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venerdì 4 ottobre 2013

"Con San Francesco ricominciamo"

Santuario di San Paolo "sulla via di Damasco"

I religiosi della Custodia di Terra Santa in Siria hanno scelto – non a caso - la data di nascita di san Francesco per ricominciare l’attività educativa

Da Vatican Insider , 3 ottobre 2013

di  Andrea Avveduto

“Il 4 ottobre iniziamo finalmente il catechismo con i bambini. Sono quasi 200 gli iscritti”. Quelle che potrebbero essere le parole di un parroco milanese sono invece di un frate francescano di Damasco, una delle città logorate dalla guerra civile. I religiosi della Custodia di Terra Santa in Siria hanno scelto – non a caso - la data di nascita di san Francesco per ricominciare l’attività educativa con i bambini.


Una festa che dentro a tante difficoltà riesce ancora a mettere la gioia nel cuore. In Siria, come in tutta la Terra Santa, la devozione per il poverello d’Assisi risale a quasi 800 anni fa.

Quando nel 1219, dopo la quarta – e disastrosa – crociata, san Francesco arrivò in Terra Santa,  e ottenne di parlare con il sultano Malek al-Kamel. E proprio lo stile dell’incontro, del dialogo e dell’apertura all’altro è parte fondamentale del carisma di chi ha raccolto l’eredità di Francesco e la vive quotidianamente in Siria.

La Custodia è presente ancora oggi, al servizio di tutti – cristiani e musulmani - tra le grandi difficoltà. “Non possiamo più andare a trovare i confratelli di Aleppo raccontano - ed è passato almeno un anno dall’ultima volta che ci siamo sentiti per telefono.”
Da Damasco le notizie del padre guardiano mostrano un quadro triste della realtà quotidiana. Anche se, confida, “la situazione è migliore rispetto ad altre città”. I suoi confratelli invece, se si esclude quelli di Lattakieh dove ancora si vive una situazione di “normalità”, vivono in condizioni ben peggiori”.

Il Nord del paese è impossibile da raggiungere, è tutto in mano a i ribelli”. Sono le zone più colpite dalla violenza, e dove i francescani ospitano il maggior numero di rifugiati. “Ma il costo della vita è inevitabilmente aumentato, e dar da mangiare a tutti diventa ogni giorno più difficile”.
A crescere però, è anche la fede della gente. “Le messe nei conventi sono regolari, e sempre più partecipate. Noi vogliamo che tutti rimangano Siria, e cerchiamo di stargli vicino per come possiamo”.

I frati continuano – instancabili - a pagare gli affitti delle case e a curare i malati. A volte però diventa un’impresa. “Ci hanno raccontato di una parrocchiana morta l’altro giorno per la febbre alta seguita alla frattura del femore. Non aveva medicine in casa e per diversi giorni nessuno è riuscito a trovarle. Noi ci stiamo attrezzando, e abbiamo cominciato a produrre medicine artigianali per far fronte alle emergenze”.

Ma su ciò che accadrà in Siria, e su cosa possiamo aspettarci nel prossimo periodo, taglia corto: “Senta, come faccio a sapere cosa accadrà tra qualche mese, dato che non ho certezze neanche sulle prossime settimane? La nostra certezza rimane la preghiera. Quella sì, che può fare miracoli.”

E' il  carisma francescano che  vive ancora oggi, in tutti quei frati che cercano di rispondere, con la vita, all’invito del loro fondatore: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all'improvviso vi sorprenderete a fare l'impossibile”.

L'APPELLO
ATS pro Terra Sancta

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-damasco-28328/

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