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martedì 20 novembre 2012

Le comunità cristiane in Siria e Libano sono una ricchezza troppo preziosa perchè il mondo possa farne a meno

Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le violenze contro Chiese, Sacerdoti e Fedeli

di Mario Villani e tutti i collaboratori di "Appunti" e del Circolo Beato Carlo d'Asburgo

Notizie sempre più drammatiche –e sistematicamente censurate dai media- giungono ormai quotidianamente dalle città siriane sconvolte dal conflitto armato. Come hanno sfrontatamente dichiarato alcuni salafiti ad un gruppo di greci-cattolici (melchiti) ora è arrivato il turno dei Cristiani. Non che le violenze nei loro confronti siano mancate nei mesi precedenti, ma oggi non è più esagerato dire che i nostri fratelli della Siria stanno fronteggiando una vera e propria persecuzione dovuta alla loro fede.

Vediamo brevemente i fatti dell'ultimo mese, o meglio i fatti di cui ci è giunta, in qualche maniera, notizia.

Il 21 ottobre due autobombe. Una nel quartiere cristiano di Bab Touma a Damasco, l'altra nel quartiere cristiano di Shaar ad Aleppo. Decine di vittime.

Il 22 ottobre vengono rapiti i passeggeri cristiani che viaggiano su tre minibus da Yacoybieh verso Aleppo, ancora oggi non se ne sa nulla.

Il 25 ottobre è rapito, orrendamente torturato, mutilato e ucciso Padre Fadi Haddad, sacerdote ortodosso che stava recandosi ad un appuntamento con i rapitori di un giovane della sua parrocchia per trattarne la liberazione. Ai suoi funerali una bomba uccide due civili ed alcuni militari.

Il 27 ottobre viene lanciata una bomba contro la chiesa siro-ortodossa di Deir Ezzor. Cinque vittime. Lo stesso giorno un'autobomba esplode nel quartiere cristiano di Jarama a Damasco, facendo una tremenda strage. Si parla di 47 morti.

Il 30 ottobre viene incendiata e distrutta ad Aleppo la chiesa Armena di Sant Kravory. Nel medesimo giorno vengono rapito 10 cristiani vicino ad Aleppo. Ad oggi sarebbero circa 1700 i sequestrati prevalentemente Cristiani) nelle mani di bande di terroristi. Quelli che vengono liberati dall'esercito raccontano di sevizie ed esecuzioni sommarie. Qualcuno viene rilasciato dietro pagamento di un riscatto da parte delle famiglie o delle parrocchie, ma chi non può pagare non ritorna vivo.


 
Il 31 ottobre viene assassinato a Homs Elia Mansour di 84 anni. Era l'ultimo cristiano che viveva nel centro storico della città. Non aveva voluto abbandonare la sua casa perchè doveva assistere un figlio gravemente handicappato. Una sua intervista televisiva aveva commosso la Siria, ma gli è costata la vita. Il figlio è scomparso.


Il 9 novembre circa 1500 salafiti invadono i villaggi cristiani di Ras Ain e Ghassanieh, vicono al confine con la Turchia. La chiesa siro-ortodossa viene distrutta, mentre gli abitanti sono costretti a fuggire verso zone più sicure (come già era successo a Qusayr ed in molti altri piccoli centri da dove i Cristiani hanno dovuto andarsene, cacciati dalle loro case manu militari).

Il 10 novembre viene distrutta con l'esplosivo l'antica chiesa evangelica araba di Aleppo. Lo stesso giorno colpi di mortaio cadono sul quartiere cristiano di Kassaa a Damasco. Il pronto intervento dell'esercito impedisce che il bombardamento si prolunghi e si registrano solo danni materiali.

Il 13 novembre un'autobomba esplode davanti alla chiesa ortodossa di Raqqah che subisce gravissimi danni.



L'autobomba esplosa di fronte alla chiesa greco-cattolica  a Raqqa ha gravemente ferito l'Archimandrita Padre Naaman Rawik





Chi attacca i Cristiani? Talvolta, come purtroppo succede a molti civili senza distinzione di confessione, finiscono presi in mezzo tra il fuoco incrociato dell'esercito e dei cosiddetti “ribelli”.

Più spesso però ad agire sono le bande di islamisti salafiti, in buona parte composte da non siriani, che sognano una Siria esclusivamente sunnita e che seminano il terrore al grido di “Cristiani a Beirut (cioè via dalla Siria), Alauiti nella tomba”. Queste bande sono una componente essenziale della rivolta, ma i media occidentali fanno finta di non accorgersene e vorrebbero far credere che il nuovo organismo unitario dell'opposizione creato a Doha sarà in grado di tenerle sotto controllo. Una pia illusione. Sul terreno conta chi ha le armi ed è deciso ad usarle. Degli oltre duemila gruppi e gruppuscoli che combattono il governo di Damasco, oltre la metà sono composti da salafiti, armati e finanziati da Qatar e Arabia Saudita. Sono loro che stanno sostenendo gli scontri più sanguinosi con l'esercito siriano. Pensare che un domani possano rientrare buoni buoni nei ranghi e mettersi agli ordini di quei quattro tromboni che compongono l'opposizione siriana all'estero vuole dire essere in malafede o completamente disinformati.



Qualcuno, purtroppo anche in ambiente cattolico, si è permesso di sostenere che i Cristiani in Siria sono attaccati perchè sostengono Assad. Verrebbe da rispondere che la verità è esattamente l'opposto: sostengono Assad perchè sono attaccati, perchè devono scegliere tra chi, in qualche modo, garantisce una pacifica convivenza tra le varie confessioni e chi progetta una drammatica pulizia etnica su base religiosa. In realtà però i Cristiani in Siria non sostengono un uomo o un regime ma, come ha ben precisato il Patriarca Maronita Bechara Rai (prossimo Cardinale di Santa Romana Chiesa), semplicemente sostengono lo Stato. Metterle sotto accusa per questo significa farsi complici dei loro persecutori.

Le comunità cristiane in Medio Oriente e segnatamente in Siria e Libano sono una ricchezza troppo preziosa perchè il mondo possa farne a meno. Sono comunità portatrici di un messaggio che hanno ascoltato per la prima volta, duemila anni fa, proprio direttamente da Cristo. Un messaggio di Amore, di Pace, di Giustizia, diffuso in una regione che sembra sempre più aver dimenticato il significato di tutte e tre queste parole.

Come Cristiani di questa Europa sempre meno cristiana abbiamo dei doveri morali nei confronti dei fratelli in Siria. Abbiamo l'imperativo di raccogliere il loro grido: “non abbandonateci”. Quindi di adoperarci per loro. Facile dire: cosa possiamo fare noi che non contiamo nulla, mica abbiamo le leve del potere. Verissimo, però possiamo pregare, possiamo testimoniare la verità, possiamo costruire legami con le comunità di religiosi e laici in Siria (sto pensando alle splendide suorine (italianissime) del convento di Azer. Solo il fatto di sapere di non essere stati dimenticati può costituire un sostegno morale poderoso. Infine potremmo inviare anche un aiuto economico che possa servire ad assistere chi non ha più una casa o a riscattare, salvandogli la vita, un rapito.

Per chi volesse ecco alcuni recapiti.

Per far pervenire un aiuto alle suore trappiste (sarà interamente utilizzato per assistere bisognosi, non solo Cristiani) di Azeir: c.c. postale 12421541 o bancario IBAN IT08Q0335901600100000002047

Per donazioni ai Padri Maristi di Aleppo: contattare mail fmsi@fmsi-onus.org

Infine per sostenere SOS Cristiani in Siria: andare al sito http://soscristianiinsiria.wordpress.com