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martedì 17 novembre 2015

Isis ha vinto? dove ci porta la Francia?



Piccole Note, 17 novembre

Nel primo articolo sui tragici eventi parigini avevamo accennato alle similitudini tra l’esfiltrazione dallo Stade de France di Franςois Hollande e quella di George W. Bush nel post 11 settembre, paventando un sequel di quel che accadde allora. ovvero la caduta del Paese nelle mani dei neocon.
 
E così sembra essere accaduto in Francia. Il discorso alla nazione pronunciato ieri da Hollande riecheggiava quello di George W. Bush: chiamata alla guerra dell’Europa in base all’articolo 42 del Trattato dell’Unione, Patriot Act in salsa francese, stato di emergenza prolungato per altri tre mesi, riforma costituzionale volta a delimitare le libertà democratiche e via dicendo.
 
Come allora Bush era stato aggiogato dai suoi falchi, così Hollande sembra si sia consegnato nelle mani dei dioscuri neocon transalpini: Manuel Valls (Primo ministro) e Laurent Fabius (ministro degli Esteri).
Proprio quel che l’Isis voleva: trascinare la Francia in una guerra dai contorni indefiniti e generalizzati. Costringerla a baciare il diavolo, come recita il titolo della canzone sulle cui note è avvenuta la strage al Bataclan.
 
Allora le cose non andarono granché bene: le guerre neocon, con le loro ambiguità e la loro sconsideratezza, hanno provocato i disastri che sono sotto gli occhi di tutti, alimentando ancora di più il terrorismo.
E oggi come allora i proclami di guerra transalpini non sono immuni da ben note ambiguità. Le ha sottolineate Alain Touraine sul Corriere della Sera di oggi: «È strano come un uomo di esperienza come Fabius abbia indugiato nell’equivoco “né con l’Isis né con Assad”. Assad non ci ha attaccati: lo Stato islamico sì».
 
Se l’Isis non è stato ancora battuto, ha chiosato Sergio Romano in una lettera pubblicata sul Corriere di oggi, «la responsabilità è di coloro che si oppongono alla nascita di un fronte comune in cui tutti i nemici dell’Isis, dal presidente siriano al presidente russo, possano fare la loro parte».
Insomma, lo strano errore di Fabius non fa ben sperare.
 
Già, perché il problema non è il contrasto militare all’Agenzia del terrore, che pure è indispensabile, ma come si andrà a sviluppare. L’unica strada è quella suggerita da Romano, richiesta più volte da Mosca e più volte rifiutata dall’Occidente: ricercare un consenso allargato alla Russia e a tutte le forze che lo stanno combattendo e innestare un processo politico per stabilizzare la Siria coinvolgendo Assad.
 
L’altra strada, egualmente importante, è quella di contrastare i flussi finanziari che alimentano la macchina del terrore : ieri Putin ha illustrato al G20 i tanti finanziatori della nota Agenzia, tra i quali diversi membri dello stesso G20 ( sarebbe utile se queste carte girassero, ma nessuno le ha pubblicate se non in minima parte…).
Ma quanto sta accadendo in Francia non fa ben sperare.
 
Chiudiamo ricordando la guerra in Libia: allora fu proprio la Francia del bellicoso Sarkozy (e la Clinton) a costringere il riluttante Obama a un’avventura della quale ancora paghiamo le conseguenze.
Ad oggi il presidente degli Stati Uniti resiste alle pressioni dei falchi Usa (come accenna Vittorio Zucconi sulla Repubblica) che chiedono un surge militare in Iraq e Siria: un vasto fronte che va dai repubblicani fino, ancora una volta, alla Clinton.
 
Ma in caso di nuove operazioni “Made in Isis” Obama potrebbe essere costretto a cedere, trascinando Stati Uniti ed Europa, come avvenne allora, in un’avventura bellica dai contorni indefiniti quanto disastrosi. Che potrebbe comportare, dati gli interessi specifici e le diverse strategie riguardo il contrasto del terrorismo, anche un confronto più vasto tra Occidente e Russia.
 
Lo sa l’Isis, Lo sanno, anche se fanno finta di non saperlo, i falchi americani e francesi.



Cantando la Marsigliese ...



di Patrizio Ricci, 16 novembre
In Siria la Francia, insieme ai propri alleati, ha aiutato il terrorismo islamico a rovesciare uno stato sovrano.  La  messinscena che era già avvenuta in Libia, in cui la Francia ha avuto un ruolo di primo piano nel 2011 è stata messa in atto anche in Siria.
Il gruppo ‘amici della Siria’ di cui la Francia ha fatto parte, ha fornito ai jihadisti armi sofisticate, sostegno finanziario, addestramento, e basi sicure in Turchia e Giordania. Tuttavia, nei dibattiti ‘h24’ di questi giorni nessun giornalista ha posto pubblicamente con chiarezza la questione cruciale. La Francia è vittima ma ha usato essa stessa il terrorismo per rovesciare il governo di un paese sovrano: nella finta primavera siriana si sono usati prima i Fratelli Mussulmani, poi visto che questi non sono riusciti arrivare a Damasco, si è ripiegato per i salafiti.
FireShot Pro Screen Capture #139 - 'Syria_ Britain, US and France in urgent talks on arming rebels - Telegraph' - www_telegraph_co_uk_news_worldnews_m
In tempi non sospetti, il vescovo di Aleppo Abou Kazen lo aveva detto: ‘’chi ha fatto salire l’asino sul minareto sa come farlo scendere’ – lo disse in almeno in due distinte interviste. 
E lo detto più recentemente Assad: “il terrorismo non è una carta che puoi giocare e poi rimettere in tasca. Il terrorismo è uno scorpione che può pungerti in qualsiasi momento”.
E chiaro quindi che la risposta del governo francese al Califfato, è una risposta consapevolmente ipocrita.
Gli aleppini quotidianamente vengono presi di mira dai razzi e dai colpi di mortaio dei ‘ribelli’ direttamente nelle loro case,  i bambini vengono colpiti a scuola, i fedeli in Chiesa. I parigini sono  stati colpiti  mentre si trovavano in un bar a sorseggiare un drink o all’interno di auditorium a sentire musica oppure allo stadio a tifare la propria squadra.  E’ evidente in entrambi i casi chi uccide proditoriamente è un terrorista.
Eppure c’è un dibattito ‘serissimo’ per stabilire se i vari criminali siano terroristi o meno… sono mesi che ne discutono tanto che i russi dicono ‘terroristi moderati’ e ‘ISIS’. Nell’attesa che si riesca a reperire un po' di logica (a quanto pare di questi tempi  merce rara) e che così tale dilemma si dissolva,  l’esercito siriano o ‘esercito di Assad’ (come piace dire ai giornali), naturalmente continua a combattere per liberare il paese contro tutti.  Non è facile:  il governo siriano (e la popolazione tutta) già alle prese con i terroristi, è sotto embargo. Sì, sembra strano ma mentre tutti sono solidali con la Francia per i recentissimi attentati,  la Siria è stata sanzionata con un embargo durissimo perché si difende dai terroristi.
Ma non è solo questo il problema (altrimenti la guerra sarebbe finita da un pezzo): alla jihad continuano ad affluire rifornimenti. Anzi sono aumentati.
Putin al G20 ha sollevato e denunciato il supporto che alcuni paesi membri stanno dando al terrorismo:
“Durante il vertice del G20 di Antalya, la Russia ha dato esempi di come persone fisiche di 40 Paesi, compresi membri del G20, riescano a finanziare ISIS”.
Questo è il succo della questione. La risposta degli altri intervenuti? Non pervenuta.
Conclusione: … Ali Baba e i 40 ladroni chiamano alla guerra  ma come abbiamo visto, non è una guerra come sembra . Stona vedere Hollande cantare la ‘Marsigliese’, dovrebbe essere un inno di protesta, di rivendicazione… perciò oggi stride. Il popolo francese che farà… vedremo.
Ma noi che possiamo fare di fronte a tutto questo? Consideriamo che in fondo la vita è appesa ad un filo, siamo fragili, diciamo ‘sono cose più grandi di noi’ e lasciamo stare? Oppure ci stringiamo e riscaldati dall’orgoglio nazionale cantiamo come hanno fatto i francesi senza chiedere conto al proprio governo?
Non sta a me dare ‘istruzioni per l’uso’ ma so che, vista la malafede manifesta dei leader, l' unica cosa intelligente da fare è attaccarci alla Verità e confidare in essa: giudichiamo la realtà per quella che è, vediamo cosa ci aiuta in questo, guardiamo gli uomini secondo le proprie esigenze originarie, ricordiamo così che ogni giorno della vita non appartiene a nessun potere.
E preghiamo molto che Dio ci accompagni e la Madonna ci protegga, perchè ce n’è bisogno…