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domenica 31 maggio 2015

APPELLO CONTRO LA DISTRUZIONE DELLA SIRIA, DELL'IRAQ E DEL MEDIORIENTE


di 'Coordinamento Nazionale per la pace in Siria'
Come Associazioni che seguono da vicino la crisi siriana abbiamo da tempo documentato questo stato di cose. Oggi in prossimità del 'punto di non ritorno' poniamo alcune domande evitate accuratamente dai governi e dalla grande stampa (che sembra essere diventata anzichè una garanzia democratica per i cittadini il contro-coro del potere).  Rivolgiamo un appello a tutte le persone oneste del nostro paese, di ogni colore politico e credo religioso. Aiutateci, fate sentire la vostra voce in ogni ambito, affinchè i nostri governi occidentali si trovino a dover giustificare questo loro immorale comportamento. Aiutateci perchè si interrompa una politica dissolutrice che soddisfa solo le alleanze dei paesi arabi produttori di petrolio ( fondate solo sul tornaconto economico) e che mira a costruire un mondo le cui rovine sono oggi anticipate davanti ai nostri occhi e che, vediamo chiaramente, non è fatto di giustizia e di progresso.Non possiamo tacere. Nessuno può tacere davanti a tutta questa devastazione, agli stermini di massa e al grido disperato che si leva da quelle regioni in cui l'occidente , anzichè operare per la pace e la riconciliazione, arma ed addestra e rifornisce chi perpetua la devastazione ed infligge nuovi lutti e sofferenze alla popolazione civile.

DUNQUE L’OCCIDENTE VUOLE CHE L’ISIS PRENDA SIRIA,  IRAQ, YEMEN…?
L’evidente incapacità della sedicente “coalizione internazionale anti-Isis” di fronte all’avanzata dei terroristi in Siria e in Iraq è forse frutto di una strategia? Il ministro Alfano ha detto in Parlamento: “Facciamo parte della grande comunità occidentale che combatte al meglio il terrorismo”. Doveva dire: “la comunità occidentale che aiuta al meglio il terrorismo”...

Perché  in Iraq nella provincia di Anbar la sedicente coalizione anti-Isis non è riuscita a fermare  con bombardamenti aerei una visibilissima colonna motorizzata di terroristi armati nel deserto iracheno (ecco le foto  http://www.thegatewaypundit.com/2015/05/isis-holds-massive-military-parade-in-west-anbar-celebrating-victory-in-ramadi-wheres-the-coalition/)? Come mai gli Usa hanno intimato giorni fa al governo iracheno di respingere nelle retrovie le milizie sciite anti-Isis, e lo stesso è accaduto a Tikrit (http://nena-news.it/iraq-ora-baghdad-ha-bisogno-di-teheran-per-riprendere-ramadi/#sthash.WNozyjdp.dpuf)?

Come mai l’Italia non vede quel che sta succedendo a Palmira e in tante altre parti della Siria dove l’avanzata dei terroristi lascia una scia di assassini settari? Come mai non vede che se le forze jihadiste prenderanno il paese, la mattanza in corso si estenderà dappertutto assumendo dimensioni inimmaginabili di vendetta settaria e catastrofe umanitaria? Presto non ci sarà un luogo dove fuggire. L'unica forza residua che può contrastare questa funesta prospettiva è il governo e l’esercito siriano, in grave difficoltà per la mancanza di rifornimenti e la scarsità di uomini. Quindi volenti o nolenti esortiamo i governi coinvolti a far  prevalere la ragione.
Bisogna mettere da parte ogni considerazione di natura politica e salvaguardare la vita umana: il pericolo che incombe non è solo un pericolo per i siriani è un pericolo per tutti, è il pericolo che diciamo a parole di fronteggiare anche nei nostri paesi. Bisogna togliere dall'agenda la 'non soluzione' di rovesciare il governo, sorpassata abbondantemente dagli eventi ma che inopinatamente è ancora l'obiettivo numero uno della coalizione occidentale e delle monarchie del Golfo.  L’azione delle autorità siriane va appoggiata, non boicottata.


Perché invece l’Occidente lavora per indebolire l’esercito siriano, avversario dell’Isis, addestrando i gruppi armati islamisti – lo fanno gli Usa in Turchia e Giordania con la coalizione di salafiti, al Nusra, Fratelli musulmani detta Esercito della Conquista che controlla Idlib (http://www.analisidifesa.it/2015/05/i-nostri-amici-dello-stato-islamico/)?

Perché l’Italia e i paesi occidentali non interrompono le collusioni dirette e indirette che favoriscono l’avanzata delle forze jihadiste in Siria e Iraq, dove diversi membri della sedicente coalizione anti-Isis (Arabia saudita, Turchia, Qatar, Stati uniti) continuano ad appoggiare l’avanzata di gruppi terroristi rifornendoli di armi e denaro, facendoli passare attraverso le frontiere, addestrandoli (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2687)?

Perché il sedicente  “Gruppo di lavoro per il contrasto al finanziamento dello Stato islamico” presieduto da Arabia Saudita, Italia e Stati Uniti (http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2015/03/costituzione-del-gruppo-di-lavoro.html) non fa nulla, o peggio? Doveva contrastare lo sfruttamento delle risorse della regione (petrolio, beni archeologici, depositi bancari trafugati), interrompere il flusso di fondi dall’estero (donazioni o riscatti). Ha forse fatto il contrario? L’Isis ottiene quel che vuole ed “esporta” petrolio.  A chi?

Perché  l’Italia non si è opposta ai bombardamenti dell’Arabia saudita sullo Yemen che hanno causato moltissimi morti civili e danni enormi, favorendo l’espandersi di al Qaeda? Perché l’Italia continua a essere complice della distruzione di interi paesi?

Perché la sedicente Coalizione anti-Daesh raduna i padrini di tutte le al Qaede, Stati che hanno alimentato, protetto, foraggiato, politicamente agevolato i gruppi terroristi? Prima con la guerra di Bush in Iraq (http://www.telesurtv.net/english/news/Hillary-Clinton-Says-Killing-of-Thousands-in-Iraq-a-Mistake-20150519-0052.html). Poi con la guerra della Nato in Libia. Poi con il sostegno a “ribelli” siriani. L’Italia è grande alleata commerciale e politica dell’Arabia saudita (http://www.sibialiria.org/wordpress/?p=2934), regno che, secondo lo stesso ex ambasciatore statunitense in Siria Robert Ford (http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=11418), ha praticamente fondato – con il consenso Usa – l’Isis nella regione per destabilizzare i governi di Siria e Iraq, alleati dell’Iran.

Firmato:  Rete No War, Coordinamento nazionale per la pace in Siria (SiriaPax), Assadakah Centro italo-arabo e del Mediterraneo

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parliamone insieme il 27 giugno a Roma