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sabato 19 dicembre 2015

Patriarca Twal: domandate pace per Gerusalemme! La Città Santa è la chiave per la pace in Medio Oriente.

Città Vecchia di Homs : un albero è stato decorato con le immagini di soldati cristiani della zona martiri di quest'anno. (Foto Eva Bartlett)

Per fare guerra a Daesh servono anche sviluppo, cultura, giustizia 

S.I.R. 10 dicembre 2015

Torniamo a Gerusalemme. La Città Santa è la chiave per la pace in Medio Oriente. Lo è per le sue implicazioni umane, politiche e religiose”. In un tempo in cui tutti, leader politici e spirituali, mondo economico e finanziario, seguono con preoccupazione e altrettanto ‘interesse’, le vicende in Siria e in Iraq, la lotta globale contro Daesh e il terrorismo islamico, è il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, a rimettere al centro di ogni disputa la partita di Gerusalemme che, come è noto, si gioca sul terreno minato di un altro conflitto, oggi forse un po’ accantonato, quello israelo-palestinese. 
Il nodo di Gerusalemme. “I negoziati tra israeliani e palestinesi – dice – hanno sempre rimandato la questione della Città Santa”. Un dialogo che non ha prodotto nulla, al punto da far dire a Twal che abbiamo dialogato troppo. Sono oltre 30 anni che si dialoga senza nessun esito. Il popolo non vuole sapere di cosa si è discusso ma vedere i risultati, ovvero libertà di movimento, lavoro, sicurezza, dignità, pace”.
–  aggiunge il patriarca latino – solo così possiamo aiutare i due popoli a costruire una cultura di pace. Gli atti di disperazione – sottolinea riferendosi direttamente alle tensioni di questi giorni tra israeliani e palestinesi – non porteranno mai alla fine dell’occupazione. Possono essere casomai il pretesto per Israele per usare ancor più forza. Israele è il più forte, lo sappiamo, ma alla gente disperata non si possono chiedere cose logiche e normali”.
Siamo umiliati”. A guardare ciò che accade dentro e fuori la Terra Santa sembra che il tanto impegno profuso dalla Chiesa locale per costruire ponti non serva a nulla. Il pensiero di Twal corre alle 100 scuole cristiane sparse per il Patriarcato, ai suoi 75mila studenti, agli ospedali, alle cliniche, alle case di accoglienza per anziani, disabili e rifugiati, dove la pratica della convivenza e della riconciliazione è uno stile di vita. “Siamo umiliati – racconta il patriarca – i nostri fedeli ci chiedono i risultati di tanto impegno. Ci domandano ‘cosa avete fatto?’. Nulla, viene da rispondere. Siamo frustrati in questo. Ciò che ci consola è che il nostro è un lavoro lungo i cui frutti sono destinati a crescere. Noi abbiamo speranza. Crediamo nell’educazione: quando bambini israeliani e palestinesi, siano essi musulmani, ebrei o cristiani giocano, studiano, mangiano insieme, preparano la convivenza”. Per Twal anche la politica è chiamata a fare la propria parte con scelte forti “per evitare di restare nel campo delle buone intenzioni. Ma con questi politici – dice senza mezzi termini – c’è poco da sperare”.
Domandate pace per Gerusalemme”. Pace, lavoro, dignità, giustizia, stabilità, sicurezza: le chiedono anche i rifugiati siriani e iracheni in Giordania, Libano, Turchia. “Sono famiglie che hanno perso tutto: 260mila morti, milioni di sfollati e rifugiati” i cui destini sono legati a quelli dei palestinesi e degli israeliani. “Domandate pace per Gerusalemme”: le parole del Salmo oggi risuonano ancora di più come un grido contro il terrorismo nel mondo.
La comunità internazionale deve farsi un esame di coscienza e ammettere i propri errori”
spiega il patriarca allargando lo sguardo al vicino conflitto siriano e a Daesh, il sedicente Stato islamico. “Per il presidente Obama e il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius in Siria si devono aiutare i ribelli moderati. Ma non esistono ribelli moderati. Inutile girarci intorno. Non ci sono carri armati moderati, non ci sono bombe moderate e distruzioni moderate”. Né in Siria, né in Iraq. “Ci sono, invece, tanti innocenti che pagano con la vita”.
Obama – dichiara Twal – è intervenuto solo perché in ballo vi erano interessi strategici americani. Forse vedere perire le minoranze in Siria e Iraq non era nel suo interesse? Vedere la distruzione di siti storici e archeologici o milioni di rifugiati non era nel suo interesse? Non basta bombardare. Occorre colpire la politica degli interessi, come ricorda il Papa che denuncia la vendita di armi”.
Dal luogo dell’agonia. Il 13 dicembre, a Gerusalemme, presso la basilica del Getsemani, verrà aperta la Porta santa del Giubileo della Misericordia. “La nostra Chiesa del Calvario non poteva che cominciare il suo cammino giubilare dal luogo dell’agonia di Gesù.  Alla sofferenza di Cristo si somma quella di questa Terra, di questa Regione – conclude il patriarca  –la misericordia abbatte i muri, l’odio, l’ignoranza, l’indifferenza, l’insensibilità e il disprezzo.    Torniamo a Dio e al rispetto tra noi. Ci sono uomini, donne, bambini, innocenti che non hanno nulla a che vedere con queste guerre”.
http://agensir.it/mondo/2015/12/10/patriarca-twal-domandate-pace-per-gerusalemme/

lunedì 21 settembre 2015

Twal: « È una follia bombardare, così come è stato profondamente ingiusto causare 300mila morti solo per tentare di rovesciare un regime»

Foua e Kafarya, senza più risorse le due cittadine sciite assediate da mesi dagli islamisti

Avvenire15 settembre 2015

Le immagini della nuova tragedia del Mar Egeo lo hanno profondamente commosso. Ma il patriarca latino di Gerusalemme, monsignor Fouad Twal, avverte: «Se l’Occidente non cambierà strategia, in Europa avrete presto milioni di profughi siriani. È una follia bombardare, così come è stato profondamente ingiusto causare 300mila morti solo per tentare di rovesciare un regime». Twal, che in questi giorni partecipa all’assemblea del Ccee, il Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (è stato lui stesso a invitare i presidenti degli episcopati in Terra Santa), è in prima linea e conosce bene la situazione: «Siamo una Chiesa del Calvario – afferma – dobbiamo far fronte a persecuzioni antiche e nuove (tra queste ultime le aggressioni del fondamentalismo ebraico, ndr). Ma restiamo qui a testimoniare Cristo risorto. E ringraziamo il Papa per il suo costante sostegno a tutti i cristiani perseguitati». 

Che cosa si può fare per uscire dalla spirale della guerra in Siria?  Nei mesi scorsi ho partecipato a un vertice a Parigi. Ho sentito dire che qualcuno proponeva di aiutare i cosiddetti ribelli moderati. In realtà non serve a niente. Non esistono ribelli moderati, così come non esistono bombe moderate. La nostra posizione è quella del Papa: bisogna fermare il commercio delle armi che alimenta la guerra. 
L’Occidente ha gravi colpe. Il tentativo di spodestare un regime (che tra l’altro ha sempre combattuto il fondamentalismo islamico) ha causato 300mila morti e sei-sette milioni di rifugiati. Non si è pensato minimamente alle conseguenze. Tuttora non vedo chi possa sostituire Assad. E non abbiamo imparato nulla dalle lezioni dell’Iraq e della Libia. È stato distrutto un Paese e si è dato mano libera all’Is. 

Lei è contrario all’ipotesi dei bombardamenti avanzata da Francia e Gran Bretagna?  
 E a che cosa servirebbe? Solo a fare altri milioni di profughi. E’ una politica cieca. Se gli Usa volessero, in pochi giorni potrebbero farla finita con l’Is. Pensate che nel deserto ogni giorno passano convogli con i rifornimenti. E sono ben visibili dai satelliti. Perché vengono lasciati indisturbati? 

Ha una soluzione?  Ripeto: bisogna finirla con la vendita delle armi. Se davvero si vuole arrestare l’Is c’è bisogno di una forza militare sul terreno. E l’unico che in questo momento ce l’ha è Assad. Dunque occorre cambiare strategia, cercare una soluzione politica con il regime e usare il suo esercito per fermare questi gruppi terroristici. 

La sua Chiesa è in prima linea anche per l’assistenza ai rifugiati in Giordania. Com’è la situazione?  
Ci prendiamo cura di 8mila rifugiati cristiani. Abbiamo messo a loro disposizione da un anno scuole e chiese, ma oggi la stanchezza si fa sentire, sia in chi accoglie, sia da parte dei rifugiati stessi che sentono di non avere un futuro. Ringrazio la Cei per il suo aiuto. L’ultima visita del segretario generale, monsignor Nunzio Galantino, è stata molto importante. Con l’aiuto della Chiesa italiana finanzieremo gli studi di 1.400 ragazzi e ragazze. 

Ma intanto i cristiani di Terra Santa sono loro stessi nella morsa delle persecuzioni.  Devo ringraziare i presidenti delle Conferenze episcopali d’Europa per essere venuti da noi, in un momento in cui lo stesso mondo arabo ci ha abbandonato e non parla più della causa palestinese. Adesso tutta l’attenzione del mondo è concentrata sulla Siria, sull’Iraq, sull’Is e nessuno si ricorda che qui l’occupazione militare continua, i muri ci sono ancora e per di più dobbiamo fare i conti con il risveglio del fanatismo religioso ebraico che fa paura agli stessi cittadini di Israele. Abbiamo il problema delle scuole cristiane che non ricevono quanto gli è dovuto dallo Stato, il problema del muro di Cremisan che prende i terreni ai nostri cristiani di Beit Jalla e Betlemme e negli ultimi tre anni abbiamo subito 80 atti di vandalismo da parte di ebrei. A queste aggressioni si deve porre fine. Speriamo che le autorità israeliane lo facciano al più presto. 
Si arriverà mai alla meta di due popoli e due stati? 
Noi lo auspichiamo da sempre. Ma sul terreno Israele ha disseminato tanti insediamenti che non c’è più una continuità territoriale per i palestinesi. Tuttavia, se c’è buona volontà tutto si può fare. Come ci sono un milione e mezzo di palestinesi in Israele, così una volta fatto lo Stato, se qualcuno vuole restare che resti, se vuole ritornare in Israele, pure. Ma con l’attuale governo di destra tutto è più difficile. 
http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/patriarca-gerusalemme-folle-bombardare-la-siria.aspx


Il Patriarca siro-ortodosso di Antiochia e tutto l’Oriente, Ignatius Aphrem II, ai microfoni del Tg2000: "C’è un Islam fanatico di gruppi in lotta col governo siriano, e ci sono paesi che ancora supportano questi gruppi. Lo voglio dire, non è un segreto che la Turchia aiuta il Daesh (Isis), permettendo loro di entrare e uscire dalla Siria, anche recentemente”