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lunedì 23 ottobre 2017

Anniversari ... in Paradiso

Sono ormai trascorsi due anni dalla morte (26/10/2015) del carissimo monsignor Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico emerito di Aleppo e nostro padre nella fede e nella affezione alla 'amata Siria'. 
 Lo vogliamo ricordare nel contesto della celebrazione degli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa, perchè veramente padre Nazzaro ha incarnato l'animo di san Francesco nei luoghi in cui ha consumato la maggior parte della sua vita religiosa e servito la Chiesa con amore immenso e leale.

Riprendiamo qui anzitutto l'interessante lavoro degli archeologi francescani, confratelli di monsignor Nazzaro e oggi in festa con lui nel Cielo, circa il patrimonio cristiano dei primi secoli in Siria ; 
in seguito, suddivisa in due parti, la relazione della dottoressa Benedetta Panchetti al convegno in memoria di Padre Giuseppe Nazzaro svoltosi il 5 novembre 2016 nel paese natale San Potito Ultra (AV).


Un inventario fotografico delle prime chiese siriane

«Uno dei magnifici tre». Con queste parole fra’ Claudio Bottini, decano emerito dello 
Studium Biblicum Franciscanum, ha introdotto, al convegno per gli 800 dei francescani in Terra Santa, la relazione della dottoressa Emanuelle Main sull'opera di fra’ Ignacio Peña in Siria e sulla documentazione fotografica che ha lasciato il francescano spagnolo. Una documentazione fondamentale del lavoro portato avanti insieme ai confratelli Romualdo Fernandes e Pasquale Castellana; un'opera di ricognizione e studio del patrimonio cristiano dell'area siriana che ha segnato una pagina importantissima nella conoscenza della storia del monachesimo cenobitico ed eremitico delle origini.
La Main ha compiuto un excursus fotografico quanto mai articolato e ampio sull'opera e gli studi di fra’ Ignacio, che tra i «tre compagni» aveva il compito di documentare le escursioni archeologiche compiute nell'arco di oltre 40 anni in tutto il Paese, esplorando tombe, studiando monasteri e iscrizioni. Tra i meriti indiscutibili di fra’ Ignacio e compagni, lo studio dello stilitismo nell'area siriana e la comprensione della vera funzione delle torri abitate dai monaci reclusi.

L'impegno per la difesa della memoria cristiana e la passione per la dimensione culturale sono tra gli elementi che contraddistinguono la presenza francescana oggi in Terra Santa, come ha richiamato nel suo intervento anche il card. Leonardo Sandri. In questo l'opera di fra Peña e dei confratelli francescani si segnala come tributo d'amore verso un contesto, quello siriano, dove la Chiesa è fiorita, dove oggi sta soffrendo il martirio, e dove la consapevolezza delle origini va tramandata più che mai alle future generazioni.
Fra’ Ignacio è mancato ormai sette anni fa, nel 2010. Pochi anni dopo, anche fra’ Pasquale Castellana (2012) e fra’ Romualdo Fernandes (2015) - dei quali segnaliamo il volume Chiese siriane del IV secolo, Edizioni Terra Santa, Milano 2014 - lo hanno seguito nella Gerusalemme celeste. Dove, ha sottolineato padre Bottini, si sono riuniti e dove non mancheranno di organizzare insieme qualche programma di esplorazione... soprannaturale.
Il lavoro di salvaguardia e digitalizzazione del patrimonio fotografico di fra’ Ignacio è stato reso possibile grazie al lavoro del Dipartimento fotografico degli Archivi storici della Custodia, affidato a fra’ Sergey Loktionov e al lavoro paziente di Emanuelle Main.

http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p10284/Un-inventario-fotografico-delle-prime-chiese-siriane

IL PENSIERO POLITICO DI MONSIGNOR GIUSEPPE NAZZARO RIGUARDO ALLA SIRIA: UNA LETTURA STORICO- POLITICA DELLA MISSIONE DI MONSIGNORE IN TERRA ARABA.

di Benedetta Panchetti*


Saluto S.E. rev.ma mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino, le autorità presenti, il Parroco Don Antonio Vincenzo Paradiso, ed i familiari di Mons. Nazzaro che hanno organizzato questo convegno, donandomi l’onore e l’emozione di essere qui oggi a ricordare con voi un pastore umile e buono che, seguendo il carisma di San Francesco, ha speso la propria vita in Siria e più in generale nei paesi arabi, aderendo in modo appassionato ed intelligente alla missione di frate, sacerdote e poi Vescovo delle comunità latine. Conobbi Mons. Nazzaro nel 2008, in occasione della realizzazione della mia tesi di laurea sulle comunità cristiane in Siria; lo contattai telefonicamente e lo raggiunsi a Roma timorosa per l’incontro col Vicario Apostolico di Aleppo. Fin dal primo incontro con la sua paterna attenzione al mio lavoro di giovane laureanda, ricca solo di studi teorici sul Medio Oriente, rimasi colpita dalla testimonianza di dedizione totale per il popolo che gli era stato affidato accompagnata da una profonda conoscenza di quelle realtà: la granitica certezza della propria Fede era criterio di conoscenza e dialogo tra quel mondo ed il nostro, nella consapevolezza quotidiana delle diversità esistenti. Ciò si è reso ancora più evidente quando, scoppiata la guerra in Siria, sia prima ma soprattutto dopo la rinuncia al mandato episcopale nel 2013, come Vicario Apostolico emerito ha profuso tutte le proprie energie per andare ovunque lo chiamassero per comunicare la propria esperienza di sacerdote e Vescovo e descrivere con acutezza la realtà della Siria, della guerra, e del mondo arabo nel suo complesso. Tale testimonianza recava in sé una conoscenza frutto non di studi astratti, ma di decenni di vita vissuta tra l’Egitto, Israele e la Siria e di profonde relazioni umane ad ogni livello, culturale, sociale ed anche politico, avendo avuto modo di interagire con molti uomini di governo in questi paesi.
Personalmente avevo avuto modo di sperimentare quanto profonda fosse la sua conoscenza di questa parte di mondo già nel 2009, durante la mia permanenza in Siria al fine di redigere la mia tesi di laurea, che Sua Eccellenza diresse sul piano accademico con pazienza e competenza. Oltre a ciò, le numerosissime interviste rilasciate dal 2011 dopo lo scoppio della guerra in Siria mi hanno permesso di approfondire il suo giudizio su tale paese e sull’intera regione.
Nel susseguirsi di conferenze da lui tenute a partire dal 2001, sollecitato dalle numerose domande del pubblico presente, Sua Eccellenza non solo aveva modo di descrivere la Siria che egli aveva conosciuto, ma anche le origini più profonde dei fenomeni che oggi vediamo drammaticamente sulle prime pagine di tutti i giornali: lo Stato Islamico, i gruppi jihadisti, il fondamentalismo islamico, la fuga dei cristiani dal Medioriente, l’abbattimento di regimi dittatoriali attraverso massicce campagne belliche che, però, conducono al potere nuovi regimi incapaci di creare vere democrazie.
Sua Eccellenza non si tirava mai indietro e, partendo dalle sue esperienze in questi paesi, forniva sempre comparazioni tra l’Egitto, la Siria e anche l’Iraq, risalendo indietro in una porzione di storia spesso non conosciuta o dimenticata in Occidente.
Nella frequentazione con lui ho avuto modo di individuare alcuni temi a lui particolarmente cari, come elementi chiave per comprendere non solo la vita delle comunità latine che egli aveva nel tempo conosciuto ma in generale la vita di quei popoli.
Partendo, infatti, sempre dalla spiegazione delle condizioni di vita delle sue comunità, toccava immancabilmente la descrizione dei rapporti complessi e contradditori tra i paesi arabi e il mondo occidentale, inteso come Europa e Stati Uniti, e l’analisi, altrettanto complessa e contraddittoria, dei rapporti tra le minoranze cristiane e la maggioranza musulmana della popolazione di ognuno di questi paesi.
Tuttavia, soprattutto nel caso della Siria, non mancava mai di affrontare anche le problematiche e le sfide nelle relazioni tra le comunità cristiane ed il governo. Tale franchezza di giudizio talvolta ha causato fraintendimenti con chi aveva difficoltà ad accettare la sua coraggiosa e politicamente controcorrente descrizione dei fatti. Pur consapevole delle molteplici difficoltà, però, non ha mai smesso di parlare di questo aspetto.
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  * Benedetta Panchetti, ricercatrice presso Centro Universitario Cattolico
  LA RELAZIONE DELLA DOTT. PANCHETTI PROSEGUE NEL PROSSIMO ARTICOLO