ... Voi rappresentate il nostro oriente, il nostro caro oriente, la nostra terra, la nostra tradizione, la nostra cultura, la nostra vita di tutti i giorni ... Una volta acquistati i vestiti, le borse riempite  con la nostra tenerezza prima ancora che essere riempite di vestiti .. Grazie Leyla, Margot, per tutta la cura che avete messo per non dimenticare nessuno, per  far sì che ogni capo fosse  ben distribuito : "A questo, il maglione va bene, a quella giovane la tuta, per questo bambino questa taglia "... Quanta cura, quale attenzione, quale delicatezza! La stessa delicatezza di visitare ogni famiglia nella classe dove è ospitata  e darle il sacco augurandole una felice festa dell’Eid. Non son passati più di 5 minuti per vedere i bambini che indossavano gli abiti nuovi che avevano ricevuto! Una delle scuole aveva organizzato una festa, i bambini volevano esprimere la loro gratitudine, e anche i genitori. Stupore di un amore, di un rapporto che si costruisce . Non sono più "i bambini", sono "Zeinab, Sabrine, Zaki Haidar ...".  La campagna "Dafa" è ancora al suo inizio: la Mezzaluna Rossa siriana ci ha fornito coperte, abbiamo bisogno di più, abbiamo bisogno di mettere finestre di plastica, installare riscaldatori di acqua per i bagni ... e se ci fossero più maglie e vestiti caldi!


3 - La festa al -Adha: Durante questa festa, la tradizione vuole che si offrano le pecore in sacrificio, e distribuire la carne ai poveri e ai bisognosi . Noi ci siamo proposti  di riservare 100 libbre di carne per un banchetto di festa . Alcuni non smettono di dirci: “ è da mesi  che non abbiamo più assaggiato carne” . Lunedi 29 ottobre i Maristi blu hanno offerto la cena: il "Lahm Ajin". Una  Pizza orientale di carne e verdure , "Tfadalou" ... "Ti prego, vieni" ... La tavola è servita per il banchetto ... Condividiamo la tavola e la festa ... Celebreremo la speranza al di là di tutto e nonostante tutto ... Per alcuni sfollati, la festa non è festa . Essi piangono un parente o un amico, uccisi o rapiti . Piangono una casa abbandonata o distrutta, piangono un lavoro e un futuro ... In arabo, augurare buona festa è dire "Kel sane wa entou bkheir" "Che tu sia benedetto tutto l'anno." Ma alcuni dicono: "Inshallah, il prossimo anno saremo di nuovo nelle nostre case ", altri ripetono " che la Siria sia in  pace!”
La speranza può scomparire? Si può vivere senza un po' di speranza? La questione è per ciascuno di noi. Come non menzionare in questo momento le tante parole di gratitudine?

Wadah, padre di quattro figli, la moglie incinta attende il quinto tra pochi mesi. Wadah è autista di Suzuki, un piccolo camion adibito a trasporto merci . Wadah dagli occhi azzurri che sembrava all’ inizio così "fanatico" ... insiste sul fatto che noi entriamo nella stanza dove vive ... Noi entriamo ... Egli dice: "Non possiamo dimenticare ciò che  fate per noi. Ma ascoltate: se, purtroppo, vi dovesse succedere qualcosa, ho una piccola cantina, un laboratorio dove lavoro, ve lo offro, se vi è possibile installarvi lì ... ",  Wadah amico mio, il tuo cuore è molto più grande della tua cantina, noi sappiamo che è lì che tu ci ospiti… Sappi che hai cambiato il nostro sguardo e i nostre pregiudizi ... Hai fatto cadere le barriere che separano gli uomini ... Grazie Wadah ...
La festa per  HAMOUDÉ. Hamoudé è un bambino di 10 anni. I suoi piedi sono storti ... E’ bello, molto pulito, sorridente, ma cammina goffamente, soffre, ha bisogno di un apparecchio!  Quando l’abbiamo incontrato, sognava di possedere una palla, ma lui non potrebbe giocare, non può correre, non è come gli altri bambini!
Non volevamo che  "Hamoudé" passasse la festa come tutte le altre feste, volevamo sottolineare questa festa con un bellissimo regalo ... un dispositivo che aiuta a camminare quasi normalmente, a indossare scarpe da ginnastica ... Hamoudé ieri avrebbe avuto il suo ultimo appuntamento con il tecnico ortopedico ... Purtroppo, gli eventi di ieri glielo hanno impedito, ma "Hamoudé" ha dormito tenendo il sacchetto di plastica in cui ci sono le calze speciali e gli sneakers rossi che aspettava sognando che domani egli potrà camminare  in modo diverso ...
Inshallah, "Hamoudé" ... Nonostante tutto, non perdere la speranza! Essa supererà sempre il fatalismo ...


4 - I giovani volontari : Recentemente, abbiamo iniziato a perdere alcuni volontari : alcuni avevano lasciato il paese, altri per il superamento degli esami accademici e altri perché i genitori non volevano che i loro figli andassero in un zona ad alto rischio ... E ora il cielo ci manda giovani con molte qualità ... Prima eravamo tutti cristiani ...ci mancava quest’'altra dimensione ... di concittadini musulmani che sono disposti a unirsi ai Maristi Blu ... Eccoli, sono in mezzo a noi: "Dalia, Amer, Mustafa e tanti altri ... Sono un dono del cielo ...

5 – Cure mediche: Non posso tralasciare l'importanza del punto- medico ... Il punto di incontro quotidiano ... I malati vi si dirigono ... Nabil, Dany e Maher, ascoltano, auscultano, diagnosticano, prescrivono, danno il farmaco e alleviano il dolore di bambini, giovani e adulti ... Questo servizio è molto apprezzato dagli sfollati che alloggiano presso le scuole, ma anche da molte persone nel quartiere ...
Si parla di "Medici senza frontiere", ma anche se i nostri medici non fanno parte di questa  ONG, essi sono medici senza barriere, senza confini né esclusioni ...

Come sapete, abbiamo lanciato il Progetto  "Carrello della Montagna" ... Un progetto per aiutare 300 famiglie cristiane nel quartiere di Jabal al  Sayde ..stanno preparando la terza distribuzione mensile di cibo.
Vorrei tagliare ... Il cannone tuona pesantemente fuori ... Il cessate il fuoco è caduto in acqua, .. e con esso è la speranza di un futuro di pace che cade? Quando leggerete questo scritto  molti altri eventi saranno accaduti ad alimentare la nostra vita quotidiana, preghiamo che la nostra speranza non si indebolisca ...

Ritorno al "Carrello della Montagna", che rappresenta un sostanziale sostegno a queste famiglie cristiane... Una delle qualità di questo progetto è che si tratta di "UNO". Gesù ha pregato che noi SIAMO "UNO", come Lui e il Padre lo sono. Non sto parlando di progetto ecumenico, ma di UN progetto . Un modello di Chiesa, UNA.  Un modello della missione della Chiesa "UNA". Un  modello di impegno "UNO" ...

Sono stato lungo, dovete scusarmi. Come il tempo è lungo per gli sfollati, che sognano di tornare a casa propria, e per tutti i siriani in attesa che questo incubo finisca.
Fra Georges SABE
Per i Maristi Blu, Aleppo

Contatto per donazioni: Congregazione Fratelli Maristi - fmsi@fmsi-onlus.org
 

lunedì 5 novembre 2012

“Preghiere e aiuti concreti per evitare la distruzione della Siria”

“La Chiesa e il monastero di Santa Maria, sulle rive del fiume Eufrate, sono state distrutte da un’esplosione sabato 27 ottobre. E’ un evento che ci ha sconvolto e per questo chiediamo le vostre preghiere e il vostro aiuto per la Siria”

Agenzia Fides 5/11/2012

E' quanto scrive, in un accorato messaggio inviato all’Agenzia Fides, S. Ecc. Mons. Eustathius Matta Roham, Arcivescovo metropolita Siro-ortodosso dell’Arcidiocesi di “Jazirah ed Eufrate”, nella Siria Orientale, dopo l’attentato all’unica chiesa siro-ortodossa della cittadina di Deir Ezzor (vedi Fides 27/10/2012). L’Arcivescovo racconta a Fides: “La comunità cristiana di Deir Ezzor era già fuggita, nella quasi totalità, la scorsa estate, per i pesanti combattimenti in città. Molti cristiani sfollati si sono rifugiati ad Hassake, dove c’è un centro della nostra Arcidiocesi. La comunità cristiana aveva lavorato instancabilmente, e con grandi sacrifici, per dieci anni, dal 1994 al 2004, per costruire la chiesa e la scuola cristiana di ‘Al-wahda’. Dei criminali hanno distrutto questa splendida opera in meno di un minuto. Ci chiediamo: sono forse questi i frutti della Primavera Araba?”. Il messaggio giunto a Fides si conclude con un invito a tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà: l’Arcivescovo chiede “preghiere e azioni concrete per fermare l’inesorabile distruzione della creazione di Dio in Siria”.
 http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40235&lan=ita


La lenta agonia delle comunità cristiane. Il grido di allarme non giunge alla diplomazia mondiale

Vatican Insider, 3/11/2012
  di Marco Tosatti
E’ uno dei tanti esempi di vite spezzate da questa guerra “senza volto”, come qualcuno l’ha definita. E che nel racconto di una piccola famiglia cristiana fuggita in Francia : Fadi, Myriam e Teresa, (sono nomi falsi), esprime tutta la sua tremenda durezza. Sono riusciti a lasciare il Paese, e aspettano che venga loro riconosciuto lo status di rifugiati. “Aide a l’Eglise en detresse” in Francia ha raccolto la loro testimonianza.
Fadi e la sua famiglia abitavano a Bab Touma (la porta di Tommaso) a Damasco; il principale quartiere cristiano della capitale. Bab Touma è un quartiere protetto dai soldati dell’esercito regolare, ma a dispetto di questo la vita è diventata un inferno. “Davanti alle panetterie c’è la coda dalle 6 del mattino - raccontano . Una volta non abbiamo avuto pane per tre giorni”.
 Una parte delle scuole sono ancora aperte, ma per timore di attentati i genitori preferiscono tenere i bambini a casa. “A Jaraman, un quartiere vicino, una mia amica è andata a iscrivere la figlia a scuola, a settembre. Un’auto bomba è esplosa vicino a loro, e le ha uccise”.
 continua a leggere su: http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-cristiani-christians-cristianos-19408/


TESTIMONIANZA da ALEPPO



Aleppo - Lunedi, 5 Novembre 2012 - Giovedi sera 1 novembre, un colpo di mortaio è caduto sulla nostra casa di famiglia in Aleppo, che è stata bruciata e distrutta.
Questo è il luogo dove sono nato e dove erano i ricordi della mia infanzia. La casa della mia adolescenza e la mia giovinezza non esiste più.
Fortunatamente, nessun membro della mia famiglia è stato ferito, erano andati via tutti da Aleppo due mesi e mezzo fa per rifugiarsi in montagna.
Nei giorni scorsi,  niente nella vita  aveva più alcun senso per me. Ma dopo un fine settimana in stato di shock e depressione, ho deciso di affrontare il male per perseguire il bene, ho scelto di affrontare l'ingiustizia per essere più attivo e più al lavoro.
In questo primo giorno della settimana, ho voluto condividere il mio dolore.
D.H.
http://www.leveilleurdeninive.com/p/special-syrie.html


Rosario contro le persecuzioni in Siria

11 Novembre Piazza della Rotonda (davanti al Pantheon) ore 16.30-17.30
Rosario per la persecuzione dei Cristiani in Siria aperto a tutti i gruppi, senza bandiere di partito, ma solo con simboli cristiani.

per contatti info@militiachristi.it
 

sabato 3 novembre 2012

I cristiani, i salafiti, i prigionieri ribelli

Nella visita in Siria dello scorso settembre, il Centro Italo-Arabo Assadakah ha incontrato l'antica comunità cristiana, minacciata dai gruppi ribelli salafiti e jihadisti, e un gruppo degli stessi ribelli in una prigione a Damasco.
VIDEO ESCLUSIVO GIRATO DA  ASSADAKAH, CHE RINGRAZIAMO




venerdì 2 novembre 2012

Dove trionfa l'odio e la violenza vincono le forze più estremiste e disumane

Padre Gheddo: Vogliono cacciare i Cristiani dalla Siria, come in Iraq



Il Sussidiario- 1 novembre 2012
Secondo quanto riportato dall'Agenzia Fides, ieri a Homs è stato ucciso l'ultimo  cristiano rimasto in città. L'uomo, Elias Mansour, ottantaquattrenne cristiano  greco-ortodosso, si era rifiutato di essere evacuato con la popolazione civile, che ha abbandonato la città a causa dei combattimenti tra ribelli e governativi. L'anziano era perfettamente consapevole che la sua vita era in serio pericolo, ma non ha voluto lasciare la sua casa al centro della città per restare vicino al figlio handicappato, di cui si occupava da anni e di cui per il momento non si hanno notizie.

L'ultima delle tante storie di cristiani, presi di mira dagli insorti e dai governativi, braccati nell'area di Wadi Sayed, abitata da sunniti e cristiani. Si fa sempre più incerto il loro futuro e la paura è che li attenda il destino dei tanti cristiani che, dopo l'invasione americana dell'Iraq nel 2003, hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni, lasciare tutto e fuggire.
Un destino che ha colpito più di 700mila persone, che hanno dovuto lasciare l'Iraq. I cristiani in Siria rappresentano circa il 10% della popolazione e, in passato, alcuni di loro hanno ricoperto anche importanti cariche all'interno di ministeri e uffici pubblici. Oggi tutto è cambiato e, secondo fonti vicine alla Santa Sede, sarebbero almeno 300mila i cristiani sfollati e che hanno perso tutto.
“Ci sono notizie- dice Padre Gheddo, sacerdote del Pontificio Istituto Missioni Estere- provenienti da molte parti della Siria di uccisioni di cristiani. Stiamo assistendo a una sorta di pulizia etnica, una vera e propria persecuzione. Mentre all'inizio la protesta sembrava prendere una via pacifica sull'esempio di altri Stati, come la Tunisia, in Siria la situazione è precipitata da tempo”. La soluzione per molti è quella che i cristiani emigrino e lascino definitivamente il Paese.
 “Non è giusto- afferma ancora Padre Gheddo- perchè dovrebbero essere sradicati e lasciare le loro case e perdere tutto ciò che hanno, magari per andare nei campi profughi in Giordania, in Libano o in Turchia? Dove e quando troveranno una nuova terra per le loro famiglie e ricostruire il loro futuro? 
C'è il rischio che si ripeta ciò che è accaduto in Iraq, con la fuga di centinaia di migliaia di cristiani che ora sono sparpagliati per i Paesi del Golfo”.
Cosa può fare l' Occidente: “Sicuramente- dice Gheddo- non dovrebbe rifornire di armi i ribelli, perchè si rischia di trasformare la Siria in un nuovo Iran, uno Stato islamista e intollerante. Dove trionfa l'odio e la violenza vincono le forze più estremiste e disumane”.
Una maggiore unità delle diverse confessioni cristiane potrebbe alleviare le sofferenze? “Le varie Chiese cristiane orientali, in particolare quelle siriane- dice ancora Gheddo- sono abbastanza unite fra di loro, soprattutto in questo momento”.
“La Primavera araba è stata un fatto positivo per il mondo musulmano anche se, per il momento, in Siria stiamo assistendo a violenze inaudite- conclude Padre Gheddo-
Purtroppo, all'interno dei ribelli si stanno facendo sempre più strada le forze di Al Qaeda, che hanno snaturato una protesta di giovani che chiedevano diritti e libertà per tutti. Appare sempre più chiaro che l'Islam deve cambiare per entrare nel mondo moderno. Il nucleo di questa guerra civile è proprio questo: l'Islam, come è interpretato e vissuto oggi dalla popolazione, fa a pugni con il mondo moderno. Possiamo notare come nei Paesi islamici più avviati verso la modernità, come il Bangladesh o la Malesia e l'Indonesia, le forze democratiche che non commettono violenze contro le altre religioni, finiscono per avere la maggioranza”.
IlSussidiario.net © Riproduzione Riservata.
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2012/11/1/CRISTIANI-PERSEGUITATI-Padre-Gheddo-li-vogliono-cacciare-dalla-Siria-come-in-Iraq/334111/


 

mercoledì 31 ottobre 2012

Cristiani sotto tiro in tutta la Siria: se questa è "l'eroica resistenza democratica " .....

Ucciso l’ultimo cristiano rimasto nel centro di Homs; colpito il convento dei Gesuiti

Agenzia Fides 31/10/2012
 
 
 


 
 

10 cristiani prelevati dai miliziani dell'ESL tra i passeggeri di un bus : "Se i nostri 150 camerati non verranno liberati entro tre giorni, li sgozziamo"

30 ottobre 2012

http://www.mecn.org/2012/10/islamic-terrorists-in-aleppo-abduct-and-threaten-to-kill-10-syrian-christians/

  


 

Deir Ezzor : Attentato con autobomba davanti a una Chiesa

27 ottobre 2012

Eglise de Deir Ezzor (syrienne orthodoxe détruite)
 

 



Damasco 27 ottobre 2012  Durante la tregua dell’Aïd al-Adha un'autobomba nel sobborgo di Damasco di Jaramana ha ucciso 47 civili tra cui molti bambini, ferito 41 persone e pesantemente danneggiato negozi e appartamenti nella zona fortemente abitata da cristiani e membri della minoranza drusa.(AFP)


 

 

Chiesa Armena bruciata in Aleppo

Martedì 30 ottobre 2012 - La chiesa Saint-Krevorg, nel quartiere di Midane ad Aleppo, è stata incendiata insieme alla "Ecole Béthléem" e a diverse case di famiglie Cristiane. Non per bombardamenti aerei ma per azioni criminali mirate.

Armenian church reportedly burned down in Aleppo
Photolure
La chiesa di San Gevorg in Aleppo situata nel popolato quartiere armeno di Nor Kyugh è stata data alle fiamme lunedi, ha riferito Tert.am, citando un rappresentante della prelatura locale armena. Il portavoce, Zhirayr Reisian, ha confermato che la chiesa era diventata un bersaglio di ribelli e che era quasi stata ridotta in cenere.
 
Reisian ha anche detto che anche la scuola armena Mesrobian adiacente alla chiesa è stata gravemente danneggiata, .Lunedi  precedente, nei pressi del quartiere armeno della capitale siriana Damasco, sono state uccise 10 persone e il ferimento di circa 50. Armeni si sono registrati sia tra i morti  che tra i feriti.
http://armenianow.com/news/40665/armenian_st_gevorg_church_aleppo
 
 



Militanti uccidono un Pastore Cristiano e la sua famiglia
Cristian Aid- 26 Ottobre 2012
 http://www.cbn.com/cbnnews/world/2012/October/Muslim-Militants-in-Syria-Murder-Christian-Pastor-Family/
 
 

lunedì 29 ottobre 2012

ORA PRO SIRIA INTERVISTA MADRE AGNES-MARIAM DE LA CROIX - 2° parte

PER LA SIRIA SONO POSSIBILI DUE SOLE SCELTE: O LA RICONCILIAZIONE O UNA TRAGEDIA SENZA FINE

Il seguito dell'intervista di ORA PRO SIRIA  a Madre Agnès-Mariam de la Croix  




Prima parte qui:
http://oraprosiria.blogspot.it/2012/10/una-voce-dalle-chiese-dellapocalisse.html


4 L'iniziativa stessa di Mussalaha sembra ad alcuni che corra il rischio di fiancheggiare Assad; ad altri invece un ingenuo tentativo senza possibilità di incidenza reale.
Assad non è il punto di riferimento della Chiesa o suoi pastori. Il punto di riferimento della Chiesa è l'uomo. La Chiesa non pensa ad Assad sostenendo la riconciliazione. La Chiesa pensa alla situazione tragica di una popolazione civile presa in ostaggio di una lotta selvaggia  non preparata. La comunità internazionale (Stati Uniti, Unione Europea e Brics) afferma che la soluzione in Siria "può essere solo politica." Come parte di questa soluzione e per prepararla la Chiesa propone la Riconciliazione di cui essa ha il segreto spirituale.
 Questo non è un complotto pro-Assad, è una  via per superare la violenza e dare voce al popolo siriano che, per scegliere, ha bisogno di un minimo di sicurezza e stabilità dopo aver assicurato la coesione del suo tessuto sociale gravemente colpito da tentativi di settarie frammentazioni  alimentate da sanguinosi attacchi da entrambe le parti.

La Riconciliazione è la più grande forza al mondo. Guardiamo  Gandhi e il suo movimento della non-violenza, ha sconfitto la più grande potenza coloniale del mondo. Guardiamo Nelson Mandela e la sua azione non violenta, che ha messo fine alla terribile legge dell'apartheid.

Credo che la Riconciliazione è un colpo  grande a coloro che hanno in mente di instaurare un proprio regime con ferro e fuoco senza tener conto  della maggioranza silenziosa che essi sequestrano attraverso il taglio delle strade di accesso nel Paese e che essi destabilizzano  invadendo i  quartieri residenziali. La maggior parte del popolo siriano, ad  iniziare  dall'opposizione che opera  all'interno del paese, ha chiesto una soluzione pacifica, senza l'intervento straniero.

5 Che rapporti avete con l' “opposizione democratica moderata"?
 L'opposizione ha tenuto la sua prima riunione nel nostro monastero e vi fece la prima chiamata per il dialogo nazionale. Purtroppo questo appello e molti altri sono stati ignorati dalla opposizione che opera dal di fuori e non ha alcun radicamento reale all’interno del Paese.
6 Nonostante tutte le ambiguità degli Organismi Internazionali, continuano alcuni tentativi di mediazione, anche da parte dei Paesi Non Allineati o dei Paesi Arabi. Ma a questo punto sarà davvero possibile che una delle due parti faccia un passo indietro e scelga di ritirarsi?
Penso che queste mediazioni non hanno futuro perché sono prigioniere di schieramenti politici e quindi  di interessi inconciliabili. Un blocco  respinge  Assad per motivi geostrategici. Un blocco vuole  Assad  per ragioni geostrategiche  contrarie. Questo è lo schema delle grandi potenze. Nessuno è disposto a mollare la presa.
Per noi la sola via d'uscita in questa impasse è l’ uscita dalla contrapposizione di regime -opposizione  per dare voce al popolo della Siria stessa nella sua maggioranza silenziosa.
Sì, ridargli la priorità a decidere del proprio futuro, fornendo le condizioni che permettono ai vari componenti di incontrarsi, dialogare, negoziare,  di scegliere e potersi esprimere tramite referendum ed,infine, libere  elezioni .
7. Cosa possiamo fare noi, cristiani italiani che vi seguiamo con trepidazione e vicinanza appassionata al vostro destino, di voi, i primi fratelli che hanno conosciuto i passi umani di Gesù e dei suoi apostoli?
I cristiani hanno il dovere fondamentale di essere ben informati al fine di prendere una posizione coerente con i fatti reali e non essere manipolati.  Immaginate che, oltre a sopportare il calvario insieme con gli altri loro compatrioti, i cristiani sono accusati di essere "con il regime," ... Essi  non sono per il "regime", ma - come ha detto il Patriarca maronita Beshara Rai- sono con lo Stato. Ora si cerca di distruggere il loro Stato. Semplicemente  essi sono solidali con i loro connazionali nel  lavorare per preservare lo Stato. Questa è la loro casa, questo è il loro paese.
I Cristiani in Occidente sono cittadini a pieno titolo. Essi possono chiedere ai loro rappresentanti eletti di cambiare la politica dei loro paesi, e in particolare di abolire le sanzioni che puniscono la popolazione civile. Non dimentichiamo le centinaia di migliaia di bambini che sono morti in Iraq a causa delle sanzioni dirette a colpire il regime di Saddam Hussein.
Una volta che siamo  bene  informati bisogna pregare, pregare, pregare. L'informazione dà le buone intenzioni di preghiera.
Infine la solidarietà con coloro che soffrono. Dobbiamo  aiutare particolarmente  i cristiani orientali  a non prendere la via dell'esilio. Cosa sarebbe un Medio Oriente senza cristiani???  Cosa sarebbero i luoghi santi senza cristiani? Reperti archeologici? musei?
I cristiani in Siria hanno bisogno per qualche altro mese di assistenza finanziaria per sopravvivere lontano dai loro luoghi di residenza (ci sono 300.000  cristiani sfollati, che hanno perso tutto), senza cedere alla tentazione di andarsene. Hanno bisogno di aiuti alimentari, carburante per l'inverno e di trasporti. Una somma  di $ 300 al mese per famiglia è in grado di migliorare la sua situazione e consentirle di resistere.
Non importa la quantità, ogni donazione è benvenuta e sarà fedelmente trasmessa. Ecco il nostro conto in banca in Libano (non aperto in Siria a causa delle sanzioni).
Notre Compte Bancaire:
Numéro de compte: 4041232351300
Nom complet du titulaire du compte: Monastère Saint Jacques le Mutilé
Pays: Liban
Numéro du registre de banques: 75
Code SWIFT/BIC (indispensable pour les virements en Europe): BABELBBE
IBAN (indispensable pour les virements en Europe): LB91007500000004041232351300

8 Grazie, Madre Marie Agnès, Speriamo di poter dare un contributo alla ricerca della pace e che i cuori di tutti,  cristiani o mussulmani, si aprano a ciò per cui noi tutti siamo fatti e possano vivere in concordia.
Grazie e in unione di preghiera, di speranza e di lotta.

Una voce dalle Chiese dell'apocalisse: ORA PRO SIRIA INTERVISTA MADRE AGNES-MARIAM DE LA CROIX

Il 20 ottobre, promosso da Aiuto alla Chiesa che Soffre, si è svolto a Roma l’incontro con il Patriarca  Gregorios III Laham:  «Mussalaha. I cristiani siriani e il ministero della riconciliazione». Vi ha partecipato Madre Mariam - Agnès de la Croix, superiora del monastero di Qara e coordinatrice del gruppo di supporto del movimento Mussalaha (in arabo «riconciliazione»), movimento popolare interconfessionale e multietnico.

La Madre ha accettato di rispondere, con grande franchezza, alle domande di ORA PRO SIRIA  in una lunga intervista che pubblichiamo in due parti.



1) Quali sono le motivazioni che hanno spinto Lei, una religiosa, ad impegnarsi in questa campagna di informazione sulla Siria?

Ho dedicato la mia vita a Gesù Cristo e all’instaurarsi del Suo Regno, che è un Regno costruito sull'amore della Verità, e dove la verità  ci rende liberi, se la vogliamo accettare e seguire con tutto il  cuore. Dire la verità di ciò che viviamo in Siria è stato l'inizio del mio viaggio e della mia lotta. Questo approccio non è politico, ma etico. Esso non  risponde al bisogno di affermare un certo modello di società piuttosto che un altro, ma per denunciare  gli abusi che vengono occultati dalla comunità internazionale e dai media.

Ho notato che semplicemente il raccontare i fatti così come li viviamo  ha suscitato inquietudine e  ha causato  reazioni  da parte di  alcuni  per i quali la  promozione  di posizioni ideologiche  passa prima della realtà sul terreno, o di altri per i quali la realtà è a tal punto quella presentata dai media che qualsiasi altra narrazione, anche quella dei testimoni oculari, appare a loro come una menzogna o una cospirazione contro la democrazia.
Sapete bene che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni. Un'ideologia è intrinsecamente perversa quando  dimentica la realtà per creare una realtà alternativa plasmata  a misura dei propri  interessi.  Aggirare la realtà con la creazione di una realtà alternativa si chiama "manipolazione delle masse." Chi ne viene interessato  subisce una "alienazione". Ho sperimentato il dolore di tali situazioni e, naturalmente, sono stata sempre più spinta dalla mia coscienza e dal mio impegno religioso a dare la mia testimonianza pacatamente, sapendo che è, in ultima analisi, per difendere gli innocenti e i piccoli, quelli di cui nessuno parla e che non interessano  a nessuno, perché non fanno parte del mercato politico.
Sì, ho accettato di dare la mia testimonianza e continuerò a farlo avendo cura di  non esprimere giudizi affrettati.
Continuo a credere nella buona volontà della comunità internazionale e spero che con una testimonianza credibile i cuori si volgano in favore del Vero e del Bene, e  ricevano  la forza di lavorare per la giustizia, anche a costo di una perdita di alcuni interessi momentanei. E’ un'utopia credere che sia lecito  che gli  interessi delle grandi potenze siano pagati con il sangue degli innocenti. Credo che questa epoca sia finita. Siamo nell'era della globalizzazione e digitale. L’opinione pubblica non si lascia ingannare e non può essere rinchiusa nella propaganda di massa.
2 Perché secondo lei, ogni posizione sugli eventi in Siria viene ricondotta a un PRO o CONTRO Assad?
 E ' interessante notare che anche nell’ agire in modo fraudolento  gli uomini usano i concetti di bene e di male. Infatti, l'inclinazione  al bene è profondamente radicata nel cuore della persona umana. In luogo di proporre esplicitamente un male morale alla gente, si trucca questo male presentandolo come un bene. In ogni guerra mediatica, la strategia è quella di screditare l'avversario da sconfiggere. E così accade che il presidente siriano, un anno prima della rivolta, era considerato dai media come una persona compita , tanto  che la Regina d'Inghilterra lo aveva anche ricevuto a un suo tè  pomeridiano  in compagnia della moglie.
Improvvisamente i media hanno mostrato un ritratto in bianco e nero. Da una parte i "manifestanti pacifici, che - sia detto en-passant-, sono confusi con tutto il popolo siriano"  mentre non sono la maggioranza,  e dall'altra un regime oppressivo  assetato di sangue. Questo ritratto binario, manicheo, è un metodo di manipolazione delle masse. Ricordiamo che i media non sono un pulpito di buona condotta, né una  scuola di valori, tanto meno un riferimento morale. Ma la loro attrazione è tale che molte persone recepiscono l' immagine,  accompagnata da un discorso semplicistico,  come loro Credo perché hanno fame di una Causa. E quale migliore Causa che l’espellere un dittatore  rimanendo comodamente seduti nella propria poltrona?
Abbiamo sperimentato la censura di un sistema che, mentre assicura la promozione della democrazia e della libertà di opinione, diventa totalitario. Questo abuso è in contrasto con i diritti umani e sfigura il volto del mondo occidentale. L'impossibilità di formulare un parere diverso da quello che viene offerto come norma da seguire e da pensare. Ho parlato un giorno di "prêt à penser",  "pronti a pensare."
La situazione in Siria è molto complessa ed è per questo che siamo stati costretti a parlare  a questo proposito: ci sono gruppi  - che sostengono di appartenere all'opposizione - che terrorizzano la popolazione, distruggendo le infrastrutture di Stato, mettendo in pericolo le zone residenziali e saccheggiando il patrimonio culturale. Noi siamo testimoni di questi gruppi che abbiamo nominato nel novembre 2011 "bande armate non identificate".
Oggi tutti hanno riconosciuto questi personaggi. Si tratta di mercenari finanziati da Arabia Saudita e Qatar. Secondo la rivista americana "The Economist" ci sono più di 2000 gruppi che operano in Siria, la maggior parte sono legati ad Al Qaeda, ai Fratelli Musulmani e ai salafiti. Non sono venuti per instaurare  la democrazia, ma la legge coranica in nome di Allah. Essi sfruttano la religione per scopi politici.  Essi danno un'immagine negativa dell'Islam.
E 'un dovere per noi di parlare e di nominare gli aggressori, chiunque siano quelli che  mettono in pericolo la popolazione civile e la vita di innocenti. Oggi gli esperti dicono la rivoluzione è stata deviata  favorendo un conflitto settario e confessionale. E 'un peccato. Ieri il grande  oppositore  Nabil Fayyad ha scritto un tono drammatico  sulla stampa araba: "No, non è la mia rivoluzione".
Cosa dire dopo questo?
3 Nei commenti seguiti all'incontro  di presentazione di Mussalaha, è stato scritto che la posizione  della Chiesa è dettata dalla preoccupazione di non scontentare Assad che altrimenti effettuerebbe ritorsioni sui cristiani.  Noi siamo certi che è semplicemente in nome del Vangelo che voi vi muovete, e che osate gridare quale sia il BENE del Paese. Perché lo sguardo dei Vescovi cristiani, che affermano che non è con la rivoluzione che si libera l'uomo, non viene ascoltato? Quale è l'equivoco di fondo che muove quei cristiani per cui la priorità assoluta, costi quel che costi, è la Democrazia  e la “Lotta di liberazione dalla tirannia”?
Pensate che la gerarchia cattolica in Siria e il suo leader siano dei minorati  o degli ostaggi che hanno bisogno di uno sponsor o un salvatore che parla per loro? Ecco un bel modo per deviare la voce autorevole di un responsabile.
Sua Beatitudine il Patriarca  inizia il suo appello per la Riconciliazione con una citazione di San Paolo per mostrare che si tratta di un messaggio spirituale e Sua Santità Papa Benedetto XVI, in Libano, chiedendo la Riconciliazione come la via di soluzione  in Siria, ha chiamato  i cristiani ad essere ciascuno nel proprio ambiente un "servo della Riconciliazione". I nostri pastori non ci chiamano a una posizione di sottomissione ad un regime, ma ad una posizione di fedeltà al messaggio di Cristo che ci insegna ad amare i nostri nemici e a pregare per coloro che ci perseguitano. La riconciliazione è la via perché essa mette fine all’ odio e  insegna l’amore a colui che si presenta  o che io credo essere il mio nemico.
 E' per la paura del regime di Assad? Questa accusa è ridicola. La Chiesa non ha paura di nessuno ed è indipendente da qualsiasi autorità politica. La Chiesa dice, spesso ad alta voce, quello che crede essere la verità e la giustizia.
D'altra parte, è vero che oggi la Chiesa riceve minacce e che sono spesso attuate, ma provengono dagli insorti. Per non ripetere gli eventi già noti (come ad esempio l'esodo di 150.000 cristiani a Homs e la zona circostante a causa dell'invasione di queste aree da parte dei ribelli e mercenari stranieri) notiamo che sono i quartieri cristiani che sono più spesso oggetto di attacchi armati : ieri un'autobomba a Bab Touma e l’incendio presso la Chiesa dell'Annunciazione a Midane, la settimana scorsa il bombardando delle aree cristiane di Aleppo ha causato undici morti, poi omicidi e sequestri giornalieri dell’ elite cristiana. Nonostante questo i nostri pastori rifiutano di parlare di persecuzione, ma di pressioni per costringere i cristiani ad essere più concilianti con l'opposizione armata.
Conosciamo il regime e il suo aspetto dittatoriale. Le sue azioni non ci sorprendono. Ma che una opposizione ufficialmente presentata come promotrice  dei diritti umani, della democrazia e della libertà, agisca con violenza ancor più sanguinosa rispetto al regime, questo è ciò che sciocca.
L’appello delle Gerarchie della Siria è chiaro.  Si esprimono a partire da un piano spirituale e invitano a  resistere a un messianismo falso. La teologia della liberazione ha degli aspetti  che ogni etica cristiana deve adottare come opzione preferenziale per i poveri e la lotta contro l'ingiustizia. Ma la Chiesa mette in guardia contro l'adozione della lotta politica al posto di combattimento spirituale.  Sono piani diversi, di  dimensioni diverse.
Il cristiano in generale e il clero come gli operatori pastorali in particolare (religiosi, laici impegnati) non sono chiamati a promuovere alcuna  agenda politica come se avesse uno scopo salvifico. Si sta mescolando i generi. Il soprannaturale si occupa di "cose di lassù" e della "conversione dei cuori" che si verifica, naturalmente, negli atti quotidiani di giustizia,  carità,  compassione e con la presa di posizione coraggiosa a favore dei poveri,  dei piccoli, gli oppressi, i diseredati.  E’ la direzione quel che cambia tutto. Lo faccio nel nome di Gesù Cristo? Allora è la Sua Salvezza Eterna ciò che mi interessa ed è da lì che  traggo ispirazione,  dalla Sua Parola scritta e dalle  ispirazioni del suo Spirito Santo per agire in favore della dignità della persona umana, al fine di promuovere la giustizia e la pace. Ciò non ha nulla a che fare con la lotta proletaria, quali che siano le nobili intenzioni di coloro che vi si dedicano .
I diritti umani non si limitano a un sistema politico o economico.
L'uomo non può accedere a tutti i suoi diritti  che se gli si riconosce un destino trascendente che supera il mondo che passa. C'è un modo per decapitare la condizione umana nel non farne altro che una questione politica, economica o sociale. Questo è ridurre la dimensione umana  ad uno dei suoi componenti: ad esempio il consumo, nella prospettiva economica. Ero in un grande congresso europeo. Si parlava solo di prosperità economica, era noioso e utopico, avendo, in filigrana, la terribile crisi dell'euro.
Sursum corda! Come cristiana io sono impegnata nella Città terrena, ma tengo gli occhi in alto, a Gerusalemme, la città che scende dal cielo, che è mia Madre. Questo è il mio progetto di vita, che mi riempie di speranza e di gioia. Il Regno di Dio mi riempie e mi rende felice fino al midollo della mia vita passeggera. Ne sono testimone rispettosamente, senza cercare di imporlo a nessuno. Ma io dico che è un dono da condividere con tutti gli uomini di buona volontà e non posso resistere al desiderio di farlo.
D'altra parte la democrazia sta davvero garantendo nel modo migliore i diritti dell’uomo? Anzitutto: sono stati  capiti ed elencati tutti? Che cosa, per esempio, circa il diritto alla vita fin dal concepimento dell'embrione? E se avessero applicato la legge dell'aborto sulla mia vita? L’avrei vissuto come un omicidio anti-democratico. Ci ho riflettuto, e lo dico ad alta voce che, se mia madre o mio padre o il medico avessero deciso di abortirmi  l’avrei sentito  come un omicidio. Perchè io apprezzo infinitamente la vita che mi è stato dato di vivere. Oppure i bambini senza ragione non hanno diritti?
Parliamo dei diritti di Dio. Se Egli esiste - e ci sono miliardi di persone per cui esiste-  Gli spetteranno bene dei diritti, almeno come a noi??? Tuttavia, i Suoi diritti vengono ignorati dalle nostre società democratiche.
E ' evidente che l’opinione pubblica benpensante  impone dei punti di vista che non sono quelli di tutti. E ciò è anti-democratico.
Noi cristiani, abbiamo una domanda  fondamentale: quando l'uomo usa il suo "diritto" per  espellere Dio dalla vita personale, sociale e politica cosa succede ? Si tratta di una liberazione  evidente? O è una alienazione strisciante?
Possiamo fare un esame di coscienza onesto, una autocritica sana e benefica delle nostre società che hanno deciso di sradicare Dio dalla sfera pubblica? Quali risultati? Non oso, io non sono un esperto. Ma quando vengo in Europa, non posso dire che tutto va per il meglio nel migliore dei mondi. Ma questa è un'altra questione.

Ma di che tipo di democrazia stiamo parlando? E perché, giacchè questa è la democrazia, il mondo intero si immischia di imporre con il ferro e fuoco la sua opinione al popolo siriano, che nella sua maggioranza è messo a tacere da oppressione, isolamento e ostracismo proprio da questi pseudo-combattenti  per la libertà e la democrazia?
Io credo che una vera democrazia inizia con il diritto di autodeterminazione di un popolo. Un referendum è una conditio sine qua non. Elezioni  libere  altrettanto. Chi si preoccupa  di sentire dire dal popolo siriano quello che pensa? La democrazia può anche diventare un cavallo di Troia per far passare progetti che nulla hanno a che fare con l'effettiva liberazione di un popolo. Guardate in Iraq, meditiamo sulla Libia.
il seguito dell'intervista nel prossimo post....

domenica 28 ottobre 2012

Tregua e violazioni: chi lavora per la guerra?

Il “piano” dei cristiani dimenticato dall’Occidente

da Il Sussidiario -19 ottobre 2012
di  Augusto Lodolini

Come sembra ormai inevitabile per qualsiasi evento, anche la tragedia siriana viene letta secondo il “politicamente corretto” del momento, al servizio di interessi altri rispetto a quelli del popolo siriano e a favore dell’una o dell’altra fazione nella guerra civile in corso. Definizione questa accettata con fatica, perché significava ammettere che le pacifiche dimostrazioni iniziali in nome della libertà si erano trasformate in una vera e propria guerra interna, anche a causa degli interventi esterni.

Tuttavia, le descrizioni continuano in gran parte con toni manichei, da una parte tutti i buoni e dall’altra tutti i cattivi, invocando l’intervento di eserciti stranieri per una missione, si dice pudicamente, di “peace keeping”. Ma qui non c’è alcuna pace da mantenere e la missione straniera sarebbe di “peace enforcing”, cioè di imposizione della pace, un vero e proprio atto di intervento armato nelle vicende interne, per quanto drammatiche, di un altro Paese. Sarebbe cioè una guerra vera e propria mascherata da intervento umanitario. Come è stato fatto, peraltro, in Libia.

A questo punto, in Occidente molti dovrebbero porsi qualche domanda, a partire da cosa ha legittimato ieri una guerra per abbattere Gheddafi, e oggi la legittimerebbe contro Assad, mentre l’equivalente operazione contro Saddam Hussein viene considerata un grave crimine. Si pensa davvero che Gheddafi fosse un sanguinario dittatore e Saddam, invece, un leader democratico? Almeno Russia e Cina non ammantano i propri interessi con sacri principi e, nella nuova contrapposizione verso l’Occidente, continuano apertamente ad appoggiare i loro alleati nella Guerra Fredda.

Molti europei, soprattutto nelle sinistre ma non solo, dovrebbero spiegarci perché gli Assad, padre e figlio, venivano un tempo tollerati o addirittura sostenuti in funzione anti-israeliana. Per esempio, mi piacerebbe conoscere l’opinione di Massimo D’Alema sulla vicenda siriana, non avendo dimenticato la sua ostentata “passeggiata”, da Ministro degli Esteri, a braccetto di un leader di Hezbollah. Non credo che D’Alema ignorasse che Assad finanziava e riforniva
d’armi, insieme all’Iran, la sciita Hezbollah e la sunnita Hamas, le due fazioni islamiche che lottano per la cancellazione di Israele.

La vicenda siriana fa cadere un altro mantra delle sinistre, e non solo, che gli Stati Uniti fanno le guerre per conquistare il petrolio e per questo hanno invaso l’Iraq. A parte che noi europei, in particolare noi italiani, siamo molto più dipendenti dal petrolio mediorientale di quanto siano gli americani, la Siria non è un grande produttore di olio nero e, causa l’embargo americano, il petrolio degli iraniani viene ora comprato da Russia e Cina.
 
Sarebbe bene che la si finisse con tutte queste ipocrisie, le cui conseguenze vengono pesantemente scontate dalle popolazioni coinvolte. Non vi è alcun dubbio che in Siria sia al governo un sanguinario regime dittatoriale, come ve ne sono, peraltro indisturbati, tanti altri in giro per il mondo, ma bisogna decidere se l’obiettivo è abbattere a ogni costo Assad e fare arrivare la democrazia sulla punta delle baionette. Ma non è di questo che si accusava la politica di Bush e dei suoi ministri neocon?

A mio parere l’obiettivo dovrebbe essere quello di far finire la dittatura e attivare una transizione verso un sistema più democratico, nella versione che i siriani riterranno più consona come risposta al loro desiderio di libertà. Ciò che sta avvenendo, invece, porta a un abisso senza fine, dove la minoranza ora al potere, gli alawiti, potrebbe diventare la perseguitata di domani, dove altre minoranze si stanno autonomamente attrezzando, come quella curda, e dove la nuova Siria rischia di cadere in mano a facinorose fazioni estremiste. Perfino l’Onu sembra essersi reso conto del pericolo e della quasi impossibilità a sconfiggere il regime sul campo, della necessità, quindi, di attivare trattative in vista di un periodo di transizione.

Guarda caso, questa è la posizione da sempre sostenuta in Siria da cattolici e
cristiani e dalle loro gerarchie, spesso contrabbandata sui nostri media come un
appoggio al regime per salvaguardare propri interessi particolari. In Siria,
come in Iraq e in Egitto, i cristiani hanno sempre operato per una convivenza
pacifica con la maggioranza musulmana, non solo per la loro fede o per la loro
concreta sopravvivenza, ma per l’apertura che ha sempre contraddistinto
parecchie delle loro opere nel sociale e nell’educazione.

I loro inviti a una transizione pacifica non sono, comunque, stati gli unici, ma
anche quelli provenienti dal mondo musulmano sono stati messi a tacere, forse
per non irritare i ricchi Stati arabi, come Arabia Saudita e Qatar,
aggressivamente coinvolti nella questione siriana. Si è preferito descrivere i
ribelli come una compagine unita e democratica a priori, sostenuta compattamente da tutti i siriani. La realtà è però diversa e, come in ogni guerra civile, la maggioranza della popolazione non ne è parte, ma vittima.

A conferma, diverse interviste o articoli pubblicati anche su Ilsussidiario. Si
prenda, per esempio, l’intervista del 31 gennaio scorso ad Ammar Waqqaf del
Syrian Social Club, gruppo di espatriati siriani che sostengono la riforma del
sistema, piuttosto che la sua fine violenta, al fine di evitare il baratro già
accennato. A un certo punto, Waqqaf dice che a suo parere la richiesta dei
cristiani è solo di avere uno spazio in cui vivere e praticare la loro fede
senza che qualcuno gli dica: “Sei diverso, devi andare via o sarai ucciso.”

È quasi la stessa frase di una suora italiana che vive in Siria e intervistata
nel servizio di Gian Micalessin su Rete 4, nella trasmissione Terra! dell’8
ottobre: “Se i ribelli passassero, il nostro villaggio cristiano maronita
sparirebbe. Nel giro di mezz'ora direbbero ai cristiani: ‘O con noi, o ve ne
andate’”. Non credo che questa sia la nuova Siria per la quale tanti siriani,
compresi i cristiani, stanno combattendo.

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