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martedì 5 aprile 2016

Qaryatayn: 'Intorno alla memoria dei santi fiorirà di nuovo la vita di grazia'


Agenzia Fides 
5/4/2016

 A Qaryatayn, la città siriana da poco tornata sotto controllo dell'esercito siriano, i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) se ne sono andati lasciando macerie e devastazione nel santuario di Mar Elian, dove fin dai primi giorni di occupazione, nell'agosto 2015, avevano profanato brutalmente la tomba del Santo, per cancellare quello che anche ai loro occhi rappresentava il cuore del complesso monastico. Ma le reliquie di Mar Elian, sparse intorno al sepolcro del Santo, non sono andate perdute: potranno essere raccolte e ricomposte, e intorno a esse potrà di nuovo raccogliersi la vita e la devozione dei cristiani della regione. 

Sulle mura del monastero di Qaryatayn hanno scritto:
'I leoni del califfato sono venuti a divorarvi'
All'Agenzia Fides la notizia del ritrovamento viene confermata con commosso entusiasmo da padre Jacques Murad, il Priore della comunità monastica - affiliata al monastero di Deir Mar Musa al Abashi - che negli ultimi anni aveva fatto rifiorire l'antico Santuario del V secolo, collocato alla periferia di Qaryatayn. Padre Jacques Murad era stato lui stesso preso prigioniero da un commando di jihadisti che il 21 maggio 2015 aveva fatto irruzione nel santuario e lo aveva sequestrato, e ha potuto ritrovare la piena libertà soltanto lo scorso 11 ottobre. 

“Davanti a tutto quello che è successo e che sta succedendo” rimarca padre Murad “preferisco stare in silenzio, perchè oggi proprio il silenzio mi appare come la parola più giusta e adeguata”. Poi, con poche parole semplici, esprime il consolante sguardo di fede con cui lui e i suoi compagni hanno vissuto anche questo tempo travagliato. “Che le reliquie di Mar Elian non siano andate perdute” confida a Fides padre Jacques “è per me un segno grande: vuol dire che lui non ha voluto lasciare quel monastero e quella terra santa. Sappiamo che i santi sono in cielo, e noi possiamo sempre invocarli e chiedere il loro aiuto. Ricordo che il 9 settembre, nel giorno della memoria liturgica di Mar Elian, avevo celebrato la Messa con gli altri cristiani a Qaryatayn, mentre eravamo sotto il dominio del Daesh. Avevo detto loro: non è importante che il monastero sia distrutto, non è importante nemmeno che la tomba sia stata distrutta. L'importante è che portiate Mar Elian nel vostro cuore, dovunque andrete, anche in Canada, o in Europa, perchè lui vuole rimanere nel cuore dei suoi fedeli”. 

Adesso, la speranza cristiana di padre Jacques già assapora di veder rifiorire la carità di Cristo anche nel luogo da dove lui stesso e i suoi amici monaci erano stati strappati a forza: “ieri” racconta padre Murad all'Agenzia Fides “mi hanno mandato le foto delle ossa che hanno trovato intorno alla tomba devastata di Mar Elian. Negli anni passati, io stesso avevo fatto delle ricognizioni su quelle reliquie, così ho potuto riconoscerle subito da dei segni inconfondibili, come le parti di pelle mummificata che ancora rivestono una mano e i piedi”. 
Nella giornata di domani, un sacerdote della arcieparchia siro-cattolica di Homs, insieme a alcuni monaci di Dei Mar Musa, andranno a Mar Elian per verificare le condizioni in cui versa il santuario. “Ho chiesto loro” riferisce ancora a Fides padre Jacques “di raccogliere le reliquie e di portarle a Homs per custodirle. Sappiamo che il vecchio santuario è stato raso al suolo, che il sito archeologico è stato devastato, mentre la chiesa nuova e il monastero sono state incendiate e in parte bombardate. Quando, in futuro, torneremo a lavorare a Mar Elian, rimetteremo anche le reliquie del Santo al lor posto. Intorno alla memoria dei santi fiorirà di nuovo la vita di grazia. E sarà un grande segno di benedizione, per tutta la nostra Chiesa”.

http://www.fides.org/it/news/59755-ASIA_SIRIA_Nel_santuario_devastato_dai_jihadisti_ritrovate_le_reliquie_di_Mar_Elian_Padre_Jacques_Murad_cosi_il_monastero_rinascera#.VwPz7fmLSM8

martedì 23 giugno 2015

Tre segni di speranza di Maria per i cristiani d'Oriente

Un Paese intero, una città storica e perfino una moschea rendono omaggio alla Vergine Madre di Gesù

Alateia

Il 13 giugno 2013, il Libano si è consacrato al Cuore Immacolato di Maria. Questa settimana, oltre a celebrare i due anni di questo atto di consacrazione, il patriarca maronita Bechara Boutros Raï lo ha esteso a tutto il Medio Oriente.

In un'omelia coraggiosa e incisiva pronunciata alla presenza di più di 5.000 fedeli nella basilica libanese di Harissa, il patriarca ha denunciato i “mercenari che ricevono sostegno finanziario, politico e militare da Paesi orientali e occidentali”.

Come risposta ai “poteri del terrore”, Raï ha affermato: “Rinnoviamo la consacrazione del nostro popolo e della nostra patria libanese, come di tutti i Paesi del Medio Oriente, al Cuore Immacolato della Vergine Maria, pieno di tenerezza e di amore per gli uomini, fratelli del suo unico Figlio”.

Raccomandando che tutti i fedeli “recitino quotidianamente il rosario per ottenere la pace nel mondo”, il cardinale ha ricordato che da 1.400 anni i cristiani cercano di costruire insieme ai musulmani “una civiltà modello per tutte le società multiculturali e plurireligiose”, e ha chiesto che questo sforzo per la concordia non venga abbandonato tra i conflitti che insanguinano attualmente la regione.

Dopo Beirut, l'immagine pellegrina di Nostra Signora di Fatima passerà anche per il Patriarcato greco-cattolico, per un monastero siro-cattolico e per la sede del Patriarcato armeno-cattolico.


Nel frattempo, anche nella vicina Siria Maria ha dato un segno di speranza ai cristiani: la statua mariana sulla sommità di una collina della località di Maaloula è appena stata ricollocata dopo che l'originale era stata distrutta nel 2013 dagli jihadisti del Fronte Nusra.

Maaloula è una piccola città di 4.000 abitanti, per la maggior parte cristiani, che parlano ancora aramaico, la lingua che parlava Gesù. Si tratta di una delle pochissime comunità del Medio Oriente che mantengono questa lingua destinata all'estinzione. Oltre all'aramaico, Maaloula ha anche conservato per secoli alcuni monasteri e alcune chiese costruiti nei primi tempi della storia del cristianesimo.

Il 6 giugno in Siria è stato inaugurato anche qualcosa di inedito nel mondo islamico: una moschea nella città litoranea di Tartous dedicata alla Vergine Maria, madre di Gesù (cfr. Aleteia). Maria è riconosciuta dall'islam come la madre del profeta Gesù.

Maria interceda per tutti i cristiani provati da un'infinità di sofferenze e persecuzioni in quelle terre in cui il cristianesimo è nato e ha iniziato a diffondersi tra i popoli!

http://www.aleteia.org/it/religione/articolo/tre-segni-di-speranza-di-maria-per-i-cristiani-doriente-5251715037134848



Piccole Note, 18 giugno 2015 

«Una nuova statua della Vergine Maria è stata inaugurata sulla montagna che domina Maalula, l’antica cittadina cristiana nell’ovest della Siria, andando a sostituire quella distrutta dai ribelli nel 2013. Le forze del regime di Assad hanno portato la statua su una macchina e diffuso le immagini su Twitter». Così sul sito del Corriere della sera.

La nota del Corriere stigmatizza come propaganda il gesto compiuto dalle autorità di Damasco. Un’aggiunta alquanto inane: al di là delle intenzioni, di fatto una statua della Madonna torna dopo anni in uno dei pochissimi luoghi al mondo dove ancora si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. E non si può che registrare con gratitudine il dato. 
Detto questo, mentre Damasco ha compiuto tale gesto, al di là degli scopi più o meno presunti, non si registra dalla parte opposta, ovvero le varie nazioni che sostengono le forze anti-Assad (dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita), una vaga idea similare, nonostante la situazione di Maalula sia ben nota da tempo.
Anzi esse continuano a sostenere con armi, soldi e altro i vari tagliagole che insanguinano la regione, siano essi appartenenti alle presunte forze ribelli o alle varie formazioni jihadiste, che poi sono la stessa cosa.
Questo episodio, tra l’altro, avviene pochi giorni dopo l’erezione di una moschea dedicata alla Vergine Maria a Tartus, segno che non si tratta di gesto estemporaneo ma che risponde a una sollecitazione specifica.
Al di là della propaganda (siriana o nostrana), le autorità di Damasco vogliono riaffermare di fronte al mondo quanto ripetuto dall’inizio della guerra da tutta la comunità cristiana locale e dai loro vescovi e patriarchi: in Siria la convivenza tra cristianesimo e islam diverse appartiene alla storia.
Una storia di destini incrociati che lo tsunami del radicalismo islamico (grazie ai suoi sponsor esterni) vuole e rischia di sommergere.
Possibile anche che il motivo del gesto sia da ricercare nel fatto le forze scatenate in Siria contro Assad (Isis, al Nusra etc.) abbiano chiari riferimenti satanici – tanti i simboli di tal segno usati da questi movimenti -, e che la spiritualità cristiana (o, meglio, anche la spiritualità cristiana) sia vista come un argine, anche a livello simbolico, da quanti vi si oppongono.
Propaganda o meno, resta che la Madonna non è usa a rimanere indifferente a gesti compiuti in suo onore…. Vuoi vedere che fa il miracolo? Almeno è questo quello che si augura e per cui prega il martoriato popolo siriano e quanti, di lontano, partecipano del loro dramma senza fine. 
http://piccolenote.ilgiornale.it/23928/la-madonna-torna-a-maalula

IN MEMORIAM : due anni fa a Ghassaniè padre François Murad veniva ucciso in odium fidei 


mercoledì 24 luglio 2013

"Io offro la mia vita di tutto cuore per la pace"

Rivelazioni sull'offerta di Padre François de l'Enfant Jésus Mourad



da Zenit.org 



Una e-mail del 13 luglio, di cui si tace la fonte  per non metterla  in pericolo, ci ha inviato queste luci sul martirio di Padre Francesco Mourad, accaduto in Siria, a Ghassanié, domenica 23 giugno, all'età di 49 anni.



Il P. Francesco, dopo diversi tentativi di vita religiosa e monastica ( tra altri presso i Francescani e la Trappa di  Latroun, in  Libano)  aveva fondato, sotto l'obbedienza del vescovo siro cattolico di Hassaké Monsignor Behnam Hindo, un monastero a San Simeone Stilita. La costruzione aveva da poco avuto inizio quando ha dovuto lasciare il luogo  per precauzione. Ha ricominciato più  tardi, ma con lo stesso risultato dopo pochi mesi. Alla fine ha costruito un monastero vicino a Ghassanié, a nord ovest di Aleppo, vicino al confine turco. Questo monastero è stato inaugurato nel mese di agosto 2010.
Pochi mesi fa, questo monastero è stato  invaso e saccheggiato dall'esercito libero che ha preso tutto - perfino le porte - e devastato. Il P. Francesco allora si è rifugiato alla Parrocchia latina di Ghassanié tenuta dai Francescani.
Padre Francesco amava molto – oltre alla Santa piccola Therese - Fr Charles de Foucauld: ha vissuto la stessa situazione di solitudine e di fallimento, ed è morto come lui, di una morte violenta.
La sua povera madre è crollata. Aveva già perso un figlio e una figlia e un nipote morto di cancro circa un anno fa.

I suoi  ultimi  SMS

Regolarmente, Padre Francesco inviava messaggi a delle religiose per le quali a volte andava a dire messa. Ecco l'ultimo, del 1 ° giugno 2013, l'inizio del mese del Sacro Cuore:
"Care Sorelle, quando comprendiamo l'ampiezza e la preziosità che rappresenta l'amore nella nostra vita consacrata all’Amore stesso, ci è facile comprendere la profondità e il mistero della sofferenza che ci porta a sua volta  alla comprensione del Cristo Crocifisso. Egli  ci ha insegnato che l'amore ha un sinonimo chiamato sofferenza. Padre François di Gesù Bambino Mourad ".

Scoppi di voci  e colpi da fuoco

Ecco la testimonianza  che le  Suore del Rosario, che custodiscono la  Parrocchia  di Ghassanié dopo che la loro scuola è stata saccheggiata, hanno  dato della sua morte, durante la Messa celebrata il 25 giugno nella cattedrale siro-cattolica di Aleppo  per il defunto Fra Francesco.

Le Sorelle hanno udito grida e colpi di arma da fuoco. Sembra che gli aggressori avessero chiesto qualcosa a Padre Francesco. Quest'ultimo ha rifiutato, lo hanno ucciso. Erano già entrati in canonica ieri, l’avevano minacciato poi  se ne erano andati. Molte cose non sono chiare in questo dramma. Tutto non può probabilmente essere detto. Ma quel che è certo è che P. Francesco di Gesù Bambino è morto martire, nel pieno senso cristiano della parola.

Ecco alcuni estratti da lettere che P. Francesco aveva inviato nei mesi scorsi all'arcivescovo Behnan Hindo, vescovo siro cattolico di Hassaké (il Vescovo Hindo aveva sotto la propria giurisdizione il monastero di San Simeone fondato da Padre Francesco). Esse mostrano che il Padre era consapevole del pericolo, ma che egli "offriva  la sua vita con tutto il cuore per la Pace." Queste lettere sono state comunicate in una emissione del canale della TV cattolica libanese, Téle-Lumière.
"La testimonianza di Padre Francesco si riassume in queste parole:" Io offro la mia vita con gioia " e il Padre ha accolto  il suo martirio nel suo monastero di S. Simeone Stilita a Ghassanié domenica 23 giugno,  in condizioni barbariche e oscure, per mano di un gruppo estremista islamico.

Le lettere dell’offerta

Prima lettera del 18 giugno 2012:  "Monsignore," Barekh Mor "(espressione siriaca in uso  che significa" Benedici, o Signore "), siamo in pericolo.  Non possiamo né lasciare il villaggio nè  entrarvi. Hanno attaccato  chiese e insegne religiose. Ogni giorno uno di noi scompare.  Non so quando verrà il mio momento.  Comunque, io sono pronto a morire; e che la mia Chiesa  ricordi  che ho offerto  la mia vita con gioia per ogni cristiano di  questo amato Paese. Pregate per me. "

Lettera del 20 febbraio 2013:. «Monsignore," Barekh Mor ".  Gli avvenimenti precipitano  e penso che siamo entrati in una fase decisiva della nostra lotta.  Dopo aver bruciato la chiesa greca (bizantina) e distrutto il santuario mariano dei Latini, hanno saccheggiato tutto e distrutto il mio convento e quello dei protestanti. Hanno fracassato e bruciato tutti i simboli religiosi del villaggio e imbrattato con bestemmie contro la nostra religione. Cercano di sopprimerci, ma qualsiasi cosa facciano, non  potranno nulla contro la nostra fede fondata  sulla Roccia di Cristo . Voglia  Dio che Egli ci conceda la grazia di provare l'autenticità del nostro amore per Lui e per gli altri. Siate certi che io  offro la mia vita con tutto il cuore per il bene della Chiesa e la pace nel mondo e soprattutto nella nostra amata Siria ".

Lettera del 17 marzo 2013: «Monsignore," Barekh Mor ". I giorni passano lentamente e ogni giorno è più scuro rispetto al precedente.  Si avvicina il tempo in cui dovremo cercare un luogo di rifugio contro i bombardamenti.  Di notte, cerchiamo di rimanere  svegli per paura di coloro per i quali tutto ciò che porta il nome di Cristiano  è un anatema. Eppure, nonostante tutte queste tenebre, io percepisco la presenza misteriosa del sole. Tutto ciò che io spero da Dio  è che la Sua Presenza sia vittoriosa sulle tenebre che fan sì che siamo arrivati ​​a questo. Preghi  per noi ".


Padre Francesco di Gesù Bambino è nato nel 1964 , da  Antoine Mourad, e Muna Salloum. Ha avuto cinque sorelle e un fratello che morì giovane. È stato ordinato diacono il 17 gennaio 1999 e sacerdote il 30 maggio 1999. Ha presentato la "Regola dei Fratelli di San Simeone Stilita" il 1 ° settembre 1998. Il 27 agosto 2010 è stato inaugurato il monastero di San Simeone Stilita a Ghassanié.


Dalle Cronache del Monastero della TRAPPA di LATROUN


Come molte persone, e davvero tanta gente, abbiamo appreso con grande dolore dell'assassinio di Padre Francesco MOURAD. Il suo martirio avvenne domenica  23 giugno in  Ghassanieh nel convento francescano, dove era fuggito per l’ intensificazione delle ostilità. Padre Francesco non è estraneo  a Latrun, tutt'altro. Di famiglia cattolica armena araba, è nato a Banias (Siria) il 19 marzo 1964, con il nome di Jabra o Gaby. Egli venne in  Libano, entrò in contatto con i Trappisti, entrò a Latrun il 7 Maggio 1987, è diventato un novizio con il nome di Francesco, ha lasciato il monastero il 15 febbraio 1988. Entrò nel noviziato francescano  e vi fece la professione temporanea. Uscì e tornò a Latrun il 16 gennaio 1992 quindi, dopo un anno di noviziato, ha emesso i voti semplici il 2 febbraio 1994. Ci ha lasciato il  28 Ottobre 1994. Fu ordinato sacerdote dal vescovo siro cattolico di Hassaké e fondò un monastero a nord-ovest di Aleppo; ha sempre  mantenuto legami forti con i Francescani. Nell'agosto del 1999 egli scrisse all’ Abate Dom Paolo di Latrun: "Tu sai che io non dimentico Latrun, perché è lì che la  mia vocazione si è radicata. Se ho avuto la grazia dell'ordinazione sacerdotale è anche grazie alle preghiere della comunità di Latrun. Ogni volta che celebro  la Messa io offro anche per  Latrun .... Mi affido alla preghiera dei fratelli di Latrun con tutti i miei fratelli. P. Francesco di Gesù Bambino ".
Dato il deterioramento della situazione si rifugiò nel convento francescano di  Ghassanié. E’ diventato sempre più consapevole  del pericolo e lui diceva di essere pronto ad offrire la sua vita, come ha detto in tre lettere al vescovo Hindo:  "... Che la mia Chiesa ricordi che ho dato la mia vita con  gioia per ogni Cristiano di questo caro paese "(كل يوم يختفي واحد منا, ولا ادري متى يأتي دوري. في كل الأحوال أنا نستعد للموت, ولتتذكر كنيستي انني قدمت حياتي بفرح من أجل كل مسيحي في هذا البلد الحبيب .... صلوا من أجلنا. () إنني سأقدم حياتي بكل طيب خاطر من أجل الكنيسة والسلام في العالم, وخصوصا من أجل بلدنا الحبيب سوريا "). 

Queste parole non sembrerebbero l’ eco del testamento di  Christian de Chergé ?