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giovedì 24 maggio 2012

Padre Gheddo: e' in corso la pulizia etnica dei cristiani

Padre Gheddo, contattato da IlSussidiario.net, non ha dubbi quando gli si chiede come giudica la situazione dei cristiani in Siria: "Posso solo ripetere quello che ha detto la chiesa ortodossa: ha definito la persecuzione dei cristiani in Siria una pulizia etnica in corso". Parole forti, che colpiscono ancora di più perché raramente i media occidentali parlano di questa situazione: "La comunità internazionale, sia europea che americana, fa ben poco per i cristiani non solo della Siria ma dell'intero Medio Oriente" dice Padre Gheddo. "Questo succede perché decenni di ateismo militante hanno fiaccato e spazzato via gli ideali che tenevano in piedi l'occidente stesso. Il mondo cristiano non è più unito perché manca quella cosa che dovrebbe unirlo, la fede in Cristo". A pagarne il conto, in definitiva, le comunità cristiane del Medio Oriente, là dove la fede cristiana è nata e ha mosso i suoi primi passi.

Padre Gheddo, altri cristiani uccisi in Siria. Come giudica la situazione?
La giudico con le stesse parole che ha espresso la chiesa ortodossa. Ha definito la persecuzione contro i cristiani in Siria una pulizia etnica in corso. Una pulizia etnica da parte dei militanti musulmani legati ad Al Qaeda. Il problema della rivolta in Siria, esattamente come successo in Libia, è che in essa sussistono due componenti. Una laica, indipendente e tollerante, e una corrente estremista musulmana tenuta a freno da Assad padre e Assad figlio fino a oggi.
I cristiani infatti hanno sempre goduto di libertà religiosa in Siria.
I dittatori che si sono succeduti in Siria appartengono alla setta dei musulmani alauiti, che è una setta islamica considerata non ortodossa ma che ha sempre difeso i cristiani perché erano anche loro perseguitati e non ben visti dalla maggioranza dei musulmani. Si pensi che i cristiani fuggivano dal Libano, dall'Iraq, a volte anche dalla Turchia per trovare rifugio proprio in Siria.
Oggi però è tutto il Medio Oriente a vivere una situazione del genere, i cristiani diminuiscono continuamente.
Ma per forza. In tutti i Paesi del Medio Oriente con l'esclusione forse del Libano dove i cristiani numericamente sono abbastanza, circa il 40% della popolazione, e hanno la fortuna di vivere nello stesso posto geografico, il nord del Paese, i cristiani si sentono minacciati e se possono fuggono. Non solo in Medio Oriente, ma anche in Egitto e in Libia.
Cosa ha portato storicamente a questa persecuzione, in Paesi dove prima si viveva in un clima di tolleranza?
Il problema dell'Islam in Medio Oriente è questo: dalla fondazione dei Fratelli musulmani in Egitto nel 1928 e poi dopo il trionfo di Khomeini nel 1979 i cristiani sono diventati vittima di persecuzione perché ha preso il sopravvento una visione intollerante ed estremista dell'Islam.
Secondo lei la comunità internazionale, l'occidente, cosa sta facendo per la Siria e per tutti i cristiani del Medio Oriente?
Sta facendo molto poco perché questa situazione di persecuzione dei cristiani è esplosa quando la comunità politica americana ed europea sono entrate in una crisi tremenda non solo economica, ma anche di ideali.
Cioè?
E' venuta a mancare quella unità del mondo cristiano che prima permetteva anche una reazione, una presenza a livello internazionale in difesa delle minoranze. Il mondo occidentale non è più unito perché manca quella cosa che dovrebbe unirlo: la fede in Cristo.
Quali le ragioni di tutto ciò?
L'ateismo militante e la secolarizzazione hanno fatto in modo che le società europee non sentissero più l'esigenza di difendere i cristiani.
Si può dire che le colpe dell'occidente ricadono sui cristiani della Siria e del Medio Oriente?
La colpa storica dell'occidente è quella di aver abbandonato Cristo e la vita cristiana lasciando che si affermasse un movimento di ateismo militante che ha tolto ai cristiani una unità di fede che invece hanno i musulmani.
Ci spieghi meglio questo passaggio.
Bisogna riconoscere che la fede islamica tiene uniti i musulmani, anche se poi hanno anche loro le loro divisioni interne, ma sul Corano sono tutti d'accordo. Dunque la colpa non è di questo e di quello, ma esiste una colpa storica dell'occidente.
La Chiesa continua a sostenere i cristiani perseguitati ovviamente. I missionari riescono ancora a raggiungere la Siria?
Senza dubbio, la chiesa continua a sostenere i fedeli, il Papa continua a richiamare alla difesa dei cristiani. Oggi in Siria c'è già una guerra civile reale mai dichiarata tanto che assistiamo continuamente a intere città prima liberate dai partigiani, poi riconquistate dall'esercito. I missionari ovviamente non possono neanche avvicinarsi alla Siria. Eppure in Siria c'è davvero una forte comunità cristiana. Ho visitato questo Paese per due volte e rimasi stupito nel vedere quale radicata presenza dei cristiani era presente: scuole, ospedali, chiese, case di riposo Ricordo che al confine con l'Iraq sull'Eufrate trovammo una chiesa ortodossa e il parroco ci spiegò che era normale: i cristiani, ci disse, sono ovunque in Siria.
Questi sono i luoghi dove il cristianesimo è nato, ma adesso rischiano di trovarsi senza più i cristiani.
Il problema dell'Islam che si sta operando per far sparire la presenza cristiana è che quella evoluzione verso una società moderna che era stata avviata è stata bloccata. Il problema vero infatti è l'educazione. In quei Paesi non esiste una vera scuola che prepara i bambini al mondo moderno. Ho visto in Pakistan, in Indonesia, in Malesia, in Egitto e anche in Libia testi scolastici che dicevano che i nemici sono bianchi, cristiani, europei e americani. Questa è una educazione che viene da lontano, da quando l'Islam si sentì perseguitato dalla colonizzazione europea, addirittura dall'arrivo di Napoleone in Egitto. Fu così che nacquero organizzazioni come i Fratelli musulmani. La conseguenza è la mancanza di un sistema educativo, non esiste una èlite di intellettuali in grado di confrontarsi con il mondo occidentale, ma c'è una popolazione povera e diseducata su cui è facile far presa per introdurre il terrorismo. Anche i governi che proteggevano i cristiani in Siria o in Egitto non hanno cambiato la mentalità della gente perché non hanno creato un sistema educativo moderno.

mercoledì 23 maggio 2012

Tre civili cristiani uccisi nell’area di Homs

I civili cristiani innocenti sono vittime del conflitto in corso in Siria.
Homs (Agenzia Fides) 23/5/2012 –
Nella cruenta zona di Homs, dove il conflitto armato prosegue, alcune famiglie cristiane hanno abbandonato il villaggio di Dmeyneh, interamente cristiano, che si trova sulla strada fra Qusayr e Homs. Come appreso dall’Agenzia Fides, il villaggio è presidiato dalle forze dell’esercito siriano ma nei giorni scorsi colpi di mortaio di milizie ribelli lo hanno colpito, uccidendo tre civili cristiani: Hanna Skandafi, 60 anni; suo nipote George Skandafi, 14 anni, e Jessica Layyous, di 13 anni. Dopo i bombardamenti, una ventina di famiglie cristiane sono fuggite da Dmeyneh, sono attualmente sfollate e non sanno dove andare.
Intanto alcune famiglie cristiane, che erano state cacciate dal villaggio Al Borj Al Qastal, nella provincia di Hama (vedi Fides 12/5/2012), sono tornate nel loro villaggio. Le forze dell’esercito siriano, infatti, hanno preso possesso della zona e gli abitanti cristiani del villaggio sono potuti rientrare nelle loro case. Lo riferiscono a Fides fonti nella comunità greco-cattolica locale. Come riferito a Fides, padre George Hosh, sacerdote greco-ortodosso, ha detto che “i fedeli hanno ripreso a pregare”, mentre “fedeli musulmani sunniti e alawiti dei villaggi circostanti hanno espresso la loro solidarietà, condannando tale incidente”. Abitanti locali affermano che “gli occupanti erano stranieri ed erano radicali islamici armati, che hanno sequestrato case in tutto il villaggio e requisito la chiesa per renderla il loro quartier generale”. Secondo p. George Hosh “erano militanti armati venuti dalla Turchia, ed altri estremisti islamici di Tunisia, Libia e Pakistan”
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39153&lan=ita


Vicario apostolico di Aleppo: forze straniere non vogliono la pace in Siria

Aleppo (AsiaNews) - "Ci sono forze straniere che non vogliono la pace in Siria. Il Paese è ormai preda di guerriglieri provenienti da Tunisia, Libia, Turchia, Pakistan e altri Stati islamici. Armi e denaro passano attraverso i confini e alimentano questa spirale di violenza". È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo. "I Paesi occidentali non fanno nulla di concreto per fermare il conflitto - sottolinea - essi non hanno a cuore il destino del popolo siriano, che oltre alla guerra fra esercito e ribelli subisce anche l'embargo economico". Mons. Nazzaro racconta che in tutto il Paese iniziano a scarseggiare medicinali, carburante, gas. Nelle province più colpite dagli scontri, manca tutto ed è difficile per la popolazione sopravvivere, soprattutto se si protrarrà ancora questa situazione di tensione.
Il vescovo spiega che gli estremisti islamici continuano a sparare e compiere attacchi e non hanno alcun interesse a cercare una via d'uscita dal conflitto. "Chi finanzia queste milizie? - si chiede il prelato - dopo l'imposizione del cessate il fuoco lo scorso 12 aprile, vi sono stati continui attacchi mirati contro l'esercito che purtroppo risponde con altrettanta crudeltà".
http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-apostolico-di-Aleppo:-forze-straniere-non-vogliono-la-pace-in-Siria-24841.html

 

martedì 22 maggio 2012

Gruppi radicali islamici soffiano sul conflitto che contagia il Libano

Beirut; Gruppi radicali islamici soffiano sul conflitto siriano e vogliono contagiare il Libano:
 è l’allarme lanciato all’Agenzia Fides da p. Paul Karam, Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano. P. Karam, commentando i recenti scontri fra alawiti e sunniti in Libano, afferma: “Siamo molto preoccupati per due motivi: il flusso di rifugiati siriani continua nel Nord del Libano, inoltre il conflitto si sta propagando in Libano. Accade per interessi politici che calpestano i diritti umani, e per la fragilità del nostro paese, composito mosaico etnico-religioso. Si trova qui la componente determinante di movimenti fanatici islamici che soffiano sull’aspetto religioso, fomentando l’odio fra comunità”. P. Karam ribadisce che “la violenza non ha mai risolto nulla: la strada per la riconciliazione è il dialogo, il rispetto dell’altro, il tenere a mente il bene del paese”.
Sul conflitto in Siria, p. Karam dice: “L’invio di Osservatori Onu è un atto di responsabilità della comunità internazionale. Ma occorre che non siano strumentalizzati a livello politico da nessuna delle parti in lotta. Speriamo sia una missione all’insegna della verità, della credibilità e della trasparenza. Solo così può contribuire alla pace”.La situazione dei cristiani “resta molto preoccupante” afferma il sacerdote. “In Siria – ricorda – i fedeli hanno libertà di fede e di testimonianza pubblica non garantite in altri stati del Medio Oriente. Siamo preoccupati perchè i cristiani, in quanto minoranza, sono il bersaglio più facile. Confratelli sacerdoti siriani ci dicono che la situazione è drammatica: vi sono in campo forze che vogliono trasformare il conflitto in guerra di religione, e questo sarebbe una tragedia”.
http://www.news.va/it/news/asiasiria-gruppi-radicali-islamici-soffiano-sul-co

Dove Dio piange: Libano
Il 13 aprile 1975, degli uomini armati cercarono di uccidere il leader falangista cristiano maronita Pierre Gemayel. Come segno di rappresaglia, uomini armati falangisti attaccarono un pullman che trasportava dei palestinesi, uccidendone 27. Gli scontri che ne risultarono segnarono l'inizio della guerra civile del Libano, durata 15 anni e terminata solo con gli Accordi di Ta'if il 13 ottobre 1990.Anche se l'esatto costo umano della guerra non sarà mai noto, si stima che siano morte tra le 150.000 e le 200.000 persone, per la maggior parte civili. I feriti sono stati centinaia di migliaia, e ancor di più gli sfollati o i senzatetto. Gran parte di Beirut è stata distrutta, e la città è stata divisa in settori musulmani e settori cristiani, separati dalla cosiddetta Linea Verde.Da allora il Libano è rimasto ai margini e a volte al centro del conflitto mediorientale – una zona cuscinetto sul cui suolo sono stati giocati conflitti brutali tra poteri regionali come Israele e la Siria. Come ha affermato il Ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi, tuttavia, “la forza e la resistenza del Libano è importante per i cristiani, che sono una garanzia di pluralismo”.Benedetto XVI visiterà il Libano dal 14 al 16 settembre 2012. La notizia è stata annunciata lo stesso giorno in cui il papa ha rivolto un appello per la pace in Medio Oriente e in Terra Santa. Il coordinatore della visita papale in Libano, p. Marwan Tabet, ha dichiarato che “questa parte del mondo sta attraversando un momento molto critico, davvero molto critico... ciò che sta accadendo in Siria, quello che sta accadendo in Israele – da entrambe le parti, il Libano non è felice”. Il viaggio del pontefice vuole essere un segno di fiducia e incoraggiamento per la popolazione sofferente del Libano e per tutti i cristiani del Medio Oriente.-Aid to the Church in Need Italiawww.acs-italia.glauco.it-Aid to the Church in Need Switzerlandwww.aiuto-chiesa-che-soffre.ch
http://www.h2onews.org/italiano/1-Eventi/224450881-dove-dio-piange-libano.html?cat=&maincat=#

domenica 20 maggio 2012

Ban ki-Moon ammette: La mano di al-Qaeda dietro il duplice attentato di Damasco

Damasco (AsiaNews/ Agenzie) - Vi è al-Qaeda dietro gli attentati che lo scorso 10 maggio hanno colpito Damasco facendo 55 morti e 372 feriti. Lo ha affermato Ban Ki-moon, segretario generale dell'Onu durante. "Alcuni giorni fa - ha sottolineato - è avvenuto un potente e pericoloso attacco terroristico a Damasco. Credo che debba esserci al-Qaeda dietro questi fatti. E questo è un serio problema". Ban ha anche espresso preoccupazione per i due attacchi in cui sono stati coinvolti nei giorni scorsi due convogli delle Nazioni Unite, che mostrano la volontà di fomentare la violenza nel Paese.
La conferma dell'attività degli estremisti di al-Qaeda in Siria, dà peso alle dichiarazioni fatte nei mesi scorsi dal presidente Bashar al- Assad sulla presenza di jihadisti fra le fila delle varie armate ribelli. A inizio maggio il leader siriano ha presentato all'Onu una lista di 26 cittadini stranieri sospettati di avere contatti con l'organizzazione terrorista islamica. Secondo il governo, almeno 20 sono entrati in Siria varcando il confine con la Turchia.
Dopo un anno di scontri, il bilancio della guerra fra regime siriano e Free Syrian Army è di 9mila vittime e decine di migliaia di sfollati, secondo dati Onu. Il governo Assad sostiene invece che i morti sono 3.838: 2.493 civili e 1.345 fra militari e forze di sicurezza.

Oggi, il gen. Robert Mood, responsabile del team di osservatori Onu, ha fatto notare che il peso della forza di pace scende di giorni in giorno. Ribelli ed esercito continuano a non rispettare il cessate il fuoco in vigore dallo scorso 12 aprile. Mood ha sottolineato che senza la volontà delle due parti, i 372 osservatori non possono fare nulla di concreto per migliorare la situazione, soprattutto se vi sono Paesi stranieri contrari al dialogo.
Nei giorni scorsi il Washington Post ha pubblicato un'analisi in cui accusa Qatar, Arabia Saudita e Stati Uniti di fornire ai ribelli armi molto sofisticate che nel tempo potrebbero portare a una sconfitta delle forze di Assad sul campo. A tutt'oggi gli Stati Uniti rifiutano le accuse, mentre i due Stati arabi, principali interlocutori del mondo musulmano sunnita, hanno ridimensionato il loro ruolo guida dell'opposizione armata siriana. In risposta alle accuse del Washington Post, al- Jazeera, nota emittente di proprietà dell'emiro del Qatar, ha pubblicato ieri un servizio dove accusa l'Iran di finanziare il continuo traffico di armi verso il regime di Assad attraverso il confine con il Libano. L'articolo cita un rapporto di alcuni funzionari Onu incaricati di verificare il rispetto delle sanzioni da parte della repubblica islamica.
http://www.asianews.it/notizie-it/Ban-ki-Moon:-La-mano-di-al-Qaeda-dietro-il-duplice-attentato-di-Damasco-24792.html

Altro articolo : In Siria la “terza forza” è la più pericolosa
I recenti sanguinosi attentati nelle principali città siriane indicano che una terza forza si sta insinuando in Siria, forse dall’Iraq, dal Libano o dalla Giordania; essa è probabilmente armata dagli Stati del Golfo – sostiene il giornalista palestinese Abdel Bari Atwan
Mentre l’opposizione siriana è attraversata da differenze profonde, che rischiano di minarne la tenuta e di distruggere l’idea che essa rappresenti la maggioranza del popolo siriano e che costituisca un’alternativa al regime o quanto meno un suo interlocutore, sul terreno inizia a comparire una terza forza, armata, che forse porterà a rimescolare le carte e ci farà riconsiderare molti postulati che hanno dominato la scena politica dallo scoppio della rivolta siriana.
continua su: http://www.medarabnews.com/2012/05/21/in-siria-la-%e2%80%9cterza-corrente%e2%80%9d-e-la-piu-pericolosa/

Altro articolo: KOSOVO: Ecco dove si addestrano i ribelli siriani
 I miliziani del Consiglio Nazionale Siriano, in arabo al-Majlis al-Watani al-Suri, che si oppongono al regime di Bashar al Assad verranno addestrati in Kosovo. Rivela l’Associated Press che il giorno 26 aprile, di ritorno dagli Stati Uniti, una delegazione del CNS ha fatto tappa a Pristina per prendere accordi in merito col governo kosovaro. Fulcro delle consultazioni è come impiegare in Siria le conoscenze apprese dall’Esercito di Liberazione del Kosovo, più noto come UCK, durante la guerra contro la Serbia negli anni dal ’96 al ’99. Afferma in proposito Ammar Abdulhamid, nato in Siria ma in esilio negli USA dal 2005, “attivista dei diritti umani” e capo delegazione “Siamo venuti qui per imparare. Il Kosovo ha già compiuto questo cammino e possiede un’esperienza che potrebbe esserci molto utile, soprattutto vorremmo sapere in che modo gruppi armati sparsi si sono infine organizzati nell’UCK. Abbiamo un bisogno vitale di azioni congiunte come coalizione di opposizione”.
..... http://eastjournal.net/2012/05/23/kosovo-ecco-dove-si-addestrano-i-ribelli-siriani/

mercoledì 16 maggio 2012

Una risposta a Padre Samir Khalil

Sul numero di domenica del quotidiano cattolico Avvenire è apparso un articolo sulla cosiddetta “primavera araba” a firma del celebre studioso Padre Samir Khalil S.J.
Mario Villani risponde all'intervento, per quanto riguarda la Siria.

Egregio Direttore,
mi permetto di scrivere al Suo giornale dopo aver letto l'articolo sulle Primavere arabe a firma del Padre Samir Khalil. Non ho sufficienti elementi per valutare quanto affermato dal noto studioso a proposito di paesi come l'Egitto o la Tunisia, ma quanto ho letto sulla situazione siriana mi ha lasciato a dir poco sconcertato. Padre Samir pare accettare in maniera del tutto acritica lo stereotipo offerto dai media occidentali (nonché dalla qatariota Al Jazeera): un popolo intero che reclama il suo diritto alla libertà viene represso con inaudita violenza (fucilazioni e torture) da un regime che non vuole cedere perchè questo significherebbe la fine del clan oggi al potere. E' un'immagine sicuramente fedele al politically correct, ma molto, molto meno alla realtà dei fatti. Intendiamoci bene, il regime siriano è sicuramente autoritario e non particolarmente attento ai diritti umani (dettaglio che non ha scandalizzato la più grande potenza Occidentale quando ha ritenuto utile inviarvi alcuni veri o presunti integralisti islamici per farli interrogare senza tanti complimenti). Aggiungerò che vi è anche una diffusa corruzione e che la minoranza alauita riserva per sè molte delle più importanti cariche pubbliche (peraltro meno che in passato). Un merito però al regime siriano deve essere riconosciuto, in particolare da quando alla sua testa vi è l'attuale Presidente Bashar Al Assad. In Siria non vi sono mai state persecuzioni per motivi religiosi ed ogni attenzione è stata sempre usata per proteggere le minoranze, in particolare i Cristiani, e favorire corretti e pacifici rapporti tra le comunità.

Sono stato in Siria nel novembre 2011 ed il clima che vi ho trovato è completamente diverso da quello che lascerebbe intravedere Padre Samir. La popolazione, in particolare la comunità cristiana, è sicuramente terrorizzata, ma non dalla repressione del regime. E' terrorizzata da bande criminali e terroristiche che uccidono, rapiscono, mutilano, incendiano e saccheggiano case, si abbandonano ad ogni forma di violenza con il deliberato scopo di spingere il Paese vero uno scontro confessionale. Questo quadro mi è stato descritto da persone di ogni confessione religiosa e di ogni ceto sociale: “i servizi segreti fanno paura, ma i terroristi fanno ancora più paura” è stato il concetto che mi sono sentito ripetere un numero infinito di volte. Sono bande composte da integralisti islamici di fede salafita e wahabita, armate e supportate da paesi esteri e robustamente rinforzate da mercenari stranieri (molti sono stati arrestati o uccisi dalle autorità siriane) nonchè da elementi della criminalità organizzata. Non che non esista un'opposizione pacifica e contraria alla lotta armata, ma oggi la sua voce è soffocata dal fragore delle autobombe e delle raffiche di kalashnikov. Gli oppositori che ho incontrato io, benchè tutt'altro che teneri verso il regime baathista, erano anch'essi convinti che la prima cosa da fare fosse quella di porre termine alle attività delle bande armate. Subito, prima che il paese possa scivolare verso la pericolosa china di uno scontro confessionale.

Sono stato forse plagiato da Madre Maria Agnese Della Croce, una delle persone che ho incontrato nel mio viaggio e definita dai media occidentali come “vicina” al regime di Assad? Tutto al contrario. E' doveroso riferire come Madre Agnese non faccia altro che ripetere ad alta voce quanto altri esponenti delle chiese cristiane in Siria e Libano dichiarano, magari con toni più sommessi. E quando parlo di esponenti mi riferisco ad ogni livello gerarchico delle comunità cristiane, dal semplice fedele ai Patriarchi. Pochi sanno però che, a differenza di altri, la religiosa di Qara ha usato gli stessi toni durissimi anche quando ha attaccato il regime baathista, condannando le irruzioni della polizia negli ospedali o quando ha protestato con i militari per i maltrattamenti subiti da alcune persone arrestate dall'esercito proprio nel villaggio dove sorge il suo convento. Comunque, al di là di queste valutazioni sulla persona di Madre Agnese, posso tranquillamente affermare che è stato tanto vasto e variegato il campionario delle persone con cui ho potuto parlare (religiosi, taxisti, militari, oppositori, giornalisti, funzionari pubblici, famigliari di rapiti...) da non avere oggi alcun dubbio su quale sia la reale situazione in Siria. E, vi posso assicurare, non è quella descritta da Padre Samir Khalil.

Mario Villani





domenica 13 maggio 2012

QUELLO CHE SUCCEDE IN SIRIA: Madre Marie Agnes de la Croix ci scrive

Qara, provincia di Damasco, 11 maggio 2012
traduzione dal francese di Mario Villani

I Cristiani di Qara sono tra i fondatori del paese e sono circa 500 su una popolazione di 25.000 (gli altri sono sunniti). Malgrado siano una minoranza godono di notevole rispetto ed hanno sempre vissuto in armonia con i loro fratelli musulmani anche in forza del fatto che molte famiglie musulmane derivano da famiglie cristiane che hanno abbracciato l'Islam ai tempi dei Mamelucchi.

Dopo la caduta di Bab Amro e di altri quartieri di Homs e della sua provincia, molte famiglie di confessione sunnita si sono rifugiate a Qara dove gli elementi rivoluzionari le hanno alloggiate nei locali pubblici (scuole, moschee o centri culturali) o in abitazioni private. L'Igumena del Monastero di San Giacomo il Mutilato ha visitato queste famiglie e ne ha censite almeno seicento, almeno un terzo delle quali conta dei combattenti all'interno dell'“ Esercito Libero siriano”.

La presenza di queste famiglie “combattenti” ha rapidamente cambiato la gradevole quotidianità del villaggio di Qara. Sono stati commessi furti ed addirittura rapimenti per ottenere un riscatto, una “moda” che si sta diffondendo in tutta la Siria sia per rimpinguare le casse vuote della “rivoluzione” si per riempire le tasche di ex contrabbandieri che attualmente non possono proseguire i loro traffici illeciti a causa della vigilanza dell'esercito regolare. Questo è il caso dei villaggi che circondano quello dove ci troviamo: Yabrud, Nebek, Deir Attieh. Bande armate rapiscono i cittadini e voglio un riscatto per liberarli. Sono i capi dell'opposizione locale che fanno da intermediari tra i rapitori ed i famigliari delle vittime. Il riscatto varia da molti milioni di lire siriane (tra i venti e i quarantamila dollari) per i cristiani ad alcune centinaia di migliaia di lire siriane (tra i mille e i cinquemila dollari) per i musulmani. I rapitori appartengono a tribù bellicose dei villaggi di Flitta, Baqaa, Maret Yabrud o Yabrud. Spesso scoppiano risse armate tra di loro per la divisione del bottino o per conquistare la supremazia nella zona.

Noi abbiamo inoltre rilevato la presenza di persone straniere con un comportamento sospetto a Qara. Automobili con i vetri oscurati e senza targa circolano sia di notte che di giorno. I responsabili dell'opposizione sono divenuti più autoritari. Sembrano ormai armati ed hanno ricevuto divise nuove fiammanti dell'”Esercito Libero siriano”. Fanno il bello ed il brutto tempo. Dichiarano scioperi, decidono il coprifuoco o l'organizzazione di manifestazioni. Guai a quelli che non collaborano. Possono decidere di ucciderli come è successo ad un colonnello sunnita che è stato abbattuto a sangue freddo e di cui hanno proibito i funerali. Dicono che agiscono per proteggere la popolazione civile, come se fossero forze dell'ordine. In realtà creano un vuoto nella sicurezza che lascia spazio a banditi e terroristi.

Nonostante le dichiarazioni tranquillizzanti dei capi dell'opposizione locale abbiamo dovuto fronteggiare più volte dei tentativi di rubare i nostri raccolti o di far penetrare abusivamente delle mandrie nei terreni del convento per approfittare dei nostri pascoli. Ogni volta le risposte fornite dagli autori di queste prepotenze erano: “le cose non sono più come prima” o “le forze dell'ordine non possono darvi alcun aiuto, noi possiamo fare quello che vogliamo”. Molte discussioni sono state necessarie per dissuaderli dalle loro velleità. Un giorno però è arrivata la vendetta messa in atto per dispetto.  La nostra coltivazione di pioppi è stata completamente distrutta. Una mattina queste grandi e belle piante erano a terra tagliate. Dopo qualche mese la stessa sorte è stata riservata agli alberi della riserva naturale di cui noi ci occupiamo con il Ministero dell'Agricoltura. La ragione di questi gesti fornita dall'opposizione è stata: “il popolo non vuole che piantiate alberi dove deve portare a pascolare le greggi. Ora, la pianura intorno al paese ha milioni di ettari liberi per tutti.

Non abbiamo detto niente ed abbiamo pensato: “altri soffrono ben peggio di noi” .

Tuttavia la confusione in materia di sicurezza è arrivata al colmo proprio oggi. Appena ripresi dalla notizia dell'orribile attentato del 10 maggio che è costata la vita a decine di cittadini ed ha fatto centinaia di feriti ( il nostro fratello Jean Badouin che si recava proprio quel giorno all'aeroporto è passato sul posto appena prima dell'attentato e l'autobus della scuola greco-cattolica qualche minuto dopo) ecco che ci è arrivata la grave notizia dell'aggressione al caro Padre Georges Luis, parroco della Parrocchia greco cattolica di san Michele, nel centro di Qara.

All'alba dell'11 maggio uomini armati con il volto coperto sono entrati dal Padre Louis che dormiva in parrocchia. lo hanno minacciato con le pistole ed hanno chiesto le chiavi per ispezionare il luogo. Temendo che volessero introdursi nella chiesa il sacerdote ha cercato di negoziare pacificamente. Lo hanno legato e gli hanno ordinato di consegnare le chiavi. Di fronte alle sue esitazioni uno degli aggressori lo ha colpito alla testa con una bottiglia di vetro che si è rotta provocando a Padre Louis un grande taglio che sanguinava copiosamente. Uno degli aggressori lo ha deriso dicendo: “ti abbiamo impresso una croce sulla testa!”. La ferita infatti aveva la forma di una croce. Il sacerdote ha cercato di ragionare, ma ha ottenuto solo un violento pugno che gli ha spezzato un dente. Dopo aver rubato la cassa della Chiesa e il portafogli del prete, i banditi lo hanno obbligato con disprezzo a entrare nella stanza da bagno dove lo hanno bloccato sulla tavola del WC, gli hanno chiuso la bocca con nastro adesivo ed hanno cercato di strangolarlo con una canna per l'acqua, ma, come rispondendo ad un segnale, si sono allontanati prima di terminare l'opera. Il Padre ha impiegato più di due ore a liberarsi, poi, con le mani ancora legate ha potuto chiamare in aiuto uno dei parrocchiani. Questo lo ha portato da un chirurgo che ha suturato la ferita con cinque punti.

Un simile incidente sarebbe stato impensabile qualche mese prima. Gli slogan confessionali lanciati dalle catene televisive saudite e qatariote hanno finito con il trasformare i Cristiani – prima rispettati in forza del diritto alla protezione delle minoranze- in facili bersagli. Povera Siria. Gruppuscoli compaiono un poco dappertutto sapendo che, in forza della congiuntura attuale, le loro azioni resteranno impunite. Quando la notizia dell'aggressione si è diffusa il villaggio si è stretto intorno al Parroco. I responsabili religiosi e civili, cristiani e musulmani, hanno condannato l'aggressione. I capi dell'opposizione sono attesi domani in municipio per un incontro con l'Igumena del monastero. E' necessario evitare la rottura confessionale.

Sua Beatitudine Gregorio III Laham, Patriarca greco melchita d'Antiochia e dell'Oriente ci ha telefonato per esprimerci la sua profonda tristezza e paterna solidarietà. Dopo gli attentati criminali della vigilia che a Damasco hanno fatto una sessantina di morti e quattrocento feriti, sua Beatitudine, già scosso, si è molto emozionato informandosi dei dettagli dell'aggressione subita da Padre Louis. In questa occasione il nostro Patriarca ha dichiarato che “ il dramma nella nostra amata Siria è la dissoluzione della società, il banditismo e la mancanza totale di sicurezza. Questo è il sentimento della grande maggioranza dei cittadini siriani che non sanno più quale è un luogo sicuro per rifugiarsi. La violenza cieca e selvaggia colpisce ovunque. Gli elementi che costituiscono un pericolo per tutti, ma specialmente per i Cristiani e per le altre minoranza, sono il caos insidioso, l'opposizione incontrollabile ed armata fino ai denti e il banditismo. Sono tutti elementi che indeboliscono lo Stato e creano una situazione di paura e di terrore, condizioni psicologiche gravissime,  nella popolazione. In qualunque momento siamo nell'insicurezza totale. Oggi in Siria non è più una questione di rottura tra governo e popolazione. C'è anche un terzo elemento: il banditismo che regna e approfitta della situazione, che si nasconde dietro l'opposizione e sfrutta l'assenza delle forze dell'ordine e degli osservatori delle Nazioni Unite.”

Commentando il dettaglio della croce fatta dai malfattori, Sua Beatitudine ha detto: “Devo dirvi francamente che non ho paura dei musulmani, non ho paura degli islamisti, non ho paura del salafismo. Me la posso cavare con loro perchè so cosa devo fare. Ma davanti al banditismo sono completamente privo di ogni difesa”.

Abbiamo rivelato al Patriarca che le Forze dell'Ordine, contattate da dignitari sia cristiani che musulmani, esitano a venire a Qara perchè, come ogni venerdì c'è una manifestazione davanti alla grande moschea (situata a qualche metro dalla parrocchia), manifestazione inquadrata da uomini armati. Le Forze dell'Ordine non vogliono venire per non provocare uno spargimento di sangue tra la popolazione civile affrontando i miliziani.

Sua Beatitudine ha risposto: “Fin che il governo c'è deve governare: c'è una regola internazionale. Non si può impedire ad un governo di governare. Non si può impedire ad un governo di proteggere i cittadini. E il governo non può rinunciare a questa incombenza. La rivoluzione, mettendo l'opposizione contro il governo lo ha paralizzato. Si dirà che non c'è più un governo. Il governo siriano è legato e imbavagliato a causa della politica internazionale a causa di accuse continue, formulate senza alcuna inchiesta seria, di perpetrare massacri e bombardare la popolazione civile, quando invece gli atti barbari commessi dagli insorti sono passati sotto silenzio. Per questa ragione la gente chiede soccorso. Domandano che qualcuno l'aiuti. C'è un governo, un governo legittimo e deve governare. Si deve aiutare il governo. Se un giorno cadesse il governo non ci sarebbe niente da fare. In quel vuoto ci sarebbe un'alternativa vivibile? Sfortunatamente noi vediamo una volontà internazionale di esacerbare le differenze e provocare conflitti in Siria. Armando e appoggiando in diversi modi delle forze incontrollabili si spinge il paese verso una ancor maggiore violenza, ancor maggiore terrorismo, ancor maggiore spargimento di sangue. Io mi rivolgo alla comunità internazionale: salvate la Siria. Salvate questo esempio di convivenza tra Cristiani e Musulmani. Per quelli a cui essa è preziosa io grido: salvate la presenza cristiana in Siria. I drammatici avvenimenti spingono i Cristiani all'esodo per la paura del caos e del banditismo.”

Sua Beatitudine ha terminato con una preghiera: “Damasco, la più antica capitale del mondo, ha accolto il persecutore Saulo. Tra le sue mura si è trasformato in Paolo, Apostolo delle Nazioni. Damasco è il luogo dell'incontro con la Persecuzione. Con l'aiuto del Cielo, di Colui che è risuscitato dai morti e non ha mai accettato la nostra rovina, Damasco può ridivenire il luogo della conversione, della trasformazione interiore e della grande riconciliazione. Signore guardaci dal Cielo è agisci spinto dalla Misericordia. Tu, l'Amico degli uomini

Questi avvenimenti devono far riflettere tutti gli uomini di buona volontà: un Paese è destabilizzato da insorti che accettano tra le loro fila banditi e terroristi. Essi instaureranno uno Stato di non diritto con conseguenze disastrose e drammatiche per la popolazione civile. Come restare a braccia conserte?

 Centro Cattolico d'Informazione Vox Clamantis Diocesi greco-cattolica di Homs

sabato 12 maggio 2012

TG1 - I servizi di Monica Maggioni

Mood: "Qui non deve arrivare altra violenza.Bisogna trovare la via del negoziato"

10 maggio: Violente esplosioni a Damasco causano decine di morti, tra cui molti studenti e civili che si recavano al lavoro. Tra le vittime dell'attentato terroristico intero scuolabus, non certo il numero dei bambini vittime, perché i corpi sono fatti a pezzi.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ed540115-b843-4e41-8348-848667be32d5-tg1.html#p=0

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ef07a39e-cd23-4603-a86d-d99c80e7cb66-tg1.html#p=0
Gen. Mood: The explosions cause but the more of suffering to the SyriansGeneral Robert Mood, Head of the UN Observers Mission to Syria, offered his heartfelt condolences to the Syrian people and to the bereaved families of the victims.
Gen. Mood, in a press statement at the site of the two explosions, called on all those who stand behind these explosions, whether they are inside Syria or outside, to realize that such explosions cause but the more of suffering to the Syrians, and that they should stop these heinous acts and give a chance to the Syrians to go forward in a peaceful direction without having the innocents being killed.

"I ragazzi dell'opposizione pacifica oggi erano sgomenti: qualcuno ha interesse che la Siria diventi un campo di battaglia. Qualcuno, con l'esplosivo, sta scipppando la loro rivolta."
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-1248525e-12d4-40ad-b101-31b3ffe6783a-tg1.html

12 maggio: "a Homs ci sono anche i guerriglieri che provengono da altri Paesi; ricevono armi ed esplosivi da fuori e fino a Damasco la loro azione insanguina la Siria."


Ora attentati contro i cristiani

Agenzia Fides 12/5/2012
Attentato contro un parroco cattolico in provincia di Damasco
Grave attentato contro padre George Louis, parroco della chiesa greco cattolica di San Michele, nel centro storico di Qara, in provincia di Damasco.
Cristiani cacciati da Hama
Una notizia preoccupante giunge all’Agenzia Fides dalla provincia di Hama, a Nord di Homs: uomini armati hanno espulso tutte le famiglie cristiane del villaggio di Al Borj Al Qastal, in provincia di Hama. La notizia, diffusa da alcune agenzia internazionali, è confermata all’Agenzia Fides da fonti della Chiesa locale. Le fonti riferiscono che bande armate – nelle milizie del composito Esercito di liberazione siriano – sono penetrate nel villaggio, cacciando tutte le famiglie cristiane, prendendo possesso delle abitazioni e trasformando la chiesa del luogo in quartier generale militare. Il villaggio di Al Borj Al Qastal si trova nella provincia di Hama e accoglieva circa 10 famiglie cristiane, ora sfollate, vittime innocenti del conflitto in corso. (PA)
(Agenzia Fides 12/5/2012)

RIVENDICAZIONE ATTENTATI:
Beirut, 12 mag. (Adnkronos/Aki) - Un gruppo terroristico legato ad al-Qaeda ha rivendicato il doppio attentato di due giorni fa a Damasco, che ha fatto almeno 55 morti e quasi 400 feriti. Con una nota diffusa sul web, il Fronte al-Nusra per la protezione dei popoli del Levante afferma che le esplosioni di giovedi' sono state un atto di rappresaglia contro il regime, che continua a bombardare aree residenziali in tutto il paese. "Diciamo al regime di fermare questo massacro di sunniti o dovra' farsi carico delle conseguenze", si legge nella dichiarazione rilanciata dal sito Syria Politic.

venerdì 11 maggio 2012

Attentati a Damasco: la nostra Rassegna Stampa

Da diversi organi di Stampa la lettura dei tragici attentati
( 60 morti, 395 feriti)

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE DELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE, P. FEDERICO LOMBARDI, A RIGUARDO DEGLI ATTENTATI DI IERI IN SIRIA
Davanti ai tragici attentati che ieri hanno insanguinato le strade di Damasco non si può che esprimere una ferma condanna e la commossa vicinanza del Santo Padre e della comunità cattolica alle famiglie delle vittime. Questi attentati dovrebbero spingere tutti ad operare una svolta per un rafforzato impegno nel dare attuazione al Piano Annan, che è stato accettato dalle parti in conflitto. Gli attentati di ieri attestano inoltre che la situazione in Siria richiede un impegno congiunto e deciso da parte di tutta la comunità internazionale perché si ponga in atto quel Piano e al più presto siano inviati altri Osservatori. È sempre più attuale l’appello formulato dal Santo Padre il giorno di Pasqua: Occorre intraprendere senza indugio la via del rispetto, del dialogo e della riconciliazione.
http://press.catholica.va/news_services/bulletin/news/29175.php?index=29175&lang=it


SIRIA/ Khalil Samir: dopo le bombe si avvicina l’incubo della guerra religiosa
.....  Come uscire da questa spirale di violenza?
Le possibilità sono due: o si continua a combattere e il più forte vincerà, o si passa alla diplomazia. La prima soluzione significa che la guerra continuerà senza tregua, dal momento che il Governo, forte dei suoi armamenti, continuerà a combattere. Questo incita l’opposizione a richiedere l’aiuto di Governi contrari al regime di Bashr Al Assad, in particolare l’Arabia Saudita o il Qatar che sono pronte ad intervenire. Il risultato però non cambia e vuol dire migliaia di persone morte per le strade. E’ un’assurdità e va contro lo stesso popolo siriano.
Se i ribelli, continuando a combattere, dovessero far cadere l’attuale dittatura?
Non c’è garanzia che un nuovo governo sia sinonimo di democrazia, poiché chi ha accettato il principio di difendersi con la violenza finirà per usarla e accettarla anche in futuro.

Strage a Damasco: diluvio di menzogne parlare ancora di rivolta popolare contro l'oppressione della dittatura, perchè l'ha superata
......
Che grande responsabilità è dei nostri paesi, che non sanno più che cos’è la moralità, la pietà ed il bene comune. Mi domando come qualcuno può ancora affermare che la pace si costruisce così.
La giustizia può partire solo da un tessuto sociale incline al cambiamento, nell’unità, alla valorizzazione. E’ evidente che la stragrande maggioranza del popolo siriano, è considerata dall’opposizione armata come insignificante perché non usa le armi , per questo è al di fuori della storia che conta, della storia in cui si raccontano soprattutto le guerre. Così in Siria chi non è a favore della lotta armata è contro la democrazia e quindi non è degno di vivere: non si è solo contro Assad ma anche contro idee diverse dalle proprie, contro appartenenze politiche o religiose differenti, ostili ad un diverso modo di concepire il perseguimento della democrazia.
Chi ragiona ed agisce in questo modo violento non può essere ancora legittimato a dire ancora che persegue la giustizia e la democrazia. Non c’è nulla di vero e di sostanziale in in una simile affermazione! Perché se è l’uomo la prima cosa che i diritti devono salvaguardare, perché mai si può trattare l’uomo come carne da macello, sacrificabile? Non si può dire ancora che ‘ la colpa è del cattivo’, non si può essere così ipocriti!
... La domanda è semplice : come si può dire di voler arrivare ad una soluzione pacifica e riempire la Siria di armi ?


Nunzio Apostolico Zenari: impegno internazionale contro le forze ostili alla pace
... L’impressione è che gli attentati compiuti ieri siano strumento di una forza che intende compromettere gli sforzi di pace portati avanti in questo momento e su cui tanta speranza è stata riposta dalla popolazione... Tutti noi dovremmo però ricordare che in discussione non c’è soltanto la pace in Siria, e che quanto avviene in questo paese può avere effetti e conseguenze sull’intera regione”....
http://www.misna.org/copertina/nunzio-apostolico-alla-misna-impegno-internazionale-contro-forze-ostili-a-pace-11-05-2012-813.html
...
D. – Sappiamo che in Siria continuano ad arrivare armi. Fermare questo commercio potrebbe già portare a qualche risultato...
R. – Anche qui la comunità internazionale deve sentirsi impegnata a fermare un eventuale traffico di armi, perché è chiaro che se arrivano le armi, arriva la violenza e quindi arriva il sangue. Bisogna cercare quindi una soluzione negoziata di questo conflitto. Vorrei anche chiudere, per non finire sotto questa cappa di piombo sotto la quale viviamo in questi giorni, dicendo che bisogna cercare la speranza cristiana. Siamo nella città di Damasco, la città dove il giovane Saulo è stato convertito dalla luce di Dio. Dobbiamo avere fiducia in un’arma che è molto potente e che è l’arma della preghiera, l’arma della grazia di Dio: che possa toccare il cuore di tanta gente, di tanti persecutori dell’immagine di Cristo, perché ogni uomo porta in sé l’immagine di Dio. Quindi, che con quest’arma della preghiera, la comunità cristiana possa ottenere questa grazia del Signore: la conversione di coloro che trafficano armi, che hanno progetti di sterminio, di persecuzione e che possano sentire questa voce di Dio “Perché mi perseguiti?” In fondo, ogni uomo, ogni donna, ogni bambino porta questa immagine di Dio, che deve essere rispettata al massimo.

http://www.radiovaticana.org/IT1/articolo.asp?c=587226


«La Siria rischia di diventare come l’Iraq. Per colpa dell’Occidente»
«L’Occidente rischia di farci diventare un nuovo Iraq» dichiara ad Avvenire l’ex custode di Terra Santa e vicario apostolico di Aleppo, Giuseppe Nazzaro. «ma veramente l’Occidente, mi chiedo, vuole continuare un embargo contro un popolo che non ha alcuna responsabilità?».
Ribelli e governo siriano si sono accusati a vicenda sulla responsabilità degli attentati ma il vicario afferma accusando ancora l’Occidente: «I governi occidentali si chiedano in coscienza chi ha portato a questa situazione e perché si continua così. Chi pretende di portare la democrazia in Siria venga a vivere qua e allora si renderà conto con cosa hanno a che fare. L’Occidente colpevolizza solo una parte, i notiziari riportano solo i morti di una parte sola. Adesso si comincia a vedere che ci sono anche altri morti. Chi li ha fatti, il governo o l’esercito?».
Bruce Riedel, analista della Cia per trent’anni, in un’intervista a Repubblica conferma che «la Siria sta per diventare un nuovo Iraq. Il responsabile dell’attacco è Al Qaeda, con ogni probabilità. La sua specialità è infiltrarsi all’interno di società indebolite, vicine al fallimento, cioè quello che la Siria è diventata oggi. Ed è credibile ritenere che questa strategia sia in atto grazie ad elementi qaedisti arrivati dall’Iraq». Se l’analista della Cia però ritiene che per risolvere la situazione ci voglia un intervento esterno, Nazzaro è categorico: «Se non si prendono seriamente in considerazione entrambe le parti, non arriveremo a nulla. Se invece si impone una soluzione dall’esterno, l’effetto è controproducente. Noi non siamo sull’orlo di una guerra civile, ma rischiamo di diventare come l’Iraq. Per colpa dell’Occidente. C’è chi crede di sapere esattamente cosa avviene in tutti questi Paesi senza esserci mai stato». ..
http://www.tempi.it/la-siria-rischia-di-diventare-come-liraq-per-colpa-delloccidente

SIRIA: Riflessioni dal vicino Libano
di LUCA PAOLO CIRILLO
Continuano le esplosioni, continuano le morti. Il gioco si ripete: il governo accusa gli insorti, gli insorti accusano il governo. Ma cosa accade in Siria? Di chi è questa rivoluzione? Una possibile risposta arriva dal Libano

Come finirà in Siria?
Continuano le violenze nelle città, ma a fare paura è l'aumento del numero degli stranieri arrivati in Siria per combattere per la democrazia.

 SIRIA - Report del viaggio di Joe Fallisi


Gregorios III: «Voi, complici dell’orrore in Siria»
Maurizio Blondet 12 Maggio 2012
«Ma quale rivoluzione, non c’è più rivoluzione, non ci sono più manifestazioni; c’è solo criminalità e il mondo intero rifiuta di riconoscerla». Davanti all’immane strage nel centro di Damasco, con oltre cinquantacinque morti e 400 straziati, fra cui bambini che andavano a scuola, Gregorios III – il patriarca greco-cattolico di rito melchita, la cui sede è Damasco – lancia il suo grido esasperato, e solitario.
Non è solo l’atrocità inaudita dell’eccidio, l’evidenza di una mano straniera (non è certo facile, di questi giorni, far arrivare mille chili di esplosivo nel centro della capitale), ma l’evidente malafede dei governi e dei media occidentali a disgustare l’alto prelato. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha «condannato il gesto», invitando «entrambe le parti» a rispettare il cessate il fuoco. Ovviamente le fonti dei cosiddetti ribelli e il regime si scambiano accuse: questo accusa «terroristi pagati dall’estero», secondo i primi è stato il regime a farsi da sè l’attentato, quando è evidente che il bersaglio era l’edificio di dieci piani dove ha sede una parte dell’intelligence militare. Il fatto disgustoso è che i media riportano equanimi le due versioni, come se avessero ugual peso. ....
http://effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=135&aid=82251

giovedì 10 maggio 2012

ATTENTATI: LE VOCI DA DAMASCO

da MISNA - 10 maggio 2012

“CIVILI BERSAGLIO DI UNA VIOLENZA CIECA”, UNA VOCE DA DAMASCO
“Mi dica lei che ragioni e che giustizia si possono invocare quando si uccidono brave persone che vanno a lavorare, donne inermi e persino bambini, che entravano a scuola. Questa è una guerra contro il buon senso, contro la pace, contro tutto il popolo siriano. E noi, la gente normale, siamo le vittime”: grida, la voce rotta dall’emozione, una religiosa francescana raggiunta dalla MISNA a Kfar Sousseh, il quartiere a sud di Damasco teatro, questa mattina, di un duplice attentato.
Secondo la televisione di stato, le esplosioni avvenute poco dopo le otto di mattina, avrebbero provocato almeno 50 morti e 170 feriti. Le immagini mostrano veicoli in fiamme, detriti e due enormi crateri nel punto in cui si sono verificate le detonazioni. Immancabile, subito dopo il diffondersi della notizia, il botta e risposta tra il governo siriano e i movimenti di opposizione, che si accusano a vicenda dell’attentato.
“Ormai non ci chiediamo più da che parte stia la ragione o il torto. Non c’è più ragione, per nessuna delle fazioni in lotta. Un regime che pretende di sopravvivere a qualsiasi costo e un movimento di banditi, criminali, che nasconde dietro gli slogan per la democrazia i soldi e le armi provenienti da alcuni dei regimi più illiberali del Golfo” dice ancora l’interlocutrice della MISNA, la cui voce è sovrastata dalle sirene delle autoambulanze
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http://www.misna.org/altro/civili-bersaglio-di-una-violenza-cieca-una-voce-da-damasco-10-05-2012-813.html


PATRIARCA MELKITA LAHAM, “BARBARIE SENZA PRECEDENTI, IL MONDO DICA BASTA”
“Eravamo in preghiera nella cappella della cattedrale quando un forte boato ha mandato in frantumi tutti i vetri. Le mura della sala sono state come scosse da uno spostamento d’aria improvviso, abbiamo pensato a un terremoto”: è ancora incredulo monsigonr Gregorios Laham III, patriarca dei greco-melkiti di Antiochia e di tutto l’Oriente mentre descrive alla MISNA gli attimi di terrore che hanno accompagnato questa mattina il duplice attentato nella capitale siriana.
La cattedrale di Bab Sharqi, alla fine della ‘via Recta’, che conduce alla cappella di Anania (il martire cristiano che fece recuperare la vista a San Paolo, ndr) si trova a due forse tre chilometri dal luogo dell’esplosione che ha causato finora, secondo un bilancio provvisorio, almeno 55 morti e oltre 300 feriti.
“Alla televisione hanno mostrato le immagini di un immenso cratere, automobili e palazzi divelti, sangue dappertutto. Il pullmino dei bambini che vengono a scuola da noi era passato per quella strada appena 10 minuti prima. È un miracolo che non siano rimasti coinvolti” racconta il religioso, presidente dell’assemblea della gerarchia cattolica in Siria, condannando “un atto di barbarie senza precedenti in Siria, che ha mostrato il vero volto delle forze che si agitano dietro quest’assurda guerra di propaganda”.
La voce del patriarca, scossa dall’emozione nel giorno del peggior attentato della storia recente del paese si leva anche contro il mondo che “non ascolta le grida di angoscia del popolo siriano”.
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http://www.misna.org/altro/patriarca-melkita-laham-barbarie-senza-precedenti-il-mondo-dica-basta-10-05-2012-813.html


CARICHI DI ARMI SOSPETTI, LIBANO CROCEVIA DI TRAFFICI VERSO SIRIA
Prima la Lutfallah II bloccata alla fine di aprile in un porto vicino la città libanese di Batroun con tre container di armi, probabilmente destinate all’opposizione siriana in conflitto con il regime di Bashar Al Assad; ora un’auto intercettata a Tripoli, sempre nel nord del Libano, con migliaia di caricatori.
Per la prima vicenda le autorità libanesi hanno fermato i componenti dell’equipaggio, di varia nazionalità, e hanno alla fine accusato 21 persone di traffico internazionale di armi. Tra gli accusati ci sono libici, siriani, libanesi, egiziani e indiani riferiscono i media libanesi. L’accusa, da dimostrare, riguarda in particolare il trasferimento illegale di un grosso quantitativo di armi dalle coste libiche a quelle libanesi.
Secondo il quotidiano libico in lingua inglese ‘Libya Herald’, un numero imprecisato di combattenti libici è effettivamente impegnato attualmente all’interno dei confini siriani contro le truppe regolari di Damasco. “E ci sono anche notizie da verificare – scrive lo stesso giornale – di armi trasferite attraverso pescherecci libici in Libano e da qui in Siria a disposizione dei ribelli”.
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mercoledì 9 maggio 2012

Il cristianesimo ad un bivio in Medio Oriente

Intervista con padre Samir Khalil Samir, S.I., islamologo ed esperto di cultura araba
lunedì, 7 maggio 2012 (ZENIT.org)
In collaborazione con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Mark Riedemann ha intervistato per Where God Weeps (Dove Dio Piange) padre Samir Khalil Samir, S.I., professore di Storia della Cultura araba e di Islamologia a Roma e a Beirut, ed esperto nel dialogo interreligioso.
Vorrei delineare un panorama della situazione dei cristiani in Medio Oriente. Di che cifre stiamo parlando? E quali sono le diverse esperienze che vivono i cristiani nei vari Paesi del Medio Oriente?
Padre Samir Khalil Samir. È difficile dare delle cifre esatte. Direi all’incirca 16 milioni. Il numero più alto è in Egitto, dagli 8 ai 10 milioni circa. Il patriarcato dice che sono molti di più, mentre il governo afferma che sono molto di meno. In Libano si registra la più grande percentuale di cristiani sul totale della popolazione, anche se è un numero ridotto, circa 2 milioni. Poi ci sono cristiani in Siria, Giordania, Palestina e Iraq: è la regione dove ci sono i cristiani nativi. Al di fuori dell’Egitto, la presenza più numerosa di cristiani è nella penisola arabica: si tratta di filippini, srilankesi ed indiani...
Possiamo dire che questa situazione rispecchia quella presente in molti Paesi del Medio Oriente?
Padre Samir Khalil Samir: No, non tanto, ma senz’altro è così nella penisola arabica. Mi riferisco a questi Paesi dove il cristianesimo era presente già prima dell’Islam, come Egitto, Siria, Libano, Giordania e Palestina; in Egitto la situazione è la peggiore. Dall’altro lato c’è il Libano, che non è un Paese islamico. È un Paese arabo. È l’unico Paese, che non è musulmano ma un Paese religioso, dove cristiani e musulmani sono uguali. Questo significa che riconosciamo che la religione è una parte essenziale della società, del sistema e dello Stato. Nel Parlamento libanese ci sono 64 cristiani e 64 musulmani, cristiani di varie denominazioni e musulmani di tre o più denominazioni.
Sarebbe dunque un modello di convivenza...
Padre Samir Khalil Samir: …e fra questi estremi ci sono Paesi come la Siria e l’Iraq del passato, che pretendono di essere Paesi laici e governati da un partito politico, il Partito Baath, come ancora è il caso in Siria. Lo Stato è consapevole della tua religione ma sei libero e la politica non cambia. Il presidente della Siria è certamente un musulmano, ma il sistema è laico.
Tuttavia non c’è libertà di religione ma solo libertà di culto.
Padre Samir Khalil Samir: Sì, ma non è così grave. Un musulmano può convertirsi ma non è facile a causa della pressione familiare e sociale e non perché c’è una legge o così è previsto nella Costituzione: questa è la differenza. In Egitto sarai punito perché la shari’a è la base della Costituzione egiziana. La stessa situazione della Siria si riscontra in Giordania. Il re e il regno sono aperti di mente specialmente verso i cristiani e infatti accolgono i cristiani con grande stima. I cristiani, per la maggior parte latini, appartengono alle tribù arabe. Significa che non si può dire che sono occidentali. Parlano come i beduini, sono d’altronde arabi.
   lettura completa della prima parte dell'intervista : http://www.zenit.org/article-30545?l=italian

SECONDA PARTE: ....
L’esodo viene ulteriormente incentivato dalla realtà di violenza, dalla guerra in Iraq, dalla situazione in Palestina, che sta provocando una ulteriore radicalizzazione tra i musulmani e di conseguenza una ulteriore pressione sui cristiani?
Padre Samir Khalil Samir: Sì ma darò un esempio per mostrare che è possibile fermarlo. Prenderò come esempio il Libano. Mi ricordo che circa 10-15 anni fa l’Hezbollah (Il partito di Dio, degli sciiti libanesi, ndr) voleva una società islamica secondo modello iraniano. Dicevano persino di dipendere più dall’Iran che dal Libano. La grande figura dell’islam sciita in Libano era in quel momento l’Imam Chamseddine (Imam Shaykh Muhammad Mahdi Shams ad Din), morto tre anni fa. Chamseddine, nella biografia che ha dettato durante l’ultima settimana di vita, ha dichiarato: “Ero convinto che una società islamica era ideale ma adesso, dopo 10-15 anni, devo ammettere che la società come è oggi, in Libano, è migliore, perché i cristiani danno un contributo, un altro approccio al nostro modo di convivere”. L’Hezbollah, per qualche altro motivo, ha detto la stessa cosa, cioè che non vogliono una società islamica. Questo è dunque è il mio punto di vista: è possibile fermare questa tendenza nel mondo arabo e mostrare ai musulmani, che noi cristiani siamo un’opportunità per loro per crescere in una società più aperta. Se vogliono, possiamo lavorare insieme a loro.
La domanda è proprio questa: lo vogliono? In seno alla società musulmana è emerso un nuovo termine, che è “islamista”. Quale è la differenza tra un musulmano ed un “islamista”?
Padre Samir Khalil Samir: Questa parola vent’anni fa era sconosciuta. In arabo distinguiamo chiaramente tra muslim, che significa musulmano, e islami, che è un neologismo, perché si tratta di una nuova realtà. Islami, plurale islamiun, indica coloro che hanno l’intenzione di islamizzare la società, che è legato al salafismo. Il termine deriva da salaf, cioè gli antenati: vogliono tornare agli antenati, cioè al primo islam, che nessuno sa come era... ma lo possiamo immaginare.
  lettura completa dela seconda parte: http://www.zenit.org/article-30555?l=italian

venerdì 4 maggio 2012

Messaggio dei Vescovi siriani. Parte 2, documentazioni

1-L’assemblea dei Vescovi (con 7 assenti) rilancia la riconciliazione e invita al voto
Aleppo (Agenzia Fides) – Il conflitto e la violenza in corso in Siria hanno avuto un forte impatto anche sull’Assemblea dei Vescovi cattolici della Siria, conclusasi nei giorni scorsi ad Aleppo. Come riferito all’Agenzia Fides, su 17 Presuli della Conferenza (che riunisce i Vescovi cattolici di tutte le confessioni e riti) ben 7 erano assenti e non hanno potuto raggiungere Aleppo per motivi di sicurezza. Mancavano i Vescovi di Homs, città martoriata dal conflitto, che si sono rifugiati in piccoli paesi sulle montagne, e alcuni Vescovi del litorale. Le strade infatti, nonostante il cessate il fuoco dichiarato, sono infestate da bande di miliziani e gli spostamenti restano molto pericolosi.
http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39015&lan=ita

2- La Chiesa: speranza per una “missione Onu credibile”
Aleppo (Agenzia Fides) – “La nostra speranza è che la missione degli Osservatori Onu sia credibile, equa, indipendente e agisca da calmiere sulla situazione. Invitiamo tutte le parti in lotta ad accettare gli Osservatori Onu, che vengono senza interessi particolari, e a facilitare il loro lavoro. Speriamo che nessuno ‘abbia timore’ del loro lavoro”. È l’appello lanciato attraverso l’Agenzia Fides da Mons. Giuseppe Nazzaro, OFM, Vicario Apostolico di Aleppo, che esprime gli auspici della Chiesa siriana sulla missione degli Osservatori Onu.
 http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=39016&lan=ita

3-Vicario Apostolico di Aleppo: massacro degli studenti provocato da infiltrati libici e turchi
Aleppo (AsiaNews)-  Mons. Giuseppe Nazaro racconta i retroscena dell'assalto dell'esercito contro l'università, costato quattro vittime. Da mesi i militanti stranieri tentato di influenzare gli universitari dell'Ateneo. Lo scopo è portare la violenza anche ad Aleppo, unica città rimasta al di fuori delle violenze fra ribelli e regime. Le manipolazioni dei media.
  "L'università di Aleppo è piena di infiltrati libici e turchi che da mesi tentano di portare dalla loro parte i giovani siriani. Questa gente è armata e ha provocato l'esercito che ha risposto con la forza ". È quanto afferma ad AsiaNews, mons. Giuseppe Nazaro, Vicario apostolico di Aleppo sull'assalto delle forze di sicurezza al dormitorio universitario, costato la vita a quattro studenti. Il prelato francescano vive a soli 150 metri dall'università e ha vissuto in diretta l'attacco avvenuto il 2 maggio nel corso di una manifestazione di oltre 1500 universitari contro il regime. Secondo il racconto di alcuni testimoni, i militari hanno inseguito i giovani dentro le loro camere e arrestato oltre 200 persone. Per evitare nuove tensioni le autorità hanno chiuso l'Ateneo fino alla fine dell'anno accademico.
"Aleppo è l'unica città che non si è rivoltata contro Assad - spiega il vescovo - in questi mesi vi sono state solo manifestazioni sporadiche, la popolazione non vuole la violenza". Mons. Nazaro sottolinea che "per portare anche nella nostra città un clima di violenza e caos i militanti islamici tentano di influenzare i giovani a compiere atti sconsiderati e pericolosi, che mettono in pericolo tutta la popolazione".
Dopo i fatti del 2 maggio anche ad Aleppo si vive un clima di tensione e violenza. Nell'università studiano oltre 40mila studenti provenienti da tutto il Paese. Molti di loro non possono tornare a casa a causa della guerra. Mons. Nazaro racconta che i conventi e le parrocchie hanno aperto le loro porte a centinaia di ragazzi. "Nella nostra residenza - afferma - si sono rifugiate circa 20 ragazze, cristiane e musulmane, fuggite dai loro dormitori dopo il blitz dell'esercito. Esse si aggiungono alle altre 40 giovani studentesse ospitate nel nostro studentato".
Il Vicario apostolico afferma che la situazione sta precipitando: Turchia, Libia e altri Paesi musulmani stanno inviando militanti e armi per sostenere la guerra contro Assad. Ciò ha creato una situazione che rende impossibile qualsiasi iniziativa di cessate il fuoco e riconciliazione. "Chi ne fa le spese - afferma - è la popolazione, che non potrà sopportare a lungo questo clima di violenza e crisi economica".
Secondo il prelato la maggior parte delle informazioni diffuse dai media occidentali sono false o manipolate. "Giornali e organi di stampa - spiega - utilizzano solo le notizie pubblicate da al - Jazeera e da altri media arabi finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Essi sono fra i principali sostenitori dei ribelli siriani e il loro unico interesse è creare il caos per far cadere il regime di Assad".
http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-Apostolico-di-Aleppo:-massacro-degli-studenti-provocato-da-infiltrati-libici-e-turchi-24665.html

4- Cristiani sotto assalto: colpita l'antica Chiesa di Santa Maria della Sacra Cintura di Homs
Titolo originale: “Christianity Under Assault in Syria: Saint Mary Church of the Holy Belt Damaged”
Homs, Siria (MECN) – La Siria è la patria di antiche civiltà, contenente reliquie antiche e rovine risalenti alle prime civiltà umane conosciute. Insieme ad avere queste caratteristiche, la Siria è anche parte della Terra Santa, o come direbbe qualcuno, la Terra Santa fa parte della Siria. Gesù Cristo parlò un linguaggio antico siriano – aramaico, da Aram, un antico nome per la Siria. I siriani parlano ancora l’aramaico in alcuni villaggi e nelle chiese, e il vocabolario aramaico ha influenzato il loro dialetto arabo, la lingua nazionale del post-indipendenza della Siria. Tra i tanti tesori storici c’è la Chiesa di Santa Maria della Sacra Cintola (in arabo: كنيسة أم الزنار; Um az-Zinnar), chiamata per la sua preziosa reliquia – la ‘cintura di Maria’, la madre di Gesù. La Chiesa è una vecchia chiesa siro-ortodosso, situata nel cuore della città di Homs. La chiesa fu costruita su una chiesa sotterranea risalente al 50 d.C., che la rende tra le più antiche al mondo. E ‘anche la sede dell’arcivescovado siro-ortodossa.
Tra il 24-25 febbraio 2012, l’antica chiesa è stata danneggiata da milizie armate che combattono il governo di Homs. Secondo Issam Bishara, il Catholic Near East Welfare Association (CNEWA) direttore regionale per il Libano, Siria ed Egitto, in dichiarazioni rese al National Catholic Reporter , le milizie usano deliberatamente i cristiani e le luoghi sacri cristiani come scudi e stanno deliberatamente provocando danni sia a persone che a cose:
La Chiesa di ‘Santa Maria della Sacra Cintola’ (St. Mary Church of the Holy Belt) è situata nel centro di Homs, quella che è chiamata la cosiddetta “Città Vecchia”, ed è la sede dell’Arcidiocesi siro-ortodosso di Homs. La maggior parte delle chiese e arcivescovadi di altre confessioni sono concentrate nella stessa zona circostante (Hamidiya, Boustan el Diwan, ecc), e in questo ultimo trimestre è stato oggetto di scontri militari tra le milizie e le forze governative. I miliziani per la maggior parte di questo periodo di tempo hanno usato le chiese e i cristiani come scudi per proteggersi dai bombardamenti. E ‘inoltre importante ricordare che alcune icone all’interno delle chiese sono state danneggiate appositamente dalle milizie.
Questi fatti suggeriscono che i cristiani sono stati usati come scudi umani e le loro case, chiese e quartieri vengono utilizzati dai militanti in quello che alcuni suggeriscono una strategia di guerriglia deliberata, dove i militanti riescono a guadagnare sia copertura per attaccare le forze governative impunemente o riescono ad aizzare i cristiani contro il governo per la loro rappresaglia e la intimidazione diretta verso di loro. Tuttavia, Bishara ci rivela una terza cosa , e cioè che i cristiani sono in fuga e sono invitati dal loro clero ad astenersi dal prendere posizione, sia contro il governo o contro i gli insorti e stanno sostenendo una soluzione pacifica tra tutte le parti. Un anno fa, la popolazione cristiana in Homs era 160.000, ma come risultato della violenza, quel numero si è ridotto a soli 1.000 cristiani.
(…) Proprio nella città di Homs, 200 cristiani sono stati uccisi e molte famiglie cristiane sono già state martirizzate per la loro fede, per la loro fedeltà al loro paese, e non per essersi schierate con gli estremisti.
http://www.vietatoparlare.it/2012/05/03/le-milizie-anti-assad-usano-quarteri-cristiani-campi-di-battaglia/


giovedì 3 maggio 2012

Messaggio dei Vescovi siriani sulla situazione del Paese

Relazione finale dell'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria
Arcidiocesi maronita di Aleppo - 25 aprile 2012

L'Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria ha tenuto la sua riunione ordinaria primaverile ad Aleppo presso la sede dell'Arcivescovo maronita il 25 aprile 2012, presieduta dal suo Presidente, patriarca greco-cattolico melchita Gregorios III. Inoltre vi hanno preso parte il patriarca siro-cattolico Ignatius Joseph III (Younan), l'arcivescovo Mario Zenari, Nunzio Apostolico in Siria e Vescovi cattolici in Siria.

I Padri hanno esaminato la situazione in Siria alla luce degli attuali eventi dolorosi. Hanno discusso dei problemi pastorali riguardanti la vita e la missione sociale della Chiesa nelle difficili condizioni in cui versano alcune regioni del paese. Hanno rilasciato la seguente dichiarazione:
1-    Noi siamo a fianco del nostro popolo siriano, nella ricerca di una vita dignitosa, dell' unità nazionale, della solidarietà fra tutti i diversi gruppi che costituiscono le realtà sociali, religiose e nazionali, nel perseguire un diffuso, efficace processo di riforma che deve essere effettuato sul campo, nei servizi e nella sfera politica, sociale e culturale, coordinando gli sforzi di tutti i siriani - governo, partiti, opposizione costruttiva, specialisti - nel quadro di unità nazionale e partecipazione attiva al dialogo nazionale (assolutamente indispensabile per qualsiasi riforma e senza il quale essa rimarrebbe una speranza vana), riconoscendo che questo è il modo migliore per sfuggire al ciclo della violenza e della repressione. Lo Stato ha chiamato al dialogo e noi invitiamo tutti i partiti nazionali, in patria e all'estero, a costruire una nuova multi-partitica democratica Siria.  Noi incoraggiamo inoltre tutti a partecipare pienamente alle elezioni libere ed eque per l'Assemblea Nazionale il 7 maggio prossimo, per esprimere la volontà popolare.
2-    Il Signore Dio stesso ha iniziato il dialogo con l'umanità attraverso la rivelazione divina nella Sacra Scrittura, chiamandola a partecipare alla vita. Gesù Cristo è venuto su questa terra "perchè essi (uomini e donne) abbiano la vita, e possano averla in abbondanza." Perciò la Chiesa parimenti chiede la riconciliazione e il dialogo tra lo Stato e tutti gli elementi del paese,  per ricostruire la fiducia, l’ apertura agli altri e il rispetto per le diverse  opinioni di carattere politico, religioso e intellettuale.
3-    La violenza ha superato ogni limite. Possiamo solo fare un appello forte e con enfasi a tutte le persone di coscienza di tornare alla propria ragionevolezza e abiurare tutto ciò che è distruttivo della vita umana e nazionale. Condanniamo fermamente ogni tipo di violenza da qualunque parte provenga. Chiediamo ai civili pacifici di non essere coinvolti in conflitti politici, che il popolo non sia intimidito e terrorizzato da sequestri di persona, stragi, estorsioni e demolizione di case, il sequestro dei beni e l'imposizione di autorità con la forza e l'oppressione. Noi sosteniamo la missione dell'inviato delle Nazioni Unite Kofi Annan, in particolare nel suo aspetto umanitario per ritiro delle armi pesanti dai centri abitati. Ci battiamo per accelerare il ritorno dei rifugiati e degli sfollati alle loro case e il risarcimento delle vittime; ristabilire lo stato di diritto ed impiegare ogni sforzo per risolvere la crisi; l'impegno a intraprendere concrete riforme di governo e combattere la corruzione, in modo da garantire la partecipazione e la parità di diritti e doveri per tutti i cittadini.
4-    Siamo solidali con il dolore e la sofferenza di tutti i cittadini, siano essi civili o militari, colpiti dagli eventi e dal ciclo doloroso della violenza in diverse parti del paese nei tredici mesi passati. E 'naturale per noi avere in mente soprattutto i nostri fedeli Cristiani, che sono stati costretti a lasciare le loro case e le città o villaggi. A volte essi sono stati usati come scudi umani e i loro quartieri come campi di battaglia. Siamo al loro fianco nella loro situazione e assicuriamo loro che faremo del nostro meglio per tendere loro una mano soccorritrice, in particolare attraverso Caritas Siria e tutte le nostre istituzioni, per cercare di soddisfare i loro bisogni materiali, pastorali, sanitari e sociali. In realtà le Chiese hanno già avviato i loro programmi di soccorso. Vogliamo ringraziare in modo particolare il Santo Padre, Benedetto XVI per il suo gesto paterno nel contribuire attraverso Cor Unum alle necessità delle vittime degli eventi sanguinosi nel nostro paese. Ringraziamo anche gli individui e le istituzioni locali che hanno sostenuto questo servizio umanitario della Chiesa.
5-    Chiediamo la trasparenza delle informazioni a livello locale, così come abbiamo bisogno che i media internazionali siano obiettivi e fedeli nel riportare eventi e non distorcere i fatti. Facciamo anche appello alla comunità internazionale ed Araba a sostenere gli sforzi intrapresi per il processo di pace in Siria e nella regione nel suo complesso.
6-    Infine ci rivolgiamo ai nostri amati concittadini in Siria e soprattutto ai nostri fedeli Cristiani, esortandoli alla solidarietà, alla mutua assistenza e alla forza spirituale, per superare la crisi, sostenuti da sentimenti di speranza e di fiducia nella capacità  del nostro popolo di trovare soluzioni adeguate per la costruzione di una rinnovata Siria: volgendo in amore e fratellanza e facendo sentire il discorso della ragione al di sopra dello scontro e del tintinnio delle armi. Auguriamo loro, nella gioia della celebrazione della Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, di essere rafforzati dalla resurrezione nel loro cuore e attraverso di loro di essere testimoni di questa risurrezione.
Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria, 25 aprile 2012
http://www.pgc-lb.org/english/News3_final-repport-25april2012.html